Sofia Ventura

Con un discorso dalla colorazione progressista, Giuseppe Conte ha avviato ieri la formazione del nuovo governo imperniato su Pd e M5S. Un discorso anche assai «generalista». Ma non tanto da toccare tutti i temi, specialmente quelli più caldi, come l’immigrazione e la giustizia. Un paese migliore, attraente per i giovani, con infrastrutture sicure e reti efficienti, istruzione migliore, ambiente tutelato, patrimonio artistico valorizzato, diseguaglianze sociali rimosse, persone con disabilità protette, mezzogiorno «rigoglioso», Pubblica amministrazione libera dalla corruzione. Le tasse: pagare meno, pagare tutti. Tutto bellissimo, ma come? Non è stata fornita alcuna indicazione sui necessari cambi del paradigma di policy che ciascuno di quegli obiettivi richiederebbe. Tutto bellissimo, ma con quali risorse? Con più deficit? Ma allora quell’Unione europea alla quale il Presidente Conte ha fatto un veloce cenno e che ora appare benigna potrebbe di nuovo diventare un «problema» anche per questo governo «progressista». Con il rilancio della crescita? Bene, ma quelle «infrastrutture sicure e reti efficienti» richiamate e necessarie per lo sviluppo richiedono delle decisioni che facilmente cozzano contro quel sentire anti-modernista e per la decrescita felice presente nel populismo grillino. E se il pagare meno riguarda anche le imprese, sarà possibile intervenire sulla loro tassazione e sul costo del lavoro mantenendo in vita quel pasticciato provvedimento del reddito di cittadinanza che costituisce una bandiera dei 5 Stelle? Vi sono poi le omissioni. Conte non ha parlato dell’immigrazione, ma è proprio il modo in cui è stata gestita che più ha caratterizzato l’azione di Salvini. Perché non ha rassicurato sull’eliminazione dei decreti sicurezza? Li correggerà? Perché non ha spiegato come? Non è forse questo uno degli elementi che darebbe il segno della «novità» più volte richiamata? Chissà, forse bisogna fare i conti con le ambigue posizioni dei 5 Stelle e del loro capo Di Maio (quello delle ong «taxi del mare»). E anche dei ministri Toninelli e Trenta, che nel pieno della crisi hanno controfirmato – a norma del decreto sicurezza bis, ma senza esserne obbligati – il blocco della nave Mare Jonio. Non dimentichiamo che il M5S è pur sempre un’organizzazione che si orienta in base al sentire comune. Nemmeno la giustizia ha avuto spazio, a parte il riferimento al fatto che dovrebbe essere «equa», una tautologia, ed «efficiente», il minimo sindacale. Che sia confermato o meno Bonafede, il silenzio di Conte significa che il nuovo governo farà proprio il populismo giudiziario del ministro 5 stelle? La vaghezza e le contraddizioni del discorso del presidente incaricato Conte ripropongono, dunque, tutti i dubbi sulla natura di un governo basato sull’accordo tra un partito riformista e un partito populista. Le premesse, logiche ed empiriche (ovvero i dati di realtà tratti dall’esperienza sino ad oggi), non sono favorevoli e fanno presagire o una breve durata o il prevalere di una colorazione populista.