Buongiorno. Di Maio e Zingaretti si vedono all’ora di cena dopo una giornata dedicata a far decollare l’alleanza della nuova coalizione giallorossa con l’incontro dei capigruppo di Camera e Senato. Conte premier o salta tutto dice Di Maio a Zingaretti che risponde picche e chiede se i Cinquestelle stiano ancora trattando con Salvini. Di Maio svicola. O meglio, spergiura. Perché Salvini non si rassegna e aspetta una risposta per lunedì mattina. L’offerta per Di Maio è la presidenza del consiglio di una riedizione del governo gialloverde. Buona lettura a tutti.

 

“Conte premier oppure salta tutto”. Di Maio pronto a trattare con Salvini. Il leader grillino dà 24 ore di tempo ai democratici per rispondere e non esclude più il voto anticipato (Stampa p.3). «Se accetti, Gentiloni a Bruxelles». Il capo dem: «Le danze sono aperte». Torna l’ipotesi elezioni. (Messaggero p.3). Di Maio: “Lui o niente”. Ma ha un’altra carta il ritorno da Salvini Nega a Zingaretti di voler tornare indietro, però ha in mano l’offerta della Lega: il capo 5S a Palazzo Chigi, quello leghista al Viminale e Giorgetti all’Economia. (Repubblica p.3).

Il piano diabolico per uccidere Salvini. Scrive Tommaso Labate sul Corriere: “i due leader di Pd e M5S una terza via ce l’hanno. Un governo con l’unico scopo di approvare una legge elettorale proporzionale e sbarrare la strada ai «pieni poteri» di Salvini. Un piano diabolico, che consentirebbe a entrambi di darsi appuntamento dopo il voto. E stavolta per fare sul serio”.

Editoriali (prova).

 

Salvini apre sui dieci punti e pensa a Di Maio premier. L’idea di un’offerta esplicita per Palazzo Chigi. Giorgetti: «Sono pronto ad andare all’opposizione». (Corriere p.11). Salvini ora ci crede: “Non sto bluffando. Voglio convincere il Movimento”. Contatti Lega-M5S. Molinari: “Le parole di Di Battista dimostrano che non tutti i grillini vogliono il Pd”. (Stampa p.5). Salvini adesso ci spera: pace possibile con M5S. Il leader della Lega: sono disposto a incontrare Di Maio anche di notte. Nel partito aumentano i mugugni: «Strategia perdente, stiamo a vedere». (Messaggero p.7). Giorgetti e il decalogo 5S. “Ma quei punti erano già nel nostro contratto. Tornare indietro? Certo non si poteva andare avanti così E ripeto: l’autonomia non nuoce al Sud”. (Repubblica p.6).

Il racconto della crisi.

O Conte premier o il voto. Anche se Luigi Di Maio è tentato di soffiare sulla cenere del forno della Lega per riaccendere il fuoco e bruciare ogni previsione. La cena si è tenuta in una casa privata a Roma. Da una parte del tavolo il capo politico del M5S. Dall’altra, il segretario del Pd, Zingaretti. Entrambi sanno che bisogna fare in fretta. E hanno ragioni che li spingerebbero verso il sabotaggio dell’accordo. Tre condizioni pone Di Maio. Il taglio dei parlamentari che i 5 Stelle vogliono sia calendarizzato e votato a settembre, la convergenza su tutti gli altri punti del decalogo annunciato al Quirinale a partire da una legge sul conflitto di interessi e la riconferma di Conte a Palazzo Chigi. Ma è una soltanto, alla fine, quella su cui si concentra la cena: il bis del premier dimissionario. «Vorrei una risposta entro 24 ore» dice Di Maio. Ilario Lombardo sulla Stampa.

Due forni? «Noi abbiamo bisogno di sapere se c’è ancora la possibilità che facciate una maggioranza con la Lega». «Non c’è questa possibilità». A casa di Vincenzo Spadafora, sottosegretario a Palazzo Chigi del governo dimissionario non c’è ancora traccia del «segnale chiaro» che la delegazione del Pd ha chiesto a quella dei M5S dopo l’incontro del pomeriggio. Un’ora e mezzo dopo la dichiarazione non c’è ancora. Ma c’è qualcosa di più: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio sono faccia a faccia per il primo vertice giallorosso di un governo che forse nasce a giorni, forse non nascerà mai. Tommaso Labate sul Corriere.

Alternativa. «Il fatto che vogliate farci scegliere tra me o lui non esiste». Non c’è alternativa a Conte, dice, ben sapendo che è l’unica richiesta che risulta indigeribile al leader Dem ma non a tutti gli altri big del Pd. «Noi abbiamo notizie che i renziani ci starebbero». Ilario Lombardo sulla Stampa

Due giorni. Il segretario del Pd ha un paio di giorni per decidere, al massimo qualche ora in più. Poi il blog del Movimento sconfesserà l’alleanza con i dem. E consumerà un clamoroso ribaltone nel ribaltone. Perché mentre tratta con Zingaretti, Di Maio riceve un WhatsApp da Matteo Salvini. Il nuovo nemico gli propone di sposarsi ancora. Con uno schema clamoroso: il capo 5S premier, Salvini al Viminale, Giorgetti all’Economia, Conte alla Concorrenza in Europa. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

La trappola. «È una trappola, meglio non andarci», lo consiglia qualcuno dei suoi. E invece Zingaretti non solo ci va. Ma ci va con le spalle coperte. Il segretario del Pd telefona a Renzi. «Mi ha chiamato Di Maio per incontrarci. Mi proporrà Conte premier e io gli dirò di no. Tu da che parte stai?», è la richiesta secca. «Da quella del Pd. E quindi dalla tua», è la risposta di Renzi. Tommaso Labate sul Corriere.

L’altro forno. Perché la sfida di Di Maio nasconde un motivo inconfessabile: il vicepremier ha già riavviato il dialogo con Matteo Salvini. Con Zingaretti nega decisamente, «parlo sono con il Pd, la Lega è un capitolo chiuso». Ma in realtà esiste uno schema già pronto. Ne hanno discusso anche i pontieri grillo-leghisti, chiedendo ai vertici cinquestelle una risposta entro le 10 di lunedì mattina. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

Whatsapp. «Non sto bluffando» continua a dire Salvini a chi gli riporta i timori dei 5 Stelle che in realtà li stia attirando a sé per poi far saltare il banco e costringere il Capo dello Stato a mandare tutti alle urne. Quel che è certo è che il ministro dell’Interno sta cercando un contatto con Di Maio e gli avrebbe già inviato un messaggio whatsapp per vedersi. Sembra essere tornati al marzo 2018, quando i grillini avevano davvero di fronte due strade. Ilario Lombardo sulla Stampa.

Aut aut di Grillo. Appena si diffonde la voce del pacchetto dei “quattro cavalieri populisti” e del ritorno di fiamma con la Lega, Beppe Grillo va su tutte le furie. E decide di esporsi ufficialmente per sostenere Conte. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

Ma Di Battista non ci sta. Di Battista, vede il duplice corteggiamento al M5S, e chiede di alzare la posta al massimo, convinto che se si tornasse a elezioni ci sarebbero voti a valanga per il Movimento. «Se invece andiamo col Pd scendiamo al 5%», dice a Di Maio dopo una giornata passata a leggere i commenti sui social. Ma la sua uscita fa inferocire i gruppi parlamentari compatti a sostegno del governo giallorosso. I capigruppo rimangono stupiti: perché hanno sentito con le loro orecchie quando Di Battista ha dato un sì condizionato al Pd nelle villa toscana di Grillo. Ha cambiato idea su Facebook, sostengono. Luigi Gallo lo silura: «Irresponsabile, vuole far precipitare il Paese per farsi rieleggere». Ilario Lombardo sulla Stampa.

Il nodo. Il nodo «Conte premier» viene sciolto quasi subito. Di Maio cala il jolly, Zingaretti lo scarta. «Per me è una condizione primaria», dice il primo. «Per noi non esiste. E non è certo una questione personale», risponde il secondo. Eppure, nonostante lo scoglio all’apparenza insormontabile, l’incontro va avanti. Al leader pd, infatti, interessa soprattutto ascoltare dalla viva voce dell’interlocutore che il «pacchetto» offertogli da Matteo Salvini (Di Maio premier, Conte commissario Ue, governo gialloverde 2.0) non gli interessa più. «Non c’è questa possibilità», risponde il vicepremier uscente. Tommaso Labate sul Corriere.

Azzopare Conte. Dal fronte dei pontieri si suggerisce una seconda lettura: Di Maio userà il no di Zingaretti (e Renzi) a Conte per togliere dal risiko proprio il suo antagonista più insidioso, quell’avvocato del popolo rilanciato ieri in pompa magna da Grillo. Dice un ex ministro pd: «Luigi sapeva benissimo che avremmo detto no subito a Conte, non è un ingenuo. Quindi o voleva chiudere subito i ponti con noi per tornare da Salvini oppure voleva far fuori il nome di Conte per sempre». Tommaso Labate sul Corriere.

Il Post di Grillo. Poi arriva anche Grillo a complicare le cose e con un post sembra rimettere tutti in fila in difesa di Conte. E Conte vuol dire Pd, non Lega. Sempre che non valga il contrario. Se Zingaretti dirà no, non ci sarà altro da fare. L’accordo verrà incenerito con un post sul blog già pronto, in cui verrà annunciata la volontà di tornare al voto. Ilario Lombardo sulla Stampa a pagina 3.

I sospetti. L’avvocato ha iniziato a nutrire qualche sospetto sulle reali intenzioni di Di Maio. Il sostegno di Grillo l’ha rincuorato, al pari dei messaggi di sostegno dei renziani. Ma senza il sostegno leale di Di Maio, la scalata al bis è quasi impossibile. Solo le prossime ore racconteranno l’epilogo del film. E diranno se Di Maio è davvero intenzionato a rompere il patto con il Pd in nome di Conte, salvo poi accantonare l’avvocato in cambio di un posto da Presidente del Consiglio. Tommaso Ciriaco su Repubblica.

La terza via. I due leader di Pd e M5S una terza via ce l’hanno. Un governo con l’unico scopo di approvare una legge elettorale proporzionale e sbarrare la strada ai «pieni poteri» di Salvini. Un piano diabolico, che consentirebbe a entrambi di darsi appuntamento dopo il voto. E stavolta per fare sul serio. Tommaso Labate sul Corriere.

La rivoluzione. Grillo pensa a un nuovo Movimento. Andrea Malaguti sulla Stampa in prima. More

O Conte o morte… Il leader grillino dà 24 ore di tempo ai democratici per rispondere e non esclude più il voto anticipato. “Conte premier oppure salta tutto”. Di Maio pronto a trattare con Salvini. Ilario Lombardo sulla Stampa a pagina 3. More

…per bruciarlo. Le cortesie e la diffidenza a casa di Spadafora. Anche Renzi per il no al premier uscente. I trattativisti pd sperano: Luigi ha voluto bruciare l’avvocato. Tommaso Labate sul Corriere a pagina 3. More

L’offerta della Lega. Di Maio: “Lui o niente”. Ma ha un’altra carta il ritorno da Salvini. Nega a Zingaretti di voler tornare indietro, però ha in mano l’offerta della Lega: il capo 5S a Palazzo Chigi, quello leghista al Viminale e Giorgetti all’Economia. Tommaso Ciriaco su Repubblica a pagina 3. More

Il faccia a faccia degli sherpa. I dem: taglio dei parlamentari ma serve la legge elettorale. (Corriere p.2). Il patto per il proporzionale che distrugge il salvinismo. Il taglio dei parlamentari scusa per cambiare la legge elettorale. Ma fra il leghista e il Pd ne resterà solo uno. Augusto Minzolini sul Giornale (p.2). «Taglio dei parlamentari? Sì, ma solo col proporzionale. E la sfiducia costruttiva». Il costituzionalista pd Ceccanti: si può fare entro l’anno. (Corriere p.6). Per la “sforbiciata” degli onorevoli serve una nuova legge elettorale. Ora si lavora sul proporzionale. Con la riforma ci sarà un eletto ogni 150mila italiani per Montecitorio e al Senato fino a uno ogni 800mila. (Messaggero p.2)

Dal «papabile» Giovannini un’agenda che tocca i due partiti. Dal palco del Meeting di Cl invita ad adottare gli obiettivi del piano Onu 2030 e le misure ecologico sociali di von der Leyen. (Corriere p.3). Il sospiro di sollievo dell’Unione per la fine dell’alleanza sovranista. (Messaggero p.3).

I timori del Quirinale per lo stallo che mina “il governo solido” Se 5S e Lega decidono di riprovarci Mattarella non potrà che scegliere un premier che li riunisca. (Repubblica p.2).

Il paracadute di Colle e Mef: governo elettorale e nodo Iva. In caso tutto naufragasse, piano B su Commissario Ue, esercizio provvisorio, aliquote. (Sole p.5). Sullo sfondo la scelta per il Quirinale nel 2022, la maggioranza giallorossa sarebbe risicata. Sulla carta l’alleanza ha 518 seggi, 13 in più rispetto al quorum dal quarto voto. (Sole p.5).

Allarme al Nazareno: “Ci stanno tenendo in freezer, non sono lineari”. Il capo grillino: “Non torno con la destra”. Ma il segretario non si fida. “Il matrimonio si fa in due”. Zingaretti teme l’inganno. (Stampa p.2). Zingaretti: “Il Pd non fa il sostituto della Lega”. Il no (“forte e chiaro”) del leader all’ultimatum M5S: “L’ipotesi Conte bis non è percorribile”. Il messaggio di Renzi: “Sono d’accordo con te”. Ma i renziani dicono altro: si può anche fare (Repubblica p.4). Il segretario del Pd, malgrado lo stop a Conte, è sempre più incline a fare l’accordo con i 5Stelle. E Delrio trova la soluzione sul taglio dei parlamentari. (Fatto p.5). Pd-M5S, un’attesa lunga cinque anni. Il fattore paura li costringe al dialogo Nel 2014 lo scontro in streaming tra Renzi e il comico: ora sono gli artefici di un avvicinamento che qualche mese fa sembrava impossibile. (Stampa p.6). I sospetti del segretario pd: il forno con la Lega va chiuso. L’idea che i 5Stelle possano tornare con l’ex alleato. (Corriere p.5).

Luigi Zanda: Conte? Fece passare leggi incostituzionali «I 5 Stelle dimostrino serietà». (Corriere p.5). Anna Ascani. “Sintonia con i grillini per bloccare i leghisti”. (Stampa p.4). De Micheli: “Basta ambiguità il M5S spenga l’altro forno. L’intesa con noi è possibile”. Sarei molto contenta se a Palazzo Chigi andasse una donna dopo 14 mesi di machismo di Salvini. (Repubblica p.4).

Cresce l’ipotesi di Gualtieri, l’europarlamentare del Pd che guida la commissione Economia e finanza come commissario europeo. (Sole p.4).

Zinga s’intesta la trattativa e vuole Renzi fuorigioco. Il senatore di Scandicci in un audio attacca Gentiloni: “Vuole far saltare il banco”. Il segretario, malgrado lo stop a Conte, è sempre più incline a fare l’accordo con i 5Stelle. E Delrio trova la soluzione sul taglio dei parlamentari (Fatto p.4). Fuoco amico su Gentiloni. L’audio e la strategia di Renzi. L’ex leader rincara: ho sventato la sua opera. E cerca di avere più tempo per riorganizzarsi. (Corriere p.6). In una lezione alla sua scuola politica l’ex premier accusa il suo successore di voler far saltare l’accordo con il M5S Renzi contro Gentiloni, Pd spaccato Zingaretti: Matteo vuole logorarmi

(Stampa p.4). L’ala vicina all’ex premier minimizza le sue parole “rubate”. Il Giglio magico frena “Andiamo avanti uniti”. (Stampa p.4).

Una trattativa ostacolata da manovre e tatticismi. Il presidente Mattarella chiede chiarezza. Renzi sembra avere l’obiettivo di indebolire Zingaretti. Grillo rilancia Conte premier, e non si capisce se lo faccia per trattare da posizioni di forza col Pd, o perché perfino lui non esclude un ricompattamento in extremis con la Lega: esito sconcertante che pure continua ad aleggiare. Massimo Franco sul Corriere (p.11).

Una rottura annunciata. Stefano Folli su Repubblica (p.33). Se è vero che il M5S pone come pregiudiziale l’immediato taglio dei parlamentari e Conte premier, si capisce che il movimento ha fatto la sua scelta. Di Maio tenterà il salto all’indietro di un abbraccio con il suo ex amico e recente torturatore, Salvini.

Premier, Grillo detta la linea. Ma Di Battista punta sulla Lega. In un post il fondatore lancia un Conte bis e il capo politico dice a Zingaretti: prendere o lasciare. (Corriere p.8). I due fronti nei 5 Stelle. Contro l’accordo sale la protesta sul web. Le tensioni nel Movimento. E i militanti tempestano il blog. (Corriere p.9). Il capo grillino tentato dalla Lega ma 150 parlamentari pronti al no. Di Maio prova a non chiudere il forno con Salvini, aperture anche di Di Battista. Grillo spinge per il Conte bis con i democrat. Ipotesi di mettere al voto l’intesa su Rousseau (Mesasggero p.5). Da Casaleggio a Di Battista i grillini filo-leghisti pronti a brindare. Paragone agente in sonno nel M5S, Buffagni e i buoni rapporti con via Bellerio: anche loro sperano di sabotare la mediazione coi dem. (Repubblica p.8). Dibba sogna il posto di Gigino per risorgere Il guerrigliero grillino torna a farsi sentire. Non chiude la porta al Carroccio e neanche alla sinistra. Sa che comunque vada per lui sarà un successo: se nasce un esecutivo qualsiasi è pronto a prendersi un ministero, se si va alle urne verrà eletto. (Libero p.5).

«Il Carroccio spaccava l’Italia. Ora invece c’è un negoziato per definire un’idea di Paese». Carla Ruocco: il fisco di Salvini? Per i ricchi. (Corriere p.8). “L’accordo con il Pd va trovato Di Maio non sieda nel governo”. Roberta Lombardi oggi consigliera nel Lazio: “I nomi di primo piano dei due schieramenti restino fuori. Sarebbero divisivi” (Fatto p.6). «Operazione che serve al Pd. Con loro non presiederò la commissione sulle banche» Il senatore Paragone: Lega contro il liberismo, come noi (Corriere p.9).

La profezia di Grillo sui Cinque Stelle: addio movimento, saremo progressisti. Il fondatore e garante del M5S indica la rivoluzione programmatica all’insegna di due temi: ambientalismo e sistema informatico globale. La fase 2 prevede che l’eventuale governo con il Pd duri almeno una legislatura. La dichiarazione: “Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari”. Andrea Malaguti sulla Stampa in prima.

M5S-Pd, tutti i nodi dell’intesa. Nessun «ostacolo insormontabile» ma su banche, vaccini e accordi commerciali restano le distanze. Sulla manovra l’obiettivo comune: trovare le coperture contro l’aumento Iva. Dalle Grandi opere alle trivelle petrolifere, il dossier più difficile. Sull’ambiente sussidi fiscali nel mirino. Più scetticismo sull’acqua pubblica. Sulla sicurezza, rinnegare i decreti? Questione di credibilità per chi li ha votati. E il taglio dei parlamentari è un tema prioritario, ma è una partita ancora aperta. (Corriere p.10).

Dalla Gronda fino alla Torino-Lione visioni opposte sulle infrastrutture. Nello scontro anche il nodo della revoca (improbabile) della concessione ad Autostrade. (Messaggero p.6).

Le tre manovre. Con la Lega caccia a 50 miliardi Finanziaria green l’alternativa. Tria tranquillizza: “I conti sono stabilizzati, ci sono le risorse anche per evitare l’aumento Iva”. Ma nel caso di un ritorno alle urne si prepara una legge di Bilancio senza nuove spese. (Repubblica p.11) Manovra, la tentazione di smontare Quota 100. Pd e M5S potrebbero recuperare gli 8 miliardi dei prepensionamenti. (Messaggero p.9).

Manovra, passi avanti sul cuneo Serbatoio quota 100 per le risorse. Tavoli tecnici M5S-Pd. Ieri primo round: intesa possibile anche sul salario minimo. Ape social strutturale: restyling di fondi e sperimentazione per uscite anticipate. Si punta alla flessibilità Ue. (Sole p.6). Tria: siamo tranquilli, nessun dramma in vista. «I conti pubblici sono attualmente in ordine e c’è stabilità finanziaria». (Sole p.6). Le aziende: “Riforme e stop all’aumento Iva” Gli imprenditori chiedono al nuovo governo più occupazione e di rilanciare il Mezzogiorno (Stampa p.8). L’imprenditrice Anna Mareschi Danieli: “Alle imprese serve un governo solido altrimenti meglio il voto”

l problema della politica di questi anni è il rapporto dei leader con gli elettori, giocato 24 ore al giorno sui social network. (Repubblica p.11).

Autonomie, il dialogo M5S-Pd riparte dal modello emiliano. Riforma soft. Il progetto presentato dall’Emilia Romagna non ha come premessa il trasferimento di strutture e personale. Quindi rende più semplice raggiungere l’intesa (Sole p.4).

Berlusconi riapre la caccia ai «responsabili». Il Cav. al lavoro per rimettere in piedi la maggioranza di centrodestra in Parlamento. Senza passare dalle urne. Per far tornare i numeri però bisogna convincere i grillini che odiano il Pd a cambiare casacca. Il ruolo dei dissidenti. (Verità p.9). Test Regionali, Lega all’attacco L’ipotesi desistenze M5S-Pd. Sul territorio restano forti rivalità tra grillini e Dem su infrastrutture e sviluppo. (Sole p.4).

Escluse dai riti di Palazzo. Non è una crisi per donne “Serviamo solo da bersagli”. Anche Lega e Cinque stelle, che si professano alfieri della gente comune, le tengono ai margini. La lezione europea rimane lontana: l’Italia sembra ferma al secolo scorso. Flavia Perina sulla Stampa (p.9).

Ocean Viking, Malta accetta lo sbarco dei 356 naufraghi. Dopo due settimane lo stallo è finito: migranti accolti in 6 Paesi. Salvini: “Mai porti aperti, mai col Pd”. La Jonio torna a navigare. Il report: secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Dall’inizio del 2019, in mare sono morte 859 persone, pari al 55% di quelle del 2018. (Fatto p.7). Ora che va via Salvini, le Ong vanno a Malta. I 356 migranti della Ocean Viking trasferiti alla Valletta. Con la crisi di governo non c’è più motivo di ricattare l’Italia… (Libero p.9).

ECONOMIA

Bruxelles: “Un fondo da 100 miliardi”. Così l’hi-tech Ue sfida Apple e Alibaba. Per sostenere giganti digitali in Europa come Deliveroo e Spotify. (Stampa p.19). «Un fondo sovrano Ue con100 miliardi di dote per le aziende europee». L’indiscrezione del «Ft». Bruxelles per ora non conferma. L’ipotesi, per il momento, non trova conferme ufficiali. In realtà il piano per la costituzione di un fondo sovrano europeo da 100 miliardi di euro da utilizzare per sostenere le imprese europee nella loro competizione, spesso squilibrata, con i concorrenti Usa e cinesi è contenuto in un documento interno di oltre 200 pagine messo a punto dai tecnici di Bruxelles. (Corriere p.37).

Dazi, la nuova mossa di Pechino. Trump infuriato rialza le tariffe. Il presidente Usa replica a Xi e attacca Powell, capo della Fed: chi è il nostro vero nemico? L’escalation riguarda tutti i beni cinesi. L’«ordine» alle imprese americane: tornate a casa. La Casa Bianca e il tweet che fa salire il rischio di una Guerra fredda. L’invito via social a creare sistemi economici separati. Lo scontro ieri ha fatto un salto di qualità che potrebbe avere conseguenze enormi. I grandi gruppi Usa hanno già iniziato a muovere le produzioni fuori dalla Cina. (Corriere p.36). Guerra dei dazi, la Cina attacca e trascina giù le Borse mondiali. (Repubblica p.28). Trump contro tutti. “Pechino è un nemico ma Powell è peggio”. La Casa Bianca mette all’angolo anche la Fed che sarà costretta a tagliare i tassi se la situazione economica dovesse peggiorare. (Repubblica p.29). Le tariffe su 75 miliardi scatteranno insieme alle imposte americane. Il capo della Casa Bianca si prepara ad attaccare l’Ue sulle esportazioni. Cina, sfida agli Usa con nuovi dazi. (Stampa p.11).

Powell: scontri commerciali sfida difficile. Il presidente della Fed cita anche l’Italia tra i maggiori rischi. (Sole p.3).

Draghi aiutaci tu. Fed divisa, la Bce aprirà ancora il rubinetto. Ma la politica monetaria non basta più da sola davanti alla minaccia di una nuova recessione. Il sintomo più visibile di una bolla potenziale che mette in allarme i mercati è la consistente crescita dei derivati (14 mila miliardi di dollari). Ridurre la dipendenza dal debito. Le banche centrali sono un supporto, non i motori dello sviluppo, avverte la Bri. Stefano Cingolani sul Foglio a pagina IV

Aecelor Mittal, i sindacati contro i chip nelle tute. “Sciopero e denuncia all’ispettorato del lavoro”. (Stampa p.20). Lo stop a Palazzo Chigi per la pubblicazione in Gazzetta. E il 9 ottobre si esprime la Consulta. Ex Ilva, ora il Quirinale chiede un altro Cdm (Fatto p.7).

Statali, rinviato a fine anno l’anticipo delle liquidazioni. Con la crisi di governo, slitta il decreto diretto a sbloccare il Tfs: coinvolti 230mila dipendenti `La norma prevede l’erogazione attraverso le banche di una quota fino a 45 mila euro (Messaggero p.16).

Germania. La Spd propone una patrimoniale e recupera 2 punti nei sondaggi. La Spd in cerca di identità e nel tentativo di uscire dal cono d’ombra della Grande Coalizione, rispolvera un’idea che di quando in quando finisce per apparire sui tavoli dei partiti della sinistra europea: tassare i patrimoni dei super ricchi. Lunedì i socialdemocratici a Berlino presenteranno la proposta di un prelievo fiscale (aliquota all’1 per cento) con cui il partito conta di intascare fino a 10-11 miliardi di euro l’anno per finanziare investimenti pubblici. (Stampa p.17). No delle banche tedesche ai tassi sottozero sui conti. (Repubblica p.28). La Cancelleria come la Buba: il Pil scenderà (Corriere p.36).

Il patto mondiale del lusso per salvaguardare il Pianeta. Il sì dei 32 maggiori gruppi all’iniziativa di Pinault promossa da Macron. (Corriere p.39). Patto tra i grandi della moda per promuovere la sostenibilità. Un’alleanza costruita da Francois-Henri Pinault, chiesta da Macron. Le priorità di un’industria da 1,5 trilioni: biodiversità, oceani e global warming (Sole p.7).

Gasdotto Tap al rush finale: pronto il tunnel sotto la Puglia. Nonostante veti e polemiche l’infrastruttura è stata realizzata senza disagi per la popolazione. Già posati chilometri di tubi. Sedici metri sopra tra teli e ombrelloni prospera il turismo balneare. In autunno gli olivi, che erano stati tolti, verranno ripiantati, per di più immuni dal contagio della xylella. (Sole p.8). Gronda. Il tecnico dell’analisi costi-benefici: “È migliore del progetto presentato dai Benetton”. L’alternativa fa spendere 2 miliardi in meno di pedaggi (Fatto p.10).

Il governo Boccia. Intervista al presidente di Confindustria. Che non vuole più assistere ai “balletti dei no. Taglio dei parlamentari e migranti sono temi da affrontare ma non rientrano in un quadro di politica economica, in una priorità per il paese” dice al Foglio il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. “Sulle questioni del lavoro e della crescita si è distratta una larga parte della politica” osserva Boccia. “Il sud in recessione, l’economia nazionale in stallo e l’a r r e t r amento della Germania meritano molta più attenzione. Per questo serve da tempo un cambio di metodo in chiave italiana e europea: stabilire gli effetti che si vogliono ottenere sull’economia reale, decidere quali strumenti utilizzare e individuare le risorse. Per quanto ci riguarda l’obiettivo è creare lavoro anche con un grande piano d’inclusione per i giovani perché è il lavoro il vero elemento di coesione nazionale, non a caso richiamato nel primo articolo della Costituzione.

Sul Foglio in prima.

La crisi arriva ma si batte Gli strumenti della Bce, le politiche di bilancio e le riforme, la necessaria “divisione del lavoro” tra i paesi europei. L’Europa e la nuova Commissione dovrebbero lanciare una seria revisione del patto di stabilità che privilegi la riduzione graduale del debito e lasci spazi agli investimenti, insomma una “flessibilità orientata alla crescita”. L’intervento di Pier Carlo Padoan sul Foglio.

ESTERI

L’Amazzonia irrompe sul tavolo del G7. Macron: Bolsonaro mente, basta affari. Il francese: non mantiene gli impegni sul clima, mi opporrò al patto Ue-Mercosur. No di Merkel. (Stampa p.11). Amazzonia, la foresta brucia. I leader del mondo attaccano il Brasile. Proteste nel mondo e minacce di ritorsioni economiche. “È la casa di tutti”. Ma Bolsonaro se la ride: “Sono Nerone”. L’attivista. “Siamo noi indigeni i suoi custodi. I grandi latifondisti la stanno distruggendo” (Repubblica p.12). Allarme al G7 e minacce al Brasile. L’Amazzonia in fumo è una crisi globale. I tweet delle star (con le foto sbagliate). Esercito in campo contro i roghi. Adesso Bolsonaro teme le «sanzioni». Proprio l’agrobusiness che il presidente voleva tutelare rischia di subire l’ira globale. (Corriere p.12). Intervista a Naomi Klein: «La Terra è in fiamme, i leader colpevoli. Solo i giovani possono vincere la battaglia» (Corriere p.13). Trascurare l’ambiente? Può costarci il 7% del Pil. Uno studio di pochi giorni fa dell’Università di Cambridge (Massachusetts) mostra che i fenomeni che incidono sull’ambiente hanno anche un riflesso di lungo periodo sull’attività economica, colpendo e compromettendo tra l’altro salute, capacità di lavoro e produttività, ecosistemi e mercati, oltre a infrastrutture fisiche. (Corriere p.13).

Macron “pompiere” al G7 nel vertice senza alleanze. Il nodo Brexit e l’esordio di Johnson, i dazi di Trump, ora l’ultima emergenza ambientale. Il presidente francese ha il difficile compito di mediare tra leader incendiari o a fine corsa. (Repubblica p.13).

Incendi in Amazzonia, a rischio la ratifica dell’accordo Mercosur. Il presidente francese e il premier irlandese attaccano Bolsonaro. L’intesa commerciale prevede impegni concreti contro la deforestazione (Sole p.12).

“Il cerino di Bolsonaro brucia le foreste e la verità”. Parla Yurij Castelfranchi, prof dell’Università di Minas Gerais: “Il presidente brasiliano vuole ottenere il Far West delle regole per lo sfruttamento”. È un classico del governo Bolsonaro, che usa le stesse tattiche della post-verità di Trump, servendosi di una m i t ragliatrice di calunnie. (Fatto p.16).

Nudo a Biarritz. Il premier Conte va al G7 francese da dimissionario, in pratica è un esercizio di stile. Invece Merkel e Macron… Foglio in prima

Hong Kong è un test della verità per tutti, La democrazia non vive solo in Occidente. Bernard Henri Levy sulla Stampa a pagina 12

La protesta. Una catena umana lunga 40 chilometri Allo scoccare del 12° weekend di mobilitazione, migliaia di hongkonghesi hanno formato ieri una catena umana lunga 40 km attraverso le tre principali linee della metro, per ricordare con il 30° anniversario della Baltic Way anti-sovietica la propria irriducibile ambizione all’autonomia da Pechino. «La “Hong Kong Way” è la risposta pacifica alla sordità del governo» spiega un’attivista, cristallina nell’ammettere di aver scoperto da poco il precedente che nel 1989 unì mano nella mano Estonia, Lettonia e Lituania per oltre 600 km. Stampa p.12.

