Foa Panico in Rai
Viale Mazzini, settimo piano, quello degli uffici nobili: si sta come ad agosto i dirigenti Rai dopo la crisi. Il governo giallorosso è a un passo dal divenire realtà, la breve stagione del suprematismo salviniano è già un ricordo struggente: è il momento di ricollocarsi per sopravvivere. I colletti bianchi della televisione pubblica cercano tra le pieghe dei propri alberi genealogici, si (ri)scoprono radici, sensibilità, forse pure legami genetici con la sinistra. IN RAI IL SIMBOLOdella breve rivoluzione del Capitano si chiama Marcello Foa. Il presidente sovranista, anti euro, putiniano, chiamato al timone della Rai al termine di una discussa e faticosissima elezione, si sente mancare la terra sotto ai piedi. Il suo nome è il più esposto, il più divisivo, il più sacrificabile. Foa studia una via d’uscita. In queste ore si è letteralmente barricato dentro il suo ufficio, gli unici che l’hanno incontrato sono i legali di Viale Mazzini. Sul capo del presidente pende ancora una controversia: secondo il Pd la sua elezione è illegittima, da oltre un anno il renziano Michele Anzaldi chiede il riconteggio delle schede; almeno due –sosten – gono i dem – andrebbero annullate, erano state segnate per renderle riconoscibili (forse pure tra i gialloverdi qualcuno era sensibile ai vecchi “trucchi” della Prima Repubblica). Foa – si racconta nei piani alti dell’azienda –sarebbe disposto ad accettare un’uscita onorevole e incruenta: potrebbe accettare l’addio alla presidenza pur di evitare la decadenza del consiglio e conservare il suo posto in Cda. Al suo posto –è la soluzione naturale – andrebbe Rita Borioni, consigliera di minoranza, in passato stretta collaboratrice del dem Matteo Orfini. Ma l’umore di Foa è mobile come quello di un animale braccato, diviso tra le ultime orgogliose fughe in avanti e la consapevolezza di un destino segnato. Domenica pomeriggio, quando sembrava che la trattativa tra Pd e M5S potesse davvero fallire, il presidente della Rai aveva convocato una riunione per dire ai suoi che si poteva ancora andare avanti, che non sarebbe cambiato nulla. Poi la realtà ha preso il sopravvento, ed è di nuovo calato lo sconforto. Ora per i massimi dirigenti della tv di Stato è il momento in cui si ascolta solo l’istinto di sopravvivenza. Ad esempio – sostiene una testimonianza maliziosa – in questi giorni la direttrice di Rai1 Teresa De Santis non fa altro che parlare dei bei vecchi tempi e delle sue antiche vocazioni politiche. All’alba della passata legislatura (come abbiamo scritto) De Santis aveva partecipato alle prime avanguardie grilline della Rai (il gruppo “Giornalisti in Moviment o”). Prima ancora era stata un ’orgogliosa compagna del manifesto. Si può ben dire che sono solide radici giallorosse. Eppure solo poche settimane fa – era il primo giugno – De Santis si faceva notare al ricevimento del Quirinale per il buon umore e la disinvoltura un po’irrituale con cui chiacchierava al tavolo di Matteo Salvini insieme all’amica Monica Setta. LE DUE SONO legate anche da un progetto comune: De Santis ha deciso di riportare Monica a Unomat tina, affidandole una rubrica di economia domestica. Il programma, nell’idea della Rai sovranista, avrebbe dovuto prendere una piega sempre più politica. Lo faranno lo stesso, con il nuovo governo che si appresta a giurare? Nel frattempo anche la Setta starebbe cercando conforto e rassicurazioni. La solita fonte malevola sostiene che pure lei abbia ritrovato nelle sue corde la cultura democratica e progressista, la stessa che l’aveva portata a sposare l’ascesa del renzismo. Tutto torna, e in Viale Mazzini non si butta via niente.
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[…] Rai. Panico in Rai, Foa medita la resa Ai piani alti si riscopre la sinistra. Sul Fatto a pagina 8. […]
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