Mercoledì quattro settembre

Buongiorno a tutti. La piattaforma Rousseau ha dato il via libera. Con una maggioranza schiacciante del 79 per cento gli iscritti del Movimento Cinque Stelle hanno votato il sì al governo Conte-bis fondato sull’alleanza tra pentastellati e Partito democratico. Pronta la squadra di governo con Luigi Di Maio agli Esteri e Roberto Gualtieri all’Economia. Già oggi il premier incaricato Giuseppe Conte salirà al Colle con la lista del nuovo esecutivo. «Un altro passo avanti per un governo di svolta» commenta il segretario democratico Nicola Zingaretti. «Durerà poco» prevede il leader leghista Matteo Salvini. Schiaffo al premier britannico Boris Johnson, pugnalato dai suoi e sconfitto in Parlamento che oggi vota il rinvio della Brexit. Il Regno Unito si avvia verso le elezioni anticipate. Buona lettura a tutti.

Nasce il Conte bis. Via al governo Pd-5S. Oggi il Conte bis con il sì di Rousseau. Tra gli iscritti del Movimento un plebiscito, il 79% a favore dell’intesa Di Maio: “Prova di democrazia”. Zingaretti: “Ora cambiamo l’Italia”. Chiuso l’accordo sul programma, il premier incaricato atteso stamattina al Quirinale con i nomi della nuova squadra già nel pomeriggio il giuramento. Il dem Orlando rinuncia. Il leader Cinquestelle e Franceschini capi delegazione. Su Repubblica a pagina 2.

Rousseau ha detto si. Il voto su Rousseau che conferma la nascita di un governo giallorosso segna due punti a livello politico: una vittoria della linea di Giuseppe Conte e la conferma di un nuovo equilibrio, di un nuovo asse guidato da Luigi Di Maio e, dietro le quinte, da Roberto Fico. Non a caso è proprio il capo politico dei Cinque Stelle che con i suoi commenta la vittoria, con parole chiare, che segnano la discontinuità con il passato gialloverde. La chiave del futuro del Movimento e del governo è in un numero: 79%. Tanti sono i sì che «sposano» l’alleanza con i dem e che cambiano i piani e le prospettive dei Cinque Stelle. Sul Corriere a pagina 3.

Pagliacciata. Rousseau, plebiscito farsa. Vince il Sì ma la base si divide. Favorevole il 79,3%. Sui social gli insulti dei contrari. Di Maio sfotte Salvini e promette: «Faremo cose giuste». Sul Giornale a pagina 3. Sessantamila grillini votano sì e beffano 60 milioni di italiani. La votazione sulla piattaforma Rousseau sancisce il via libera al Conte-bis: una pagliacciata spacciata per democrazia diretta che umilia le massime istituzioni del Paese. Con tanto di finta suspense sull’esito. Su Libero a pagina 2.

Spread. È sceso ai minimi da metà maggio dell’anno scorso — prima della nascita del precedente governo gialloverde — lo spread tra il Btp italiano e il Bund tedesco, che ieri ha chiuso le contrattazioni a 159 punti, dai 167 registrati il giorno prima. Così, mentre la Borsa ha avuto un atteggiamento interlocutorio con un calo dello 0,25 per cento, i titoli di Stato hanno preceduto con molto più slancio la notizia del via libera dei Cinquestelle al patto di governo con il Partito democratico. Sul Corriere a pagina 2.

Vigliacchi. L’intervista a Salvini: «Vigliacchi, non durate. Torneremo presto…» Il leader leghista: «La mia sola colpa è di essere stato ingenuo. Ho sottovalutato la voglia di poltrone dei grillini e la loro mancanza di dignità. È il governo dell’odio. Io in crisi di consensi? Fosse così ci farebbero votare. M5S è finito, diventerà una costola di Leu». Su Libero a pagina 7.

D’alema. Il Leader Maximo intervistato dal Corriere plaude al Conte bis: «Alleanza naturale sin dall’inizio. Occasione per ritrovare la strada. La sinistra non ha saputo vedere il disagio sociale, spero nel ritorno a un sano bipolarismo». L’ex premier: «coraggio da parte di Zingaretti. Conte? Ha dimostrato notevoli capacità. Non sono tra quelli che si scandalizzano per il ricorso alla piattaforma Rousseau. Matteo Renzi? Ho notato un certo cambiamento nelle sue posizioni. Considero la sconfitta di Matteo salvini un fatto molto positivo. Il premier ora dovrà tenere insieme qualità e innovazione». Tommaso Labate sul Corriere a pagina 9.