Navalny liberato sfida Putin “Le proteste cresceranno”. Aleksey Navalny esce dal carcere e sfida subito Putin. L’oppositore russo è tornato in libertà ieri mattina dopo aver trascorso 30 giorni dietro le sbarre. (Stampa p.16).

Pelosi: “Il razzismo mina le nazioni l’America difenderà l’unità della Ue”. La Speaker democratica della Camera Usa: “Mattarella assicurerà stabilità e progresso al popolo italiano“. Il nostro sostegno alla Nato resta ferreo e fieramente bipartisan e bicamerale. L’odio e il razzismo che ci sono ovunque sono un assalto al carattere stesso delle nostre nazioni. L’Italia continua a giocare un ruolo cruciale e costruttivo nella comunità globale e per la pace (Stampa p.10).

Bomba di Hamas contro famiglia di ebrei: uccisa ragazza di 17 anni. Una bomba lanciata contro una famiglia in gita all’inizio dello shabbat. Una diciassettenne dilaniata e uccisa davanti agli occhi del padre e del fratello, feriti gravemente. (Stampa p.17).

Il mistero del consolato apre la crisi Londra-Pechino. Dipendente della sede britannica arrestato dai cinesi: veri reati o pressione sugli inglesi? (Repubblica op.22).

GIUSTIZIA

Si allarga l’inchiesta su Bibbiano. Una trentina le vittime di affidi illeciti. In Val d’Enza aperto un nuovo filone di “Angeli e demoni”. Sotto accusa il “metodo Anghinolfi”. Le ipotesi di reato: frode, maltrattamenti, violenza privata e tentata estorsione. (Stampa p.14). Il giro d’affari di Hansel e Gretel, «150.000 euro per 18 minorenni». Il Tg3 mostra una mail della segretaria di Claudio Foti che contiene gli incassi monstre sulle terapie dei piccoli. Una parte dei soldi girata all’associazione di cui fanno parte gli assistenti sociali emiliani. (Verità p.13).

Si sveglia dalla sedazione: «È stato lui a darmi fuoco». In cella con il Codice rosso. Grazie alle nuove norme arrestato il compagno della donna. (Corriere p.21)

Stadio della Roma. Bocciato l’arresto del consigliere M5S: non c’è prova che fu corrotto da Parnasi. De Vito, l’accusa si sgonfia: “Solo congetture”. De Vito fu arrestato con l’accusa di aver favorito l’iter dello stadio in cambio di consulenze per un suo legale. Già a luglio la Cassazione aveva stabilito che la misura cautelare doveva tornare al Riesame. Ora le motivazioni (Fatto p.11).

G8, resta in carcere l’ultimo black bloc. Ma la Francia frena sull’estradizione. E in tribunale i suoi amici applaudono il verdetto. Arrestato in Bretagna, Vincenzo Vecchi deve scontare 11 anni e mezzo per devastazioni e saccheggi compiuti durante il summit di Genova nel 2001. (Repubblica p.17).

Buongiorno. Dopo il primo giro di incontri, il Colle dà i cinque giorni a Pd e grillini. Martedì le nuove consultazioni. Tensioni durante le trattative tra i due partiti. Zingaretti apre a Di Maio. Ma Renzi se la prende con Gentiloni che vuole far saltare la trattativa. Salvini offre il posto di premier a Di Maio purchè non faccia l’alleanza col pd: pronti a ripartire. Buona lettura a tutti.

 

Cinque giorni. Il Colle dà 5 giorni a Pd e grillini. Martedì scade l’ultimatum di Mattarella: senza intese si va a votare. Oggi i capigruppo dem e grillini inizieranno a discutere di programma. Se non sarà possibile conferire un incarico di governo, verranno sciolte le Camere. Ugo Magri sulla Stampa. More

Mattarella. Mattarella è deluso partiti troppo prudenti. Il capo dello Stato si aspettava maggiore decisione da M5S e Pd. Il timore che l’Italia resti a guardare sulle scelte Ue. Il fattore tempo: ormai impossibile votare a ottobre. Repubblica a pagina 6. L’irritazione di Mattarella per i due forni 5 Stelle e i leader inconcludenti. «Il ricorso alle elezioni? Una decisione da non assumere alla leggera. Ho il dovere di richiedere, nell’interesse del Paese, decisioni sollecite». Marzio Breda sul Corriere a pagina 3.More

I due forni. L’irritazione del Quirinale per la politica dei due forni. È tornata la strategia andreottiana fondata sull’indifferenza per gli alleati. Sei anni dopo il discorso di Napolitano, il Parlamento non è all’altezza. La Lega, pur di non farsi cacciare all’opposizione, è pronta a cedere molto, perfino a cancellare il veto che l’anno scorso impedì al capo politico pentastellato di arrivare a Palazzo Chigi. Massimo Sorgi sulla Stampa a pagina 8.More

I tre punti del Pd. Tre nodi per dare il via al governo. Il Pd ora vuole rivedere il bicameralismo perfetto ma i grillini hanno fretta. La riforma porta i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. No alla tassa piatta, restano gli 80 euro. Correzioni sul reddito. Per Zingaretti le risorse dovranno arrivare da una seria lotta all’evasione. Cancellare il Dl sicurezza, la trattativa parte dai dubbi di Mattarella. Il Pd ricorda le lettere del Quirinale che citano principi internazionali. Stampa a pagina 3. ll Pd inventa tre paletti suicidi soltanto per far fuori Renzi Zingaretti (e Gentiloni) bloccano il taglio dei parlamentari L’ira dei renziani: «Condizioni messe per farsi dire di no». Giornale a pagina 4.

MaZinga. Per il governo MaZinga si cerca un premier “terzo”. Di Maio-Zingaretti d’accordo: trattiamo. Le tre condizioni del leader dem: via i decreti sicurezza, preaccordo sulla manovra e stop al taglio dei parlamentari. Dai gruppi M5S mandato a discutere, ma ai vertici non tutti sono convinti.

Repubblica a pagina 2.

Tranelli. Il giorno dei tranelli incrociati tra i 5s e il Pd (e dentro il Pd). Fidarsi? Le nuove condizioni di Zingaretti, le mediazioni, il Quirinale non vuole il calvario del 2018. Si decide martedì. Salvini sta alla finestra. Valentino Valentini sul Foglio in prima.

Minzolini e il sabotatore. Caos Pd-M5s, trappola Lega: il nuovo governo va all’asta. Parte dei dem spinge per l’accordo, Di Maio cincischia Salvini prova a sabotare il matrimonio ma è tardi… Scrive Minzolini: “Chi ha incasinato tutto? Quel mito di Gentiloni” dice Renzi. Ieri è stata la giornata dei sabotatori. Il petardo lo ha lanciato Gentiloni nell’incontro con Mattarella al Quirinale che in questi giorni se ne era rimasto zitto zitto, ma tutti sapevano che il suo pensiero propendeva per le elezioni anticipate. Ieri nel colloquio con il capo dello Stato ha preso la parola inaspettatamente per dire che il taglio dei parlamentari non è roba da fare, lasciando di stucco i capigruppo del Pd, che gli erano accanto, Marcucci e Delrio. Zingaretti, invece, ha fatto finta di niente, non si sa se perché complice di Gentiloni o per distrazione. Ora uno per dar vita ad un governo con i grillini può chiedergli tutto, ma proprio tutto, meno di rinunciare al taglio del parlamentari. C’è da vedere cosa si inventeranno ancora «i sabotatori», anche se pure loro corrono rischi da non trascurare: ormai sull’intesa con i 5 stelle si sono spostati tutti i maggiorenti del Pd, da Franceschini a Delrio, da Orlando a Renzi, da Prodi a Veltroni. E l’insofferenza sull’atteggiamento, per alcuni versi ambiguo, di Zingaretti, comincia a lievitare. «Il segretario non ha capito – si infervora Enrico Borghi, deputato del nord del Pd – che se si va ad elezioni e si perde, il primo a cadere è lui. In più si assumerà la responsabilità di aver permesso una svolta autoritaria nel Paese». Augusto Minzolini sul Giornale a pagina 2. More

Nomi. Verso un premier terzo. Si allontana il Conte bis. L’ipotesi di una donna Messaggero a pagina 5. Giovannini e gli altri “tecnici” per Palazzo Chigi. Circolano anche i nomi di Cantone e Cassese. E l’ipotesi della prima donna a Palazzo Chigi. Repubblica a pagina 3. Da Grillo la carta Giovannini. Ma poi si sfiora la rottura. La chiamata di Franceschini dopo le parole di Di Maio: non ha mai parlato di noi. Corriere a pagina 5. I Cinquestelle pronti a sacrificare Toninelli. Conte all’angolo. Proroga per il commissario Ue. Stampa a pagina 5. Commissario Ue, più tempo all’Italia il nodo sarà sciolto dal nuovo governo. Il presidente del consiglio uscente si chiama fuori ma lascia uno spiraglio: «Se me lo chiedono…». Messaggero a pagina 5.

Nomine. La partita nomine: da Alitalia ai big 400 poltrone entro l’anno prossimo. Quattrocento poltrone da assegnare nell’aricipelago delle società pubbliche. È la dote che la crisi di governo aperta da Matteo Salvini consegna al nuovo esecutivo che verrà, nel quale potrebbe rientrare il Pd, cioè lo stesso partito che ha messo l’imprimatur a quasi tutti gli incarichi in scadenza. Sole a pagina 4.

Si al dialogo. Di Maio crede all’intesa dopo le rassicurazioni sul Parlamento ridotto. Il Pd incassa una legge elettorale proporzionale. I dubbi di Casaleggio. Il sì 5 Stelle al dialogo con il Pd. C’è la fronda degli scontenti. Giallo su una frase attribuita a Casaleggio contro la trattativa. Lui: notizia inventata. Corriere a pagina 6.

Di Battista e Fico. L’imbarazzo di Di Battista che vorrebbe il ritorno al voto e l’«estinzione» dei dem. «Condivido le parole di Luigi». Ma è gelo sulla trattativa. Negli ambienti 5 Stelle il sospetto che voglia le urne per defenestrare il capo politico. Corriere a pagina 6. Conte scende, Fico sale: e adesso fa paura a Di Maio. Fatto a pagina 4).

Intervista a Di Maio. «L’intesa con i dem? Tagliamo gli eletti. E per il mio futuro non cerco poltrone. Ci vuole rispetto per Conte. Noi parliamo di temi, come il taglio dei parlamentari, che è il nostro primo punto. L’obiettivo è dare solidità alla legislatura, serve ai cittadini, serve a evitare che aumentino le tasse». Emanuele Buzzi intervista Di Maio sul Corriere a pagina 7.More

Roma e la Raggi. Stoccata di Raggi al capo politico: «Nei tuoi dieci punti manca Roma». La sindaca interviene sulla proposta dei grillini: «Quale che sia il governo dovrà tenere conto dei poteri alla città». Si allarga la distanza tra il Campidoglio e il leader M5s: «Ormai mi sento le mani libere». Messaggero a pagina 6.

Le richieste dei Cinquestelle. Intesa su ecologia e sociale. I nodi: migranti e Benetton. C’è sintonia su temi come l’ambiente e le autonomie, ma il Pd vuole lo stop ai decreti sicurezza e i 5S incalzano su autostrade. Fatto a pagina 4. Telefonata Zingaretti-Renzi: ora Di Maio chiuda con Salvini. La sfida dei dem “Il nome del premier si sceglie insieme”. Stampa a pagina 3.

 

Coalizione. La scommessa del Pd trasformare il patto in coalizione politica. Il segretario resta incerto sull’esito del confronto. Ma tra i dem cresce l’idea che le riforme di Costituzione e legge elettorale possano essere base di un’alleanza stabile. Bettini: “Con tre poli l’alternanza è impossibile”. Forse domani l’incontro tra Di Maio e Zingaretti. Repubblica a pagina 3.

Intervista a Matteo Orfini: “Grave aver anticipato ai media la posizione del partito prima delle consultazioni al Quirinale. Il Pd non ha dato un bello spettacolo. Sarà difficile trovare l’accordo col M5S. Se il partito non resta unito è molto rischioso imbarcarsi nell’avventura di un nuovo governo”. (Stampa p.6). La lunga attesa di Zingaretti che alza la posta e poi apre. Le prime mosse avevano suscitato l’ira dei renziani. Sala: io candidato premier? Milano ha bisogno di me. (Corriere p.8). Cuperlo «Giusto provare solo se c’è una svolta. I decreti Sicurezza contro i nostri valori». (Corriere p.8).

Il puzzle del programma. I 10 punti grillini e i 3 di Zingaretti ecco dove si incontrano e dove no. Dal taglio dei parlamentari alla riforma elettorale, dall’ambiente all’immigrazione fino all’autonomia differenziata e al conflitto di interessi Progetti, idee e culture diverse tra Pd e M5S. Che potrebbero trovare una mediazione. (Repubblica p.4)

Ne resterà solo uno. Zinga contro Renzi, e viceversa. La guerra di scacchi all’ultimo sangue per prendersi il Pd. All’ombra della crisi. Salvatore Merlo sul Foglio in prima.

Conte in campagna: “M5S e Lega? Sarebbe sindrome di Stoccolma” (Fatto p.6).

Bersani tra ricordi e consigli. «Fare lo streaming fu utile. Ora serve molta generosità». Il protagonista dell’incontro di 6 anni fa con il M5S: niente regali alla destra. (Corriere p.9).

No alla Gronda, è già lite Pd-M5s Poi Toninelli frena: si farà corretta Costi-benefici. Scontro dopo il rapporto ministeriale. Morassut (Pd): segnale che non aiuta il dialogo Noi vogliamo fare le opere strategiche. Nota dura di Aspi. Confindustria: irresponsabile comprometterla. (Sole p.4)

Salvini lancia l’ultima offerta. L’apertura su Di Maio premier. La mano tesa del ministro: io non porto rancore. Poi il summit con i fedelissimi. «Sono tranquillo». Ritenevo e ritengo che Luigi Di Maio abbia lavorato bene. Agli insulti di altri preferisco non rispondere. Tutto pur di non vedere arrivare al governo il Pd. Tutto pur di non ritrovarci con Renzi e la Boschi. (Corriere p.10). Salvini tenta Di Maio: pronto a farti premier. Il leader della Lega rilancia: governo di 4 mesi per sterilizzare l’Iva, ridurre i parlamentari, rifare la legge elettorale. Nel Carroccio non si escludono nuovi contatti con i 5 Stelle. (Stampa p.7). Salvini all’angolo offre Palazzo Chigi a Di Maio per salvarsi. La proposta del leghista: l’ex alleato presidente del Consiglio, Conte commissario Ue e lui vicepremier unico dal Viminale. Il no dei 5S. Giorgetti: “Ma perché fa tanta paura restare all’opposizione?” (Repubblica p.10).

Si mette male: Salvini non sa che fare Adesso tutto è nelle mani di Pd e M5S: solo la cabina elettorale può saIvare l’ex vicepremier. Alessandro Giuli su Libero (p.8).

L’Aventino di Giorgetti. Gli avvertimenti lanciati prima della crisi. Scrive nel suo retroscena Francesco Verderami sul Corriere (p.10). Prova l’ultima trattativa con il grillino Stefano Buffagni, così fuori tempo massimo da apparire, più che un vero tentativo di intesa, un espediente per dividere i Cinquestelle e sabotare il loro accordo con i democratici. «Anche perché — dicono nel Carroccio — se oggi provassimo a rimetterci con Di Maio scoppierebbe il Nord. E allora non ci resta che confidare in quel pezzo di Pd desideroso come noi di andare alle elezioni: chi mai l’avrebbe detto che avremmo fatto il tifo per Zingaretti?». (Corriere p.10).

Lo strappo del Nord. “La Lega di Roma ha tradito le imprese”. Partite Iva, artigiani e commercianti restano attratti dal richiamo sovranista ma le grandi industrie ora non vogliono scontri con l’Europa. (Repubblica p.13).

L’Aventino di Giancarlo Giorgetti nella Lega è la sua postura. È il modo plateale con cui in questi giorni tenta di sfuggire alle foto di gruppo con Salvini. Sono le battute surreali usate persino con i ministri del Carroccio, che liquida con un «non so nulla, chiedete a Matteo, è lui il capo». L’eclissi del sottosegretario alla Presidenza è il suo cellulare che squilla a vuoto. Sono i vani tentativi del governatore lombardo di parlargli in vista delle riunioni preparatorie per l’Olimpiade di Milano e Cortina. È la sua assenza alle consultazioni al Quirinale. Lì dove era salito in luglio per parlare con Mattarella, e non solo per spiegargli che si tirava fuori dalla corsa per la Commissione europea. Allora — raccontano fonti autorevoli — Giorgetti aveva preannunciato al capo dello Stato che l’esperienza del governo gialloverde stava per consumarsi, e d’intesa con il segretario del partito aveva delineato un percorso che faceva prevedere una deadline dell’esecutivo in settembre. Invece Salvini ha precipitato tutto in agosto. E sta (anche) nella gestione della crisi il motivo di una rottura che si evidenzia in piccole frasi e grandi gesti di dissenso, e che i leghisti avvertono epidermicamente quando sentono il Capitano scagliarsi contro «gli statisti del giorno dopo». Eppure, per quanto Giorgetti non ci sia, alla fine c’è sempre. Prova l’ultima trattativa con il grillino Stefano Buffagni, così fuori tempo massimo da apparire, più che un vero tentativo di intesa, un espediente per dividere i Cinquestelle e sabotare il loro accordo con i democratici. «Anche perché — dicono nel Carroccio — se oggi provassimo

a rimetterci con Di Maio scoppierebbe il Nord. E allora non ci resta che confidare in quel pezzo di Pd desideroso come noi di andare alle elezioni: chi mai l’avrebbe detto che avremmo fatto il tifo per Zingaretti?». A tale proposito, ieri Giorgetti aveva vissuto come un bagliore di speranza la presenza di Gentiloni nella delegazione dei dem che era salita al Colle… Per il bene del partito si augura di sbagliare, ma teme l’avverarsi della profezia che aveva confidato a Salvini quando all’inizio dell’estate lo invitava a staccare la spina a Conte: «Matteo, i nostri avversari si stanno organizzando. Non ti faranno fare le elezioni la prossima primavera». Non tutti erano d’accordo nella Lega. Nell’ultima riunione, prima del vertice di Salvini al Viminale con le parti sociali, il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, aveva detto: «Occhio, che in giro la gente non è preparata alla crisi». La risposta di Borghi fu sferzante: «Frequento altri tipi di mercati, e quelli dicono che dobbiamo rompere». Ma in politica i tempi sono decisivi, e il tempo giusto era passato, nonostante la Bongiorno insistesse con Salvini: «O molliamo, o do le dimissioni». Ieri i dirigenti della Lega hanno trascorso la giornata come una volta si trascorreva la domenica: con l’orecchio teso ad ascoltare i risultati di calcio. Il cellulare al posto della radiolina, hanno saputo che Mattarella era stato «freddo e scettico con Salvini» ma che «se il Quirinale non presserà Partito democratico e Movimento5Stelle, ci sono ancora possibilità di arrivare al voto». Il fatto che si sia chiusa la finestra di ottobre, affievolisce le loro aspettative. E per il due di novembre Giorgetti ha preso già un impegno: sarà a Manchester, a vedere il City giocare contro il suo Southampton. Cattivo presagio.

I sondaggisti: con la crisi calo di consensi per la Lega. In attesa delle nuove rivelazioni sulle intenzioni di voto, che per tutti gli istituti arriveranno non prima di una settimana, molti sondaggisti concordano sul fatto che la crisi abbia generato un calo del consenso per Lega e per Matteo Salvini. (Stampa p.5).

La Bestia. Il suo team digitale costava 316 mila euro l’anno allo Stato, adesso torna a carico del partito Matteo fa gli scatoloni, ora la “Bestia” chi la paga? La macchinetta di Morisi pesava 170 mila euro, in 14 mesi sono diventati quasi il doppio. (Fatto p.8).

E ora “la Bestia” chi la paga? Tra i tanti ottimi motivi per cui Matteo Salvini vorrebbe incatenarsi al Viminale ci sono i soldi, ovviamente. Da ministro ha compiuto un’operazione rischiosa, mescolando pubblico e privato: la macchina della propaganda politica che ha fatto le sue fortune è stata trasferita in blocco a Roma. È LA FAMIGERATA “Bestia”, appunto. Un’invenzione di Luca Morisi, capo della comunicazione digitale del “Capitano”: è il team che orienta le parole d’ordine del leader seguendo gli impulsi del web e che inonda i suoi profili social con video, foto, dirette e dichiarazioni. È stato il motore dell’incessante campagna che ha portato la Lega al 34% delle Europee. Prima della nomina di Salvini agli Interni, Morisi e i suoi venivano pagati dalla Lega con un contratto privato da 170 mila euro l’anno alla società Sistema Intranet srl. Dopo le Politiche del 4 marzo, “il Capitano” se li è portati tutti al ministero: il loro stipendio al momento lo paga lo Stato. Morisi è stato assunto come “consigliere strategico per la comunicazione” a 65 mila euro l’anno. Il suo socio storico Andrea Paganella è il capo della segreteria del ministro e prende 85 mila euro. Con loro al Viminale c’è anche il figlio del presidente della Rai: Leonardo Foa, già nell’organico di Sistema Intranet dal settembre del 2017. Con i fasti romani però “la Bestia” s’è ingrossata e nello staff che cura i social sono entrati altri tre “ragazzini”: Fabio Visconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana. Tutti e quattro (compreso Foa) guadagnano 41.600 euro l’anno. Li paga il Viminale, malgrado la comunicazione digitale di Sal

vini non abbia nulla di istituzionale. I conti sono semplici. Prima la “Bestia” costava 170 mila euro e li pagava la Lega. Ora la macchinetta di Salvini costa 316 mila euro l’anno, quasi il doppio, e li paga lo Stato. COSA succederà quando “il Capitano” avrà fatto gli scatoloni? Non si sa: Salvini ha altro a cui pensare e non ha dato indicazioni sul destino di chi ha il contratto in scadenza. Il bilancio leghista non concede voli pindarici: i famosi 49 milioni da restituire all’erario sono stati spalmati in 76 rate a interessi zero, ma pesano per 600 mila euro l’anno. L’ultimo esercizio (2018) si è chiuso con un disavanzo di 16,5 milioni. La Lega oggi vive dei contribuiti pubblici del Parlamento e delle donazioni private dei suoi onorevoli. Se si andasse a votare – e venissero confermati i sondaggi – aumenterebbero entrambi in modo esponenziale. Per il resto non ci sono certezze. IL PROBLEMA, peraltro, non riguarda solo “la Bestia”: oltre a quelli impiegati nei social, ci sono molti altri professionisti portati da Salvini in Viminale e Palazzo Chigi (in qualità di vicepremier). C’è soprattutto Matteo Pandini, capo ufficio stampa agli Interni (90 mila euro l’anno) che dopo aver guidato l’aggressiva comunicazione del leghista sui migranti, è entrato a tutti gli effetti nella squadra della comunicazione leghista, ma rischia di dover tornare al vecchio lavoro di giornalista a Libero. Poi i vari consiglieri come Stefano Beltrame, ex console italiano a Shanghai, chiamato al Viminale per 95 mila euro, Gianandrea Gaiani (65 mila euro), esperto di Difesa e volto dei salotti televisivi, l’ex parlamentare leghista Luigi Carlo Maria Peruzzotti (41.600 euro) e il giovane Andrea Pasini (41.600 euro), blogger e imprenditore (i salumi dell’azienda di famiglia riforniscono il ristorante PaStation del figlio di Denis Verdini). A Palazzo Chigi invece Salvini ha messo a libro paga, tra gli altri, la sua storica portavoce Iva Garibaldi(120 mila euro), il sondaggista Alessandro Amadori (65 mila euro) e il consigliere Claudio D’Amico (65 mila euro), l’uomo che si occupa degli affari russi, presente al famoso incontro del Metropol di Mosca con Salvini e Savoini.

Silvio e Meloni vogliono il voto: «La Lega non faccia retromarce». Il Cav: «Sapevo che di Matteo non ci potevamo fidare, ma senza di noi non vince» La presidente di Fratelli d’Italia: «Basta bazar, le elezioni unico esito possibile». (Libero p.8). Berlusconi alza la voce con Matteo: senza di me il centrodestra non vince. Controffensiva del Cav: «Carroccio in calo, un pugno di responsabili 5Stelle può darci la maggioranza». I timori dell’ex premier e dei suoi per le proposte dei pentastellati su editoria e tv. (Messaggero p.9). Berlusconi, un’ora di incontro. «L’incarico al centrodestra oppure si va subito alle urne». Il sondaggio che rassicura Forza Italia: la Lega senza di noi non può vincere. (Corriere p.11)

La crisi e gli italiani in spiaggia: la politica supera il calciomercato. Il boom dell’informazione su La7. Sul sito del Corriere 4 milioni di utenti unici in media su smartphone, pc e iPad. (Corriere p.11). La crisi di governo manda in crisi anche la Rai sovranista, tutti sul chivalà, finite le spavalderie. Il destino del presidente imposto da Salvini. (Foglio prima).

Lettera al Corriere dell’amministratore delegato di Apple. «Più etica nel mondo digitale. L’eredità dell’amico Buttarelli». Tim Cook e il Garante della privacy scomparso: il suo lavoro darà frutti per anni. Si erano conosciuti nel 2015 aMilano «Non scendeva mai a compromessi sui suoi valori e sul pubblico interesse». (Corriere p.21).

ECONOMIA

“Vivendi fa scendere i nostri titoli in Borsa”. Mediaset presenta un esposto alla Consob. Il gruppo francese replica a Cologno Monzese: “Stiamo proprio zitti, visto che ci accusano di parlare troppo”. Il biscione attacca: il mercato ci premia, il nostro progetto è valido. L’ira di Bolloré per l’intesa tra Berlusconi e tf1. (Stampa p.20).

 

Tre opzioni per l’Iva. Possibili risparmi fino a 5 miliardi. Le valutazioni tecniche. Nel menù il rinvio di due o quattro mesi del blocco degli aumenti. Altre ipotesi: «rimodulazione» dei beni e possibile mix con l’aumento parziale di una delle aliquote. Effetto aumenti sulla crescita: Pil in frenata dello 0,3-0,4%. Gli incrementi di aliquota ridurrebbero il debito pubblico. (Sole p.5).

Crescita 2019 ferma allo 0,2%. Crescita dimezzata per l’anno in corso e inferiore rispetto alla precedente previsione per il prossimo. Moody’s ha tagliato le stime di crescita dell’Italia sia per il 2019 che per il 2020. Per l’anno in corso la proiezione è di una crescita modesta pari allo 0,2% rispetto al +0,4% atteso a giugno; per il 2020, invece, l’agenzia di rating si attende un’espansione al ritmo dello 0,5%, ovvero tre decimi in meno delle stime di due mesi fa. (Corriere p.28).

Pubblica amministrazione. Tremila vincitori di concorso, ma soprattutto 86 mila idonei in lista di attesa da anni potrebbero non entrare nella Pubblica amministrazione. Migliaia in graduatoria che, pur non avendo vinto il concorso, sono stati giudicati «idonei». Ma l’ultima manovra ha stabilito che le graduatorie avranno una scadenza. (Corriere p.28).

Tassi e Fed, nuovo affondo di Trump. Il presidente Usa: bene la Germania, uscire dalle sabbie mobili. Oggi l’intervento di Powell a Jackson Hole. (Sole p.16).

Ora si chiamano “prestiti magri”. Li favorisce la deregolamentazione Ma restano un pericolo per la stabilità del sistema finanziario Tornano i mutui subprime Negli Stati Uniti già 21 miliardi di prestiti. (Stampa p.21).

L’ombra della recessione. L’economia globale sta rallentando. E per l’Italia è già stagnazione. Ieri la Banca centrale europea ha lanciato un allarme sui crediti deteriorati in possesso delle banche: “Liberatevene prima che la situazione peggiori”. La grave frenata tedesca. (Repubblica p.12). Dalla Bce regole meno rigide per smaltire i crediti deteriorati. Ma i sindacati bancari avvisano: più difficile finanziare le imprese. Accolti i rilievi Ue per i nuovi prestiti. In cinque anni dimezzate le sofferenze. (Stampa p.21).

Nuova emergenza Ilva: per salvarla serve un altro Cdm. Stallo senza precedenti, mecessaria la presenza dei ministri leghisti. (Sole p.4).

I super aumenti dell’Iva a cui si è impiccata la manovra 2019 rischiano di schiacciare l’economia italiana verso un nuovo anno di stagnazione. Ma anche le misure alternative da mettere sul tavolo per evitare la lievitazione delle aliquote, nell’impossibilità di finanziare integralmente a deficit il mantenimento dell’Iva attuale, presentano un dazio in termini di crescita: perché anche i tagli di spesa hanno un effetto recessivo, così come l’aumento della pressione fiscale che arriverebbe da una revisione delle tax expenditures senza un taglio Irpef. Il tutto mentre la gelata tedesca, gli allarmi sul rischio di recessione Usa e le altre crescenti incognite internazionali spingeranno a rivedere al ribasso il +0,6% tendenziale stimato ad aprile dal governo per il prossimo anno. Su questo problema è saltato il fragile equilibrio del governo giallo-verde. Dallo stesso problema dovrà ripartire il prossimo governo, qualunque sia la via d’uscita dalla crisi. Per questa ragione tutti i partiti sostengono ora l’esigenza di fermare gli aumenti Iva; ma nessuno per ora spiega come farlo.

Cervelli in fuga, addio startup. Ogni mille persone che lasciano il Paese per via della crisi perdiamo dieci aziende innovative. Il 40 % di chi se ne va è laureato. Dalle 410 mila nuove imprese del 2010 siamo passati alle 348 mila del 2018. Penalizzate soprattutto Veneto e Lombardia. (Repubblica p.34)

9 Giornali

Facebook vuole iniziare a informare i suoi 2,4 miliardi di utenti in modo esaustivo e corretto. E per farlo ha bisogno di giornalisti e accordi con gli editori. Secondo la stampa americana, negli Stati Uniti il colosso di Menlo Park sta creando una piccola squadra di giornalisti per selezionare le notizie più importanti e metterle in evidenza. Dove? In uno spazio alternativo al News feed degli aggiornamenti degli amici che si chiamerà News Tab. Sarà soprattutto l’algoritmo a organizzare i contenuti di testate con cui Facebook è pronto a sottoscrivere accordi milionari. La squadretta di giornalisti, come detto, dovrà occuparsi solo degli argomenti caldi ed evitare quello che è successo tre anni fa nella sezione Trending, antesignana dello scandalo fake news con l’accusa di diffondere storie vecchie o false o fuorvianti, poi soppressa nell’estate del 2018. Il nuovo flusso verrà testato negli Usa a fine ottobre e debutterà, sempre negli States, all’inizio del 2020. La strategia segue quella di Apple (News) e se Facebook la perseguirà con costanza potrebbe migliorare la qualità informativa della piattaforma e dare nuove opportunità di monetizzazione ai giornali.

