Scandalo oppioidi, Big Pharma rischia un conto da 100 miliardi
Un conto di 100 miliardi di dollari alle Big Pharma per la crisi degli oppiodi. La stima è prudenziale secondo Patrick Trucchio, di Berenberg Capital Markets. Altri analisti si spingono, nello scenario peggiore, fino a 150 miliardi di dollari. Somma che comprende le sanzioni possibili per tutte le duemila cause avviate da 45 stati e migliaia di municipalità contro quella che negli Stati Uniti viene ormai definita un’epidemia. Un’epidemia, sostengono i procuratori, causata dalle pratiche di marketing aggressivo attuate dalle società farmaceutiche che negli ultimi anni hanno spinto i medici a prescrivere, anche quando non ce ne era bisogno, i farmaci a base di oppioidi, che oltre ad alleviare il dolore creano dipendenza, alla stregua degli stupefacenti venduti per strada come eroina e cocaina, fino alla morte. L’epidemia degli oppiodi secondo i dati del governo, ha causato la morte di 400mila persone negli ultimi vent’anni. Più dei caduti americani nella Seconda guerra mondiale. Il 30% delle morti è fatta risalire all’abuso dei farmaci a base di oppiodi. La restante percentuale dipende dal Fentanyl, le pasticche da sballo prodotte da piccoli laboratori illegali alla “Breaking bad”, in Cina soprattutto, che hanno invaso gli Stati Uniti. Il costo della crisi degli oppiodi per l’economia americana è di 78,5 miliardi l’anno calcolando il peso sul sistema sanitario, i costi sociali, la perdità di produttività e i costi per il sistema giudiziario. Il calcolo viene dall’Agenzia federale per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) che definisce l’abuso di farmaci a base di oppiodi come la nuova eroina. Oltre ai numeri spaventosi delle vittime si calcola che almeno 2 milioni di americani siano dipendenti da questi medicinali. Le società farmaceutiche hanno solo cominciato a pagare il conto che rischia dunque di essere molto più pesante per il settore. Johnson & Johnson lunedì è stata condannata da un tribunale dell’Oklahoma con una sanzione di 572 milioni. Il procuratore chiedeva 17 miliardi di danni per risarcire lo stato e i familiari delle vittime. La sentenza, al di là dell’ammenda, è importante perché è la prima e apre la strada alle altre che verranno nei duemila procedimenti già avviati che coinvolgono 22 produttori e distributori americani di farmaci a base di oppiodi. Purdue Farma, azienda che produce l’OxiContin, tra i farmaci sotto accusa per essere al centro delle morti, ha offerto una somma tra 10 e 12 miliardi per chiudere tutti i contenziosi prima del processo. Purdue Farma è controllata dalla famiglia di miliardari benefattori Sackler, che ha deciso di ricorrere al Chapter 11, mandando in bancarotta la società con una successiva cessione e ristrutturazione per riuscire a pagare la somma miliardaria e cercare di riparare ai danni causati. L’accordo porterà alla ristrutturazione della società e alla sua trasformazione in un fondo. I profitti generati dalla vendita dei farmaci, tra cui l’OxyContin, andranno agli stati, alle città e alle comunità che hanno fatto causa a Purdue che si è impegnata a fornire i suoi farmaci per ridurre la dipendenza da oppiodi, farmaci come buprenorfine, metadone e naloxone. Le morti per oppiodi negli Usa hanno raggiunto i livelli record nel 2017 con 47.600 casi soprattutto tra la comunità nera e tra gli ispanici americani. Ma sono diminuite dal 2018, secondo i primi dati ufficiali. Dallo stesso anno le prescrizioni di medicinali con oppiodi sono diminuite del 28%, rispetto al picco del 2017. Le morti da overdose da Fentanyl sono aumentate anche in Canada, con la percentuale maggiore attorno all’area di Vancouver, e in Gran Bretagna. Nel 2017 il presidente Donald Trump ha dichiarato l’abuso di oppiodi un’«emergenza sanitaria nazionale» e ha raddoppiato il budget annuale per contrastarne la diffusione a circa 7,4 miliardi di dollari l’anno. Tra le 22 aziende farmaceutiche coinvolte nei processi ci sono Mallinckrodt, Teva Pharmaceutical – che ha già pagato oltre 80 milioni di risarcimenti – Endo International, Allergan e Insys Therapeutics. Il fondatore di Insys è stato condannato con l’accusa di avere pagato tangenti ai medici per aumentare le vendite di oppiodi e la società multata con 225 milioni. Assieme a loro ci sono le tre principali società di distribuzione del farmaco negli Usa: Cardinal Health, AmerisourceBergen e McKesson Corp. Tutte le aziende coinvolte, come Pursue Pharma, cercano la strada del patteggiamento accollandosi piani di risarcimento miliardari, per evitare i processi e la scia di lunghi contenziosi e rischio di danni maggiori. Il prossimo processo dopo quello di J&J comincerà in Ohio a ottobre contro tutti i 22 produttori. La crisi degli oppiodi che ha coinvolto le farmaceutiche Usa somiglia molto alla campagna contro il tabacco degli anni Novanta con le tante cause avviate da 46 stati contro le società produttrici per decenni di pratiche di marketing aggressive e pubblicità ingannevoli che contribuirono a quella che allora venne definita un’epidemia del tabacco per l’aumento esponenziale delle malattie e delle morti legate al fumo. L’industry del tabacco nel 1998 raggiunse un accordo con 45 stati e ha pagato negli anni successivi qualcosa come 125 miliardi di dollari in risarcimenti.