Legittima difesa. Esecutivo di «legittima difesa» contro le ritorsioni di Salvini. Nasce un governo più tecnico che politico. Delrio: «L’importante è partire, poi potremo anche cambiare…». I dubbi di Renzi: «Potevano esserci Cantone o Gabrielli, ma agli Esteri finirà uno che sa l’inglese come l’italiano: male». Augusto Minzolini sul Giornale a pagina 4.

Il normalizzatore. Il piano di Conte per «normalizzare» Palazzo Chigi. Per il premier il successo è anche personale. La linea sui collaboratori chiave: stop ai politici puri. La squadra che ha in mente, spiegano nello staff del presidente, dovrà avere «l’impronta di Conte», con uomini e donne di sua fiducia nelle caselle chiave. Se ci ha messo la faccia, anche con il video appello di lunedì, è perché medita di istituzionalizzare il più possibile il profilo di Chigi, bonificando metaforicamente i piani alti del palazzo dagli echi dei conflitti quotidiani che hanno funestato il governo con la Lega. Via i due vicepremier in perenne competition e via, probabilmente, anche i sottosegretari con stanze nel palazzo del governo. Il premier sembra determinato a «normalizzare» Palazzo Chigi diventandone il primo e quasi unico inquilino, così da evitare il più possibile sabotaggi, trappole e corto circuiti. Monica Guerzoni Sul Corriere a pagina 5.

Mattarella. I punti fermi di Mattarella su conti pubblici ed Europa. Il capo dello Stato non ha raccomandazioni specifiche da rivolgere a Giuseppe Conte, se non quella, che gli ha ripetuto più volte, di «fare il premier e non il notaio di due forze politiche». Con l’incitazione a lavorare nei limiti dello sforamento di bilancio e di un accordo che escluda l’uscita dall’Europa. Cosa che non sarebbe neppure necessario dire visto che Conte sembra già orientato bene di suo. Marzio Breda sul Corriere a pagina 7.

Totonomi. Finita la stagione delle liti. Preferito il tecnico Chieppa a Spadafora. Lamorgese al Viminale. Il premier: decido io sul sottosegretario. Di Maio va agli Esteri. Sulla Stampa. Per l’Economia il nome è Gualtieri. Torna Franceschini. Uno storico esperto di Ue, scelta politica. Il nodo sicurezza, a un prefetto il dopo-Salvini. Il capo 5 Stelle tra caos Libia, Cina e Nato. Scoglio Jobs act per l’esordiente Morra al lavoro. (Corriere p.5). Un ministero per l’innovazione. Lo vuole Conte e andrà ai 5S. Il nuovo dicastero dovrebbe accorpare dipartimenti e agenzie Obiettivo: digitalizzare. Su Repubblica a pagina 4. Un italiano da Bruxelles al Tesoro Mattarella si riserva la parola definitiva. Sul Messaggero a pagina 3.

Commissario Ue. Gentiloni in pole position per andare a Bruxelles. Sul Corriere a pagina 5. La vendetta fredda di Renzi: veto su Gentiloni in Europa. Matteo blocca l’ex premier commissario Ue. Zingaretti non arretra. Von der Leyen: decisione entro venerdì. Sul Giornale a pagina 8.

Rai. Panico in Rai, Foa medita la resa Ai piani alti si riscopre la sinistra. Sul Fatto a pagina 8.

No a Mieli. Doppia contestazione per Paolo Mieli e il suo editoriale di ieri. Da Prodi sul Corriere: “Io sono per il maggioritario, la stabilità è necessaria per un governo che voglia produrre innovazioni. Per questo ho sempre insistito molto sui programmi comuni e sul maggioritario o alla francese o all’inglese”. Sul Corriere a pagina 5. Da Giuliano Ferrara sul Foglio: Mieli e l’autogol di chi non riconosce che cos’è una leadership, l’odio che vuole cancellare i due capolavori di Renzi: un governo sventato, un altro realizzato. Sul Foglio in prima.