Fuga dal giornale tradizionale

Ricomincia il 20 settembre il “tour” del giornale più bello d’America, che rispondendo a un’esigenza diffusa – un giornale non lo vogliamo neanche regalato, ma faremmo a pugni per vedere i suoi giornalisti in carne e ossa in una cornice come si vuole splendida ed esclusiva per le masse – furbamente esce quasi solo in versione “live”. Si chiama California Sunday Magazine ed è un mensile smilzo distribuito negli Stati Uniti in accoppiata coi maggiori quotidiani (e spedito scaltramente ai Cap o Zip più abbienti e interessanti) ma soprattutto in versione dal vivo che si chiama Pop Up Magazine. Si svolge in teatri, nulla è registrato e può essere registrato o twittato, tutto avviene in diretta. “Devi essere lì, è una cosa che nasce e muore lì” ci aveva detto il direttore Doug McGray, ex New Yorker. “Spesso vai a vedere spettacoli che sono progettati per la tv, invece noi volevamo fare il contrario, per questo non li filmiamo, sono fatti per il pubblico teatrale, tu compri il biglietto, porti gli amici o una fidanzata, è un evento irripetibile, ascolti le storie perché sai che non sarà mai uguale. Qualcosa che vieni a vedere apposta”. “Non siamo in cerca dei tuoi trenta secondi di attenzione, mentre armeggi su cinque device diversi. Né del tuo tempo mentre sei a casa, con amici e famiglia mentre guardando la tv chatti o twitti, qui invece devi farti coinvolgere”, dice invece Chas Edwards, che è l’editore, quello che ci ha messo i soldi. E’ anche lo startupparo del gruppo: precedentemente ha lavorato a CNet e ha fondato il portale Digg, oltre a essere il cofondatore di Federated Media, una delle aziende pioniere nella pubblicità online. Anche le pubblicità sono estemporanee e “live”, una diversa per ogni spettacolo. Quest’anno per la rentrée che parte dalla California per arrivare dall’altra costa c’è una novità, il Pop Up Magazine diventa tematico, e il tema è la fuga. “Escape” è il titolo, e prevede fughe “dalla politica. Dal passato. Da paesi ostili. Dal climate change. Da Internet. Forse anche da noi stessi”. I biglietti si trovano online, e sono abbastanza cari.

Newsletter delle vanità “AIR MAIL”, LA NUOVA AVVENTURA EDITORIALE DI GRAYDON CARTER

Nella lotta per inventarsi giornali camuffati da non giornali, non somiglianti insomma a quei manufatti radioattivi che nessuno tollera più neppure gratuiti, adesso arriva “Air mail”, la newsletter diretta da Graydon Carter. Settant’anni da poco compiuti, ha guidato Vanity Fair America per venticinque, diventando la cosa più simile ad Anna Wintour (per temibilità, influenza, capigliatura che resiste alle mode). Ha inventato il party post Oscar, la Hollywood Issue, l’ossessione per celebrità e politica, insomma il modello del Vanity Fair che si è amato. Adesso, l’idea di questa newsletter, nata come “l’edizione del weekend di un giornale internazionale che non esiste”, secondo le intenzioni del fondatore. Arriva nella casella della posta col mittente “Graydon Carter”, che potrebbe servire come marketing snobistico. Ma non è la trovatina di un ex direttore star, anzi è, per usare un milanesismo, “tanta roba”. Sono circa venti articoli per volta, si parla di viaggi, celebrità, stili di vita, politica, perfino di Trump (Carter, che nel suo ufficio a Vanity Fair aveva un muro con incorniciati i 49 tweet che il presidente gli ha scagliato contro negli anni, “l’unico muro che è riuscito a costruire”, vagheggiava una newsletter “ideata per un mondo Trump-free”. Non ha mantenuto la promessa). Questo nuovo mondo postale di Carter costa 50 dollari all’anno, che andranno a retribuire trentuno giornalisti, tra fissi e collaboratori, la cofondatrice Alessandra Stanley (ex New York Times), il cartoon editor Bob Mankoff (ex New Yorker); e tanti, ovviamente, ex Vanity Fair.

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ESTERI

Macron si prepara a un G7 senza accordi. Ricette anti-crisi e Iran spaccano i Grandi. Domani a Biarritz si apre il summit. Non ci sarà il documento finale. I timori per la frenata dell’economia. (Stampa p.11). G7, nell’Ue vince la linea di Berlino e Londra. «Porte chiuse ai russi». Bocciata la proposta di Trump. Via al vertice di Biarritz, tra i temi l’uguaglianza uomo-donna: per il Fmi «fa crescere il Pil mondiale» (Messaggero p.12). G6e mezzo. Da domani Biarritz blindata per il summit dei Sette Grandi. L’Italia ci arriva in piena crisi. E con un premier dimezzato. (Giornale p.10).

 

Stremati al G7. Conte, Trump, Merkel e tutti gli altri arrivano stropicciati e poco utili al vertice di sabato in Francia Bruxelles. Emmanuel Macron non poteva trovarsi in situazione peggiore per presiedere un vertice del G7. Il presidente americano, Donald Trump, è già lanciato in campagna elettorale e moltiplica i conflitti verbali minacciando perfino la gentile Danimarca dopo il rifiuto di vendergli la Groenlandia. La cancelliera tedesca Angela Merkel è a fine regno e alle prese con una probabile recessione. Il primo ministro britannico, Boris Johnson, è Boris Johnson e deve fare i conti con la Brexit tra due mesi. Il premier canadese, Justin Trudeau, è indebolito da scandali interni. Quello giapponese, Shinzo Abe, si è messo a fare il Trump asiatico con una piccola guerra commerciale contro la Corea del sud. Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, si sarà anche liberato dal peso salviniano ma ha dato le dimissioni. Non c’è da stupirsi se il presidente francese abbia rinunciato alla tradizione del comunicato finale del G7, ironizzando sui documenti “che nessuno legge”. (Foglio in prima).

Brexit, Macron non offre nulla a Johnson. Se Boris Johnson sperava di ottenere da Macron quel che Merkel non è disposta a concedergli, o viceversa, il suo viaggio tra Berlino e Parigi è stato abbastanza inutile. Il presidente francese e la cancelliera tedesca si sono mostrati uniti e compatti di fronte alle richieste del neo primo ministro britannico: niente cedimenti sul «backstop», niente concessioni al di fuori dei negoziati già conclusi da Theresa May e, ahilei, respinti dal parlamento. Ma, se il nuovo inquilino di Downing Street ha qualche brillante idea dell’ultim’ora per un’uscita concordata dall’Unione ben venga. (Corriere p.15).

Il popolo di Hong Kong: una catena umana come nell’Urss del 1989. Oggi gli attivisti comporranno un serpentone di 40 km nella città. L’iniziativa s’ispira a quanto fecero i Baltici esattamente 30 anni fa. (Stampa p.10).

Mosca porta l’energia nell’Artico con la centrale nucleare galleggiante. Salpa oggi la prima struttura mobile. La Cina raccoglie la sfida: 20 impianti nel prossimo decennio. I timori degli ambientalisti: rischiamo una Chernobyl sul mare. (Stampa p.11).

Amazzonia devastata dai roghi. Bolsonaro: “Sono state le Ong”. Il presidente incolpa le organizzazioni ambientaliste: “Hanno perso i finanziamenti, così seminano il panico”. Sui social e in piazza scatta l’indignazione: accuse false. I “fazendeiros”: pronti a occupare le terre bruciate. Ad Altamira solo il 10 agosto si sono registrati 194 incendi in poche ore. (Stampa p.13). Al ritmo di tre campi da calcio al minuto brucia il «polmone» del mondo. Bolsonaro: «Bufale per sottrarci la sovranità». Oslo e Berlino bloccano gli aiuti. Il presidente: «Merkel piuttosto riforesti la Germania». (Corriere p.15).

“L’Amazzonia muore nel fuoco. La colpa è di Bolsonaro”. Parla Galvão l’ex direttore dell’istituto brasiliano di ricerche spaziali che è stato licenziato dal presidente per aver diffuso dati che denunciano il drammatico livello di deforestazione: gli incendi sono aumentati dell’83% in un anno. Non crede al riscaldamento globale e neanche all’influenza dei nostri spazi verdi sui cambiamenti climatici. Ci porta verso il disastro. Se il governo non agisce rapidamente, in poco tempo è finita. Non solo per noi, ma per il mondo intero. La foresta tra dieci anni sarà arida come la savana. (Repubblica p.15). Ma l’Amazzonia è di tutti. Un commento di Federico Rampini su Repubblica (p.38).

Usa, le città ostaggio degli hacker. Il dilemma: pagare il riscatto? Telefoni, biblioteche, bollette bloccati. Chi non cede spende di più per rimettersi in piedi. (Corriere p.12)

I bambini soli del Mississippi: genitori (clandestini) in carcere. Centinaia si offrono di aiutarli. Gli adulti arrestati durante i raid nelle fabbriche. Solidarietà per i piccoli. (Corriere p.13).

Corridoio umanitario a Idlib. Assad prepara l’attacco finale. Damasco apre la strada ai civili che vogliono lasciare l’ultima roccaforte ribelle. (Repubblica p.24).

Un nuovo caso Regeni “Al Cairo gli arrestati spariscono nel nulla”. Sparito 74 giorni fa. Solo silenzi sull’attivista arrestato Ibrahim Ezz el-Din. La denuncia di Mohamed Lotfy, consulente legale della famiglia di Giulio. “C’è il rischio concreto che l’inchiesta su Giulio venga dimenticata. Almeno qui è tutto fermo. La strategia del regime è lasciar passare il tempo”. (Fatto p.16).

Stop del Quirinale al governo istituzionale mentre il Pd apre alla trattativa con i Cinque Stelle ed elenca cinque condizioni per iniziare a discutere. Mattarella: tempi rapidi, esecutivo politico o voto.

Che governo sarà. Mediazione possibile sulla prima donna a Palazzo Chigi. L’identikit somiglia a quello della giudice costituzionale Marta Cartabia. Tramonta il Conte bis. Dalla Bce si fa sapere che Draghi è onorato, ma indisponibile. Tommaso Labate sul Corriere a pagina 3.More

Renzi vuole il governo, Zingaretti cerca un alleato per fermare tutto: Di Maio. La parola magica del segretario del Pd è “discontinuità”. Ma come si evita un esecutivo fotocopia del disastroso Conte? L’opzione Severino premier. Si fa sicuro, ma anche no. Sul Foglio in prima.

La prima mossa 5S: Conte bis e al Pd il commissario Ue. Ma il no dem al premier in carica è netto (renziani esclusi). La delegazione grillina oggi al Colle per aprire il dialogo sul programma. Ma c’è ancora chi spinge per la pace con la Lega. Repubbblica a pagina 2.

Pd-Cinquestelle, si tratta. I “piccoli”: «Noi ci siamo». Consultazioni al via, LeU e Autonomie pronti a entrare in un nuovo governo. I Misti: no al voto. Con l’appoggio dei gruppi minori numeri “blindati” alle Camere. La maggioranza potrebbe contare su almeno 355 voti a Montecitorio e 178 eletti a Palazzo Madama. Messaggero a pagina 2.

Il retroscena. Zingaretti e Casaleggio, la telefonata che ha aperto la trattativa: proviamoci. Il contatto a Ferragosto ha segnato il disgelo ma gli ostacoli restano molti. Il nodo del premier: tutti i dem convinti che sia necessario puntare su un nome terzo. Goffredo De Marchis su Repubblica a pagina 3.More

Salvini non s’arrende. “Governo con M5S”. E avvisa Berlusconi: “Chi fa accordi col Pd non li fa con noi”. Oggi la Lega al Colle: esecutivo a tempo su riforme e manovra o voto subito. Borghi rilancia: via dall’euro. Tommaso Ciriaco su Repubblica a pagina 6.More

Sassoli premier sulla Verità. Avanza il mostro giallorosso con Conte, Tria o una donna. La marmellata Pd-M5s-Leu ha i numeri in Parlamento. I veri nodi: il nome del premier e la presenza dei leader. Ma Fico spera nel veto del Pd per conquistare Palazzo Chigi. Il presidente della Camera si gioca la partita della vita. Se i dem affossano il Conte-bis, corre per la premiership. Giornale a pagina 3.

I Dem sfidano i Cinquestelle: Sassoli dall’Ue a Palazzo Chigi e Letta jr alla Commissione. Oggi Zingaretti farà il nome dell’ex mezzobusto come premier. E chiederà di sostenere l’anti renziano a Bruxelles. Verità a pagina 4.

Le previsioni di Arturo Parisi. “Per adesso l’accordo è difficilissimo. C’è il pericolo che gli elettori dei due partiti si sentano traditi dalla politica e si rifugino nell’astensionismo. I tempi del confronto dem-grillini sono importanti quanto i contenuti. Non c’è bisogno di cessioni o concessioni Adesso serve una convergenza”. Francesco Grignetti intervista Arturo Parisi sulla Stampa a pagina 5.More

Mastella critica Salvini. “Ha agito malissimo ed è stato castigato per la sua disinvoltura. Sfiducia ma senza dimettersi. Da Salvini scene mai viste come patate e banane insieme. Zingaretti non può dire no a un governo perché non si fida di Renzi: così il Pd potrebbe esplodere. Stampa a pagina 5.

Mattarella 1. Stop del Quirinale al governo istituzionale. Le scelte di Mattarella per un esecutivo che non sia (soltanto) antielezioni. L’unica strada sarebbe quella di un governo politico, che si formi senza esploratori. Napolitano gli ha espresso le preoccupazioni sulle scelte economiche. Marzio Breda sul Corriere a pagina 2.More

Mattarella 2. “Entro lunedì un nome o si va a votare”. Il presidente vuole impegni chiari per un governo di legislatura: risposte subito, nessun incarico esplorativo. Escluso un esecutivo del presidente: “I partiti si assumano la responsabilità”. Stampa a pagina 4.
Mattarella 3. “Senza accordo c’è solo il voto”. Primo giorno di consultazioni, il presidente della Repubblica invita i partiti a “fare presto” per evitare l’esercizio provvisorio. In caso di ritorno alle urne nascerà un esecutivo elettorale al posto dell’attuale. Non ci saranno mandati esplorativi Servono nome del premier e programma entro la prossima settimana. Repubblica a pagina 7.

Macron e la crisi. Sulla crisi interviene il presidente francese Macron: “L’Italia merita dirigenti all’altezza”. Il presidente francese sostiene Mattarella. “Stare con l’estrema destra non funziona mai. Di Maio è il grande perdente. La lezione che ci viene dall’Italia è una sola: pensare che allearsi con l’estrema destra sia un modo di reinventare la politica non funziona”. Repubblica a pagina 13.

Commissario Ue. Congelata la nomina del commissario Ue, la Lega protesta. Intreccio con la formazione del nuovo governo: un candidato Pd (Enrico Letta in pole) faciliterebbe l’intesa con M5S, ma c’è anche l’ipotesi Conte. Scadenza del 26 agosto non perentoria. Sassoli in campo con Von der Leyen per concordare qualche giorno in più. Il precedente della slovena Bartusek che da premier si candidò e fu bocciata. Sole a pagina 4.

Ipotesi Letta. “Io commissario Ue per l’Italia? Sono concentrato su altri temi”. È il massimo che i giornalisti sono riusciti a strappare a Enrico Letta che sono in molti ad accreditare per l’incarico che spetta al governo italiano indicare a Bruxelles. Oltreché per un ruolo nel nuovo esecutivo. L’ex presidente del Consiglio, oggi presidente dell’Istituto Delors in Francia, non sembra disinteressarsi alla scena politica nazionale da cui è lontano da qualche anno. “L’Italia ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dell’Italia. Una Ue senza un’Italia protagonista non è Europa e l’Europa è più debole senza una presenza attiva dell’Italia”, ha detto ieri al Meeting di Rimini. Fatto a pagina 3.

Ipotesi Conte. Ue, cresce l’ipotesi Conte. Merkel lo chiama. Per l’Italia ritorna possibile la Concorrenza. Von der Leyen apprezza l’avvocato in chiave anti-Salvini. Anche Bruxelles nella partita rosso-gialla. Le ipotesi di Letta e Moavero. Da sabato il premier uscente al G7 di Biarritz. Messaggero a pagina 3.
A CASA DEL PD.
Obiettivo.
Primo obiettivo di Zingaretti è cancellare il «contratto». Il segretario soddisfatto del sì unanime in direzione. Trattativa possibile, ma con una personalità nuova. Corriere a pagina 5.

Zingaretti al Messaggero. «Nessun veto su Di Maio. Renzi? Passa la mia linea». Il leader del Pd: «Ok a Luigi ministro. M5S accetti i nostri punti o salta tutto. I grillini non si fidano di Matteo ma la sua scissione è un’eventualità. Io premier? Ho già altro da fare, sono governatore del Lazio e segretario Dem. Non ci deve essere un contratto sui programmi, si è già visto che questo strumento non funziona». Simone Canettieri sul Messaggero a pagina 4. More

Nuovo premier. E svolta europeista. I paletti del Pd per l’intesa con il M5S. Il segretario Zingaretti: “No accordicchi, serve un esecutivo di cambiamento o meglio il voto. Per me la partita inizia ora: dobbiamo attendere la risposta degli interlocutori che finora non c’è stata”. Gentiloni: La direzione del nostro partito? Bene, direi. Un buon documento, un ottimo documento. Delrio: L’agenda ora conta più dei nomi. Il Pd ha abbastanza chiaro che a trattare sarà il segretario Zingaretti. Stampa a pagina 2.

Contro Zingaretti. Il segretario alza il tiro col M5S. Ma il Pd lo lascia subito solo. Zingaretti prova a dettare le condizioni per l’accordo. La direzione approva all’unanimità, ma intorno sono già tutti pronti a firmare la tregua con Di Maio & C. Il veto sul premier e la caccia ai numeri: Delrio e Marcucci però non la pensano così. Fatto a pagina 3.

No al Conte bis. Il no al Conte bis, la paura di una scissione, i timori di un sabotaggio del nuovo esecutivo: i due partiti si fronteggiano La diaspora dei dem dietro l’unanimità in direzione Il leader: “Se si fa il governo merito mio, non di Renzi”. Stampa a pagina 2.

Boschi. «Darò una mano. Nel governo con i grillini? Anche no, grazie…» dice al Corriere a pagina 5 e poi intervistata da Repubblica: “Il governo con i 5S durerà fino al 2023. Se Renzi non fosse intervenuto saremmo già sotto elezioni. Anche chi lo odia dovrebbe ammetterlo. La mia foto in bikini in risposta a Salvini? Gli uomini possono mostrarsi seminudi e le donne no?” Giovanna Casadio intervista Maria Elena Boschi su Repubblica a pagina 4.More


Modello Lazio. “Il governo si può fare”. Parla Smeriglio, braccio destro di Zingaretti e teorico del modello Lazio: dove Pd e grillini sono quasi fratelli. Davide Allegranti intervista Massimiliano Smeriglio sul Foglio in prima.More

Grillini no grazie. M5s? Preferirei di no: “Diffido di questa conversione grillina. Sono gli stessi antidemocratici di sempre. Non vorrei aver lottato contro Salvini per ritrovarmi con Rousseau”. Intervista a Emma Bonino. “Governare col M5S? Tutte le maggioranze sono legittime, ma non tutte sono accettabili”. Carmelo Capone intervista Emma Bonino sul Foglio in prima.More

I cinque punti del Pd.

«L’impegno e l’appartenenza leale all’Ue. Non l’Europa di Visegrad — sottolinea il segretario Zingaretti— ma quella del lavoro, dei diritti e dei doveri, delle libertà». Il M5S aveva assunto posizioni critiche nei confronti di Bruxelles.

Il punto sulla centralità del Parlamento serve al Pd per ribadire che il luogo del confronto è l’Aula dove i parlamentari agiscono «senza vincolo di mandato». Il M5S ha invece regole stringenti per i suoi «portavoce», pena l’espulsione.

È il punto su cui probabilmente ci sono le maggiori affinità tra le due forze politiche. Già l’ex segretario Renzi puntava sulla green economy e il M5S ha sempre espresso sensibilità ambientale. Ma resta il nodo grandi opere.

«Rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa in questi temi». Zingaretti richiama i valori dell’accoglienza contro i decreti sicurezza votati dal M5S.

«La legge di bilancio è il punto di partenza», ha preso atto Zingaretti. Il Pd ha bocciato il reddito di cittadinanza e insiste sugli investimenti. Il M5S punta alla legge sul salario minimo. Entrambi vogliono la riduzione del cuneo fiscale

A CASA RENZI.

A scuola. Sulle colline del lucchese, l’ex segretario Pd, lontano dalla capitale, avvia la scuola politica per 200 under 30. Stampa a pagina 3.

L’ex premier apre la sua scuola politica in Toscana: con la mia proposta ho superato il solco tra Pd e M5S. Renzi nel suo fortino. «Io starò fuori, ora tocca a Nicola». Corriere a pagina 6.

Le Frattocchie renziane con 224 ragazzi ma senza social. Fatto a pagina 3.

Al Ciocco la scuola politica dell’ex premier. E Renzi fa votare i ragazzi: “Sì all’intesa coi grillini”. Repubblica a pagina 4

Renzi dice sì a Conte: “Io farò lo sminatore”. Non si può far saltare tutto per un nome. Questo governo deve nascere e durare: servono due anni per uccidere la Bestia.  Marco Lillo sul Fatto a pagina 3. More

A CASA CINQUESTELLE.

Si al dialogo. Il M5S dice sì al dialogo con i dem e Di Maio frena su Fico premier. Il leader alla ricerca di un nome da offrire al Pd. Ma la base resta divisa su un esecutivo con Zingaretti. Barillari: no a un’intesa col Pd. L’idea di allearsi con loro fa inviperire molti attivisti. Carlo Sibilia: è chiaro che i rapporti con la Lega non si sciolgono dall’oggi al domani. Fattori: «C’è voglia di proseguire. Luigi si concentri sul ruolo di capo politico. Non è indispensabile il bis del premier».
Corriere a pagina 7.

I nomi. La questione dei nomi blocca i Cinque Stelle: nessuna risposta per ora ai democratici. Il leader del Nazareno: ok al capo politico grillino ministro. No invece a Di Battista. Di Maio insiste su Conte e mette il veto su Fico: in cambio Gentiloni all’Ue. I parlamentari 5 Stelle contrari all’ipotesi di far votare l’intesa sulla piattaforma web. Stampa a pagina 3.

“Noi ci siamo”: Di Maio oggi dà il primo via al Quirinale. Il capo del Movimento incontra i capigruppo delle commissioni per preparare la campagna elettorale. Ma è per l’accordo con i dem. Fatto a pagina 4.

Tentazione Viminale per il leader di M5S Grillo: la base capirà. Dopo le consultazioni Di Maio riunirà i gruppi per avere un mandato pieno. Ma i dubbi restano. Mail di Rousseau ai parlamentari: le urne sono possibili. Messaggero a pagina 7.

Paola Taverna: “I 5 punti del Pd? Vaghi, non dicono nulla: ora parola a Colle e iscritti”. Fatto a pagina 4.

A CASA LEGA.

Urne lontane. Salvini vede le urne lontane e cerca la rivincita alle Regionali. Il leader ai suoi: l’accordo c’era da settimane, forse mesi. E spiega: con le loro percentuali alle elezioni rideremo. Corriere a pagina 8.
Ultimo appello ai grillini. Salvini, ultimo appello: porte aperte ai grillini. Ma è allarme sondaggi. Il leader prova a puntare su un governo di transizione per la legge di bilancio. E avverte FI: «Se va col Pd addio centrodestra». I suoi: molti M5S ci chiamano. Messaggero a pagina 8.
Abbiamo la manovra pronta. Salvini ai deputati: “Andate in giro e spiegate ai militanti le nostre ragioni”. E sulla scelta dei tempi: “Evitiamo i consiglieri del giorno dopo”. Giorgetti: “Voto o governo Pd-grillini? 50 e 50”. Annuncia di avere una manovra già pronta da 50 miliardi di euro, ma sotto il 3% di deficit-Pil. Annuncia di avere una manovra già pronta da 50 miliardi di euro, ma sotto il 3% di deficit-Pil. Stampa a pagina 6.
Le mosse del Carroccio. «Che diranno gli Usa di un governo Pd-5S?». E Matteo si prepara all’opposizione dura. Oggi salirà al Colle coi due capigruppo: «Mattarella escluderà governini».  Giornale a pagina 8.

La Bestia. Così la «Bestia» prepara la nuova offensiva. La macchina della propaganda leghista contro l’asse tra il Pd e il Movimento. Corriere a pagina 8.More

Critiche. Sui social di Matteo ora parlano i leghisti delusi. Sui profili del “Capitano” le critiche arrivano anche dai suoi elettori: “Stai sbagliando”. Fatto a pagina 6.More

Il successo di Conte. «I like per Conte sui social? Di sinistra, mi sembra Fini». Lo stratega web della Lega: Matteo ha perso contatti ma risale. Messaggero a pagina 8. More

Parla Morisi. Il colloquio con l’uomo del digitale di Salvini. Morisi: “Sì, con la crisi abbiamo perso like e Conte ne ha presi tanti”. La crescita sui social del premier è stata incredibile. La Bestia? Non costa molto, siamo gli stessi da quando eravamo al 3%. Repubblica a pagina 7. More

La base. Da Pontida a Treviso, la voce dei territori dopo il flop del governo. “Grillini inaffidabili, noi da mesi chiedevamo di staccare la spina”. Tra i sindaci delusi della Lega: “Matteo è finito nel trappolone”. Giusto tornare alle urne, ma occhio che non ci rifilino lo stesso bidone di Scalfaro nel ’94. Stampa a pagina 6.


Giorgetti. Lo sfogo di Giorgetti: «Salvini non può più fare tutto da solo». Il sottosegretario: il «one man show» non basta più, gli servono struttura e consiglieri. Giornale a pagina 8.

Insofferente. L’insofferenza di Salvini alle critiche di Giorgetti. Foglio a pagina II More

Lo sfiduciato immaginario. Non ha spiegato il perché della crisi, né perché vuole il voto. Né risposto alle critiche. Il disperato discorso di Salvini in Senato smontato punto per punto da Giuseppe De Filippi. Foglio a pagina I. More

Savoini. La vacanza di Savoini. “Non parlo, per ora”. Repubblica a pagina 6.

I due Mattei. Opportunismo politico, tecniche di comunicazione e strategie di sfida ad avversari e alleati. Renzi buon narratore, Salvini ancorato agli slogan. Caparbietà, debolezze ed egocentrismo, uguali e diversi: i due Matteo allo specchio. Renzi: La sfido dove vuole, signor ministro Salvini, anche nel collegio di Bibbiano. Ma non giochi sulla pelle degli italiani perché in gioco ci sono le famiglie. Salvini continua a citarmi, ossessivo e ossessionato. Averti mandato a casa, caro omonimo, è per me un grande onore: fattene una ragione. Salvini: Sono simpatici coloro che sfidano, bullizzano e poi scappano. Per farlo devi avere un posto di confronto: le elezioni. Renzi insieme a Conte si confrontino col voto. Io sul comodino ho la foto della Boschi e non di Renzi. Non lo vota neanche la sua famiglia, ma farò tutto quello che è possibile perché lui e la Boschi non governino più. Sofia Venturi sulla Stampa a pagina 8.More

La solitudine dei numeri Due. La lotta per il potere e i veleni finali. L’anno vissuto in disaccordo su tutto dei due proconsoli gialloverdi (come nella Roma di Giulio Cesare). Dalle promesse «impossibili» di Di Maio ai dubbi di Salvini di aver sbagliato i tempi. Gian Antonio Stella sul Corriere a pagina 9.More

8 Rosario

Bassetti critica il rosario in Senato

«Ho una visione più laica della politica che per noi è fatta di contenuti evangelici». Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, fa riferimento a Giorgio La Pira rispondendo alle domande sul rosario baciato da Matteo Salvini in Senato nel corso del dibattito dopo l’intervento del premier Conte. «La religiosità – ha aggiunto l’arcivescovo di Perugia – si esprime in chiesa e nei luoghi della fede». —

Stampa a pagina 6

8 Canfora

Il professor Luciano Canfora commenta le citazioni dei politici: dai latini ad Habermas. “Il leghista forse non ricorda che il Cicerone che non voleva padroni poi se ne scelse uno. L’ex segretario Pd usa il Vangelo sui migranti: ma se lo ricorda che fu Minniti a chiudere i porti?”.

Fatto a pagina 3.

8 Conte

Conte adesso fa l’osservatore: «Io non sono più in gioco». Il primo ministro ai suoi: «Torno a fare il professore». L’idea di chiudere con la politica, almeno per ora. L’urgenza della manovra imporrà decisioni immediate e improrogabili. Nessuno deve preoccuparsi di darmi una sistemazione o un ruolo, né in Italia né in Europa. Sono dimissionario. Massimo Franco sul Corriere a pagina 10.

«Nessuno deve preoccuparsi di darmi una sistemazione o un ruolo, né in Italia né in Europa. Io non sono proprio in gioco. Dunque, rassicuro tutti: non sono io il problema. Sono dimissionario e quando avrò finito con gli affari correnti del governo tornerò alla mia professione…». Il giorno dopo le sue comunicazioni al Senato, che hanno aperto la crisi di governo con parole abrasive nei confronti di Matteo Salvini, Giuseppe Conte conferma a quanti gli parlano in queste ore di avere chiuso con la sua esperienza a Palazzo Chigi. E, sembrerebbe di capire, con la politica: almeno per ora. Difficile capire se il suo distacco sia indizio di somma furbizia o rassegnazione, o serenità. Rimane la sensazione che sia soddisfatto del modo in cui ha deciso di uscire di scena. E su quanto potrà succedere si sta ritagliando il ruolo di osservatore più che di protagonista. Di nuovo: almeno per ora. La soddisfazione maggiore è quella di avere evitato all’Italia per due volte una procedura di infrazione per debito eccessivo, e di avere contribuito all’elezione del nuovo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il suo timore era e rimane quello di una Lega decisa a contrapporsi in modo sterile alle istituzioni di Bruxelles, isolando l’Italia politicamente ed economicamente; ed esponendola alla speculazione finanziaria. Il fatto che ieri il presidente leghista della commissione bilancio, Claudio Borghi, abbia rilasciato un’intervista al settimanale tedesco Capital riproponendo l’uscita dell’Italia dalla moneta unica, suona come una conferma dei peggiori timori. La prospettiva di muoversi come se i vincoli e i patti sottoscritti potessero essere disdetti unilateralmente mostra una sottovalutazione dei rapporti di forza. Con una Germania che registra una congiuntura economica sfavorevole, l’idea di chiedere aiuto a un Vladimir Putin o all’ungherese Viktor Orban, sovranista come Salvini, e sotto schiaffo più di lui, è un’illusione velleitaria. Non è ancora chiaro come finirà la crisi formalizzata martedì sera, con le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il rapporto con l’Unione europea e con la Nato, tuttavia, rimane un pilastro al quale anche il prossimo premier dovrà e non potrà che attenersi, se vuole proteggere l’interesse nazionale italiano. E sullo sfondo rimane quella che Conte continua a definire «l’incognita», alla quale ha fatto cenno esplicitamente anche nel discorso al Senato: i veri motivi che hanno spinto Salvini ad accelerare l’apertura della crisi, sorprendendo perfino alcuni leghisti che pure premevano da settimane perché rompesse con i Cinque Stelle. È un mistero che forse si capirà nel prossimo futuro, magari con il nuovo esecutivo. Anche se a Palazzo Chigi non danno per scontato che ci si riuscirà. Il fantasma di una soluzione abborracciata è sempre sullo sfondo; e dunque rimane in piedi l’opzione di un voto anticipato. Per formare un esecutivo serio, molto più di quello appena caduto, e cementato da un programma stringente e non da un «contratto» giallo-verde rivelatosi effimero e ambiguo, occorrerebbe tempo. Al contrario, l’urgenza della manovra economica imporrà decisioni rapide; e un confronto serrato con le istituzioni europee e soprattutto con i mercati finanziari che può essere sottovalutato solo in un’ottica di spesa irresponsabile: un altro lascito avvelenato che a Palazzo Chigi si attribuisce, in modo un po’ troppo autoassolutorio, soprattutto se non solo a Salvini.

9 Fi

«No al governo degli sconfitti». FI chiede il voto e riavvicina la Lega. La convinzione maturata nelle ultime ore in Forza Italia è che «il governo alla fine nascerà, Pd e M5S stanno già trattando sui ministeri», come ammette un alto esponente del partito. Restano dunque poche le mosse a disposizione di Silvio Berlusconi, arrivato ieri sera a Roma per fare il punto con i fedelissimi prima di salire al Quirinale oggi per esprimere la posizione del partito a Mattarella.

Corriere a pagina 6

Forza Italia si prepara a chiedere il voto Berlusconi spera in un segnale dal Colle

Messaggero a pagina 8

Berlusconi detta le condizioni «Voto subito, è la sola strada» Il Cavaliere oggi al Quirinale dopo il summit con i suoi «Al governo? Soltanto con tutti dentro, è improbabile»

Guiornale a apgian 9

Tajani: «Spero che non prevalga l’interesse del Palazzo» L’azzurro: «Assurda una maggioranza tra due forze che si sono insultate fino a ieri»

Giornale a pagina 9.

