Ugo Magri

Basta con i contratti stipulati tra partiti, che Parlamento e governo recepiscono passivamente. Quella novità anomala, introdotta lo scorso anno sull’onda del populismo, dev’essere archiviata in fretta. E basta anche con la forzatura dei premier chiamati a realizzare «libri dei sogni» su cui non hanno potuto nemmeno mettere bocca: se come pare toccherà di nuovo a Giuseppe Conte guidare il prossimo governo, il presidente della Repubblica si attende che stavolta sia lui a prendere da subito in mano il timone, tracciando la rotta programmatica e scegliendosi la squadra ministeriale. Non è l’uomo del Colle a stabilirlo, ma la Costituzione all’articolo 95 (il premier «dirige la politica generale del governo e ne è responsabile»). Ecco, dunque, la prima richiesta che Conte si sentirà rivolgere da Sergio Mattarella quando riceverà l’incarico, probabilmente domattina: riportare i buoi davanti al carro. Osservare cioè le sane regole del galateo costituzionale seguite per 70 anni, che prevedono dapprima consultazioni dell’incaricato con tutti i partiti, poi l’elaborazione di un programma di governo serio e puntuale, infine la scelta di ministri su cui il capo dello Stato (è lui a nominarli, su proposta del premier) non abbia nulla da obiettare. Brutto spettacolo Per completare tutto questo percorso, il Quirinale non metterà alcuna fretta; addirittura, qualora a Conte servissero alcuni giorni in più, lassù nessuno solleverà obiezioni. Ragionevolmente verrà concessa una settimana di tempo, anche allo scopo di marcare meglio la fine della parentesi giallo-verde e l’inizio della stagione giallo-rossa. Del resto, una volta imboccata l’uscita dalla crisi, non c’è più motivo di correre al galoppo. L’importante, agli occhi di Mattarella, è che stavolta Conte possa esercitare fino in fondo il suo ruolo. E che dai partiti della maggioranza gli venga consentito di esercitarlo. Il che, fino a ieri mattina, non era affatto scontato. Anzi, sembrava che la trattativa tra Cinque stelle e Pd fosse sul punto di incagliarsi sui vice-premier. Dire che il capo dello Stato ne abbia provato sconcerto, è un eufemismo. Non perché Mattarella faccia il tifo per un Conte-bis (chi lo frequenta segnala semmai un certo distacco presidenziale, quasi ai confini dello scetticismo, rispetto al “ribaltone” in atto), ma per lo spettacolo poco nobile offerto al paese. L’avidità per le poltrone dimostra che alcuni protagonisti non hanno imparato nulla. Altri se ne sono andati addirittura al mare durante il week-end, lasciando l’Italia a macerarsi nell’incertezza. In caso di rottura Escluso che Mattarella, per come è fatto, possa approvare comportamenti del genere. Anzi, se si dà retta a una fonte autorevole che componeva la delegazione del Gruppo misto, ricevuta ieri pomeriggio nell’ambito delle consultazioni, il presidente ha manifestato apertamente delusione e rammarico. Durante quel colloquio ha pure anticipato che, se oggi Cinque stelle e Dem non sapranno trovare un accordo, si guarderà bene dal concedere dilazioni. E già stasera metterà in campo il governo di garanzia che ci porterà alle urne.