D’alema. Il Leader Maximo intervistato dal Corriere plaude al Conte bis: «Alleanza naturale sin dall’inizio. Occasione per ritrovare la strada. La sinistra non ha saputo vedere il disagio sociale, spero nel ritorno a un sano bipolarismo». L’ex premier: «coraggio da parte di Zingaretti. Conte? Ha dimostrato notevoli capacità. Non sono tra quelli che si scandalizzano per il ricorso alla piattaforma Rousseau. Matteo Renzi? Ho notato un certo cambiamento nelle sue posizioni. Considero la sconfitta di Matteo salvini un fatto molto positivo. Il premier ora dovrà tenere insieme qualità e innovazione». Tommaso Labate sul Corriere a pagina 9.

I numeri. Al Senato fiducia sul filo di pochi voti. Il no di Bonino. Incertezze tra i senatori a vita e gli ex grillini. Per ora prevale il partito dell’attendismo. Su Repubblica a pagina 2. Saranno necessari i voti di senatori grillini molto discussi come Lannutti, Dessì, Airola. Tutti adesso pro Dem. Tra post antisemiti, no vax e botte: ora anche gli impresentabili servono. Lannutti: “Io voto sì, siamo grati al grande Beppe lucida guida suprema” (Stampa p.4). Prima uscita: il compagno Bruno si stacca da +Europa. Tabacci annuncia il sì a Conte, contrari Bonino&C. Sul Fatto a pagina 9.

Sondaggio. Il patto giallorosso non piace agli italiani. Il 44% lo valuta negativamente. E il centrodestra ha un consenso maggiore di Pd-M5S. Sul Quotidiano Nazionale a pagina 7.

Conte & Grillo. La vittoria dello strano tandem Conte-Grillo. Casaleggio contrario ma è stato rassicurato. Di Maio battuto, resiste come capo politico. Messo all’angolo il fronte del no da Di Battista a Dettori e Paragone. Il figlio del fondatore ha rivendicato col premier il ruolo futuro per Rousseau. Sulla Stampa a pagina 4. M5S, la vittoria di Grillo. Festeggia l’ala sinistra. Di Maio si adegua al risultato di Rousseau e Casaleggio esalta la partecipazione al voto ma la diarchia non controlla più il Movimento. Il ruolo decisivo di Fico nelle trattative. Sulla Repubblica a pagina 6. Chi vince, chi perde. Il potere nel M5S. Il garante è tornato in scena. Casaleggio «costretto» a disobbedire al padre. Di Maio si indebolisce. Sale Fico e scende Dibba. Sul Corriere a pagina 4.

Grillo. Dopo tanto tergiversare, Beppe Grillo ha battuto un colpo, dimostrando in modo netto, come sia sempre lui il più amato del M5S, l’unica persona che i militanti seguirebbero ovunque. Per la prima volta in questi anni da Cincinnato, si è messo in gioco con convinzione. Questo nuovo inizio, che in qualche modo riporta il M5S nell’alveo movimentista dove era stato concepito, ha un solo padre. Piaccia o non piaccia a quanti nel Movimento avevano interesse a sminuire il suo peso, il vincitore assoluto è lui. Sul Corriere a pagina 4.

Editti digitali. La Rete non è mai stata così piena dei loro micro-video autoprodotti e provateci voi a sostenere due minuti di soliloquio tutti i giorni davanti a uno smartphone sembrando tosti, lucidi, convincenti. Magnetici, se possibile. Federico Fubini sul Corriere a pagina 4.

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La fase 2. Luigi Gallo, il deputato del M5S vicino al presidente della Camera Fico: “Il voto ha dato l’ok all’intesa parlamentare. Non parleremo più soltanto di sbarchi. Adesso è iniziata la fase 2 del Movimento”. Sulla Stampa a pagina 2.

Malumori Pd. Il Pd: nessun caso poltrone, puntiamo al rinnovamento. Nel Conte-bis, a parte Franceschini, esclusi i dem con un dicastero nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Sul Corriere a pagina 9. Orlando resta fuori, sarà vicesegretario unico. Ma tra le correnti è battaglia sui ministri. Sul Messaggero a pagina 2. I dubbi di Renzi: “Non è il dream team ma Salvini ha perso”. L’ex premier avrebbe preferito altri nomi in squadra però mostra a tutti gli sms degli amici europei: “L’Italia è tornata”. Sta già preparando la Leopolda di ottobre. Tema: il rischio razzismo. Ma resta coperto su come si muoveranno i suoi in Parlamento. Su Repubblica a pagina 9.