10 Conti spread

Tesoro e Colle Accordo con l’Ue per far slittare gli aumenti Iva Un decreto per il governo appena insediato o un’intesa in Parlamento in caso di voto anticipato

I funzionari di Bruxelles hanno già fatto sapere di non avere obiezioni

Stampa a pagina 7

La manovra rosso-gialla parte dal taglio del cuneo

`5Stelle e Pd pronti a disinnescare l’Iva ma non sono esclusi incrementi mirati

Vertice di Tria con tutti i collaboratori Boccia: rischi di recessione, ora risposte

Mesasggero a pagina 9.

I Conti. Messi in sicurezza a luglio. Per l’Iva ora servono 15 miliardi. Il prossimo governo troverà un quadro economico meno drammatico di qualche mese fa, ma non sono permessi passi falsi con il reddito degli italiani in fondo alla classifica Ocse.

Lo spread. C’è la crisi ma scende a 200. I mercati non vedono il voto. Si raffredda il rischio-Italia con l’uscita dall’esecutivo della Lega che avrebbe potuto portare il Paese a un nuovo scontro con l’Ue e anche fuori dall’euro. Determinanti comunque le mosse di Draghi

Per 20mila rider solo promesse. Decreto imprese ultima beffa.

Repubblica a pagina 10.

Una prima voce dal Nordest industrioso Vescovi di Confindustria Vicenza pone qualche seria domanda sulla crisi

Foglio a pagina 3

Voto subito? Il partito del Pil ora ha dei dubbi. Dario Di Vico sul Corriere a pagina 8.

«Il partito del Pil, almeno per ora, non vuole esporsi su voto sì/voto no. In una primissima fase Matteo Salvini, in virtù dei legami e dell’ampio consenso di cui gode presso i ceti produttivi del Nord, pensava di trovare negli industriali uno sponsor incondizionato dei propri progetti elettorali. Ma dopo le prime dichiarazioni pro-voto (corrette il giorno dopo) del veneto Matteo Zoppas e del lombardo Marco Bonometti, ora tutti sono attenti a non sbilanciarsi. La Confcommercio tiene ovviamente il punto sul tema consumi all’insegna di «fate tutto che volete ma guai se aumentate l’Iva» e ieri è uscito allo scoperto il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi che ha chiesto provocatoriamente ai partiti «qual è la vostra agenda? Quando iniziamo a parlare di cose importanti anziché di tematiche da spiagge?». In materia di elezioni Vescovi non ha chiesto il voto subito ma addirittura che il prossimo governo «metta mano al Rosatellum, una legge che non permette di governare».

Boccia: non importa il colore politico, il governo dia risposte all’economia.

«Non entriamo nel merito voto sì, voto no ma servono risposte su lavoro, giovani e crescita». Apprezzamento per Mattarella. «Figura autorevole per il commissario Ue». Allarme del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: per l’Italia «c’è un rischio stagnazione e possibile recessione, soprattutto per il rallentamento della Germania». Per Boccia «serve una manovra economica che ponga attenzione al lavoro e alla crescita».

Sole a pagina 6.

Consigli non richiesti per una manovra senza gonfiare la spesa. I partiti sono incagliati tra le boutade salviniane e le incertezze di zingaretti & co. Ecco come uscirne. Una strategia che non voglia condurre a un ulteriore aumento del disavanzo pubblico, e che invece avvii una stabilizzazione del rapporto tra debito e pil, passa da una revisione delle aliquote Iva, delle agevolazioni e delle spese fiscali introdotte dai gialloverdi, più l’abolizione degli 80 euro. Purché poi si investa.

Foglio a pagina 3

1 Politica si grazie

Politica, si grazie. Il Senato come la Nazionale Tv, in 14 milioni per Conte

Il discorso del premier parte col 33% e cresce di 10 punti di share Viale Mazzini, Salini corregge la rotta

Nelle maratone Rai1 fa il 21,1, Mentana l’11,8 da record Il Tg de La 7 fa il doppio del solito

Repubblica a pagina 8.

2 Open arms

L’inchiestaLa Procura intende verificare se l’emergenza sia frutto del rifiuto allo sbarco deciso dalle autorità italiane competenti Nave Open Arms, il pm di Agrigento “punt a” il Viminale

A bordo c’erano soltanto due bagni alla turca per 189 persone, usati anche come doccia

Fatto a pagina 10.

Lampedusa. E adesso l’emergenza è nel centro di accoglienza.

Repubblica a pagina 12.

Migranti, scambio di accuse tra forze armate e Viminale

Scontro sui controlli in mare: «Indebolite la lotta ai clandestini». «Screditate la Difesa»

Migranti, lite Salvini-Trenta sull’uso delle navi militari

“Depotenziata l’opera di contrasto al traffico di essere umani” La replica: “È lui che ha chiesto di arretrare il raggio di azione”

Repubblica a pagina 12.

«Inciuci». «Falso» Salvini-Trenta, è lite sui migranti. L’attacco delViminale e la dura replica dellaDifesa sui compiti affidati a chisvolge pattugliamenti inmare

Il leader leghista al governo di Madrid: «Si faccia carico di chi è arrivato»

Corriere a pagina 11.

«Roba da matti. Non hanno perso tempo, i nuovi ordini della Difesa sono stati formalizzati ieri. Prime prove tecniche di inciucio Pd-5 Stelle sulla pelle degli italiani, riaprendo i porti e chiudendo un occhio sulle Ong?». È Matteo Salvini, ieri su Twitter, a riaprire la campagna elettorale sui migranti attaccando la collega di governo — almeno ancora formalmente — Elisabetta Trenta, responsabile della Difesa, che secondo questa notizia fatta circolare dal Viminale col suo ministero avrebbe «modificato unilateralmente i compiti affidati a coloro che intervengono nelle operazioni di pattugliamento».

Per il ministero dell’Interno le nuove indicazioni, formalizzate martedì, per gli assetti militari in azione nel Mediterraneo centrale, «denotano un chirurgico ma significativo arretramento rispetto a quanto concordato per il contrasto dell’immigrazione clandestina». Tutto falso, fanno invece filtrare dal ministero della Difesa, chiarendo che «nessun indebolimento è stato apportato al dispositivo Mare Sicuro». Semmai, continuano sempre dal ministero, il 17 luglio — quindi quando ancora la crisi era nell’aria ma non ufficialmente aperta — la ministra Trenta ha inviato al capo di Stato maggiore della difesa Enzo Vecchiarelli una lettera in cui tra l’altro «si dispone di intensificare le attività di polizia marittima». Lettera ribaltata, nel suo significato, dal Viminale, che a questo punto fa circolare anche la risposta del 19 luglio: «Corre l’obbligo di trasmetterti la preoccupazione—scriveva il capo di Gabinetto del Viminale al suo omologo della Difesa — che l’ipotizzato incremento del pattugliamento aeromarittimo in acque internazionali possa fungere da fattore di attrazione per le partenze dalle coste libiche». Così si arriva ad agosto. Per la Difesa le novità additate da Salvini sarebbero in realtà solo modifiche assolutamente non sostanziali, solo definizioni — contenimento, contrasto, dissuasione — che non implicherebbero cambiamenti numerici delle missioni, né di uomini né di mezzi.

I migranti che hanno raggiunto Lampedusa dopo 19 giorni di attesa in mare: “Non vogliamo rinunciare ai nostri sogni”. Aarif e gli sbarcati dalla Open Arms: “Siamo scappati da bombe e torture”.

Stampa a pagina 9

Una rotta a forma di cuore. L’appello della Ocean Viking, la nave è tra Linosa e Malta da 12 giorni con 356 persone.

Stampa a pagina 9

3 Buttarelli

La privacy violata del Garante. La scomparsa di Buttarelli. Google rivela la causa della morte, che non era stata divulgata. L’interrogativo è come facessero a sapere della malattia e che ha determinato il decesso.

Corriere a pagina 19.

L’uomo che tutelava gli italiani con l’Europa

Ancora a fine giugno, la voce di Giovanni Buttarelli suonava squillante al telefono e non si sarebbe detto che la malattia fosse a poche settimane dall’avere la meglio. Accettò di buon grado di concedersi in un’intervista in cui sfidare ancora Facebook e difendere così i diritti dei cittadini degli europei. «Le regole ci sono, ma non vengono osservate», ammise, non senza precipitarsi a promettere che «l’Europa andrà avanti». L’Europa andrà avanti, si spera, ma senza di lui. Si è arreso al destino nella notte fra martedì e mercoledì. Nato a Frascati nel 1957, s’era laureato «summa cum laude» alla Sapienza di Roma nel 1984. Nel 2014 aveva assunto l’incarico di Garante Ue della protezione dei dati.

Stampa a pagina 19.

3 Gronda

L’ultimo blitz di Toninelli Bocciata la Gronda di Genova

Il governo è già oltre l’ammazzacaffè m a è vivo più che mai lo scontro tra Lega e Movimento 5 stelle sulle grandi opere. Il ministero dei Trasporti ha pubblicato sul suo sito internet le analisi costi benefici e l’analisi giuridica relative alla Gronda di Genova e i collegamenti A7-A10-A12. «La risultanza delle valutazioni suggerisce – scrivono gli uomini di Toninelli in perfetto stile burocratese – di cogliere l’opportunità di perseguire opzioni infrastrutturali più efficienti in termini trasportistici, ambientali e finanziari, che il ministero auspica possano essere approfondite e individuate attraverso un confronto con i livelli istituzionali territoriali». Il ministero ricorda poi come l’analisi costi benefici ha riguardato il progetto originario e alcune soluzioni alternative. I costi per la Gronda sono alti (4,7 miliardi) e i tempi da matusalemme (120 mesi). La Lega è partita subito alla carica. In un documento ha elencato le opere bloccate dal ministero. Tra queste il Terzo valico, la riforma dei porti, tra cui lo scalo di Pescara. —

Stampa a pagina 7

4 Medici

Meglio trovare un medico che nessuno Il Veneto chiama in corsia i non specializzati. Proteste, ma niente buon senso

Foglio a pagina 3.

4 app

L’“eredità”di Simon Gautier: boom dell’app Where are U. In pochi giorni 30 mila download per il servizio del numero unico di emergenza europeo.

Funziona anche senza connessione dati. Le coordinate vengono inviate alla centrale.

Fatto a pagina 11.

Corsaascaricarelaappchetilocalizza Oltre 18mila nuovi utenti al giorno dopo il decesso del turista francese. La chiamata al112 rivela la posizione

Corriere a pagina 17

«E se accadesse a me?», si sono chiesti molti, e anche se non sono escursionisti o camminatori solitari, devono essersi immedesimati nella storia di Simon Gautier, ferito e solo su una scogliera del Cilento, in quella mattina del 9 agosto in cui ha chiesto aiuto ma non ha saputo indicare con precisione dove si trovasse, né i soccorsi sono riusciti a localizzarlo. Ecco, si può supporre che ci sia quell’interrogativo, e quel pensiero d’angoscia, in tutte le persone che in questi giorni hanno scaricato sui propri smartphone l’applicazione Where are U. Perché con quell’app non c’è bisogno di sapere e spiegare nulla sul luogo dal quale si chiede aiuto. Latitudine, longitudine e quota vengono trasmessi in automatico alla centrale del 112.

5 Editorilai

ECONOMIA

1 Fed

Dopo anni di stimoli i banchieri centrali sono rimasti senza munizioni Il summit a Jackson Hole per cercare la ricetta della crescita La Fed si prepara a tagliare i tassi L’ultimo tentativo contro la recessione

Stampa a pagina 18.

La Fed nel mirino di Trump “Il nostro problema è Powell”

Il presidente Usa incerto sulle tasse: annuncia un taglio poi torna indietro

Repubblica a pagina 28

2 alibaba

La società è già in borsa a new york. con la nuova operazione punta a raccogliere 15 miliardi di dollari Due mesi di proteste a Hong Kong Alibaba rinvia la quotazione sull’isola Il gigante cinese del commercio elettronico vuole evitare problemi politici con Pechino

Stampa a pagina 19

Alibaba si piega a Pechino slitta lo sbarco a Hong Kong L’indice azionario ai minimi da 7 mesi Le proteste frenano l’economia della città

Repubblica a pagina 22

3 fca

Fusione tra Fca e Renault. La Borsa torna a crederci. Nuove voci di accordo, boom dei titoli.

«Non c’è effetto senza causa», amava ripetere Candide ai suoi interlocutori nel celebre racconto di Voltaire. E forse il protagonista del pamphlet settecentesco sarebbe della stessa opinione anche adesso guardando all’andamento delle quotazioni di Fca, salita ieri del 3,33%, di Exor, la holding di controllo di Fca, su del 4,07%, e di Renault, che ha chiuso in rialzo del 3,73%. Performance più che doppie rispetto all’andamento medio dei listini di Parigi e di Milano, cresciuti entrambi di circa l’1,7% nella tonica seduta di ieri.

Corriere a pagina 32.

Auto, la via obbligata alle alleanze Gli investimenti spingono le fusioni

Alleanze indispensabili per raggiungere il target 15 milioni di vendite

Il nodo delle piattaforme modulari: il modello Vw e il ritardo di Fiat Chrysler

«La svolta elettrica comprimerà ancora i margini»

«La riduzione dell’incidenza del diesel era attesa, ma non con questa rapidità»

Sole a pagina 13

4 rinnovabili

Elettricità sempre più verde. Rinnovabili vicine al sorpasso. A giugno le fonti alternative, secondo le stime di Terna, in aumento a quota 48%

Investimenti per 11 miliardi e monitoraggio dei fattori di debolezza del sistema.

Sole a pagina 7

Sorpasso inglese Più colonnine elettriche che pompe di benzina

Entro il 2040 il Regno Unito vieterà la vendita di auto con motore a scoppio per favorire le vetture “verdi”

È avvenuto uno storico sorpasso, in questi giorni in Gran Bretagna, ma le auto che ne sono state protagoniste non si muovevano di un millimetro: erano tutte ferme. Le colonnine per ricaricare le vetture a elettricità hanno infatti superato i distributori di benzina: le prime hanno raggiunto quasi quota 9.200, i secondi sono invece scesi a circa 8.400. La tendenza era nell’aria da tempo, ma ha accelerato più del previsto: nel 2016 si stimava che ci sarebbero voluti quattro anni perché i punti di ricarica elettrici superassero le tradizionali stazioni di rifornimento per automobili a carburante. Invece il sorpasso è accaduto con sei mesi di anticipo.

Repubblica a pagina 29.

5 ex Ilva

ArcelorMittal chiude l’altoforno due Piano da 60 milioni per i nuovi filtri

Attesa per il decreto sull’immunità per poter proseguire gli interventi

Ieri a Taranto fuga di gas vicino all’impianto causata dalle cokerie

Sole a pagina 8.

6 libra

Faro antitrust di Bruxelles sulla criptovaluta di Facebook

Aperto dossier preliminare su Libra per la valutare una procedura formale

Sospetti di limitazione della concorrenza per informazioni e dati

Sole a pagina 14.

La Commissione europea ha lanciato un’indagine preliminare su Libra, la nuova moneta digitale di Facebook. Secondo un documento Ue, citato in una nota dell’agenzia Bloomberg, l’Antitrust sta «indagando su possibili pratiche anti-concorrenziali». Nel mirino membri e struttura della governance dell’associazione Libra, cioè il consorzio che gestisce la criptovaluta, composto da una trentina membri tra cui i colossi dei pagamenti Visa, Mastercard e PayPal, oltre a operatori telefonici come Vodafone e Iliad e, ovviamente, Facebook.

Corriere a pagina 33.

7 bund a zero

Il Bund a rendimento zero fa flop. Qualcuno vuole ancora rischiare

Foglio a pagina 3.

E anche il bund a trent’anni rende sotto zero

È di qualche settimana fa la notizia che i rendimenti sui bond sovrani tedeschi sono ormai negativi per tutte le scadenze; e ieri l’asta del trentennale è andata, prevedibilmente, male. Complice, anche, la prospettiva di una nuova tornata di quantitative easing da parte della Banca centrale europea di acquisti di titoli sovrani che riguarderanno in quota maggiore proprio la Germania.

Repubblica a pagina 28.

8 crac

Crac bancari, al via le richieste di indennizzo. Attivato il portale del Mef per le domande dei risparmiatori. Ci sono sei mesi di tempo. 35 mila euro è il valore Isee al di sotto del quale i risparmiatori avranno diritto a essere soddisfatti con priorità negli indennizzi.

Corriere a pagina 30.

9 reddito famiglie Ue

Ue, cresce il reddito delle famiglie. Ma quelle italiane restano in coda. L’Ocse: nel G7 solo il RegnoUnito fa peggio dell’Italia (+0,5%) a causa dell’Irlanda del Nord.

Corriere a pagina 30.

Il reddito reale delle famiglie ha ripreso a crescere in modo consistente nei primi mesi dell’anno, in tutto il mondo industrializzato aumenta più del Prodotto interno lordo pro capite, segno che le disponibilità delle famiglie sono maggiori di quanto non dicano i numeri del Pil, ma in Italia le cose vanno peggio che negli altri Paesi. Nel primo trimestre, secondo i dati diffusi ieri dall’Ocse, il reddito delle famiglie italiane è cresciuto dello 0,5%, dopo la brutta flessione dell’ultimo trimestre dell’anno scorso (-0,4%), a fronte di una crescita del Pil dello 0,1% (a fine 2018 era -0,1%) . Ma ancora una volta l’Italia è il fanalino di coda tra tutti i maggiori Paesi industrializzati del mondo.

10 Huawei

Sfida alla Cina. Trump inserisce Huawei Italia nella lista nera L’azienda: «È una mossa politica». Questa volta, nella «lista nera» di Donald Trump del commercio con gli Stati Uniti c’è anche l’Italia. Tra le filiali e i centri di ricerca del colosso cinese inseriti nella nuova Entity list, infatti, c’è Huawei Italia, con il Microwave R&D Center di Segrate, Milano.

Corriere a pagina 19

10 Commerzabamk

Commerzbank pronta a tagliare fino a 200 filiali. Continua il momento difficile dei grandi gruppi bancari tedeschi. Dopo che il campione nazionale, Deutsche Bank, a inizio luglio, ha approvato un drastico piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 18 mila dipendenti (uno su cinque) entro il 2022, adesso è Commerzabank, secondo gruppo bancario del Paese con attivi per oltre 2 mila miliardi di euro, a pensare a un piano di rilancio. Secondo indiscrezioni starebbe preparando a un taglio di cento o duecento filiali.

10 Fmi

Effetto Quota 100 in dodici mesi via 35 mila prof. A settembre scatta il primo esodo degli insegnanti. A rilento invece le altre uscite nel pubblico impiego. Quota 100, già in piena azione nel privato, comincia a far sentire i suoi effetti anche nelle amministrazioni dello Stato. Anche se le uscite, che partono proprio ad agosto, sono molto inferiori alle aspettative del governo. Se in dodici mesi se ne sono andati 35 mila professori, negli altri settori l’esodo va a rilento. Messaggero a pagina 17.

10 Fmi

Fondo monetario, Georgieva più vicina. Un ostacolo in meno per la nomina della bulgara Kristalina Georgieva alla posizione di direttore generale del Fondo monetario al posto di Christine Lagarde. Il Fondo ha infatti comunicato che i 24 membri del suo consiglio esecutivo hanno raccomandato la rimozione del limite di età (65 anni) per la carica. Una proposta che sarà portata al consiglio dei governatori, che comprende rappresentanti di tutti i 189 Paesi membri. Georgieva ha compiuto 66 anni proprio la settimana scorsa.

«Più tecnologia e automazione. Il Pil può crescere anche dell’1%». McKinsey: l’impatto dell’intelligenza artificiale su lavoro, welfare, salute, scuola e ambiente. Uno studio dal titolo «Tech for good» ha tentato di valutare l’impatto della smart automation e dell’intelligenza artificiale sul welfare e sulla crescita del Pil. Analizzando 600 casi di studio, il report afferma che l’aumento potenziale del benessere, una somma di crescita economica e di altre componenti come la salute, il tempo libero e la parità di diritti, possa contribuire entro il 2030 a portare dallo 0,5% fino a un punto di Pil in più all’anno, pari a circa 13 mila miliardi di euro, sia in Europa che negli Usa.

Corriere a pagina 31.

ESTERI

1 Trump 1

Trump sul sentiero di guerra in vista del G7 di Biarritz

Minaccia dazi ai partner Ue e vuole ricostituire il G8 riammettendo la Russia

Sole a pagina 16

1 Trump 1

“Non vendono la Groenlandia” Trump via Twitter cancella la sua missione in Danimarca Schiaffo del presidente a Copenhagen. La regina: era pronto il tappeto rosso

Sono sorpresa dalla decisione di Trump di annullare la visita dopo il rifiuto di vendere, ma non c’è alcuna crisi tra noi

Rimanderò l’incontro ad un altro momento Così la premier farà risparmiare spese e sforzi a entrambi i Paesi

Il Paese dei ghiacci dovrebbe dichiarare la propria indipendenza e poi entrare negli Usa

Stampa a pagina 10

TrumpoffesononvainDanimarca Il presidenteUsa voleva comprare laGroenlandia. La premier: «Assurdo».Arriverà inveceObama

Corriere a pagina 12

2 Trump 2

Stretta americana sui migranti Trump: aboliamo lo ius soli Pronta anche la nuova norma sulla detenzione a tempo indefinito per le famiglie di stranieri che attraversano la frontiera senza un visto valido. Genitori e figli uniti, ma dietro le sbarre. Quello della cittadinanza è un vecchio bersaglio L’idea del presidente è che le donne vadano apposta in America a partorire

Repubblica a pagina 14.

washington intende mettere fine al diritto di cittadinanza per nascita Stretta sui migranti dalla Casa Bianca Ius soli addio e detenzione dei bambini

Le famiglie con minori entrate illegalmente saranno fermate a tempo indeterminato

3 Trump 3

Il senso di Trump per gli ebrei: buoni solo se lo votano

Il presidente fa arrabbiare la comunità mettendo in dubbio la sua fedeltà. La lobby ‘J Street’:“Il razzismo non ci piace”

Fatto a pagina 19.

3 Trump 3

«I bimbi in cella senza limiti di tempo» «Nessun bambino dovrebbe essere usato come una pedina per aggirare le regole», ha spiegato il ministro per la sicurezza interna di Trump Kevin McAleenan, illustrando le ragioni della nuova stretta sull’immigrazione: ribaltando un regolamento secondo il quale i nuclei con minori non possono essere fermati per oltre 20 giorni, l’amministrazione ha deciso di consentire la detenzione a tempo indeterminato delle famiglie con bambini che attraversano il confine.

Corriere a pagina 11.

4 G7

Usa pronti a invitare Putin al G7 del 2020 in America

Le porte del G7 si stanno riaprendo alla Russia. Martedì il presidente Usa Trump aveva detto che era favorevole a riammettere Mosca al vertice dei grandi della Terra, da cui secondo lui era stata esclusa perché Obama si era lasciato raggirare da Putin, quando aveva invaso la Crimea. In serata poi ne ha parlato con il collega francese Macron, che ospiterà il prossimo G7 a Biarritz a partire da sabato, e i due hanno concordato di rinvitare il Cremlino. Il capo della Casa Bianca ne parlerà agli altri Paesi membri durante l’incontro in Francia, ma la riammissione di Putin sembra ormai certa, perché nel 2020 il G7 sarà organizzato dagli Usa, che quindi come Paese ospitante avranno il diritto di invitare chi vogliono. Il capo dell’Eliseo ha detto che la chiave per riaprire la porta del vertice sarebbe una soluzione della crisi in Ucraina, ma i maligni sospettano che l’intera operazione sia una trappola ordita dallo stesso Macron per imbarazzare Trump. Putin infatti verrebbe negli Usa per il G7 proprio nell’anno delle elezioni presidenziali, rilanciando polemiche e sospetti legati al «Russiagate» e le interferenze con il voto del 2016.

Stampa a pagina 10

5 Iran

Documenti d’intelligence svelano le operazioni delle nuove cybertruppe: colpiti ministeri e hotel in Turchia, Serbia e Austria L’Iran schiera un esercito di hacker “Rubati i dati di milioni di turisti”

Stampa a pagina 11

6 Nave

Pressing americano, Atene chiude i porti alla petroliera Adrian Darya diretta in Siria. La nave era rimasta ferma a Gibilterra. La Grecia chiude i porti alla petroliera iraniana Adrian Darya che era rimasta sequestrata a Gibilterra per 5 settimane con l’accusa di trasportare greggio verso la Siria. Le autorità di Atene, che hanno affermato di aver subito pressioni dagli Usa, – che hanno mandato di sequestro della nave cisterna – hanno fatto sapere che non faciliteranno il trasporto del greggio in Siria in nessuna circostanza.

Stampa a pagina 11.

7 Yemen

I ribelli sciiti abbattono con un missile un drone Usa. I ribelli yemeniti Houthi abbattono un drone statunitense con un missile iraniano e il duello fra America e Iran si allarga ancora di più. Il tutto nel giorno che vede le milizie sciite dell’Iraq, alleate di Teheran, accusare Washington di essere dietro i raid misteriosi che da settimane colpiscono i loro depositi di armi. È una sfida che abbraccia il Golfo, il Mediterraneo, con la vicenda della petroliera, e il Mar Rosso, dove si fronteggiano militari sauditi e i guerriglieri sciiti.

Stampa a pagina 11.

8 Brexit

Brexit, trenta giorni per trattare Merkel tende la mano a Londra

Incontro a Berlino con il premier Boris Johnson. Una soluzione sul confine irlandese “è possibile”

Ho vissuto 34 anni dietro alla Cortina di ferro. So cosa significa quando i muri cadono e so che bisogna impegnarsi al massimo per la convivenza pacifica

Repubblica a pagina 15

Merkel riceve Johnson: Brexit una soluzione in trenta giorni Merkel riceve Johnson a Berlino e dice che l’accordo con la Ue non si può rivedere e che Berlino è pronta all’eventualità di un’uscita senza intesa di Londra dalla Ue. Ma apre sul backstop, il protocollo di garanzia per evitare il ritorno a una frontiera fisica fra le due Irlanda. Si era pensato che una soluzione definitiva potesse essere trovata in due anni, «ma forse si potrà trovare anche nei prossimi 30 giorni», ha detto Merkel.

Stampa a pagina 12.

Brexit, gli industriali tedeschi chiudono la porta. Secco ‘no’ a Johnson. Il premier inglese dalla cancelliera Merkel propone un nuovo accordo ma i “panzer ” lo spianano. Berlino non vuole il confine fisico fra le Irlande, ha già i suoi problemi di crescita economica.

Fatto a pagina 19

Merkel-Johnson, patto per evitare la «catastrofe» I due leader: 30 giorni perrisolvere il nodo del confine irlandese. Negato il visto Usa alla fidanzata di Boris

Corriere a pagina 14.

Londonderry, città divisa dove la Brexit fa paura «Può riaccendere le micce» In Irlanda del Nord. «Ricordiamo la guerra per salvare la pace». Il reportage sul luogo simbolo del conflitto.

Massimo Nava sul Corriere a pagina 14.

Brexit violenta In Irlanda del nord aumentano le imboscate contro la polizia in vista del ritorno dell’ “hard border”

Foglio in prima

9 Kashmir

Kashmir, la scommessa (per ora) vinta dall’India

Danilo Taino sul Corriere a pagina 15

10 Siria

Le voci inascoltate che arrivano dalla Siria di Assad. C’è poco di nuovo nelle dinamiche della terrificante operazione lanciata dalla dittatura siriana contro l’ultima enclave delle forze ribelli nella regione di Idlib. Lo si ripete da almeno cinque anni: senza l’aiuto militare russo e iraniano Assad sarebbe caduto da un pezzo. Ma, proprio grazie a tali alleati, i suoi soldati possono da tempo colpire impuniti, torturare gli oppositori, farli sparire, lanciare agenti chimici, bombardare ospedali, cliniche, campi profughi, terrorizzare col fine dichiarato di stroncare qualsiasi spirito di rivolta. Noi europei siamo distratti. Nessuno crede più all’anelito di libertà e rinnovamento democratico che, soprattutto in Siria, aveva improntato lo scoppio della «primavera araba» locale nel 2011. Lorenzo Cremonesi sul Corriere a pagina 28.

GIUSTIZIA

1 Fuerali

Applausi e saluti fascisti ai funerali dell’ultrà. È una coreografia da stadio quella che ieri ha fatto da cornice al funerale di Piscitelli, ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto scorso nel parco degli Acquedotti, in zona Tuscolana, nella Capitale. Una coreografia che – per ragioni di ordine pubblico, in base agli accordi presi nei giorni scorsi con la famiglia in vista delle esequie – si è sviluppata all’esterno, lungo la strada e sul piazzale che conduce al Santuario, in un’area presidiata da 300 uomini delle forze dell’ordine. Proteste della famiglia. Sulla bara di Piscitelli la scritta “Irriducibili”. La vedova si scaglia contro la polizia, poi ha un malore. Tensione quando non viene rispettata la sosta di 3 minuti prima di portare via il feretro.

Stampa a pagina 13

Doveva essere una funzione privata, ma la tifoseria laziale pretende di omaggiare la salma e allontana le forze dell’ordine

Funerali Diabolik, gli ultrà comandano la cerimonia

Fatto a pagina 15

Saluti romani e cori da stadio per l’addio a Diabolik Capitale blindata e tensione ai funerali del capo ultrà laziale assassinato Trecento tifosi presenti. Le urla di moglie e figlia contro la polizia

Repubblica a pagina 16

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Buongiorno. Conte pronuncia un durissimo intervento contro Salvini e va al Quirinale a dimettersi. Oggi le consulazioni. Il colle cerca una soluzione rapida. Telefonata Zingaretti – Di Maio per far nascere un governo giallorosso. Buona lettura a tutti. PS Stamattina la rassegna è incompleta per problemi tecnici. Scusate.

Conte lascia. Tempi stretti per la crisi. Il presidente del Consiglio Conte ha annunciato ieri al Senato la fine del governo M5S-Lega, attaccando a tutto campo il vice Salvini: «Ha perseguito interessi di parte, una decisione grave» quella di aprire la crisi, «dettata da opportunismo politico». La scelta di rompere, ha detto Conte, interrompe l’azione di governo ed «espone a seri rischi il nostro Paese», compreso lo spettro di ritrovarsi in esercizio provvisorio con un nuovo Esecutivo «nella difficoltà di contrastare l’incremento dell’Iva e con un’economia esposta a speculazioni e sbalzi dello spread».More

Cala il sipario. Accuse, smorfie e rosari nella corrida del Senato. Giù il sipario sul governo Conte feroce con Salvini: “Irresponsabile”. Applausi dai banchi del Pd. Il divorzio dei due ex alleati si fissa in una sequenza nell’Aula del Senato verso la metà del discorso del premier Conte. «Far votare i cittadini è l’essenza della democrazia», sta dicendo l’inquilino di Palazzo Chigi. Pronuncia questa frase e gli spalti, pardon i banchi della Lega si incendiano, applausi scroscianti, Salvini sorride e fa un gesto come dire «eh infatti», per qualche secondo il premier si interrompe. «Ma sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile», prosegue, e stavolta ammutoliscono i leghisti e si accende il battimani in un altro settore dell’emiciclo, un’altra tifoseria si direbbe. Un intervento via l’altro fino alla replica piccata del premier dimissionario: «La responsabilità della crisi porta la firma del ministro Salvini, ma se gli manca il coraggio me la assumo io». Le ultime parole della giornata, prima di lasciare Palazzo Madama in direzione Quirinale. E aprire un altro film.
Stampa a pagina 2.

Il selvaggio e il leader per un giorno.

