Romano Prodi

Caro direttore, ho letto con molta attenzione l’articolo di Paolo Mieli sulla nuova maggioranza a sinistra, un articolo come al solito informato e approfondito. Mi è tuttavia doveroso precisare che, diversamente da quanto scritto, sono sempre stato favorevole al sistema elettorale maggioritario e lo sono tuttora. Anche la scorsa settimana, in un intervento alla festa nazionale dell’Unità, da cui mancavo da ben undici anni, ho ribadito la mia netta preferenza per il maggioritario sottolineando che una legge elettorale non è fatta per fotografare il Paese, ma per dargli una maggioranza di governo possibilmente stabile. Aggiungo inoltre che sono profondamente convinto che, se avesse avuto una legge elettorale «alla francese», l’Italia sarebbe oggi un grande Paese. Mi rendo purtroppo conto che le mie speranze per arrivare finalmente a un serio sistema maggioritario (sia col doppio turno francese, sia con il sistema britannico della maggioranza nel collegio) sono ben lontani dal ricevere un appoggio generale in Italia. La stabilità è tuttavia condizione necessaria per un governo che voglia produrre le innovazioni necessarie. Per questo motivo, anche nella proposta Orsola, ho insistito che si dovesse molto lavorare sui programmi comuni prima di formare il governo. Le urgenze del momento (sia di carattere nazionale che internazionale) hanno reso più debole questo processo. Mi auguro perciò che, una volta varato il governo, si apra subito un lavoro di approfondimento (accurato e non teatrale) che permetta di prendere le decisioni necessarie a far sì che l’Italia possa riprendere il suo ruolo in Europa e nel Mondo.

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  1. […] sempre insistito molto sui programmi comuni e sul maggioritario o alla francese o all’inglese”. Sul Corriere a pagina 5. Da Giuliano Ferrara sul Foglio: Mieli e l’autogol di chi non riconosce che cos’è una […]

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