Programma. Molta continuità ma si cambia su flat tax, pensioni e migranti. Fra giallorossi e gialloverdi poche differenze lessicali su politica di bilancio, giustizia, risparmiatori, conflitto di interessi, banca per gli investimenti e digitalizzazione Pa. Ci penseranno i prossimi consigli dei ministri a chiarire quanto cambierà il percorso: dicendo addio alle ipotesi di Flat Tax che hanno dominato il dibattito negli ultimi mesi, rimettendo mano a quota 100 e definendo il restyling dei decreti sicurezza come chiesto dal Quirinale. Debito, deficit e tagli: il nuovo programma ancora senza numeri. Sul Sole a pagina 2.

Programma 2. Niente trivelle e inceneritori. Sui migranti è dietrofront. Un accordo in 28 punti: sanzioni rimodulate per le Ong. Pronta la manovra, risorse da spending review e detrazioni. Nell’ultimo vertice inseriti altri due temi: incentivi alle piccole e medie imprese e sostegno all’agricoltura. Sul Messaggero a pagina 5.

Programma 3. Dalle tasse all’ambiente, i nodi del programma. I tagli di spesa promessi che nessuno realizza. La riforma elettorale, così i 5S sono al centro del sistema politico. Ok alla riduzione dei parlamentari e alla sfiducia costruttiva. Legge attesa da 25 anni Torna in agenda il conflitto d’interessi. Via al “green new deal” ma nessuno stop a trivelle e inceneritori. Nuova strategia sui migranti e la difficile sponda europea. Divario Nord-Sud, con la banca pubblica il rischio di clientele. L’attenzione per Roma Cambiano le alleanze per il Campidoglio. Sulla Stampa a pagina 6 e 7.

Patto. Carlo Bonomi (Confindustria): “Un patto con sindacati e governo per alzare gli stipendi dei giovani. Dobbiamo evitare la fuga delle eccellenze. Quota 100 non è la strada giusta, piuttosto va detassato il trasferimento di competenze. Far parte di una classe dirigente responsabile significa provare a spegnere il cerino invece che passarlo alla generazione che verrà”. Su Repubblica a pagina 13.

Utopia. Il progetto economico: un’utopia da 40 miliardi senza nessuna copertura. Il libro dei sogni giallorosso è una lista della spesa con la solita formula del «tassa e spendi». Sul Giornale a pagina 7.

Ira Salvini. L’ira di Salvini: «Non durerete». Via alla campagna per le Regioni. Il leader leghista ora va all’attacco anche di Di Maio. Meloni: «Voto 5 Stelle sulla piattaforma Trouffeau». Sul Corriere a pagina 10.

Traversata. Ora Salvini rincorre. Ma la «traversata» durerà fino al 2021. Il governo si puntellerà sulla legge elettorale. Lunga telefonata tra Zingaretti e il Cavaliere. Sul Giornale a pagina 9.

Giorgia Meloni. La leader di FdI: “Un governo che garantisce burattinai e manovratori. La gestione della crisi da parte della Lega ha finito per creare parecchia confusione. Vogliono Prodi al Colle per svenderci all’Europa”. Sulla Stampa a pagina 8.

Berlusconi. L’allarme di Berlusconi: libro dei sogni Pd-M5s che costerà caro all’Italia. Il leader di Fi preoccupato. La Bernini boccia il voto su Rousseau: umilia la Costituzione. Sul Giornale a pagina 9.

Berlusconi. Il Cav. tentato dall’appoggio esterno. In cambio all’Agcom non ci saranno nemici. Sulla Verità a pagina 11.

T 9 Metropol

Il rapporto della Finanza sulla base delle segnalazioni ricevute da Bankitalia: nel mirino le operazioni finanziarie sull’asse Mosca-Roma. Regali milionari e flussi di denaro sospetti. Gli affari segreti dei leghisti del Metropol. Il capo del Centro di cultura russa a Roma ha movimentato 2,2 milioni in contanti (Stampa p.10). Bonifici, contanti e vendita di case nella rete del Metropol di Mosca. Il rapporto della Finanza sulle operazioni sospette e i legami con la Lega. Fiorenza Sarzanini sul Corriere (p.11).