Cechov ha costruito i suoi racconti più belli su figure di funzionari e di professori di provincia che appena escono dall’anonimato rimangono schiacciati dal “fuori luogo”. Pensate infatti a Conte, alla sua politica come gentilezza e, per contrasto, alla forza delle accuse finali – come non condividerle? – con le quali ha condannato Salvini.
Francesco Merlo su Repubblica. More

Il Colle. Mattarella non vuole la melina dei partiti. Subito un accordo o si andrà alle elezioni. Via alle consultazioni rapide. Senza intese tra Pd e M5S in un paio di giorni nasce il governo “di garanzia”. Mattarella ha urgenza di sciogliere i nodi per mettere in sicurezza l’Italia nel caso di elezioni. Ugo Magri sulla Stampa. Governo vero o elezioni scrive Marzio Breda sul Corriere. More

Matteo Renzi in Aula. Dal suo scranno del Senato parla da leader e benedice un governo istituzionale, che salvi il Paese e faccia la manovra. Scagliando un dardo velenoso al leader del suo partito, con quell’accusa di «connivenza» con Salvini per andare al voto a ottobre, impedendo la formazione di un nuovo esecutivo. Si premura pure, Renzi, di chiarire che lui non ne farà parte per tenersi le mani libere e nemmeno Lotti e la Boschi del suo «giglio magico».
Stampa a pagina 6.

EDITORIALI E OPINIONI

Il rischio di allungare i tempi. I fautori di un rapido sbocco della crisi, grazie a un capovolgimento delle alleanze in Parlamento, con al primo posto la volontà della maggioranza dei parlamentari di evitare le elezioni e quella dei partiti più in difficoltà di impedire la vittoria nelle urne di Salvini, l’avevano fatta troppo facile.
Marcello Sorgi sulla Stampa. More

Il sentiero stretto. Il premier che i capi di Cinque Stelle e Lega avevano designato e presentato come mero esecutore del loro trionfale e velleitario contratto del cambiamento, alla fine esce a testa alta. E ridimensiona i presunti «padroni» della maggioranza giallo-verde. Conte potrebbe diventare uno dei candidati naturali a guidarlo. Ma qui si entra nella terra incognita di una crisi dai contorni inediti. Alle diffidenze tra un partito e l’altro si sommano i contrasti all’interno di ogni forza politica. Il rischio di tenere l’Italia in sospeso mentre si affastellano le decisioni da prendere è quello che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, vuole evitare.
Massimo Franco sul Corriere.More

La partita del 2022 per gestire l’operazione Colle. L’idea che attraversa il Parlamento è che si possa riproporre a distanza di anni lo «schema Ciampi», il cui percorso politico rimase sempre dentro il perimetro delle istituzioni: da Banca d’Italia a Palazzo Chigi, fino al Quirinale. Che poi è il vero oggetto della contesa di questa crisi. Perché in ballo non c’è (tanto) il governo ma chi eleggerà il prossimo capo dello Stato.
Francesco Verderami sul Corriere. More

Crisi, tempi stretti soluzione lontana. Ieri il Senato poteva vivere una memorabile giornata di vita parlamentare e invece ne ha vissuto una abbastanza mediocre. L’epilogo del governo del cambiamento doveva essere l’occasione per una riflessione corale intorno ai quattordici mesi dell’esperienza populista e invece ognuno ha recitato la sua parte secondo schemi prevedibili e con scarsa passione civile. Il premier aveva promesso di aprire la crisi in Parlamento e lo ha fatto, ma il suo discorso è stato una resa dei conti con Salvini, caricato di tutte le accuse che Conte gli aveva risparmiato fino a ieri.
Stefano Folli su Repubblica.More

Il ballo delle anime perse. È un’anima persa Giuseppe Conte, dal quale ci si aspettava un discorso finalmente all’altezza del ruolo, che trasformasse il vacuo “avvocato del popolo” in un vero “uomo di Stato”. E invece non è stato così, e per offrirsi senza un serio disegno politico a un bis purchessia il premier uscente ha pattinato sulle miserie di questo “anno bellissimo”, raccontandolo per quello che non è stato.
Massimo Giannini su Repubblica. More

Chi ha paura di Conte. Il presidente del Consiglio stava crescendo troppo per lasciargli altro campo libero da fiore all’occhiello del M5S. È lo stesso timore che anima Zingaretti e Renzi, divisi su tutto fuorché sull’ostilità a Conte, tanto comprensibile per ragioni di bottega quanto miope per gli interessi dell’Italia.
Marco Travaglio sul Fatto. More

Fenomenologia del salvinismo democratico che preferisce il Truce. Ex comunisti di destra, terzisti e bella gente. Idiosincrasie, ubbie politiche, qualche ragione e molti errori. L’unica domanda che conta: ha senso dare il vantaggione al Truce? Ci vorrebbe, da parte loro, una autoanalisi e una presa di coscienza su uno schietto dilemma politico: gliele diamo le elezioni risanatrici e glieli diamo i pieni poteri, sì o no?
Giuliano Ferrara sul Foglio. More

Caro Matteo, che pasticcio ci hai combinato. Diavolo di un Salvini. Da un anno le chiediamo di staccare la spina al governo con Di Maio, ma mai più immaginavamo che lo avrebbe fatto in questo modo e soprattutto con questi (probabili) esiti.
Alessandro Sallusti sul Giornale.More

Così la crisi al buio terrorizza il Palazzo: tutti sono a rischio. Ieri al Senato Salvini non ha dato il meglio di sé e il timore di non avere le elezioni, di non essere più al riparo nel governo e, magari, di dover subire un governo che nasce per emarginarlo con una nuova legge elettorale proporzionale, lo ha costretto a subire oltre agli insulti di Conte anche una porta in faccia dai grillini.
Augusto Minzolini sul Giornale. More

Zingaretti-Di Maio. La trattativa è partita. No del Pd al bis del premier e il nodo Renzi. Telefonata tra i leader e prima intesa: serve un accordo di legislatura. Il 5S: “Puoi darmi garanzie su Matteo?” La risposta: “No”. Il timore che l’ex premier faccia la scissione per pesare di più nel nuovo governo. Oggi la direzione dem. More

Il paletti del partito del voto. C’è un gioco di sponda tra Pd e Quirinale per costringere il M5s alla resa immediata. Le condizioni di Zingaretti per far partire il nuovo governo, la battaglia in vista della direzione. Lorenzo Fontana conserva un residuo di speranza: “Tutto si decide nei prossimi due giorni. Pd e M5s hanno poco tempo per trovare l’intesa”. More

In casa Cinquestelle. La strategia di Di Maio: ripartire da me e Conte. Ma il Movimento sbanda. Nel M5S resta forte la spinta a un accordo con i dem E c’è anche chi loda l’intervento dell’ex leader pd. Corriere pagina 6. Luigi pensa al passo indietro pur di confermare il premier “Non ci può essere alternativa” Pressing dei grillini: il leader lascerebbe il governo come scalpo al Pd Messaggio a Conte di Von der Leyen. L’M5S spera nella sponda europea. Stampa pagina 7.

In casa Lega. Salvini grida al complotto. Ed è pessimista sulle urne. Ai suoi: c’è il10% di possibilità di votare. Giorgetti: dibattito interno? Da noi decide il capo. Corriere a pagina 7.
Il flop di Salvini agita la Lega. Può perdere subito il Viminale. L’estrema giravolta del ministro dell’Interno: il ritiro della mozione di sfiducia, a dimissioni di Conte già annunciate. La stoccata di Giorgetti: “Ha deciso tutto lui, da noi non c’è democrazia”. Repubblica a pagina 8.
Salvini: l’Europa voleva sabotare la manovra. I peones scettici: “Matteo consigliato male”. La decisione di rompere dopo lo scandalo dell’incontro al Metropol. Ma nel partito cresce la delusione. Stampa a pagina 8.

Harakiri di un leader Salvini come Berlusconi e Renzi: arrivato all’apice è diventato nemico di se stesso. In pochi giorni il leader leghista ha sbagliato tutte le mosse. Come, prima di lui, quei capi che hanno confuso alto consenso e delirio di onnipotenza. Nel 2009 il Cavaliere a Onna aprì alle opposizioni. Due giorni dopo era da Noemi Letizia. Il 40% e poi la caduta del referendum per il Pd. Europee e poi Papeete per l’altro Matteo. Filippo Ceccarelli su Repubblica a pagina 9.

Social. Si studia la controffensiva sul web. Matteo pronto a scatenare la “Bestia”. «Salvini non si discute», dicono in tanti. Ora prima di portare la gente in piazza per protestare, scenderà in campo la “Bestia”, la macchina social di Salvini che sta già scaldando i motori. «Movimento 5 Stelle e Partito democratico cadranno prima nella rete, poi nei palazzi», la convinzione. E Morisi, l’uomo della comunicazione sul web della Lega, già pianifica la battaglia: «Nessuna spallata, ma gli elettori del Movimento 5 stelle e del Pd non ci staranno a questo inciucio». Messaggero a pagina 6.

Centrodestra. Forza Italia chiederà le elezioni. «Salvini? Ci ha vendicato Conte». Berlusconi cerca l’unità della coalizione. Anche la Meloni spinge per le urne anticipate. Messaggero a pagina 8.

Rosari. Spadaro: “Quei rosari strappati alla devozione per pura propaganda”. Il direttore di Civiltà Cattolica: “Mi ha colpito l’espressione di Conte sull’incoscienza religiosa. San Giovanni Paolo II parlava di sana laicità”. Rosy Bindi. “Salvini profana i simboli religiosi Adesso con i 5S serve discontinuità”. Il presidente Conte ha tenuto un discorso condivisibile nella critica al suo vice leghista ma non ha rinnegato nulla della sua azione di governo. Anzi.

L’altro Matteo si è ripreso la scena. “Niente ministeri”. A me sembra naturale che nessuno di noi entri al governo. Non parlo per Boschi o Lotti ma se mi chiedono un consiglio dico di restare fuori. Matteo Pucciarelli su Repubblica. More

Un anno di governo. Il dibattito in Senato ha messo a nudo l’insanabile distanza tra leghisti e grillini I ripetuti scontri nella maggioranza in altri tempi avrebbero subito aperto la crisi Litigi, polemiche e insulti Un anno gialloverde vissuto pericolosamente. Stampa pagina 9.
Il governo aveva approvato un decreto per garantire la continuità produttiva in alcune fabbriche Ma il provvedimento non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Dalla Whirlpool all’ex Ilva, lavoratori abbandonati. Dal presidio della fabbrica di lavatrici un appello a Mattarella. Repubblica pagina 11.
Il dibattito in Senato ha messo a nudo l’insanabile distanza tra leghisti e grillini I ripetuti scontri nella maggioranza in altri tempi avrebbero subito aperto la crisi Litigi, polemiche e insulti Un anno gialloverde vissuto pericolosamente. Stampa a pagina 10.

Sui giornali nel mondo. Evidenziati gli attacchi di Conte al vicepremier, definito “irresponsabile” Il New York Times: è stato il governo più nazionalista e disfunzionale “La fine dei populisti” L’Italia in prima pagina sulla stampa straniera. Stampa pagina 10.

Open Arms. Il procuratore di Agrigento, Patronaggio, arriva in elicottero e decide dopo un’ispezione con alcuni medici sulla nave umanitaria. Il governo spagnolo aveva fatto salpare un’imbarcazione militare per prendere e trasportare a Maiorca chi era rimasto a bordo Open Arms sequestrata dalla Procura. Sbarcati a Lampedusa tutti i migranti. Intanto dall’inizio di agosto arrivati 648 fantasmi. Ieri la finanza ha intercettato un veliero: 69 a bordo. Stampa a pagina 11.

Il capo missione dell’altra nave in attesa: “Tocca a noi, l’Europa smetta di ignorarci”. Da 12 giorni siamo in stand by dopo aver salvato 350 persone. A bordo non c’è ancora emergenza ma non potremo resistere all’infinito. Repubblica a pagina 12.

Mimmo Lucano. L’esilio e il padre malato. Giustizia, non pietà. Diritti, non concessioni. «Anche se mio padre non dovesse farcela, non chiederò di tornare a Riace». In quell’appartamento prestato di Caulonia che abita da ottobre ma non riesce ancora a chiamare casa, ostaggio di un provvedimento di esilio che gli impedisce persino di assistere il padre 93enne e malato, Mimmo Lucano non cede. Mentre in migliaia si mobilitano perché possa tornare in paese, lui ripete: «Non voglio carità». Della petizione lanciata dal Comitato 11 Giugno per invocare «un gesto umanitario» del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha saputo nulla fino a quando Facebook si è riempito di messaggi di solidarietà. Né immaginava che potesse avere tanto sostegno. In 24 ore l’hanno firmata in 25mila e appelli a sostenerla sono arrivati dai soggetti più diversi, dal vignettista Vauro Senesi al direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, da don Tonio Dell’Olio di Libera a Beppe Giulietti della Fnsi. Repubblica a pagina 18. More

Tremonti sull’Iva. Quella clausola di salvaguardia imposta dall’Europa nel 2011. Tutto cominciò con la crisi delle grandi banche tedesche e francesi. Giulio Tremonti scrive al Sole. Ho letto sul sito del Sole 24 Ore l’articolo di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste pubblicato nei giorni scorsi in materia di “clausole Iva… un prologo che risale all’estate del 2011. More

Savona contro Draghi. L’idea di Savona: patto Roma-Bruxelles e poi debito targato Ue. Al Meeting di Rimini attacco a Draghi: «L’Europa e la Bce impreparate alla crisi 2011». La Banca centrale europea è intervenuta in ritardo dopo la crisi del 2008 e con strumenti non risolutivi. L’attacco all’istituto di Francoforte arriva da Paolo Savona, presidente Consob ed ex ministro degli Affari economici del governo gialloverde, in occasione del Meeting di Rimini. More

Apple vs Netflix. L’amministratore delegato Cook punta a generare 50 miliardi di ricavi entro nel 2020 grazie ai servizi televisivi in streaming Apple lancia la sfida a Netflix e Amazon “Investiremo sei miliardi per la Tv+. Stampa a pagina 20.

Aumenti. L’Osservatorio sulle comunicazioni Agcom ha fatto i conti sui principali rincari degli ultimi 10 anni Al terzo posto la tassa per i rifiuti con una stangata del 26%, scendono solo le tariffe telefoniche Bollette, il record degli aumenti va all’acqua e all’elettricità.

Istat: i dati positivi riguardano solo le esportazioni e l’occupazione. Anche l’Istat comincia a vedere nero. “Ora l’Italia rischia la stagnazione”. Il presidente Blangiardo: l’industria frena, un problema la popolazione sempre più anziana.

Dazi. La guerra dei dazi creerà tensioni al G7 di Biarritz Trump cerca di evitare la caduta “Allo studio il taglio delle tasse”.

Isis. Fra Iraq e Siria ancora attivi 18mila militanti. In soli 6 mesi 139 attacchi Washington suona l’allarme “L’Isis sta rialzando la testa”.

L’Isis sta rialzando la testa in Iraq e in Siria. Non è in condizione di ricostruire il Califfato, ma combatte per destabilizzare i due paesi e minaccia l’Occidente col terrorismo. More

Russia Turchia Siria. Soldati russi al fianco di Assad. Bombe sui turchi in Siria. Soldati russi e turchi sono vicinissimi nella battaglia di Idlib che ha preso nelle ultime 48 ore un’improvvisa accelerata. Ma non sono dalla stessa parte. Le forze speciali di Vladimir Putin hanno un ruolo decisivo negli assalti notturni che hanno frantumato le linee di difesa dei ribelli a Sud della provincia siriana, e permesso ai governativi di accerchiare ed espugnare Khan Sheikhoun, una delle loro roccaforti meglio fortificate. I militari turchi, arrivati nell’autunno del 2018 per sorvegliare una zona cuscinetto ormai in pezzi, sono finiti intrappolati, e ora Mosca e Ankara cercano una soluzione per tirarli fuori senza incidenti, e senza far perdere la faccia a Erdogan. L’intervento in prima persona dell’esercito russo è stato rivendicato lunedì da Putin, nel suo colloquio con Emmanuel Macron. E ribadito ieri dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov: «I nostri uomini sono schierati sul terreno», ha spiegato. E ha aggiunto: «La Turchia è stata informata in anticipo dell’imminente attacco contro gli jihadisti. Ha avuto tutto il tempo per prevenire ogni incidente». Stampa pagina 13

Russia e Cina: i missili Usa sono un rischio per la sicurezza.

Seppellito il trattato antimissili «Inf», il rischio di una nuova corsa agli armamenti si fa sempre più concreto. Gli Stati Uniti non hanno aspettato molto per sfidare Russia e Cina. Domenica scorsa, cioè neanche tre settimane dopo che Putin e Trump hanno fatto carta straccia dell’accordo, gli Usa hanno testato un nuovo siluro a media gittata: un’arma fino a poco tempo fa proibita dal trattato che 32 anni fa contribuì a mettere fine a decenni di Guerra Fredda. La mossa della Casa Bianca è stata accolta con aspre critiche sia da Mosca sia da Pechino. «Avrà gravi ripercussioni sulla sicurezza regionale e internazionale». Stampa a pagina 14.

Da G7 a G8. Sarebbe meglio avere nuovamente il G8. Per il presidente Usa, Donald Trump, la Russia dovrebbe rientrare nel club dei Grandi della Terra, ricreando il G8. Sarebbe «molto più appropriato» aggiungere la Russia al G7, ha affermato l’inquilino della Casa Bianca, che si è detto favorevole a sostenere una proposta in tal senso. Per Trump, il presidente Putin è stato estromesso dal G8 da Obama perché «lo aveva superato in astuzia», ma la cacciata di Mosca è avvenuta come risposta all’invasione russa della Crimea.

 

Hong Kong, la governatrice Lam: cortei pacifici, ora si può dialogare. Tensioni con la Cina, sparito al confine con Shenzhen un impiegato del consolato britannico. Stampa a pagina 14. More

Brexit, Merkel stoppa Johnson “L’accordo non si tocca”. Se Boris Johnson sperava di arrivare a Berlino questo pomeriggio da Angela Merkel, con in mano una mezza promessa di far ripartire i negoziati sulla Brexit, dovrà riporre nel cassetto sogni e piani. More

Buongiorno a tutti. Attesa per il discorso di Conte al Senato. Il premier non farà sconti a Salvini, la crisi aperta è seria e il rapporto con la Lega è insanabile. Cinque Stelle divisi sull’eventuale scelta di dar vita a un nuovo governo con il Pd. Cauto Di Maio e Cauto anche il segretario del Pd Zingaretti che pare frenare sull’ipotesi di un governo di transizione: o nasce un esecutivo forte o meglio le urne. E mentre gli americani scoprono l’etica negli affari Putin e Macron fanno affari. Buona lettura.

 

 

Conte oggi alle 15 in Senato spiegherà la crisi al Paese. Il premier si sente fuori dal totonomi. Ue, reputa inelegante designare se stesso. Non farà sconti e dedicherà la parte centrale al difficile rapporto con Salvini (Corriere p.2). “Mai più con la Lega”. Il premier accuserà Salvini per la crisi. La decisione di non chiedere il voto dell’Aula per evitare il rischio di pasticci istituzionali. Poi rimetterà il suo mandato al Quirinale. “Nessun rinvio, è questione di dignità”. (Repubblica p.2). Poi un Conte bis e un governo ponte per aiutare i negoziati coi dem. L’ipotesi è dar vita a un esecutivo per mettere in sicurezza i conti e sterilizzare l’aumento Iva. In un secondo momento sarà siglato un contratto sul modello tedesco proposto da Delrio (Stampa p.2). L’idea di Di Maio un bis del premier con il sostegno Pd. Il capo politico pronto a chiamare Zingaretti: pensa a un esecutivo ponte che accompagni la trattativa con i dem (Repubblica p.3). L’ultimo pressing di Di Maio ma Conte verso le dimissioni. Il capo M5S vuole il taglio dei parlamentari: «Lascia giovedì». No del premier: «Questione di dignità personale e istituzionale». Grillo lo vorrebbe di nuovo a Palazzo Chigi e l’avvocato fa filtrare di non essere interessato a fare il commissario Ue (Messaggero p.3). L’avvocato e l’arringa per restare in campo (ma non a ogni costo) (Fatto p.2).

E spunta l’idea «senza Salvini» mentre va avanti il negoziato tra gli ambasciatori di M5S e democratici. Ma Di Maio non chiude la porta all’ex alleato: l’ipotesi di offrire un asse con lui fuori dai ministeri (Corriere p.3). Il consiglio di Giorgetti a Salvini: “Ricuci però stai fuori dal governo. Come fece Bossi nel 1994”. Tra le ipotesi anche le dimissioni del ministro prima delle comunicazioni di Conte (Stampa p.4). Stop del capogruppo della lega Molinari: “Niente governo senza il Capitano. Di Maio dovrà spiegare il tradimento. Il paese potrebbe reagire” (Qn p.4).

Urne sempre più lontane Spunta il governo-ponte per saldare M5s e Pd Conte potrebbe restare a Palazzo Chigi in attesa del «patto alla tedesca» tra Di Maio e Zingaretti (Giornale p.3).

Un monocolore per mazzolare il Truce. Ma quale formazione Ursula. Governo Bisconte finché la Lega si sgonfia. Troppi ostacoli sulla via del governo giallorosso. L’alternativa è semplice. Giuliano Ferrara sul Foglio.

Una telefonata a Draghi ci allungherebbe la vita scrive Alessandro Sallusti sul Giormale. Non voglio dare consigli, ma io una telefonatina a Mario Draghi la farei. Ad alcuni il nome di Draghi provoca l’orticaria perché associato all’euro alta burocrazia. Ma si tratta di un pregiudizio. Mario Draghi è in realtà un arci italiano, europeista convinto e intelligente che da presidente della Banca centrale europea ha tenuto testa agli egoismi e alle spinte franco-tedesche. Non l’ha fatto urlando e insultando ma facendo valere con autorevolezza la ragione, le regole e la sua autonomia di governatore sancita dai trattati.

Assalto finale al salvinismo. «Col proporzionale è finito». Patuanelli (M5s) rivela l’arma letale anti Matteo: «Arriverà una nuova legge elettorale che lo rovinerà». Renzi sbeffeggia il leghista: «Dovrebbero assegnargli il premio Coglion d’oro». Giorgetti: «Matteo non ha ammazzato chi doveva al momento opportuno». Augusto Minzolini sul Guiornale.

Chi tifa Ursula non ha capito la lezione Monti. L’ammucchiata che usa il nome della strega di una fiaba sarà la maledizione dei partiti che la sostengono. Il bocconiano issato al governo contro il voto popolare favorì il vento grillino che spazzò il sistema. Il bis che si prepara spianerà la strada al Carroccio. Maurizio Belpietro sulla Verità.

Il Colle avverte i partiti: adesso niente bluff e chiarezza immediata. Nel caos e nell’incertezza la bussola del Quirinale, che ribadisce la neutralità. Forse già da domani le consultazioni Mattarella pensa a un giro molto rapido (Messaggero p.4). Il Colle si attende le dimissioni del premier. Ma nulla obbliga Conte a dimettersi, tantomeno a gettare la spugna domani stesso. Nessuna ipotesi di governo del presidente. Mattarella, a richiesta, potrebbe dare più tempo: ma c’è rischio paralisi con la riforma Fraccaro. Da arbitro non fornirà indicazioni e aspetterà le proposte dei partiti durante le consultazioni (Stampa p.4).

Di Maio: “Salvini ha fatto un disastro”. I grillini lo processano: “Ora con il Pd”. Il leader dei 5S chiede tempo. Un ministro ai parlamentari: non trattate con la Lega. Molti leghisti mi hanno scritto che non sapevamo nulla: questa crisi è tutta colpa di Salvini (Stampa p.2). Il capo M5S non vuole chiudere al Carroccio. Ma c’è il muro dei gruppi: «No Luigi, è un errore». I dubbi del leader: con i lumbard possiamo rinegoziare il contratto come vogliamo, con il pd sarà dura. Deputati e senatori convergono sulla linea Conte–Fico e spuntano 14 saggi per la crisi (Messaggero p.2). Di Maio: “Torniamo centrali”. Ma il gruppo ora vuol contare (Fatto p.4). Il partito di Bibbona: il Movimento è tornato alla corte di Grillo. Con il vertice nella sua villa in Toscana il fondatore riprende la guida anche per evitare la rottura tra l’ala governista e quella anti-Lega (Repubblica p.7). I filo-dem contro i «nostalgici». Accuse e sospetti nel Movimento. Carla Ruocco dice sì al Pd. Da Buffagni un invito a Salvini: ha il telefono acceso? Lo usi (Corriere p.4). 5 Stelle decisi a fare il governo col Pd, avanza l’idea del Conte-bis (o Tria). Un esecutivo a tempo, che dia agio di scrivere il contratto di alleanza. “Renzi e Boschi inaffidabili ma c’è Zingaretti”. Salvini teme la riforma elettorale (Foglio in prima).

Salvini: Noi della Lega siamo pronti al taglio dei parlamentari mentre quelli del Pd sono contrari.

Di Maio vuole ottenere prima il voto della Camera sul taglia-parlamentari (Stampa p.3).

Salvini, ultima offerta ai 5S. “Fermerò l’inciucio con Renzi”. Il vicepremier riunisce i suoi collaboratori più stretti: “Per noi le elezioni restano la via maestra ma decido dopo il discorso di Conte”. Rotondi: “So che ha telefonato a molti parlamentari grillini per offrire posti in lista” (Repubblica p.6). «Nulla è scontato, tutto è possibile». Ma Salvini vuole tenere il Viminale. Nel partito c’è chi pensa a un nuovo governo gialloverde (con un altro premier) (Corriere p.6). Salvini prova a ricucire. «Ma se vogliono rompere è guerra senza quartiere». Il vicepremier aspetta Conte, poi parlerà in aula. Questa mattina doppio vertice con i suoi: il governo 5Stelle-Pd per noi è una manna (Messaggero p.6). La lunga cavalcata del leghista finita nel classico cul de sac (Fatto p.3). Dopo Salvini il diluvio. “Non abbiamo classe dirigente”, dice Borghezio. E Gianni Fava: “Se si eclissa lui è finita anche la Lega” (Foglio in prima).

Le condizioni di Zingaretti: «Esecutivo forte o si va al voto». Il segretario resta molto cauto: dal tono di Conte capiremo. L’idea di «impegnare» Renzi (Corriere p.8). Timori, veti e sospetti incrociati. Frena la trattativa 5Stelle-dem. M5S e Zingaretti temono che Renzi faccia cadere il nuovo governo in primavera. L’ex premier: falso. I grillini puntano su un Conte bis: «C’è solo questa ipotesi». Il Pd chiude, ma non troppo (Messaggero p.5). Zingaretti tratta ma ha un sospetto. “Lega e M5S torneranno insieme”. Grillini e Dem puntano a una piattaforma europea. Renzi: “Votiamo la sfiducia a Conte” (Stampa p.5). Prove di trattativa tra Pd e 5S. Prime ipotesi sui ministeri. Negoziato sottotraccia, big in campo: da Franceschini a Delrio. Ma grillini e Zingaretti temono le mosse di Renzi (Repubblica p.8). In casa Pd riesplode la guerra per bande: una guida ragionata. Chi vuole cosa: da Prodi a Franceschini. L’unico per il voto è Zingaretti, ma i dirigenti non lo seguono. Renzi tra qualche mese si farà un partito e ricatterà tutti. Boschi ministro? È una boutade per far capire ai rignanesi che, nel caso, devono legarsi al patto coi 5S (Fatto p.5). Calenda: “Non si risorge con un governo Frankenstein. Si possono fare esecutivi con chi ha idee diverse, non con chi ha valori diversi. Lo abbiamo sostenuto fino a 15 giorni fa” (Repubblica p.8).

Stefano Fassina di Leu: ”Le cose potrebbero solo peggiorare. Un governo rossogiallo deve riaprire il negoziato con Bruxelles e rivedere il deficit. Bisogna prendere le distanze dalla maggioranza Ursula di Prodi” (Stampa p.5).

Forza Italia e l’opposizione (con riforma elettorale). La strategia di Gianni Letta permetterebbe a Berlusconi di avere un peso nelle scelte. Il telefono «sempre acceso» del leghista è servito all’ex premier per riprendere i contatti. Gelmini: ora la Lega deve darci segnali chiari. Bisogna ricostruire il centrodestra tenendo conto di tutte le componenti. Se il Colle si appellasse al Paese per un governo d’emergenza, tutti i partiti faranno una valutazione (Corriere p.9).

Giovanni Toti fondatore di Cambiamo: “Non si troverà un governo capace di incidere sul Paese, siamo il fanalino di coda in Europa. Adesso andiamo a votare, tutto il resto è un compromesso. Con Mara Carfagna ho un ottimo rapporto, l’idea è di cambiare il centrodestra” (Stampa p.4). Toti cala a Roma per la campagna acquisti: pensa a gruppi suoi e ci prova con Mara. Se la legislatura proseguisse potrebbero completare la scissione anche in aula (Fatto p.4).

Ferma e coerente: la Meloni è l’unica seria e continua a crescere. Il partito di Giorgia si schiera contro ogni ipotesi di ammucchiata. E lei: «Per qualcuno è un limite, io ne vado fiera. Adesso al voto» (Libero p.6).

Il presidente della Cei al Meeting di Cl Il cardinale Bassetti: “Si aiuta chi ha bisogno, italiano o straniero” (Repubblica p.7). Crisi, i vescovi apprezzano la svolta ma sul nuovo corso la Chiesa è divisa. Il presidente Bassetti: «Primavera italiana? Arriverà ma siamo ancora nella notte. Aspettiamo Conte» (Messaggero p.4).

Altro naufragio in Libia. “Temiamo una strage con cento morti”. La segnalazione dal servizio telefonico Alarm Phone. Tra Linosa e Malta in 356 sulla Ocean Viking (Stampa p.9).

La Open Arms non si muove. Sullo sbarco tutti contro tutti (Fatto p.11). A Lampedusa 99 ancora in mare. Il governo spagnolo: “Posizione incredibile. Abbiamo offerto ogni tipo di aiuto. La guardia costiera scorti i migranti in Spagna”. No di Open Arms: “Questa non è una soluzione” (Stampa p.9). Toninelli sul web: Guardia Costiera pronta a trasportare i migranti in Spagna (Corriere p.11). La denuncia del fondatore Camps, “le leggi di Sanchez peggio del decreto Sicurezza bis di Salvini”. Perché la Spagna non è “porto sicuro” (Fatto p.11). Oscar Camps, fondatore dell’Ong. “Non faccio politica salvo vite umane. L’unico porto è qui. La proposta dell’Italia arriva tardi, per giorni non ci hanno neanche voluto ascoltare (Repubblica p.13).

Appello a Mattarella: “Lucano torni a Riace per l’addio al padre”. Una petizione al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché intervenga «urgentemente» per consentire a Mimmo Lucano «di poter tornare nel comune di Riace» per un ultimo saluto all’anziano padre malato. A lanciarla, via Facebook, il Comitato undici giugno, nato a sostegno di Lucano e del progetto Riace.

“Simon morto 40 minuti dopo l’allarme”. Ma si indaga sugli errori nei soccorsi. Recuperato il corpo del 27enne francese disperso in Cilento dall’8 agosto. “Richiamato, non ha più risposto” (Repubblica p.15). Polemiche per la mancata geolocalizzazione del francese. Il caso del numero unico (Corriere p.16).

Ipotesi tecnica dell’Iva sterilizzata a tempo. Per la Ragioneria è fattibile un blocco dell’aumento fino ad aprile con copertura ad hoc (Sole p.5). Il gioco dell’Iva. Dal primo di gennaio del 2020 scatterà l’aumento dell’imposta per 23,1 miliardi. L’intervento per evitarlo dipenderà dalla soluzione alla crisi di governo. Clausole, la trovata di Tremonti è diventata una scorciatoia obbligata. Monti e Gentiloni le ridussero, Letta scelse il rincaro. Tornate con Renzi e Conte

(Repubblica p.9). La tagliola dell’Iva. Il commento di Tito Boeri su Repubblica in prima.

Svolta dei capitalisti Usa: «Prima degli azionisti ci sono etica e ambiente». Manifesto di 200 imprese quotate a Wall Street: «Il profitto a tutti i costi danneggia il business» (Giornale p.12). La svolta etica del capitalismo. Un documento di 181 top manager dice che l’impresa deve arricchire i lavoratori e la società. Ogni compagnia deve avere come scopo l’arricchire la vita dei propri dipendenti, dei consumatori e delle comunità, servendo gli azionisti in modo etico. La Business Roundtable è una grande associazione di imprese americane: ne riunisce oltre 180, con dieci milioni di dipendenti. Ieri ha aggiornato i suoi valori: al centro ci sono contributi e responsabilità nei confronti di lavoratori, ambiente e comunità. Le critiche. Larry Summers: «Sono diffidente, temo sia una strategia per evitare una riforma fiscale» (Corriere p.13). Se il manager diventa verde. Il commento di Federico Rampini su Repubblica (p.30).

Berlino: piano da 50 miliardi per rilanciare l’economia. La Bundesbank prevede un peggioramento del Pil nel terzo trimestre. La paura della recessione spaventa la Spd anche in chiave elettorale. L’ipotesi di un programma di spesa come quello usato contro la crisi del 2008 (Stampa p.20).

Tassi e superdollaro, l’incubo di Trump. Dietro le tensioni fra il presidente e la Fed le critiche degli esperti alla politica dei dazi (Repubblica p.20).

L’economia rallenta, ma per le cedole è nuovo record. È stato raggiunto un nuovo record, a livello globale, di dividendi pagati agli azionisti delle società quotate in Borsa. Il secondo trimestre dell’anno, secondo l’indice di Janus Henderson Global Dividend, ha registrato quota 513,8 miliardi di dollari, in aumento dell’1,1% rispetto al 2018, nonostante il rallentamento del tasso di crescita dovuto al rafforzamento del dollaro e al rallentamento dell’economia globale (Corruere p.30). Crisi aziendali in salita, rischiano il posto 250 mila lavoratori. Sono 158 i tavoli aperti (138 a inizio anno). Timori per settembre (Corriere p.31). La recessione e camper: un nuovo indice. Per gli addetti ai lavori della finanza è l’inversione della curva dei tassi di interesse dei T-Bond, i titoli di stato americani. Per l’uomo della strada è il crollo della vendita dei camper. I due eventi, quando si verificano, hanno lo stesso comune denominatore: la recessione economica. Nei giorni scorsi, analisti, quotidiani e siti economici hanno ricordato come da 40 anni a questa parte tutte le nove recessioni (più o meno profonde) che si sono verificate sono sempre state anticipate dall’inversione della curva dei tassi di interesse: ora, i tassi che pagano i titoli con scadenza a breve sono più alti di quelli con scadenze più lunghe. Certo, per essere recessione l’inversione deve durare qualche settimana. E quindi c’è tempo per intervenire. Ma l’agenzia Ansa da New York, ieri, ha fatto notare come le vendite di camper siano scese del 20% da inizio anno (mentre la frenata era stata del 4% in tutto il 2018). Simbolo dell’americano medio che spende, le ultime tre recessioni sono sempre state anticipate da meno camper venduti.

“Aumenti a raffica delle telefonate. L’Agcom controllerà gli operatori”. Francesco Posteraro, commissario dell’Autorithy: “Sulla fatturazione a 28 giorni abbiamo avviato un procedimento. Dopo 150 giorni scatteranno le sanzioni fino a 5 milioni per colpire le compagnie che non hanno rimborsato i clienti” (Stampa p.21).

Jobs act e diritto al reintegro, deciderà la Corte Ue. Ai giudici comunitari il caso di una lavoratrice non riassunta: presunta discriminazione (Corriere p.30). Si tratta di un licenziamento collettivo ingiusto: tutti i lavoratori coinvolti sono stati reintegrati tranne l’unica assunta con il Jobs Act e quindi l’unica a non avere diritto a riavere il proprio posto di lavoro, ma solo a un indennizzo. La palese dimostrazione di quanto le norme violino non solo la Costituzione, ma «sia i principi di parità di trattamento e di non discriminazione contenuti nella direttiva europea 99/70, sia la tutela contro i licenziamenti illegittimi stabilita dagli artt.20 e 30 della Carta dei diritti fondamentali della Ue».

Ex-Ilva appesa a un filo. Il decreto tarda ancora. ArcelorMittal tentenna Repubblica (p.30). Immunità, tempi più lunghi Mittal avvia i tagli all’indotto. Slitta la pubblicazione, attesa per ieri, del decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Riorganizzazione nei servizi e novità per la controllata Alliance green service (Sole p.7).

Asse Putin-Macron. Sull’Ucraina prove di dialogo prima del G7. Verso un vertice con Berlino e Kiev per parlare del Donbass. La Ue resta ai margini (Repubblivca p.10). Macron incalza Putin sui diritti umani. Risposta: e i gilet gialli? Anche l’Ucraina al centro dei colloqui. Il presidente russo: «Il G7 non esiste» (Sole p.3). Macron-Putin, prove di dialogo verso il G7. Ma l’unica apertura è sulla crisi in Ucraina. Il leader del Cremlino: sì ai raid di Assad a Idlib. Sui cortei a Mosca: non voglio proteste come i gilet gialli (Stampa p.10). Altro che geopolitica, Putin e Macron pensano agli affari (Fatto p.18).

Merkel e Orban si vedono al confine che fu la breccia nella Cortina di ferro. Meeting a Sopron, citta’ ungherese da cui fuggirono migliaia di tedeschi della Ddr. Il premier: 30 anni fa aprire i confini era libertà. Oggi chiuderli significa sicurezza (Stampa p.10). Merkel rassicura Orbán. Incarichi in Europa per i Paesi di Visegrad. Insieme per ricordare l’«inizio» della caduta del Muro

(Corriere p.12).

Alleanze. L’America First di Trump è isolata? Non ha mai avuto tanti «amici». Da Bolsonaro a Modi, metà dei leader del G20 è con il presidente. Sono nove i Paesi del G20 che hanno ottimi rapporti con Donald Trump e lo preferiscono di gran lunga al suo predecessore Barack Obama. Per i Paesi democratici l’attrattiva di Trump è la sua capacità di parlare agli elettori emarginati. L’intervento di Ian Bremmer sul Corriere (p.12).

La classe media contro “il popolo delle mascherine”: gente accecata dall’odio verso il partito, la Cina ci ha dato il benessere. I filo-cinesi della città ribelle: “Hong Kong ingrata con Pechino”. Sono undici le settimane di protesta che stanno scuotendo la società di Hong Kong. Trump avverte Xi Jinping: zero accordi se usate la violenza (Stampa p.11).

Trump, negoziato segreto con Caracas per far capitolare il regime di Maduro. Washington ha contatti con il leader socialista Cabello per cercare di fare breccia fra i militari e garantire immunità ai leader. Il presidente Usa frustrato per l’incapacità di Guaidó di prendere il potere (Stampa p.12).

Con l’amico Epstein e due ragazzine. Un video imbarazza il principe Andrea. Frequentò il finanziere anche dopo la condanna per pedofilia. I reali britannici in difesa: ipotesi orribile. Se gli Usa incriminassero il figlio di Elisabetta si aprirebbe un caso diplomatico mai visto (Corriere p.14).

Brexit: Londra ferma la libera circolazione. Boris Johnson sceglie la linea dura: nessuna transizione per i cittadini europei in caso di uscita dalla Ue senza un accordo. Scatta la protesta: “Irresponsabile” (Repubblica p.11). Brexit, la mossa di Corbyn: “Sfiduciamo Johnson”. Come evitare il no deal. Mettere alle corde il premier Tory che ha un solo voto di vantaggio ai Comuni e indire le elezioni. Confini blindati. Il governo: in caso di uscita senza accordo dalla Ue, stop alla libera circolazione delle persone (Fatto p.19).

I fantasmi della Diciotti. Sui migranti di Open Arms Salvini teme guai giudiziari. E fa bene. More

Garantisti per Salvini (ohibò). Nordio preoccupato dal governo Pd-M5s. E quando la Lega approvava tutto?More

L’ultima offerta di Salvini. Ma il M5S lo scarica: inaffidabile. Il leghista: «Conte è ancora il mio premier». Poi avverte: i nostri ministri pronti a lasciare. I vertici dei pentastellati riuniti da Grillo: non è credibile. Di Maio: «Ha pugnalato il Paese». Il leader del Carroccio invoca la piazza.

Capriola di Salvini: “Ascolterò Conte. Ma se non mi convince si voti subito”. Il vicepremier tende la mano al premier ma avvisa: “Non voglio dargli la soddisfazione di far entrare Renzi nel governo” (Stampa p.4). La linea dura dei Cinquestelle nel vertice a casa di Grillo (Corriere p.2). E si dice pronto alla mobilitazione: “Se in Parlamento non avrò i numeri, scenderemo pacificamente in tutte le piazze. Do la mia anima e la mia vita per dare un governo serio a un popolo serio, io vado avanti. I grillini dicono che sono inaffidabile? Ma se loro sono pronti ad andare con Renzi e la Boschi. La tattica del “Capitano”: attaccare Renzi e il Pd per delegittimare i 5Stelle (Stampa p. 4). Intervistato dal Giornale il leghista aspetta il premier in Senato: “Magari mi stupisce e propone la flat tax domani… Se il deficit è fatto per investimenti e opere pubbliche con Bruxelles si potrà trattare”. Le elezioni: “Siamo in mano a una trentina di senatori renziani: pure loro sanno che non li vota più nemmeno il babbo”. L’inciucio: Pensano a un esecutivo con Renzi, Boschi e Prodi Dovranno passare sul mio corpo”. I Conti: “Vorrei che si votasse a ottobre: a novembre nuovo governo e a dicembre la manovra taglia-tasse”. Open Arms: “Non la do vinta ai compagni: resto ministro per difendere i confini. Non siamo il campo profughi Ue, basta sbarchi”. La Riforma: “Io ho accettato la sfida dei 5s di tagliare i parlamentari per poi andare al voto ma loro poi si sono tirati indietro”. L’Unione Europea: “Io il maggior pericolo per l’Europa? Con onestà e umiltà dico che vado avanti pure senza poltrone” (Giornale p. 2 e 3). Salvini grida e preme su Mattarella: “Dovrà valutare se i governi Arlecchino vanno bene”. Rifiuta la richiesta di dimettersi, ma lascia ancora aperta la porta del dialogo con i grillini (Repubblica p.2).

Il siluro 5S: Salvini inaffidabile. Grillo ricompatta i vertici. “Pd? Dipende per cosa”. Tutti i big a Bibbona nella villa del fondatore. Provocazione alla Lega: se Salvini fa un passo indietro si può ragionare. Resta l’opzione urne. I dubbi di Casaleggio sui dem. Le condizioni del comico: “Con Renzi non si tratta”. Di Maio e Dibba ricuciono (Repubblica p.3). Grillo convince i big. E vuole un contratto con i democratici. Di Maio: «Nessuno più di me ha perso la stima in Matteo». Il rammarico per gli altri leghisti (Corriere p.2). Di Maio è terrorizzato da Renzi. Il tentativo impossibile di spaccare la Lega lascia spiragli per una ricucitura. Con le urne e gli eletti dimezzati Casaleggio perderebbe introiti per Rousseau (Stampa p.5). Sì alla linea Grillo, Di Maio cede. «Ma la prima mossa tocca al Pd». Nella villa del fondatore in Toscana ci sono il vicepremier, Casaleggio, Fico e Di Battista. L’ex comico: con Matteo abbiamo chiuso ora il contratto di governo con i democrat. Il capo politico però adesso è più debole il garante coinvolge il presidente della camera (Messaggero p.3). Da pensionato a salvatore del gregge, i discepoli tornano dal padre rinnegato. Beppe Grillo celebra la svolta a sinistra e lancia un video anti carroccio «hanno accoltellato Mamma Italia». Sul Messaggero Mario Ajello (p.3)

Perché fermarlo. La tragedia di un uomo simpatico. Con la guerra anticasta, le iperboli sui costi della politica e la colpevolizzazione dei migranti la cattiva coscienza nazionale si dava una ripulita. E Salvini ne è stato l’incarnazione. Un ex buono frustrato e quindi banalmente incattivito. Più guitto che attore. Più calcolatore che leone. Chi è davvero il leader della Lega? E perché deve far paura a chi ama la società aperta? I tweet e le folle, l’insulto e il richiamo agli italiani. Conoscere Matteo Salvini, per contrastarlo. Un ritratto di Giuseppe De Filippi. Sul Foglio in prima.

Salvini: «Meglio in galera che governati dal Pd». Pioggia di denunce: vogliono processare Matteo come Milosevic per “crimini contro l’umanità”. Ma più che permettere ai migranti di sbarcare l’obiettivo è far arrivare in porto l’esecutivo giallo-rosso. Renato Farina su Libero (p.3).

Zingaretti sul pressing anti-urne: sì, ma in Aula ci vogliono i numeri. Vigilia spartiacque tra i democratici. Pesa l’invito di Prodi al patto con i 5Stelle. Gentiloni: mi basta che il governo vada via (Corriere p.6). L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti intervistato da Luca Telese sulla Verità: «Per fare un governo noi e i pentastellati da soli non bastiamo. ll Colle vuole soltanto maggioranze ampie. Ma la storia di amore tra Lega e grillini può ricominciare» (Verita p.6).

Il Pd pronto a valutare il bis di Conte. Nel negoziato cade il tabù. L’altro fronte della trattativa è il veto su Di Maio al governo. I 5Stelle non possono accettarlo (Corriere p.5). Prodi apre ai 5Stelle Zingaretti frena: teme la scissione renziana. L’ex premier per un governo “Ursula” allargato a Fi. Il segretario vuole Renzi nel futuro esecutivo. In pista Letta, Cantone e il Professore. Tra i nomi per Palazzo Chigi anche Giovannini (Repubblica p.4). Renzi vuol fare il commissario Ue. L’obiettivo segeto del Bullo è arrivare a Bruxelles. Maurizio Belpietro sulla Verità in prima.

Intervista al capogruppo al Senato Andrea Marcucci: “Un’intesa per l’interesse nazionale. Fico? È imparziale, mi ha impressionato. Inaccettabile un veto su Renzi. Comunque lui non entrerà in nessun governo. L’idea di un partito di Matteo non c’è mai stata. Ma dipende da quello che succederà (Corriere p.6). Francesco Boccia a Repubblica: “No al patto con M5S, ma se lo facciamo davvero Boschi sia ministro. Meglio andare al voto. Penso sia più giusto sfidare Salvini a viso aperto. Un eventuale accordo con i grillini solo dopo nuove elezioni (Repubblica p.4). Spunta l’ipotesi Boschi ministro per sminare le trappole di Renzi. Il rischio paventato da Calenda: Matteo crea il suo partito e poi fa cadere il governo. Prodi vede Zingaretti e lancia la “coalizione Ursula” di chi ha votato la von der Leyen (Stampa p.6). Debora Serracchiani, vicepresidente e deputata del Partito democratico “Parliamo col M5S senza pregiudizi. Conte si è ricavato uno spazio politico. Sediamoci a un tavolo e scriviamo nero su bianco i temi su cui possiamo condividere un percorso” (Stampa p.6).

Percorso lungo e pieno di ostacoli Palazzo Chigi, ipotesi Conte o Fico. Il Pd vuole un tecnico, ma il presidente della Camera lascerebbe il posto a un dem. La possibilità che la nuova coalizione si saldi in Senato durante il voto sulla risoluzione M5S (Messaggero p.5). Contratto giallo rosso: Possibili punti di accordo, ma con molte differenze programmatiche aggravate dalle aspre liti del passato. Grandi opere: Il braccio di ferro sulla Gronda dopo l’ok alla Tav. Legge di bilancio: Linee divergenti su deficit e regole europee. Giustizia: I contrasti più duri sui termini della prescrizione. Taglio deputati: I dem puntano a una riforma di un altro tipo. Il caso del salario minimo: Il Pd ha un progetto ma vuole comunque difendere la negoziazione (Messaggero p.7).

Il premier e il giorno più lungo: seguirò il Quirinale. I contatti con il capo dello Stato. Dopo il dibattito in ogni caso Conte salirà al Colle (Corriere p.5). Il premier sfida Matteo: «Ministro delle assenze, adesso devi sfiduciarmi». I dubbi di Conte sul bis: «Non sono uomo per tutte le stagioni». L’ipotesi Ue. Mattarella è pronto alle consultazioni, annoterà i sì al governo di legislatura. Il capo dell’esecutivo ha chiesto ai 5stelle di scrivere una risoluzione «invotabile» per il Carroccio (Messaggero p.6). Conte si riscopre di sinistra per restare a Palazzo Chigi. Il premier pronto ad attaccare il suo vice Salvini per accreditarsi col Pd. E Casalino aizza i giornalisti (Giornale p.5). Conte non pensa a ll’Ue e nominerà il commissario. Il premier nega di essere interessato ad un posto a Bruxelles: “Presto il nome scelto sarà pubblico”. Tutti gli offrono la poltrona, lui declina.

Alla Concorrenza, andrà un europeista, apprezzato dall’establishment e dalle cancellerie (Fatto p.3).

Il Colle vaglia due ipotesi. Governo politico o istituzionale per evitare il voto. Se gli verrà chiesto del tempo per il negoziato il presidente lo darà. Ma non permetterà il gioco dei due forni adottato dal M5S nel 2018 (Corriere p.4). L’attesa del Quirinale è che domani sera il premier si dimetta. Il timore di Mattarella: una crisi senza fine dominata dai tatticismi. Il presidente non ha preferenze sulle soluzioni, ma vuole tutelare le istituzioni (Stampa p.7).

Cresce la voglia di maggioranza in Forza Italia. Berlusconi per ora prende tempo. La tentazione di creare un gruppo di responsabili. I contatti con Renzi che continua a elogiare il Cav (Messaggero p.4). Il ritorno di Letta (Gianni): “Sganciamoci da Salvini”. L’ex sottosegretario, aiutato da Tajani, spinge Berlusconi verso il sì alla coalizione Ursula. Ma in Forza Italia la fronda leghista guidata da Ghedini e Ronzulli è ancora forte (Repubblica p.6). Il Capitano si perde l’ex Cavaliere: Letta e i forzisti che trattano coi dem. Il braccio destro di B. propone al Pd i possibili premier (Fatto p.2). Ma non basta votare Ursula per essere un’alleanza. Il commento di Stefano Cappellini su Repubblica (p.6). Forza Italia non cede: un governo giallorosso è alleanza innaturale. Gli azzurri attendono gli eventi. La linea: centrodestra o esecutivo di unità nazionale (Giornale p.8). Toti intervistato dalla Verità: «Voglio un centrodestra dei sì per un piano di grandi opere». Il leader di Cambiamo: «Fi che sostiene l’accordo Pd-5 stelle sarebbe imbarazzante Salvini spiazzato dai poltronari. L’esecutivo di sconfitti non è sintonizzato con il Paese» (Verita p.7). Brunetta in un’intervista a Qn: «Governo dei responsabili. Con la Lega. Abbiamo bisogno di tutti per salvare il Paese. Visioni inconciliabili con democratici e 5 Stelle ma è l’ora dell’unità» (Qn p.9).

Ottimati contro barbari. Galli della Loggia sul Corriere in prima. Una marcia indietro senza alcun decoro. Pierluigi Battista sul Corriere (p.29). La buona politica e i grandi camaleonti. Ezio Mauro su Repubblica in prima. La mossa di Prodi e un patto difficile. Stefano Folli su Repubblica (p.27). Una democrazia per caso. Ilvo Diamanti su Repubblica (p.26). Una vigilia con tre punti fermi. Francesco Bei sulla Stampa in prima. L’Uomo Cadrega. Marco Travaglio sul fatto in prima. Che cosa significa dare pieni poteri a Salvini. L’ha spiegato lui stesso, e vengono i brividi. Le cinquanta sfumature di anti salvinismo possono sembrare più o meno pazze, e tuttavia se il leader della Lega non ha cambiato idea rispetto alle promesse di due anni fa, contrastarlo non è un’opzione ma una necessità inderogabile. Claudio Cerasa sul Foglio in prima. Evviva il Risorgimento del sindacato in politica. Sorprese dell’estate. Il segretario della Cgil Maurizio Landini è in vacanza a Gabicce Mare e da lì rilascia interviste: senza megafono, realiste e intelligenti su tutto. Giuliano Ferrara sul Foglio in prima.

Il presidente del Senato Casellati al Meeting: “Aiutare le famiglie”. Oggi parla Bassetti, presidente della Cei.

La Spagna offre porti ai migranti. Open Arms: «È troppo lontano». Salvini: «Rifiuto inaccettabile». Parigi: ne accogliamo 40. I 107 naufraghi sulla nave da 18giorni. Il pm attende gli sviluppi, stop all’indagine. La Ong: «Non conteniamo più la disperazione». Dopo il no ad Algeciras, nella notte spunta l’ipotesi delle Baleari (Corriere p.8). Open Arms, in cinque si buttano in mare. “A bordo panico e litigi, fateci scendere” Alcuni volontari li hanno seguiti e riportati sulla nave. La storia di Hikma: “Tre anni di torture in Libia”. Il portavoce della Ong: «Cosa dobbiamo aspettare, che muoia qualcuno?». A ogni micro-sbarco seguono discussioni e tensione tra i migranti. Lo psicologo di Emergency: “Passano in continuazione dalla rabbia alla depressione. Tra scabbia, tubercolosi e ferite da arma da fuoco il dolore di queste ore riacutizza i traumi del passato”. Conte ha la disponibilità delle Comunità evangeliche per accoglierli. Sanchez: L’inconcepibile risposta di Salvini di chiudere i porti ha portato la Spagna a guidare ancora una volta la risposta alla crisi umanitaria (Stampa p.2 e 3). Intervista a Richard Gere. «Vorrei incontrare il vostro vicepremier. Fare leva sulla paura è cattiva politica». L’attore: la sfida è globale, va affrontata con generosità (Corriere p.9). Da Sanchez a Macron la doppia morale dei leader Ue: solidali, ma non a casa loro (Messaggero p.8). Sbarchi fantasma. A terra in 57, erano su un barchino. Nuovo sbarco sull’isola di Lampedusa sabato sera. I migranti soccorsi dalla Guardia di Finanza, che li ha intercettati vicino all’isolotto di Lampione. Dovrebbero essere tutti di nazionalità tunisina: subito trasferiti all’hotspot (Stampa p.3).

La criminalità non arriva con i barconi. SoundCheck. Tra gli stranieri, la maggior parte dei reati è commessa da chi migra all’interno dell’Europa. E dagli irregolari. Ecco perché, riducendo le possibilità di integrazione, Salvini sta scoraggiando molti richiedenti asilo a rispettare le regole (Foglio p.IV).

Le urla ai bimbi di Bibbiano «Vai via, non ti voglio più». Nelle intercettazioni i rimproveri alla minore che si rifiuta di accusare i genitori naturali (Messaggero p.13).

Speranza finita nel burrone la tragica agonia di Simon. Il corpo dell’escursionista francese ritrovato dal soccorso alpino. Aveva 27 anni. Probabilmente è scivolato in un canalone, era scomparso il 9 agosto (Messaggero p.14). La tecnologia poteva salvarlo. Come funziona e dov’è attiva (Corriere p.14). “Ancora due anni per geolocalizzare le chiamate urgenti” (Repubblica p.17). Chiedere giustizia per Simon. Il commento di Ottavio Ragone su Repubblica (p.26).

Le famiglie che devono procurarsi i libri scolastici e i quaderni per i figli troveranno ad aspettarli aumenti medi dell’1,3%, che non sembrano altissimi ma sono più del triplo dell’inflazione rilevata venerdì scorso dall’Istat per il mese di luglio: appena lo 0,4%. Si tenga presente questo parametro nel valutare anche tutti gli altri rincari. Più care spiagge e luce elettrica. Sconti sul metano e i carburanti. Per i servizi balneari un +4,4% (Stampa p.17).

Da Tim a Vodafone a Wind Tre, gli operatori telefonici annunciano rialzi di 2 o 3 euro al mese nei piani tariffari. La stangata viaggia col cellulare Le chiamate costano il 50% in più (Stampa p.17).

Dalio (Bridgewater): sempre più probabile una crisi dell’economia americana entro le elezioni presidenziali del 2020. Commercio, Argentina, India e Cina: ecco i focolai della recessione globale

L’industria cinese è salita del 4,8%, il dato peggiore degli ultimi 17 anni (Stampa p.20). I mercati mondiali adesso temono la crisi: «L’Italia è un rischio». I media internazionali hanno lanciato l’allarme. E a breve ci sono 90 miliardi di Btp da piazzare (Giornale p.6).

Ex Ilva, ok allo scudo legale per i vertici il 26 al Mise summit con ArcelorMittal. Oggi la pubblicazione in gazzetta ufficiale delle norme che tutelano i manager dell’azienda sul fronte del piano ambientale (Messaggero p.7).

Iva, 80 euro e pace fiscale: il rompicapo della manovra. La riduzione del prelievo sui redditi e sugli immobili è al centro del dibattito, ma occorrono coperture strutturali. Il primo scoglio è trovare 23,1 miliardi per evitare l’aumento Iva (Sole p.4).

Iva, la cambiale in scadenza. Dal 2011 si discute delle clausole di salvaguardia, ma quest’anno gli aumenti possono scattare davvero. Corriere Economia.

L’aumento dell’Iva, che potrebbe costare fino a 750 euro a famiglia, scatterà davvero se si arrivasse a un esercizio provvisorio del Bilancio, visto come una sorta di Armageddon della finanza pubblica. Disinnescarlo è la nuova priorità. Occorrono 23,1 miliardi solo per il 2020, e non sono spiccioli. Peccato che la clausola esista dal 2011 e che nessun governo negli ultimi otto anni, sia di destra sia di sinistra, abbia trovato la forza per attaccare seriamente l’evasione o per puntare sugli investimenti produttivi che l’avrebbero resa inutile. Ferruccio De Bortoli su Corriere Economia (p.2).

Si chiamano clausole di salvaguardia, ma quelle sugli aumenti dell’Iva previste per le leggi di Bilancio dal 2011 e che ogni anno ci si attende siano disinnescate sono, in verità, una cambiale nascosta. «È un’invenzione bizantina e ingannevole — scrive Ferruccio de Bortoli sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano —. In realtà sono come dei “pagherò”, delle cambiali emesse per spese già fatte. E al momento di doverle onorare, sostituite con altre cambiali. Nuove.Ascadenza più lontana». Ma «prima o poi il conto arriva», dice de Bortoli. E quest’anno, vista anche la crisi di governo a ridosso della Finanziaria, la cambiale probabilmente andrà onorata. È salata: fino 756 euro all’anno per una coppia con due figli, è il calcolo. A meno di trovare 23,1 miliardi (limitandosi al 2020) per evitare l’aumento dell’Iva (dal 22 al 25% l’aliquota massima e dal 10 al 13% l’intermedia). «Chi eviterà il rincaro?Ecome?», si chiede de Bortoli. Eppure basterebbe che tutti pagassero le tasse. Secondo l’Ocse in Italia «l’evasione Iva nel 2018 è di 26 miliardi, un quarto dell’evasione totale. Sarebbe bastato avere un tasso di evasione in linea con quello europeo e non avremmo avuto la lunga e interminabile stagione delle clausole di salvaguardia». Ma la lotta all’evasion

L’incertezza politica ha un costo alto: 5 miliardi d’interessi extra sul debito. È l’esborso aggiuntivo che, a causa dell’instabilità, il Tesoro ha pagato quest’anno e pagherà nel prossimo su tutti i titoli di Stato emessi durante il Governo gialloverde (Sole p.5).

Turismo, cala la spesa degli italiani. «La classe media non va in vacanza». Lettini e spiagge con molti spazi vuoti, segnali d’allarme dalla Toscana alla Sardegna. Federalberghi: «Resiste il settore del lusso ma la crisi ora ferma tedeschi e inglesi» (Corriere p.17). Basta ombrelloni segnaposto. Per i furbi ondata di sequestri. Arrivano in spiaggia all’inizio della vacanza e piantano l’attrezzatura in prima fila per tutte le ferie. Ma le liti con gli altri bagnanti spingono Comuni e Guardia costiera a intervenire. Multe di 200 euro (Repubblica p.23).

Intervista all’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet: “Riforme o la crisi vi colpirà duro. L’Italia ci ha abituati a stare col fiato sospeso. Il vostro Paese, per le economie avanzate, è una specie di esperimento da laboratorio. Con la guerra commerciale di Trump dobbiamo essere preparati a tutto compresa una recessione negli Usa che avrebbe pesanti effetti in Europa” (Repubblica p.8).

Il sommerso che non vediamo. Non chiudiamo gli occhi: è così. C’è una responsabilità collettiva che produce l’economia sommersa così estesa, uno scarso senso civico, una carenza di solidarietà, una miopia disarmante. Editoriale di Roberto Menia su Repubblica (p.27)

Galassia Agnelli. Fca al bivio, Elkann studia le alleanze. Riprende il toto-nozze: Renault o Psa? Iveco, intanto, torna a guardare agli Usa (Giornale p.16).

Durigon difende Quota 100. «Pur di attaccarci M5S mente sulle pensioni». Per il sottosegretario al Lavoro è merito del provvedimento voluto dalla Lega se in 124mila hanno trovato un posto in 3 mesi. «Chi lo critica è in malafede o peggio ignorante, perché i numeri circolati in questi giorni riguardano addirittura il 2018» (Libero p.7).

“Non ci arrendiamo”. Hong Kong sfida le minacce di Pechino. Un milione e 700 mila per le strade, la più alta partecipazione da giugno. Una marea pacifica per denunciare le violenze della polizia (Repubblica p.13). Anti-maoisti e teenager Il popolo di Hong Kong sfida Xi senza violenza. Una marea umana di 1,7 milioni di persone al sit-in nonostante la pioggia. Famiglie, imprenditori, studenti con magliette nere simbolo della protesta. Il primo obiettivo dei manifestanti resta l’archiviazione della legge sull’estradizione. La chiesa locale dopo aver sposato la rivolta ora tiene un basso profilo. Fra i cattolici che pregano invocando Desmund Tutu: ora tre mesi di tregua (Stampa p.8). La marcia vincente di Hong Kong. Nell’undicesimo weekend consecutivo di protesta, quasi due milioni di persone occupano il centro dell’ex colonia. E la polizia si fa da parte (Corriere p.11).

Schiaffo a Pechino di Trump che vende 66 caccia F-16 ai nazionalisti di Taiwan. Con un valore di 8 miliardi di dollari si tratta della commessa per singolo armamento più ricca di sempre destinata a sollevare le ire della Cina che definisce la fornitura una violazione della sovranità nazionale e un’interferenza interna agli affari del Paese (Stampa p.9).

Taiwan è di fatto uno Stato a sé dal 1949, la sua indipendenza è riconosciuta e sostenuta dagli Usa, mentre Pechino la considera una «provincia ribelle» ed è convinta che ci sarà presto la sua riunificazione alla Cina. Anche con la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Washington e Pechino negli anni Settanta, gli Usa si sono impegnati a rifornire Taiwan di armamenti e apparecchiature per la difesa del territorio nell’ambito del Taiwan Relation Acts approvato dal Congresso nel 1979. Stampa p.9

Kabul, l’Isis rivendica l’attentato alle nozze. “Abbiamo punito i soldati afghani traditori”. Dopo il massacro nel centro commerciale con 63 vittime. Il governo tratta con gli Usa il ritiro delle truppe Nato (Stampa p.11). A Trump serve la pace per vincere le elezioni. L’Afghanistan è la guerra più lunga della storia degli Stati Uniti: portare a casa i soldati darebbe al presidente un forte vantaggio elettorale. Federico Rampini su Repubblica (p.12). Il rompicapo afghano, tra stragi, isis, talebani e i rischi del ritiro Usa. Franco Venturini sul (Corriere p.26).

Lancio di missili da Gaza, entra in azione lo scudo di difesa nel Sud. Tre palestinesi intercettati e uccisi al confine con la Striscia. Hamas, razzi e commando per colpire Israele Netanyahu: “Stop o guerra”. Se Hamas non si calma, siamo pronti a scatenare un nuovo conflitto. Potrà accadere anche durante le elezioni (Stampa p.11).