Ritorno a Moscopoli I legami con Putin dei russi al Metropol Svelata l’identità di Andrej Kharchenko. Braccio destro del filosofo sovranista Dugin era all’incontro a Mosca con il leghista Savoini

Alla trattativa sulla presunta compravendita di petrolio per trovare i fondi per il partito di Salvini confermata la presenza di Jakunin vicino a Pligin, socio del vicepremier

Repubblica p.15

T 10 Migranti

Eutanasia di un decreto. Così i porti si sono riaperti. Le norme volute da Salvini per fermare i migranti messe in fuorigioco (Repubblica p.14). Tra i migranti ora sbarcano intere famiglie di libici in fuga. Insieme ai 104 tratti in salvo lunedì anche 29 berberi. L’Unhcr: Paese al collasso, evacuiamo subito i rifugiati (Stampa p.12).

Il ministro degli Esteri della Finlandia Pekka Havisto, che presiede il semestre europeo: “Immigrazione necessaria, Bruxelles creerà un gruppo di Stati volenterosi dell’accoglienza. La Ue ridistribuirà i profughi ma l’Italia collabori sulla Libia. L’operazione Sophia ha creato benefici a tutti e va rilanciata L’immigrazione per noi è un tema chiave. Oggi servirebbero le competenze che Prodi condivise con l’Europa al tempo di Gheddafi (Stampa p.11).

T 10 ambientalisti

La leader del Wwf “Capisco Jovanotti noi ambientalisti divisi

Contro noi e Lorenzo attacchi assurdi Le nuove sfide globali ci impongono di arrivare a più gente ecco il perché della nostra scelta pop

Repubblica p.22

T 10 terremoro

«Un sms per il sisma» Ma i trenta milioni sono ancora bloccati `Tre anni dopo il terremoto di Amatrice la burocrazia frena i progetti già finanziati

U n sms per aiutare le zone terremotate del Centro Italia. Ma a tre anni dalle scosse di agosto con epicentro Amatrice e nonostante le tante polemiche sull’utilizzo degli oltre 34 milioni e mezzo di euro raccolti con gli sms solidali, qualche progetto solo adesso inizia a vedere luce.

Messaggero p.13

T 10

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ECONOMIA

Carlo Bonomi (Confindustria): “Un patto con sindacati e governo per alzare gli stipendi dei giovani. Dobbiamo evitare la fuga delle eccellenze. Quota 100 non è la strada giusta, piuttosto va detassato il trasferimento di competenze. Far parte di una classe dirigente responsabile significa provare a spegnere il cerino invece che passarlo alla generazione che verrà” (Repubblica p.13).

1 ex ilva

Sbloccato il decreto ex-Ilva: tutele legali per ArcelorMittal Industria. L’immunità penale ed amministrativa non viene ripristinata tout court ma circoscritta Attesa una valutazione del colosso dell’acciaio che entro venerdì deciderà sulla chiusura dell’impianto

Sole p.7

2 Dazi

Dazi. Usa, la guerra dei dazi colpisce l’industria brusca frenata del settore manifatturiero. Ma Trump non molla e annuncia un possibile nuovo inasprimento delle tariffe contro la Cina. Sul Messaggero a pagina 15.

Dazi 2. Guerra dei dazi, quanto ci costerà? Per l’Italia un conto fino a 5 miliardi. Alimentare e auto tra i settori a rischio. Le «catene» dell’export: cosa sono e perché. Se si spezzano siamo tutti più poveri. Il dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere a pagina 13.

Usa, la guerra dei dazi colpisce l’industria brusca frenata del settore manifatturiero. Ma Trump non molla e annuncia un possibile nuovo inasprimento delle tariffe contro la Cina (Messaggero p.15).

Guerra dei dazi, quanto ci costerà? Per l’Italia un conto fino a 5 miliardi. Alimentare e auto tra i settori a rischio. Le «catene» dell’export: cosa sono e perché. Se si spezzano siamo tutti più poveri. Il dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere (p.13).

3 Auto

FiatChrysler eAlfaRomeo l’orizzonteincerto dell’automobile

Corriere p.30

4 clima

Effetto clima, in Italia rischio di svalutazione dei terreni. I cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento rischiano di provocare in Italia la maggiore perdita aggregata di valore dei terreni agricoli tra i Paesi Ue (Corriere p.30).