Respinta la richiesta Usa di fermare la nave iraniana. H a cambiato nome e bandiera, e forse è riuscita a evitare l’ultima secca (Stampa p.18).

La superpetroliera iraniana bloccata da oltre 40 giorni a Gibilterra ha ricevuto il via libera per la partenza. Le autorità della Rocca ieri hanno respinto la richiesta di una corte Usa di prolungare il sequestro, in base a una legge degli Stati Uniti. I giudici accusavano la nave di aver violato le sanzioni nei confronti dell’export di petrolio verso la Siria e sul finanziamento dei Pasdaran. Ma le autorità della Rocca hanno risposto che i provvedimenti in questione non erano applicabili sul territorio della Ue. «Le sanzioni europee – ha spiegato in una nota il governo locale – hanno un ambito molto più ristretto rispetto a quelle applicabili negli Stati Uniti». La Grace 1

Stampa p.18

Operazione zigolo giallo. È il nome di un dossier del governo britannico: in caso di una Brexit senza accordo, sarà il caos (Corriere p.10). Dossier segreto di Downing Street rivelato dal «Sunday Times». Brexit, Londra senza cibo e medicine. Il rapporto: con «no-deal» sarà il caos (Giornale p.11). Brexit più vicina. Firmata la legge che cancella le norme europee. La Brexit è più vicina. Il governo britannico ha emesso un decreto che mette fine dal prossimo 31 ottobre (o comunque dal giorno dell’effettiva uscita britannica dal consesso europeo) a tutte leggi dell’Ue in vigore in Gran Bretagna (Stampa p.19).

Fra Macron e Putin un summit per farsi da sponda. Stefano Stefanini sulla Stampa (p.21). Macron riceve l’ospite Putin, «indispensabile» su Iran e Siria. Nella residenza di Brégançon (Corriere p.10).

Via il ministro liberista e pacchetto anti-crisi. Macri prova a risalire. In Argentina aumento dei salari minimi e taglio di tasse. La preoccupazione è il voto del 27 ottobre: l’opposizione peronista è in vantaggio. Lascia Dujovne che aveva negoziato l’accordo con l’Fmi, al governo entra Lacunza.

E il campionato mondiale di tango non si ferma (Corriere p.12). Argentina a rischio default. Si dimette il ministro del Tesoro garante degli aiuti da 56 miliardi. Dujovne esce dal governo. Macrì sconfitto alle primarie (Giornale p.16).

Nella villa di Epstein una scala a chiocciola verso l’inferno. Due piani, stanze spartane, un corridoio con le foto delle ragazze nude. È la residenza in Florida dove il miliardario pedofilo suicida attirava le vittime. Le prime denunce nel 2005. “Ma lui donava un sacco di soldi e nessuno voleva indagare”, raccontano i vicini. Un luogo insipido ma appartato. C’è un corridoio pieno di immagini erotiche delle ragazze che porta alle stanze da letto (Repubblica p.15).

Quel pericolo giustizialista dietro l’asse dei rosso-gialli. L’editoriale di Carlo Nordio sul Messaggero in prima affronta nel dettaglio due questioni. La prima il salvataggio di Salvini sul caso Diciotti. E la seconda il rischio che in caso di governo giallorosso i dem siano costretti ad abdicare al loro garantismo a scapito del giustizialismo dei grillini.

La Diciotti e il salvataggio di Salvini. Se c’era un punto sul quale Conte, Di Maio e Salvini erano indissolubilmente uniti, era proprio quello della disciplina migratoria. Lo erano politicamente, perché tutti avevano stragiurato di condividere la rigorosa linea comune, e soprattutto lo erano giuridicamente, perché nel caso della Diciotti avevano testimoniato per iscritto, davanti alla Commissione, che la decisione di impedire lo sbarco dei profughi era stata collegiale. Questa affermazione, è utile ricordarlo, aveva prodotto due conseguenze decisive: la prima, di presentare come “concorrenti” nell’eventuale reato i tre vertici dell’esecutivo; la seconda, ancor più importante, di indurre la Commissione ad applicare l’esimente costituzionale che aveva determinato l’archiviazione dell’inchiesta di Agrigento. Ora Conte, con un acrobatico scambio di ruoli, smentisce tutta la precedente strategia, obbligando Salvini ad accettare il sostanziale ripudio di una scelta che, pur tra tante polemiche, aveva ridotto il numero degli sbarchi e dei morti, e aveva costretto l’Europa a prender atto di un problema non solamente italiano. Un ennesimo giro di valzer che ci screditerà davanti ai nostri partners più di uno sforamento di deficit, perché nulla in politica è più pernicioso della volatilità programmatica interna e internazionale. Messaggero Carlo Nordio in prima.

Garantismo giustizialismo. Ora la Giustizia si rivela di nuovo come fonte di conflitti insanabili. E questo ci induce a un’altra considerazione. Noi non sappiamo se e come si possa costituire una coalizione tra Pd e pentastellati. Ma sappiamo che, se ciò accadrà, i grillini dovranno cedere sulla legge finanziaria, che costituisce l’unico alibi di Renzi (ed eventualmente di Zingaretti) per evitare le urne. I grillini dovranno pagare il prezzo di una manovra economica rigorosa, certamente incompatibile con le loro precedenti promesse assistenziali, che invece erano state assecondate da Salvini in cambio della sua politica migratoria. Ma poiché anche i democratici dovranno pagare un prezzo, vi è il rischio che esso consista anche nel ripudio di quella timida tendenza garantista che in questi ultimi anni il Pd era andato assumendo proprio sulla Giustizia. Lo stesso Renzi, che aveva sperimentato sulla pelle sua e dei suoi vicini le aberrazioni del connubio tra stampa ostile e toghe motivate, aveva impresso un chiaro indirizzo sulla disciplina delle intercettazioni, dell’abuso della carcerazione e più in generale su quegli aspetti civili che trovano fortunatamente attenzione anche in buona parte del suo partito. Il quale ora rischierebbe di regredire a un nuovo medio evo, se, come tutto lascerebbe supporre, i pentastellati avessero mano libera in questo settore delicato, che ha fatto cadere tante teste. Messaggero Carlo Nordio in prima.

Contratto giallo rosso. Possibili punti di accordo, ma con molte differenze programmatiche aggravate dalle aspre liti del passato.

I contrasti più duri sui termini della prescrizione. Due visioni molto diverse sulle garanzie e sul sistema giudiziario da cambiare. Giustizialisti i pentastellati, garantisti i dem. È sul tema della giustizia, o meglio della sua riforma, che potrebbero emergere le maggiori differenze tra le due formazioni politiche. La questione della prescrizione è una nota dolente. La sua riforma, peraltro già realizzata, è ancora oggetto di un acceso dibattito: unico caso al mondo, la norma prevede che l’orologio del processo si blocchi con la sentenza di primo grado. Una polemica che i grillini avevano affrontato anche con gli ormai ex alleati del Carroccio. Di fatto i tempi sulla nuova prescrizione sono legge dal gennaio 2019, tuttavia i leghisti si erano messi di traverso sin dal primo momento, e con la minaccia di bloccare l’intera legge, erano riusciti a vincolare l’entrata in vigore della prescrizione al gennaio 2020. Ebbene su questa materia così delicata anche il Pd è fortemente critico rispetto alla nuova norma. Per i dem l’approccio “tutti colpevoli” non è accettabile. E dunque, per molti parlamentari del Pd sarebbe imbarazzante dare il voto favorevole ad altri progetti del ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede (Messaggero p.7).

 

Open Arms: Conte ordina, Salvini obbedisce. «Ma la colpa sarà soltanto sua». Il ministro cede e scarica lo sbarco sul premier: «Precedente pericoloso, si prenderà la responsabilità». Intanto per il governo spunta l’ipotesi Draghi scrive Alberto Gentili sul Messaggero. Ma lo dice solo un anonimo alto esponete del Pd. Tanta economia. Tante notizie dal mondo. E tante letture.

La notizia del giorno secondo me. Non è il giovane francese scomparso nel Cilento. Ma che l’Italia sia senza localizzazione delle chiamate d’emergenza. Scrive il Corriere: Sarebbe stato possibile localizzare con relativa facilità e precisione il telefonino e, quindi, il punto in cui è caduto Simon Gautier se in Italia funzionasse già, come in altri Paesi europei, il sistema tecnologico Advanced Mobile Location (AML) che invia automaticamente un sms al 112 con le coordinate Gps dello smartphone dal quale parte una richiesta d’aiuto. Creato in Gran Bretagna nel 2014, l’AML dovrebbe essere già attivo in Italia «che ha ricevuto denaro pubblico europeo per una prima fase di test nel 2016/2017. Tutti i telefoni hanno di serie questa tecnologia, che funziona senza internet, ma occorre una piattaforma che riceva i dati Gps e li inoltri ai servizi di soccorso». Costa una decina di migliaia di euro. Senza è possibile individuare solo l’ultima cella, che però copre un’area troppo estesa.
Nodo al fazzoletto per il nascente nuovo governo o per la riedizione del gialloverde: sapete come spendere i primi diecimila euro della Finanziaria.

Open Arms. Conte: «Sbarcate i minori di Open Arms». Il ministro: «Obbedisco, ma è un precedente pericoloso». L’ultima mossa del ministro per togliere alibi al premier. Salvini cede sui migranti per disarmare Conte in vista del duello di martedì al Senato. More

Il premier e il vice mai così lontani. Quei segnali al Pd. La mossa del presidente del Consiglio sul caso Ong prologo della rottura tra i due attesa per martedì. Le lettere scritte a distanza di pochi giorni per sbloccare la vicenda sono la sconfessione di un anno di politica sull’immigrazione. More

Salvini: “Decisione di ordine emozionale”. L’Ue: “Prima lo sbarco, poi la distribuzione tra Paesi”. Su mandato dei pubblici ministeri, disposta un’ispezione a bordo della nave dove restano in 107, con l’equipaggio della Ong spagnola. Le voci tra la folla dei curiosi sul molo: “Non siamo razzisti, ma nazionalisti”. La polizia chiede al Viminale le carte sul mancato sbarco. Ipotesi di sequestro della nave. È stato acquisito anche il documento con cui la guardia costiera chiedeva di procedere all’attracco. Dubbi sullo stato di salute a bordo. Il medico di Lampedusa: «Quelli che abbiamo visitato stavano bene».

Il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta intervistata dalla Stampa: “Ci sono due neonati con problemi respiratori”. E sulla situazione politica: “La Lega ha tradito una volta. Non dobbiamo più fidarci. Ho subito attacchi incredibili sui social. Partiranno tantissime querele, dobbiamo lottare”. More

Ipotesi Draghi. I 5Stelle: «Palazzo Chigi a Conte». No del Pd, spunta l’ipotesi Draghi

Alberto Gentili sul Messaggero a pagina 5. More

Editoriali.

Editoriali. Due congressi e un conclave per costruire un esecutivo, Romano Prodi sul Messaggero in prima. Bisognerebbe creare una coalizione filoeuropea. “Orsola”, cioè la versione italiana dell’accordo raggiunto per l’elezione della nuova presidente della Commissione europea. Un accordo duraturo nella prospettiva dell’intera legislatura. Perché questo sia credibile è innanzitutto necessario che contenga, in modo preciso e analitico, i provvedimenti e i numeri della prossima legge finanziaria con l’adozione di politiche dedicate in modo organico a due fondamentali obiettivi: la riorganizzazione degli strumenti necessari per la ripresa economica e la messa in atto di una politica socialmente avanzata. More

Gli accordi che sono possibili, Sabino Cassese sul Corriere in prima. La confusione e la realtà: alla richiesta di sciogliere le Camere si oppongono ragioni costituzionali. Quali che siano le conclusioni della crisi politica in corso, è importante capire che l’accaduto non è privo di conseguenze sulla vita delle nostre istituzioni. More L’onda della sinistra contro un leader azzoppato, Eugenio Scalfari su Repubblica in prima. Bisogna introdurre misure che rispondano a un criterio di maggiore uguaglianza e quindi di libertà. Renzi parla molto, ha rilanciato la sua collaborazione con Zingaretti, ma di certo vuole continuare a comandare. More Una resa senza le dimissioni, Stefano Folli su Repubblica in prima. Sentiremo Conte martedì in Parlamento, vedremo se farà un discorso di rottura con la Lega, come certi indizi farebbero pensare. E capiremo se l’arrocco di Salvini, che non parla più di elezioni anticipate e si tiene stretto il Viminale, è solo un estremo riflesso difensivo ovvero l’inizio di una diversa strategia. La situazione italiana ha evidenti risvolti internazionali. È un test sulla tenuta dei movimenti populisti. More C’è il Parlamento contro i pieni poteri, Andrea Manzella su Repubblica a pagina 34. Fallito l’attacco all’Unione, basato su una immaginaria “solidarietà sovranista”, il ministro leghista ha pensato di utilizzare i “dividendi” della sconfitta inseguendo un altro suo sogno, questa volta a casa. Ha così confuso i sondaggi a lui favorevoli per futuribili elezioni come dati reali. More L’ultima follia, Marco Travaglio sul Fatto in prima. Il governo giallo-verde, salvo sorprese, morirà il 20 agosto con il discorso del premier che dichiarerà conclusa l’esperienza del Salvimaio con un utile promemoria sulle responsabilità del Cazzaro Verde. Poi si voterà su eventuali risoluzioni dei partiti. Il M5S ne presenterà una così dura con Salvini da impedirgli qualunque convergenza pelosa. More L’incubo Di Maio premier il limite invalicabile dell’idiozia, Alessandro Sallusti sul Giornale in prima. Come si fa a immaginare di dare in mano il Paese a uno che ha preso in mano un partito in grande spolvero, i Cinque Stelle, ne ha dimezzato i consensi in meno di un anno dimostrando plasticamente e matematicamente tutta la sua incapacità e inadeguatezza, ad essere leader? More Ora rischia di finire all’angolo, Vittorio Feltri su Libero in prima. L’editoriale è la risposta a un lettore che sostiene come il vero traditore non sia Salvini ma Di Maio e i grillini. Feltri non è d’accordo. More Prima volevano che rompesse, ora pontificano: «Ha sbagliato», Maurizio Belpietro sulla Verità in prima. Salvini, non aveva alternativa. Rimanere in silenzio di fronte al congelamento della Flat tax, dell’autonomia e delle grandi opere, significava essere cotto a fuoco lento. Finirà male? Non lo sappiamo. Comunque vada, Salvini ha fatto bene a uscire dal pantano. Meglio un’opposizione con dignità, che un governo senza vergogna. More

Cosa hanno in comune Pd e Cinquestelle? Europa, Tav, reddito, tasse: divergenze e affinità tra M5S e Pd. I punti concreti del programma su cui dovrebbero discutere i due partiti. Su molti temi posizioni distanti, ma qualche mediazione è possibile. Nodi intricati: né grillini né dem hanno un piano per evitare l’aumento dell’Iva. Difficile un’intesa sulle autonomie Stefano Feltri sul Fatto. More

Conte. Il bacio della morte. Conte teme la fiducia (di Salvini). Il M5S ha deciso: martedì cade il governo in Senato. Intesa col Pd per evitare che il mendicante leghista dica sì all’esecutivo e alle sue poltrone. Sul Fatto a pagina 2. More

Pontieri. Avance, incontri e WhatsApp i giorni roventi dei pontieri. Nei 5S c’è Fico che parla col Pd e Paragone che ha i contatti con la Lega. I dem sondano i grillini con Orlando e Franceschini. Nel Carroccio si muove Rixi. More

Lega. L’obiettivo della Lega: ora un nuovo governo insieme ai pentastellati. Per Salvini «questo esecutivo è finito», ma c’è spazio per un altro accordo. Nel partito però c’è sconcerto, il leader sotto accusa. Le critiche di Giorgetti. Sul Messaggero a pagina 6. More

Cinquestelle. I 5 Stelle hanno deciso: si va alla crisi in Senato. Niente appigli alla Lega: il M5S presenterà una risoluzione che sosterrà la posizione di Conte su Ong e migranti: piacerà a sinistra e sarà invotabile per Salvini. Al Colle si dà per scontato che il premier arriverà per dimettersi: a quel punto intese politiche. Sul Fatto a pagina 2.More

Pd 1. I ponti con Casaleggio e Conte. Nei dem un piano per il governo. I trattativisti vanno avanti per l’intesa. Prodi dà il suo via libera (condizionato). Ma Calenda: così faccio un altro partito. Tommaso Labate sul Corriere. More

Pd 2. Renzi scopre le sue carte: «Ecco di chi mi fido davvero». L’ex premier: «Un governo istituzionale per rientrare nella Ue. Rimpiango il senso dello Stato di Berlusconi». Tra Berlusconi e Salvini c’è un abisso. E il Cav ha una casa politica centrale. Il rischio di un’alleanza con il M5s è che la sinistra si grillinizzi. Intervista a Matteo renzi di Laura Cesaretti sul Giornale. More

Pd 3. Zingaretti frena per non consegnarsi a Renzi. Mentre il Bullo rilascia interviste all’estero per accreditarsi come padre della patria il segretario Pd nicchia sul governo giallorosso: «Non ho contatti con il M5s». Pesano la minaccia di scissione di Calenda e i voti del Giglio magico: «Ci stacca la spina quando vuole». Luca Telese sulla Verità p.7. More

Leu. De Petris. “No ai giochi tattici L’orizzonte è la legislatura». Sulla Stampa a pagina 6.

Centrodestra. L’altolà degli azzurri a un bis Carroccio-M5s: «No a marce indietro». La capogruppo Gelmini invita Salvini alla coerenza: «Prima si torna al voto, meglio è». Sul Giornale a pagina 6. More

Fango social. Matteo Salvini in Rete come Renzi. Premiata la metamorfosi di Conte. Il vicepremier sale, ma aumentano anche i detrattori. Il premier è “più gradito” se è da solo. Cresce l’opposizione al leghista, come accaduto anche all’ex segretario dem”. Tra gennaio e febbraio il presidente del Consiglio ha superato il ministro (Fatto p.4). More

Bell’Italia. «Italia senza localizzazione delle chiamate d’emergenza». More

Paga il pastore 1,8 euro l’ora Arrestato.

Corriere p.16. Sabbia, conchiglie e teschi di delfino L’assalto dei predoni delle spiagge Boom di sequestri negli aeroporti della Sardegna. E c’è chi si pente del furto dopo 40 anni. Due turisti sorpresi con 40 kg di sabbia. Stampa p.15. Pregiudicati tra i portatori Parroco annulla la processione. Stampa p.18.

Terremoto senza ricostruzione. Dopo 3 anni, 50 mila privi di case Scocca l’anniversario del sisma in Italia centrale: cantieri bloccati e crollo della popolazione In alloggi di emergenza gli sfollati costretti a vivere tra pavimenti ammuffiti e boiler rotti. Sulla Stampa.

Amatrice, tre anni dal sisma E la ricostruzione non arriva `Il 24 agosto 2016 la forte scossa che devastò la zona al confine tra Lazio, Abruzzo e Marche `In pochi hanno fatto domanda per i rifacimenti Veglia e fiaccolata in ricordo delle numerose vittime. Sul Messaggero a pagina 14.

Bibbiano, le due indagate ridevano del maresciallo «Anche lui ha dei figli…» `Le psicologhe intercettate ipotizzavano minacce a un carabiniere «Se vedono le rette pagate per gli affidi, poi si fanno due domande»

Messaggero p.12

La frase sul militare che indaga sugli affidi: «Anche lui ha figli…». Bibbiano, le terapeute intercettate.

Corriere p.17

Rimini diventa un test sui tormenti dei cattolici nell’era delsovranismo Ong e Terzo settore sotto attaccoma tanti votanoLega

Meeting

Rimini diventa un test sui tormenti dei cattolici nell’era del sovranismo Ong e Terzo settore sotto attacco ma tanti votano Lega

Dario di Vico sul Corriere a pagina 9.

1 editoriali

IL FUTURO VA COSTRUITO PUNTANDO SUI GIOVANI

Alessandro Rosina sul Sole in prima e a pagina 8

ECONOMIA

1 iva

Iva, la cambiale in scadenza

Dal 2011si discute delle clausole di salvaguardia, ma quest’anno gli aumenti possono scattare davvero

Corriere p.33

Alessandro Puato sul Corriere a pagina 33

L’aumento dell’Iva una minaccia ignorata da tutti

Ferruccio de Bortoli sul Corriere in prima

ALZARE L’IVA NON È IL MALE PEGGIORE STEFANO LEPRI

Stefano Lepri sulla Stampa a pagina 23

1 scenari

Scenari geopolitici. I focolai di crisi. La situazione più pericolosa, perché potenzialmente sistemica, è legata allo scontro commerciale Washington-Pechino e ha già avuto effetti pesanti su alcune economie europee, a partire dalla Germania.

Dazi, Brexit, Iran e Hong Kong I quattro rischi che minano la stabilità globale

Attilio Geroni sul Sole a pagina 6

La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti che rischia di degenerare in guerra valutaria

Riccardo Sorrentino sul Sole a pagina 6

Con una hard Brexit 1,2 milioni di posti di lavoro in meno

Roberta Miraglia sul Sole a pagina 7

Cina e Russia, senza risposta le richieste di più democrazia

Ugo Tramballi sul Sole a pagina 7

Usa-Iran, dal cambio di regime al pericolo di conflitto regionale

Marco Valsania sul Sole a pagina 7

“La bolla delle azioni porterà presto a una nuova recessione”

Emiliano Brancaccio ”La politica monetaria ha esaurito il suo potenziale di espansione”, avverte il professore di Politica economica

Il mercato finanziario Usa è stato inondato di liquidità destinata al settore privato Meccanismo vecchio che è stato esasperato

Salvatore cannavò sul Fatto a pagina 15

2 mutui e tassi

Mutui, tassi ai minimi ma crollano le domande Trend negativo.Meno nuovi contratti nel 2019, calo record a giugno (11,9%) Pesa la prudenza delle famiglie

I micro-tassi non bastano più Per i mutui si aggrava la gelata Il paradosso. Aumenta il calo della domanda nonostante interessi a livelli mai così convenienti sia per il variabile sia per il fisso. Tre i fattori: meno surroghe, incertezza politica, salari più bassi

Sole p.3

Mercati, corsa a ridurre i tassi Il vertice dei banchieri centrali TrentaPaesihannogiàtagliato.Strategieanti-recessionealsummitdiJacksonHole

Corriere p.30

Decreti attuativi

Riforme, da Letta a Conte 349 decreti attuativi in attesa Rating 24. Gli 11 provvedimenti varati dall’attuale esecutivo richiedono 290 norme applicative Di queste, solo 70 (pari al 24,1%) sono arrivate al traguardo. Ne mancano 220 e 81 sono già scadute

Sole p.4

3 Parmalat del mare

La Parmalat del mare a 7 anni dal crac In tredicimila a caccia dei risarcimenti L’ira dei risparmiatori dopo la condanna in Cassazione degli armatori Deiulemar: ridateci i soldi

800 I milioni spariti È l’investimento totale dei 13mila obbligazionisti

3,5% La quota di risarcimenti ricevuti dai truffati

A inizio luglio, dopo 7 anni di una vicenda giudiziaria intricata, la Cassazione ha confermato le condanne ai cinque armatori – ribattezzati «Deiulemariuoli» dalle persone truffate – ma ha chiesto la rimodulazione delle pene alla corte d’Appello di Roma. I risparmiatori, però, stanno ancora aspettando i risarcimenti. Finora hanno recuperato una cifra irrisoria, equivalente al 3,5%, in attesa che i beni sequestrati della Deiulemar vengano messi all’asta dai curatori fallimentari. La speranza è quella di ritrovare all’estero il «tesoro» della Deiulemar. Entro fine luglio dovrebbero arrivare altri 12 milioni da dividere tra oltre 13 mila persone. All’appello mancano ancora 770 milioni di euro. —

Stampa p.13

4 quota 100

Quota 100 non crea lavoro rimpiazzati solo tre su dieci

POCHE AZIENDE PRONTE AD ALLARGARE GLI ORGANICI CRESCE IL TIMORE DI PERDERE COMPETENZE IMPORTANTI

SPESI FINO AD ORA CIRCA 4 MILIARDI I CONCORSI FERMI NELLA PA NON AGEVOLANO IL TURN OVER

Mesasggero p.9

Pa,aumentano iprecari Viaiprimi11mila conQuota100 T re milioni e trecentomila. Di cui 340 mila (l’11,2%) precari, soprattutto nella sanità e nella scuola, un aumento dell’8,8% sul 2016. Sono i lavoratori della Pubblica amministrazione secondo i calcoli della Ragioneria dello Stato aggiornati al 2017. La spesa annua sostenuta per loro è pari a 160 miliardi, ma è scesa di 12 miliardi rispetto al picco del 2009. Nella scuola e negli enti locali le retribuzioni più basse, tra i 28 mila ei 30 mila euro, quando la media pro capite è pari a 34.491 euro. Sale a oltre 91 mila per le autorità indipendenti, a 137.294 per il personale non contrattualizzato, come i magistrati. Intanto, sono 11 mila i primi lavoratori della Pa andati in pensione in agosto con Quota 100, ma il grande «esodo» è previsto in settembre soprattutto con l’uscita di migliaia di insegnanti.

Corriere p.30

Fuga dal pubblico impiego già 11 mila via con Quota 100 Sindacati: rischio paralisi

Ad agosto si è aperta la prima finestra per i prepensionamenti Assunzioni bloccate Ed è precario un lavoratore su dieci

Repubblica p.31

5 Open for business

Acciaierie ai turchi, la Gran Bretagna è «open for business». La seconda acciaieria del Regno Unito, la British Steel, in forte crisi e attualmente in amministrazione controllata (Brexit il colpo di grazia), verrà salvata dal fallimento dal fondo pensione delle forze armate. Quelle turche, però.

Corriere p.28

Il motto, ammirevole nel suo pragmatismo, è «open for business»: l’essere disposti a fare affari senza particolari tabù è una caratteristica storica degli inglesi, dalle guerre dell’oppio ottocentesche contro la Cina allo smantellamento dello Stato industriale ai tempi di Lady Thatcher. Succede a tutti i livelli — le ville nobiliari di campagna, spesso in stato di conservazione non brillantissimo, vengono regolarmente affittate per eventi aziendali e matrimoni, tendenza che coinvolge serenamente anche la famiglia reale. Ma certo può fare impressione la notizia di ieri: la seconda acciaieria del Regno Unito, la British Steel, in forte crisi (Brexit il colpo di grazia) e attualmente in amministrazione controllata, verrà salvata dal fallimento dal fondo pensione delle forze armate. Quelle turche, però. Dopo che il governo Tory ha rifiutato il coinvolgimento nel salvataggio dell’azienda che dà lavoro a 5.000 persone, come potenziale acquirente più credibile è emerso il nome di Ataer, braccio finanziario del fondo pensione militare turco Oyak. I turchi sono ora «preferred bidder», acquirente preferito, e l’acquisizione verrà finalizzata entro l’anno. Alle acciaierie di Scunthorpe e Teesside (dove lavorano 3.000 e 800 operai, rispettivamente) i sindacati paiono meno angosciati dopo tre mesi di limbo, anche se non ci sono garanzie sul futuro assetto operativo dell’azienda una volta che subentrerà il nuovo management. E il governo conservatore, generalmente attentissimo a criticare l’influenza straniera quando si tratta dei partner Ue? Dopo aver rifiutato il bailout, ora gioisce attraverso Andrea Leadsom, sottosegretaria per l’Energia: «Un passo importante verso un futuro moderno e sostenibile». Nessun commento sulla nazionalità dell’acquirente. Ataer controlla una quota vicina al 50% di Erdemir, azienda leader della siderurgia turca (11.530 dipendenti), e già adesso Ataer è al terzo posto tra i più grandi produttori d’acciaio d’Europa.

Matteo Persivale sul Corriere a pagina 28.

6 sogin

Scorienucleari,lapartitaSogin Finoraècostataquattromiliardi Perilrinnovo dei verticisei tentativi a vuoto, appuntamento all’assemblea del 4 settembre

Corriere p.31

7 deliveroo germania

ma il gigante delle consegne a domicilio si espande in italia Choc in Germania, Deliveroo se ne va E più di mille rider restano senza lavoro

Stmap p.21

8 artigiani

«In 6 mesi perse 6.500 aziende artigiane»

Il rallentamento economico colpisce duramente anche le imprese artigiane. Secondo la Cgia di Mestre sono 6.500 le aziende che nel primo semestre hanno chiuso i battenti. Tra i fattori alla base di questa contrazione ci sono lo spettro dell’aumento dell’Iva, il calo dei consumi, il carico fiscale, le difficoltà di accesso al credito. Il saldo tra nuove aperture e chiusureèstato negativo in tutte le regioni italiane salvo che nel Trentino-Alto Adige. I risultati più negativi si sono registrati in Emilia-Romagna (-761), in Sicilia (-700) e in Veneto (-629). Secondo la Cgia la moria delle aziende artigiane si protrae ormai da 10 anni. Tra il 2009 e il 2018, infatti, il numero complessivo delle imprese costrette a chiudere è stato di quasi 165.600 unità. È il Mezzogiorno la macro area in cui la contrazione del numero delle imprese è stata maggiore. «Oltre agli effetti economici e occupazionali, la riduzione del numero delle attività artigiane e in generale dei negozi di vicinato ha provocato ricadute sociali altrettanto significative», sottolinea il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo. «Con meno botteghe, si assiste a una desertificazione dei centri storici e delle periferie urbane delle città e dei piccoli paesi»

Corriere p.33

La strage delle imprese In 6 mesi addio a 6.500 La Cgia: «In 10 anni perse 165mila attività Più colpite l’Emilia, la Sicilia e il Veneto»

Giornale p.8

9 boletta a 28 giorni

Bolletta a 28 giorni “Rimborso automatico o subito nuove multe” L’Autorità Tlc minaccia sanzioni fino a 5 milioni per Fastweb, Tim, Vodafone e WindTre. “Ridate i soldi anche al cliente che non li chiede”

Aldo Fiontanarosa su Repubblica a pagina 30

10 agcom

Contestazione dell’Agcom E sugli aiuti ai produttori tv il governo è “sovranista”

Richiamo formale per il decreto su cinema e settore audiovisivo: “Sostiene l’Italia, penalizza l’Ue”

Repubblica p.30

10 affitti

LA RICERCA BANKITALIA Abitazioni, i prezzi degli affitti crescono più degli acquisti

A SORPRESA uno studio della Banca d’Italia rileva come il mercato delle locazioni sia più vivace di quello delle compravendite. È così che i prezzi sono aumentati nel 2018 del 3,3% e del 2,2% a parità di caratteristiche dell’immobile. Posto che l’abitazione tipo è un appartamento di 80 metri quadrati, nelle vicinanze del centro e già arredato, con un solo bagno, niente giardino e garage, riscaldamento automatico, per lo più situato a un piano basso. Fin qui la media nazionale, diverso il discorso se si guarda ai singoli capoluoghi. Di forte rialzo si parla per Bologna, Firenze e Milano, mentre negli ultimi tre anni a Roma e Genova si registrano addirittura dei ribassi. Almeno questo è quello che viene offerto online, stando alle inserzioni che compaiono sulla banca dati del portale web i m m o b i l i a re . i t . . Un mercato che “ha una dimensione rilevante”, sottolinea la ricerca condotta dall’economista Michele Loberto, del dipartimento dipartimento economia e statistica di Palazzo Koch. Infatti, il 20% opta per la pigione, quota che sale al 38% per le famiglie giovani e al 46% per i meno abbienti, ricorda la Banca d’Italia.