Effetto clima. In Italia rischio di svalutazione dei terreni. I cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento rischiano di provocare in Italia la maggiore perdita aggregata di valore dei terreni agricoli tra i Paesi Ue: tra 58 a 120 miliardi di euro in meno entro il 2100, una diminuzione quantificabile tra il 34 e il 60%. Sul Corriere a pagina 30. More

5 wirpol

“Whirlpool lascia Napoli ma un piano da 20 milioni garantirà il lavoro a tutti”

Non delocalizziamo è la crisi del mercato a costringerci Avremmo fatto lo stesso anche al Nord Gli ammortizzatori non risolvono. È pronto un progetto di riconversione della fabbrica con un nuovo titolare Saranno assicurati l’occupazione e i salari pieni

Repubblica p.27

ESTERI

1 Brexit

Schiaffo a Boris. Londra verso il voto Pugnalato dai suoi e sconfitto in Parlamento, che oggi vota il rinvio della Brexit. Lui per risposta vuole le elezioni. È Hammond il regista della rivolta moderata. L’ex vice di May, da «noioso» a congiurato: «Così i Tories rischiano la fine» (Corriere p.12).

Per il 1° novembre il governo ordina sacchi per cadaveri: «Aumenteranno i morti». La causa i ritardi nella fornitura di medicinali e prodotti farmaceutici come l’insulina (Messaggero p.10).

Brexit, Johnson sconfitto a Westminster “Siamo pronti alle elezioni anticipate” Il Parlamento britannico vota sì a una mozione per bloccare l’addio all’Unione europea senza accordo

Lotta all’ultimo voto a Westminster. La defezione di Phillip Lee, un parlamentare Tory passato al partito liberaldemocratico, ieri ha privato il Governo della maggioranza in Parlamento proprio nel momento in cui ogni singolo voto potrebbe essere cruciale. È ormai scontro aperto tra il premier Boris Johnson e i deputati conservatori contrari a un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea senza un accordo. Resiste invece l’alleanza tra partiti di opposizione, che oggi intende avviare la procedura di approvazione della legge contro “no deal”.

Sul Sole a pagina 20.

La notte di Boris il prestigiatore tradito dagli amici Il suo mito è Winston Chrurchill. Ma ironia della sorte, l’erede del premier più amato è tra i conservatori che gli hanno votato contro

Repubblica p.17

2 Hong Kong

Hong Kong e la leader senza potere. Lam: governo per conto di Pechino.

La governatrice dell’ex colonia ammette in un audio segreto: mi sarei dimessa se avessi potuto. Nessun margine di manovra per dialogare con i manifestanti. La crisi viene gestita dalla Cina (Stampa p.11). L’audio rubato che agita Hong Kong. La leader: lascerei, ma non posso. E si lamenta: «Non vado più dal parrucchiere». Pechino evoca lo stato d’emergenza (Corriere p.14).

3 Assad

Mosca vuole essere pagata per il sostegno bellico. Il Raiss costretto a cedere miniere, aziende nazionali e impianti Putin presenta il conto della guerra Assad svende beni di Stato ai russi

I fondi per saldare i debiti pescati anche nelle tasche del clan famigliare

Stampa p.14

4

GIUSTIZIA

1 codice rosso

Codice rosso, la guerra senz’armi e senza soldati alla violenza domestica

Gli esperti, gli operatori del settore e anche le opposizioni in Parlamento lo avevano previsto in coro: senza lo stanziamento di nuove risorse, il Codice rosso (la legge che tutela le vittime di violenza domestica e di genere voluta da Lega e Movimento 5 stelle ed entrata in vigore lo scorso 9 agosto) si rivelerà inefficace. E così è stato. A confermarlo, tristemente, è la vicenda di Adriana Signorelli, la donna trovata morta accoltellata nella notte tra sabato e domenica nella sua abitazione a Milano. Tre giorni prima di morire, la donna aveva denunciato l’ennesima aggressione da parte del marito, ora fermato per omicidio, attivando la procedura prevista dal Codice rosso. La donna era infatti stata sentita dalla Polizia giudiziaria, che le aveva consigliato di cambiare casa. Lei aveva assicurato che sarebbe andata a vivere dalla figlia per qualche giorno, ma non ha poi mantenuto la promessa. Per l’uomo, invece, nessun provvedimento nonostante meno di un anno fa avesse tentato di dare fuoco alla porta dell’appartamento di lei e di sfregiarla rovesciandole addosso una tanica di benzina e candeggina. Nemmeno un aggravio della misura dell’obbligo di firma disposta mesi fa per una condanna a 1 anno e 4 mesi per maltrattamenti del figlio. Nonostante l’attivazione del Codice rosso, così, la donna non è riuscita a salvarsi. Un’ondata di polemiche ha travolto la procura di Milano, tanto da spingere il procuratore capo Francesco Greco a intervenire, evidenziando le oggettive criticità della nuova legge: “Qua nessuno vuole contestare il Codice rosso, dico che sta diventando un problema a livello pratico, il problema è come gestirlo, già ora ci sono 30 allarmi al giorno (ossia denunce o segnalazioni in procura, ndr) e ciò ci impedisce di estrapolare i casi più gravi”. Già nei giorni scorsi, infatti, si era saputo che gli uffici della procura milanese sono stati sommersi da “una marea” di segnalazioni di presunti abusi, violenze o atti persecutori e che ciò ha causato alcune “difficoltà” nella stessa gestione di segnalazioni e denunce. Tra i punti principali della nuova legge, infatti, oltre all’aumento delle pene, c’è l’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare al magistrato (il pm di turno) le notizie di reato di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi. E le vittime, secondo le nuove norme, devono essere sentite dal pm entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Greco lunedì ha chiarito che già nel 2018 la procura milanese ha gestito “5.395 procedimenti” per “reati da ‘codice rosso’”, quando non era ancora in vigore, ossia “2.121 per maltrattamenti, 1.151 per stalking, 574 per violenza sessuale e 34 per violenze su minori”. “Se quest’anno si ripetessero quei numeri – ha aggiunto il procuratore – avremmo, come l’anno scorso, 15 ‘codici rossi’ al giorno, ma già ora si viaggia sui 30 allarmi al giorno e ciò impedisce di estrapolare i casi più gravi”. Per Greco, dunque, il Codice rosso è certamente “utile” e importante, ma “il problema è come gestirlo” e si rischia di non riuscire a “estrapolare i casi più gravi” dalla marea di denunce, anche perché tutti i casi per legge devono essere trattati “con urgenza”. Si tratta proprio del pericolo che era stato individuato da più parti (in primis dagli stessi operatori del settore, come i centri antiviolenza) lo scorso luglio, al momento dell’approvazione definitiva della legge sul Codice rosso da parte del Senato: il testo, oltre ad affrontare il fenomeno della violenza sulle donne con meri interventi repressivi, e non di prevenzione, è a “invarianza finanziaria”, cioè non prevede nessuno stanziamento di risorse che possa permettere agli uffici giudiziari di far fronte all’inevitabile aumento di denunce per maltrattamenti. Col rischio che, in questa “marea” di denunce, alcuni casi continuino a sfuggire all’attenzione della magistratura e possano risultare fatali per molte donne. Anche questa legge populista e inefficace fa parte dell’eredità lasciata dalla maggioranza gialloverde al governo che verrà.

2 Diabolik

Diabolik e il video choc I dubbi della procura sulla pista politica Rommel,l’estremistaarrestato,saràsentitodagliinquirenti

Corriere p.17

La ’ndrangheta fa paura all’uomo di Carminati “Ora voglio parlare” Gaudenzi e la richiesta di incontrare il procuratore Gratteri Accuse alla galassia nera che lo attacca: “Impazzito o manovrato”

Per la procura di Roma i clan pronti a sfìdare la vecchia criminalità

Repubblica p.21

Diabolik, duello tra fascisti: dopo il video parla Boccacci

L’ex capo di Movimento politico contro “Rommel” Gaudenzi, che si è fatto arrestare dicendo: “So chi ha ucciso Piscitelli”

Fatto p.14

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LETTURE

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Codice Rosso. La guerra senz’armi e senza soldati alla violenza domestica. Gli esperti, gli operatori del settore e anche le opposizioni in Parlamento lo avevano previsto in coro: senza lo stanziamento di nuove risorse, il Codice rosso (la legge che tutela le vittime di violenza domestica e di genere voluta da Lega e Movimento 5 stelle ed entrata in vigore lo scorso 9 agosto) si rivelerà inefficace. E così è stato. Sul Foglio a pagina 3.