Fatto p.11

ESTERI

1 Regeni

Silenzi e omissioni così il caso Regeni è stato dimenticato La lettera al premier Conte e gli appelli dei genitori non sono serviti Il governo italiano tace: e gli scambi commerciali con l’Egitto aumentano

Giuliano Foschini su Repubblica a pagina 17

La beffa dell’Onu: “Conferenza contro la tortura al Cairo”

Rabbia delle Ong per la scelta di un Paese nel mirino per l’uso di violenza e omicidi mirati

Repubblica p.17

1 Hong Kong

La battaglia dei cortei a Hong Kong I professori sfidano gli attivisti filo cinesi Parate senza lacrimogeni e scontri per la prima volta dal 9 giugno. Oggi nuova manifestazione

Decine di migliaia hanno giurato fedeltà alla Cina sventolando bandiere rosse

Una famiglia si riunisce a tavola di ritorno dai cortei in centro Il nonno è scappato dagli orrori di Mao, la nipote è in prima linea Le tre generazioni al sit-in “Conosciamo il comunismo”

Stampa p.8

SE HONG KONG GUARDA A OCCIDENTE

Maurizio Molinari sulla Stampa in prima

“Io sto con la polizia di Hong Kong” La star Disney delude la protesta Liu Yifei, americana di origini cinesi, interpreta l’eroina della libertà Mulan nel kolossal in uscita Si è schierata con le forze dell’ordine e sfida i fan: “Ora colpitemi pure”. Già partito il boicottaggio

Il remake del cartone animato, in uscita a marzo, è costato 350 milioni di dollari. Il mercato cinese è ormai il secondo al mondo

Repubblica p.14

2 petroliera

Sequestro Usa per la petroliera ferma a Gibilterra

L’accusa: violate norme su riciclaggio e terrorismo Colpo a Teheran

Stampa p.11

Gibilterra «rilascia» la petroliera iraniana. Ma gli Usa chiedono un nuovo sequestro.

Corriere a pagina 10

Un contrasto che lega due «porte» strategiche. Gibilterra e Hormuz. Il Dipartimento della Giustizia Usa ha emesso una richiesta di blocco per la Grace 1, petroliera con un carico di greggio iraniano destinato alla Siria. La nave, fermata il 4 luglio dai marines britannici a Gibilterra per la violazione dell’embargo contro il regime di Assad, ha ottenuto il via libera dalle autorità locali. Decisione che potrebbe portare al rilascio di un’unità inglese sequestrata per rappresaglia da Teheran. Una soluzione raggiunta grazie a un impegno: il greggio non sarà consegnato ai clienti siriani. Ma Washington non ha gradito. Non vuole allentare la pressione sull’avversario e ha ribadito le accuse di contrabbando. Si vedrà. Ufficialmente la petroliera può riprendere il viaggio, ma deve aspettare un nuovo equipaggio. Uno o due giorni: tempi tecnici che permetteranno di manovrare. Guido Olimpio

3 afganistam

Il figlio del «Leone» torna a casa E cerca alleati contro i talebani «Èilpredestinato»aguidaregli afghani, come ilpadreMassud.Studi all’estero,ora è pronto

Andrea Nicastro sul Corriere a pagina 10

4 Epstein

Nude nelle vasche nei sotterranei Ecco le ragazzine vittime di Epstein Sul web le foto delle stanze della villa del milionario Il giallo dell’incontro con Fidel Castro a Cuba nel 2003

In carcere il finanziere pagava i detenuti per ingraziarseli ed evitare vessazioni

Stampa p.11

Legali e soldi, cosìEpstein provò a lasciare la sua cella

Corriere p.16

5 Kashmir

Mossa sovranista sul Kashmir. Il mondo soffre della stessa malattia. Il premier Modi si batte da tempo perché il Subcontinente appartenga solo agli induisti.

Sergio Romano sul Corriere a pagina 11.

6 Somalia

La Somalia in mano agli shabaab i terroristi che diventano mafiosi. Gli alleati di al Qaeda che sognano di instaurare la Sharia. Emersi nel 2006 dopo la sconfitta dell’Unione delle Corti Islamiche da parte del Governo Federale di Transizione, gli al-Shabaab, «i Giovani», sono il gruppo islamista più potente e attivo in Somalia. Dal 2012 sono formalmente riconosciuti come cellula locale di al-Qaeda.

I guerriglieri sono cambiati: controllano il territorio, sperando in un’intesa con l’Occidente. Nonostante bombe e racket Mogadiscio vuole rinascere: “Serve qualcuno che creda in noi”. 1.392 Sono le vittime totali degli attentati di al-Shabaab dal 2015 in Somalia e Kenya. Nella capitale torna la vita: davanti al mare i giovani riempono i bar e i bimbi giocano. “Qui ha investito solo la Turchia, ma per sconfiggere il terrore serve sviluppo”. 9000 Sono i membri di al-Shabaab secondo una stima fatta dalla Bbc

Domenico Quirico sulla Stampa p.9

7 Trump

La svolta di Trump: sì ai licenziamenti dei dipendenti che cambiano sesso

Messaggero p.11

Trump: i giudici legalizzino il licenziamento dei transgender

Stampa p.18

8 russia

Incidente nucleare I medici: i feriti erano radioattivi

Stampa p.19

9 Indonesia

Ilmuronell’Oceano nonsalvaGiacarta: lacapitalesprofonderà Sovraffollata, è già in parte sotto il livello del mare Il presidente propone di «spostarla» nel Borneo

Paolo Salom sul Corriere a pagina 11

Giacarta affonda e il presidente sposta la capitale

Raimondo Bultrini su Repubblica a pagina 14

10 Sudan

Intesa storica tra militari e opposizione

Corriere p.11

La scommessa del nuovo Sudan

L’accordo fra civili e militari siglato ieri a Khartoum segna la fine della rivoluzione e l’avvio di una nuova fase di governo comune Un fatto senza precedenti in tutta la regione

La voglia di vendetta per le vittime della rivolta non è spenta: ma vince la speranza

Un economista ex Fmi per far ripartire il Paese.

Abdalla Hamdok è il premier designato: a lui la sfida delle riforme economiche e sociali

Hamdok è stato nominato dalle Forze del cambiamento e della libertà: la nomina è al vaglio del Consiglio sovrano che gestisce la transizione: subito dopo entrerà in carica

Antionelal Napoli su Repubblica a pagina 12

Repubblica p.12

Groelandia

Intervista a Robert Peroni, l’esploratore che vive tra gli inuit: “Giù le mani dalla Groenlandia”

Trump vuole comprarla dalla Danimarca? Sarebbe un disastro. Qui nessuno lo prende sul serio, ma una minaccia c’è e riguarda il Pianeta

Questi ghiacciai sono fondamentali Con nuovi scavi e sfruttamento del mare la catastrofe è dietro l’angolo I primi a pagare sono quelli che vivono qui

Cristina Nadotti su Repubblica a pagina 15

10 Sudan

10 Argentina

Argentina, spettro default con il doppio «downgrade» A ncora giorni bui per l’Argentina. Dopo la crisi del mercato azionario, crollato del 30% in meno di due settimane e una svalutazione del peso di circa un terzo da inizio anno, arrivano a rendere più fosche le prospettive del Paese i «downgrade» di due delle principali agenzie di rating Fitch e Standard&Poor’s. Fitch ha declassato il rischio sovrano di Buenos Aires da B a tripla C, un gradino prima del «default» (D). S&P ha invece ridotto il suo rating da B a B-. «La forte turbolenza del mercato finanziario, con un netto deprezzamento del peso e un aumento dei tassi di interesse ha notevolmente indebolito il profilo finanziario già vulnerabile del Paese », ha sottolineato S&P. L’Argentina è in recessione e nei primi sei mesi del 2019 l’inflazione ha raggiungo il 22%.

Corriere p.30

Caparrós“Gli argentini non hanno più paura di tornare al peronismo”

L’analisi spietata dello scrittore e giornalista, autore di “Fame”, sul totale fallimento del presidente Macri e sullo scenario pieno di incognite che si apre per il Paese sudamericano

Il presidente ha sbagliato sui temi economici: inflazione record, perdita di posti di lavoro, povertà al livello più alto

Non condivido le idee di Fernández perché fa discorsi di sinistra ma politiche diverse. Ma non credo ci sia il rischio di un governo autoritario

Gabriella Colarusso su Repubblica a pagina 16.

C

10 Artexit

Opere in fuga dal Regno Unito: le gallerie pronte all’«Artexit». Il divorzio dall’Ue alzerà i dazi: collezionisti espatriano, musei anticipano mostre.

Matteo Persivale sul Corriere a pagina 13

GIUSTIZIA

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4 genio cancro

Parla Marco Ruella, l’unico medico italiano tra gli oltre 200 ricercatori sulla più innovativa terapia dei tumori del sangue “Per lavorare con il genio anti-cancro ho lasciato Torino destinazione Usa”

Stampa p.14

5 vulcani

«Io, signora dei vulcani Da sei anni in Islanda su un’isola che ne ha 500» Sara Barsotti guida il team che studia i rischi delle eruzioni

Corriere p.19

6 editoria

«L’editoria eramachista Mondadorimidiceva: tidiverti a fare libretti?»

Corriere p.23

E nel 1992 Milano voleva farla sindaca

Corriere p.23

Gimondi

Papà, ti scrivo come facevo quando partivi per il Giro.

Corriere p.41

Vivere alla Gimondi

È stato il simbolo di quelli che non si arrendono mai Anche quando il “nemico” si dimostra più forte

Maurizio Crosetti su Repubblica a pagina 34

Mario Salvarani “A colazione Felice mi disse: il Tour lo vinco”

Cosimo Cito su Repubblica a pagina 45

7 big data

L’algoritmo in cattedra Exploit delle lauree per capire i big data In campo umanistico va forte la linguistica. Bene l’enogastronomia e i corsi di riabilitazione, sempre più utili in un Paese che invecchia

Repubblica pagina 19

8 Germania ezio mauro

L’ultima grande fuga dalla Ddr Fin dal 1961 centinaia di berlinesi tentavano di saltare il Muro a costo della vita. Ma nel 1989 iniziano a consegnarsi all’ambasciata della Germania Ovest. Per Honecker e la Cortina è l’inizio della fine

Ezio Mauro su Repubblica a pagina 36

La parola magica è plusvalenza

Campioni a rate e scambi Il calciomercato è truccato

Lorenzo Vendemmiati sul Fatto a pagina 17

Natalia Aspesi archibugi

Archibugi e le sue famiglie “Bugie e segreti” La regista fuori concorso alla Mostra di Venezia “È il nucleo da cui si fugge e a cui si torna”

Natalia Aspesi su Repubblica a pagina 40

9 guardalinenen

Nicolosi “Ho messo all’angolo anche il capitano dei Reds”

Matteo Pinci su Repubblica a pagona 43

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Retromarcia su Roma. Salvini in difficoltà tenta di non far morire il governo gialloverde e non far nascere quello giallorosso. La Bce riarma il bazooka. La Open Arms è sempre al largo di Lampedusa, ma è intervenuta la magistratura con l’accusa si sequestro di persona. È morto Felice Gimondi, ultimo mito del ciclismo epico. Funerali per Nadia Toffa – ieri – e per Diabolix – prossimi giorni – al Divino Amore. Ma solo per cento persone. La mamma incinta che stava andando all’ospedale a partorire e fatta scendere dall’autobus perché senza biglietto ce l’ha fatta lo stesso. Mentre andare in giro a torso nudo ad Agropoli costa 250 euro. Trump vuole comprare la Groelandia. Ma la Danimarca non vende.

 

Retromarcia su Roma. Salvini in panne: ritrattare o rischiare l’opposizione? Martedì la decisione: in Senato Conte chiederà la fiducia Lega in subbuglio. Tra Matteo e Giorgetti nessun contatto. Inversione dei ruoli tra i quasi ex alleati: adesso sono i 5 Stelle a dettare la linea. In pochi giorni gli equilibri si sono capovolti. E Matteo gioca in difesa.

I titoli More

Gli errori di Matteo. I dieci passi falsi di Matteo: tempi, peso delle Camere e regali agli avversari. Mario Ajello sul Messaggero. More

Tempi sbagliati e dietrofront. Così il Capitano si è incartato. Il leader ha fatto una serie di errori: dal no al voto dopo le Europee, alla certezza che il premier si sarebbe dimesso. Paolo Bracalini sul Giornale. More

Ma il Pd ha fatto i conti? Per contenere il deficit senza aumentare l’Iva vanno recuperati 30 miliardi, per questo Salvini ha mollato. Il Pd ha fatto i conti? L’eredità del governo gialloverde ha ipotecato qualsiasi manovra. Luciano Capone sul Foglio. More

Nessuna illusione sui conti. Non esiste alcun «tesoretto». Sulla legge di Bilancio c’è già un’ipoteca di 27 miliardi. Insufficienti i risparmi da Quota 100 e sussidio di Stato. Antonio Signorini sul Giornale. More

L’economia in stagnazione deve diventare la vera urgenza. Il commento di Dino Pesole sul Sole. More

Gli editoriali. Gli effetti speciali d’estate. Paolo Mieli sul Corriere. Il dono insperato che accende i due forni dei Cinquestelle. Luca Ricolfi sul Messaggero. Quando i muscoli di Salvini si sgonfiano. Gad Lerner su Repubblica. Le ipotesi al buio. Bruno Vespa su Qn. In ogni caso la credibilità è già perduta. Marcello Sorgi sulla Stampa. Un brutto film già visto: oltre alla vergogna porterà guai. Maurizio Belpietro sulla Verità. Soluzioni deboli e alleanze difficili. Stefano Folli su Repubblica. Caro Matteo, meglio ritirare la sfiducia. Vittorio Feltri su Libero.

Paolo Mieli. Con il sistema proporzionale i partiti si presentano alle elezioni l’un contro l’altro ma sanno benissimo che dopo il voto saranno costretti a cercare in Parlamento alleanze di governo con i nemici del giorno prima. More

Gad Lerner. In milanese viene detto “ganassa” chi esibisce virtù e muscoli di cui è sprovvisto, esponendosi a indecorosi dietrofront. Possibile che a Matteo Salvini sia bastato sbagliare i tempi della crisi balneare per rivelarsi un ganassa? More

Luca Ricolfi. Ancora una settimana fa pareva certo che, avendo Salvini annunciato l’intenzione di sfiduciare Conte, il governo sarebbe caduto nel giro di pochi giorni, e noi saremmo andati al voto nel giro di pochi mesi. Sembravano non esserci alternative. Ora sappiamo che le cose stanno diversamente. Una maggioranza alternativa c’è, è il tridente Pd-Cinque Stelle-Leu. More

Marcello Sorgi. La cosa più allarmante di questa crisi non è che potrebbe rinascere un governo giunto ormai da tempo a un punto morto. Piuttosto che i leader che lo compongono, e anche quelli del Pd che si preparavano a farne uno opposto insieme ai 5 stelle, nel giro di pochissimo tempo si sono giocati, oltre alla rispettiva fiducia di ciascuno nell’altro, tutta la credibilità che avevano di fronte agli elettori. Si sono detti capaci di rimangiarsi tutto ciò che avevano detto e ripetuto. Lo hanno fatto e rifatto, e sono pronti a farlo ancora. In un Paese in cui una metà dei cittadini non va più a votare perché non si fida più dei politici, e l’altra metà si reca alle urne con fatica crescente, tutto ciò è gravissimo. Ma anche di questo, ai nostri, non frega proprio nulla. More

Stefano Folli. Nessuno ha in mano le carte decisive. Non chi (Delrio) propone un “patto alla tedesca” ai 5S: occorrerebbero un paio di mesi di negoziato, se fosse una cosa seria. Non chi si accontenterebbe di un governo senza respiro, pur di rinviare le elezioni. Mattarella, sembra di capire, non intende accettare soluzioni furbesche, assemblate senza coerenza. Ecco perché è rischioso dare per fatta un’alleanza Pd-5S che è tutta da costruire. E quindi un governo elettorale per gestire il voto in ottobre è ancora uno scenario verosimile. More

Vittorio Feltri. In Emilia e in Romagna si dice saggiamente che l’ora del coglione piglia tutti. Gli uomini sbagliano e quelli che ammettono i propri errori ne dimezzano la gravità. Mi pare quindi che a Salvini convenga riconoscere di aver calpestato una buccia di banana allorché ha deciso di aprire la crisi di governo al buio. More

Maurizio Belpietro. Partiti senza voti provano a governare l’Italia in barba agli italiani. Dove possa portare il governo della vergogna è abbastanza evidente. Ora c’è da fare ciò che l’Europa vuole, cioè assecondare tutte le decisioni di Bruxelles, senza alcuna obiezione. Se passa il governo della vergogna, avremo anche il governo dell’invasione. Per la gioia di Renzi, della Boschi e di D’Alema. Un vero tuffo nel passato. More

Bruno Vespa. Il lettore si aspetta che gli si faccia un po’ di luce nella selva oscurissima della politica italiana. Ma anche Virgilio stavolta si muove su un terreno mai esplorato della storia repubblicana. Nel ’39, quando Stalin si spartì con Hitler la Polonia, Churchill disse che le intenzioni dell’Urss erano un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma. Anche noi. More

Lega. L’ora dei tormenti nella Lega. Dopo le ultime mosse del leader. «Perché inseguire Di Maio? Comanda Casaleggio». Promesse, sospetti, depistaggi. Il retroscena di Francesco Verderami sul Corriere (p.6). More

Roberto Calderoli: «Non c’è più margine per tornare indietro. Matteo ha fatto bene, all’80% si va al voto». Intervista sul Corriere (p.6). More

Durigon. Il sottosegretario leghista Durigon intervistato da Repubblica: “Con il M5S abbiamo lavorato bene. Non può tornare Renzi”. Sulla sfiducia a Conte decide Salvini. Di sicuro mi pare impervia una alleanza tra il Movimento e i dem. More

Tentazione Viminale. L’ira del capo Cinquestelle contro il «traditore». La tentazione Viminale. I suoi lo vedono all’Interno: farebbe meglio del leghista. Di Maio aspetta martedì: vedremo chi avrà il coraggio di sfiduciare Conte (Corriere p.3). Lega o Pd, Di Maio al bivio. Il leader 5S non si fida delle offerte di Salvini, sospetta siano solo un diversivo per far saltare il dialogo coi Dem ma è combattuto (Repubblica p.3).

Giorgetti prova a trattare. L’ipotesi Conte come commissario a Bruxelles. I fedelissimi del segretario: “È tutto aperto”. Ma i 5S per ora chiudono. “Di Maio sarà premier”. L’ultima offerta leghista per ricucire coi grillini. Anche diversi forzisti irritati con la Lega: “In caso di voto andiamo da soli” (Stampa p.5). L’altolà di Casaleggio e Grillo: mai più alleati con il Carroccio. I timori di big e parlamentari: «Di loro non possiamo più fidarci». Cresce il fronte del dialogo con i Dem (Messaggero p.2).

Tempo scaduto. Il presidente della Commisisone Affari Costituzionali Giuseppe Brescia, deputato grillino, chiude all’ipotesi di un nuovo accordo giallo-verde. “Ormai è impossibile fare la pace con la Lega. Hanno preso un colpo di sole sbagliando tutto. Con il Pd potremmo trovarci ad esempio sul salario minimo. La Tav? Per noi battaglia persa” (Stampa p.6).

Zingaretti: “Prima voglio vedere la crisi aperta”. Ma i contatti ci sono: Letta e Gentiloni i nomi che girano nel Movimento Da Minniti a Patuanelli: l’ipotesi M5S-dem. Il Pd: no a governi pasticciati di corto respiro. Corre voce che domani arriverà anche la benedizione di Prodi all’accordo (Stampa p.4). Il segretario del Pd adesso teme la figuraccia: “Il governo c’è…” I suoi (ieri Delrio) aprono trattative in pubblico coi 5 Stelle. Il segretario: “Un errore, l’esecutivo gialloverde è ancora lì” (Fatto p.3). E attacca Renzi. Il segretario non ha gradito la fuga in avanti del capogruppo sull’accordo alla tedesca con i 5S. Sull’ex premier: “Mi dava del traditore” (Repubblica p.7). Pd, pressing sul segretario. Ma lui: governo con M5S soltanto se di alto profilo. Cresce il fronte del dialogo, Delrio: contratto scritto, come in Germania. Zingaretti: via tutti gli attuali ministri, condizioni da verificare con il Quirinale (Messaggero p.7).

Il Fatto intervista Minniti. “Salvini ha paura del Metropol. Ora aspettiamo Conte in aula”. Dura accusa alle politiche migratorie del leader leghista e un invito al suo Pd: bisogna far maturare tutta la crisi e poi vediamo. Il gesto di forza compiuto è stato di paura, di una persona in una autentica crisi di nervi. La lettera di Conte è drammatica nei contenuti. Il ministro dell’Interno non ha mai avuto una strategia sui flussi (Fatto p.6).

Il Foglio intervista Carlo Calenda. “Con i grillini il Pd è finito. Elezioni subito o farò un altro partito” “Renzi tradisce i principi liberaldemocratici per tatticismo, gli altri per ideologia. Con Zingaretti non si parlano e i Pd sono due” (Foglio in prima).

Modello tedesco. Tempi troppo stretti e “diversità” il modello tedesco in Italia non va. In Germania ci hanno messo cinque mesi per varare il programma fra Cdu e Spd che, pur avversari, hanno una storia comune

(Messaggero p.7). Christian Petry, responsabile Europa Spd. L’allarme dei socialisti tedeschi: “Un pericolo il voto anticipato La Ue dia una mano all’Italia. Sarebbe spaventoso vedere Salvini al 40%. La politica che predica implica rischi enormi sia in termini economici che sul fronte migratorio (Repubblica p.7). Pd, il dialogo non è peccato. Il commento di Piero Ignazi su Repubblica (p.34).

Conte. «Non torno con Matteo, è sleale». Il premier verso le dimissioni con due alternative: il bis o la Ue. Le ipotesi: potrebbe lasciare martedì oppure due giorni dopo per permettere il via libera al taglio dei parlamentari (Messaggero p.3). Atteso lo show down di Conte al Senato. Elezioni più lontane. Palazzo Chigi fa sapere che «indietro non si torna», ma le incognite sono molte (Sole p.5). Conte non cerca mediazioni, la rottura ormai è insanabile (ma non pensa di candidarsi). L’idea che la «pace» rinvierebbe di pochi mesi la richiesta di urne di Salvini. Il retroscena di Massimo Franco sul Corriere (p.5). More

Gli editoriali 2. Accattonaggio molesto. Marco travaglio sul fatto. Il più grande partito morente. Che torni con Salvini o vada col Pd, per il M5s la pacchia è finita. Champagne. Claudio Cerasa sul Foglio. Fare acqua: “Se avanzo, indietreggiatemi”. Trux e i liberali per il Trux gavettonati. E ora prendete bene la mira. Giuliano Ferrara sul Foglio.

Mattarella rientra dalla Sardegna. E pretende chiarezza sugli sbocchi della crisi. Se alle consultazioni i partiti chiederanno tempo per un’intesa non lo negherà (Corriere p.2). Consultazioni-lampo se Conte si dimette. Il Capo dello Stato vuole evitare forzature parlamentari. Le Camere potrebbero essere sciolte dopo il 23 agosto. Attesa per le mosse dei partiti. Il Quirinale vuole salvaguardare l’economia (Stampa p.6). Mattarella non vuole pasticci ma patti di lunga durata. Il Quirinale non tifa per il ribaltone e alza l’asticella per evitare intese di breve respiro. Se si andrà al voto Salvini non gestirà le elezioni restando all’Interno: più probabile un governo elettorale guidato da Casellati. Il presidente in ferie alla Maddalena sarebbe dovuto tornare a Roma lunedì ma ha anticipato il rientro (Repubblica p.6). Reincarico o Cantone: le carte del Colle Il capo dello Stato valuta tutte le ipotesi e attende le mosse dei partiti (Giornale p.3).

Landini. Repubblica intervista il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Basta interessi personali. Serve un governo”. Conte nella lettera a Salvini parla di slealtà e strappi istituzionali. Sta a Mattarella verificare le condizioni per un nuovo esecutivo. Le parole del leader leghista evocano dittature: bisogna difendere la democrazia, la magistratura e la libertà di stampa. Sindacato e sinistra in ritardo nel dialogo con il mondo del lavoro, ma ci sono le condizioni per recuperare. Corpi intermedi essenziali (Repubblica p.8).

Bersani. E Pier Luigi Bersani scrive a Repubblica (p.8): Sia la sinistra che i grillini devono essere pronti a cambiare.

Centrodestra. Banda dei 4 e Partito Mediaset: i due forni di Berlusconi. Forza Italia, il partito è diviso tra chi vuole l’accordo con Salvini e chi rimpiange il Nazareno. Mulè, Ronzulli, Casellati e Bernini (con Ghedini) spingono per la Lega, ma Gianni Letta vigila (Fatto p.4). La rabbia dei berlusconiani: il vicepremier non sta ai patti. Fi: «c’era un accordo elettorale, sì al nostro simbolo e conferma per gli uscenti» (Messaggero p.4). Fi ora teme i giallorossi. Berlusconi preoccupato dal governo Pd-M5s. Il governatore ligure presenta il suo simbolo (Giornale p.7). Berlusconi deluso dal Carroccio. Riapre all’ipotesi governissimo. Azzurri furiosi per le mosse di Salvini, il Cav è convinto che sinistra e pentastellati troveranno facilmente un accordo. Così medita di appoggiare il nuovo esecutivo (Libero p.6).

Il tradimento. Il «tradimento» in politica non porta bene. Da Fini e Alfano a Renzi, tutte le vittime. Di Battista accusa il leader della Lega di avere rotto il patto. E lascia Matteo col cerino in mano. Quando Bossi mollò Berlusconi per mandare Lamberto Dini a Palazzo Chigi. Adesso anche i grillini scoprono la tentazione di «aprire» a Zingaretti. Vittorio Macioce sul Giornale in prima.

Giuramenti di fedeltà eterni per tradirsi meglio e (forse) ritrovarsi dopo mesi d’insulti e minacce. Salvini-Di Maio come un film con Liz Taylor e Richard Burton. Ma anche gli altri non scherzano. Odio e amore, così il tira e molla è diventato forma di governo. La storia italiana segnata da inimicizie epiche, mai viste relazioni così volatili (Stampa p.7).

Open Arms, si muovono i pm: «Sequestro e violenza privata». La Guardia Costiera: sbarco, non c’è impedimento. Scontro sulla salute dei migranti (Corriere p.10). La Guardia costiera si dissocia dal Viminale. “Fate attraccare la nave dei migranti a Lampedusa”. La procura indaga per sequestro di persona. Il comandante: “Si temono episodi di autolesionismo”. Salvini: “Falso, ci prendono in giro” (Repubblica p.10). L’Ue: “Open Arms, situazione insostenibile”. La Procura indaga per sequestro di persona L’inchiesta punta su Salvini, ma il Viminale sfida il Tar: “Emergenza medica? Una balla”. Sei paesi pronti ad accogliere (Stampa p.8). A bordo della Ocean Viking: “Dovrebbero scendere il prima possibile. Non li riporteremo mai in Libia, non è sicuro. Noi seguiamo le leggi internazionali del mare. L’Italia ancora non risponde, ma restiamo in attesa” (Stampa p.8). Rinnegati tutti i porti chiusi. Conte si rifà la verginità per il governo dell’invasione. Il premier che ieri elogiava l’85% di sbarchi in meno adesso attacca “l’ossessione” di Salvini. Il cambio di rotta clamoroso, benedetto dal Colle, serve a convincere i dem (Verità p.2).

Il medico che nega l’emergenza “Gli sbarcati stanno bene al massimo c’è chi ha un’otite”

«Macché gravissimi, i 13 migranti sbarcati dalla Open Arms stanno tutti bene, anche meglio di me», continua a ripetere al telefono il dottore Francesco Cascio, il sei volte deputato di Forza Italia (fra Parlamento e Regione) che oggi fa il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa. È lui il successore di Pietro Bartolo, il medico eroe dell’isola che ha curato migliaia di migranti, diventato eurodeputato del Pd (Repubblica p.10).

Scusi, Cascio, in che senso stanno tutti bene? Il Corpo sanitario dell’Ordine di Malta ha stilato un referto che descrive condizioni gravissime a bordo. «Anche il poliambulatorio che dirigo ha stilato dei referti. Abbiamo riscontrato solo un caso di otite in una ragazza». Sui social qualcuno le dà già del negazionista, Salvini ha invece ritwittato le sue parole. «Non vado da giorni sul web, per adesso sono fuori da tutto». Dunque non li ha visitati lei i 13 migranti sbarcati. «No, perché sono in vacanza con la famiglia. Ho preso un giorno di ferie, lunedì sarò nuovamente al mio posto. Però, mi fido ciecamente dei medici che lavorano con me». Possibile che ci siano dei referti così contrastanti? A bordo era stata segnalata anche una donna affetta da emorragia vaginale. «Mi hanno detto che sul web qualcuno ha scritto: Cascio fa l’occhiolino alla Lega. Ma io parlo con i fatti. Quella donna aveva l’emoglobina a 11,6. Sta davvero meglio di me». Beh, è vero che la politica logora, ma sempre meglio di una traversata su un barcone. Davvero nessuna tentazione di salire a bordo della nave leghista? «Con la politica ho chiuso, fra tante amarezze. Sono decaduto da un seggio all’assemblea regionale siciliana dopo una condanna per corruzione, ma poi la Cassazione mi ha assolto. E nei mesi scorsi sono finito addirittura ai domiciliari per un’altra storia, ma il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza». I magistrati di Trapani l’accusano di fatto arrivare la notizia di un’indagine al gran maestro di una loggia segreta. «Io non c’entro niente con questa storia. Adesso, faccio solo il dottore a tempo pieno all’Asp di Palermo. E da un anno e tre mesi, ogni 15 giorni, vado a Lampedusa e ci resto per una settimana. Sa quanti pazienti abbiamo d’estate? Sessanta al giorno, e nessuno mai si è lamentato». I suoi collaboratori sono gli stessi che lavoravano con Bartolo? «Qui, sull’isola, i medici ruotano continuamente. E poi Pietro Bartolo è mio amico, ha fatto un gran lavoro, ma se c’è qualcuno che ha beneficiato della questione immigrazione per fare politica è proprio lui». Ma come si fa a ignorare quel referto che parla di venti casi di scabbia a bordo? «C’è davvero la scabbia su quella nave? E allora perché non li fanno sbarcare?». Ecco, perché? «Non mi occupo più di politica. Giuro».

Il superstite in ospedale a Malta (Corriere p.10). Mohammed il sopravvissuto. “Partiti in quindici ho resistito solo io” Il dramma del naufrago recuperato su un gommone. Undici giorni alla deriva: via via che gli altri morivano gettavamo i corpi in mare. L’ultimo, Ismail, mi ha detto: buttiamo via il cellulare e facciamola finita insieme. Ma io volevo vivere (Repubblica p.11).

Ong contestata. Sul molo contestazioni a Riccardo Gatti, capomissione della Ong spagnola. Lampedusa indifferente ai “prigionieri” della nave: “Perché li mandate qui?” Richard Gere: “Questi sono angeli sopravvissuti alla Libia” (Stampa p.9).

De Falco (ex m5s) “Ora i magistrati intervengano con forza pubblica” (Stampa p.9).

Merkel e Sophia. Dopo lo stop a Sophia, Berlino disponibile a una nuova missione militare Ue. La Germania auspica una riedizione dell’operazione europea “Sophia” oltre a “navi statali” che salvino migranti. A dichiararlo la stessa cancelliera Angela Merkel durante un incontro che si è svolto a Berlino (Fatto p.4). Merkel rilancia «Navi di Stato peri salvataggi in mare» Corriere p.10

Editoriali. Quegli uomini bianchi che litigano sul destino dei disperati. I migranti usati per guadagnar punti nella partita della crisi. Il commento di Domenico Quirico sulla Stampa (p.23). Ostaggi della campagna elettorale. I migranti di Open Arms non sbarcano: la gara dell’ipocrisia tra Lega e M5s (Foglio pagina 3). Scenderanno tutti. Mi creda, Salvini, tutta quella sofferenza in più non le serve, non le è utile. E lei ha già perso. Una lettera di Sandro Veronesi al Foglio

Siena. Il Palio di Siena alla Selva per un soffio cade il fantino, il cavallo scosso vince (Messaggero p.15).

Emozioni, brividi e suspense al Palio di Siena dove vince la Selva con il cavallo Remorex “scosso”, ovvero senza il fantino Giovanni Atzeni detto Tittia, caduto a metà corsa per aver urtato in curva un colonnino in pietra. Dopo una lunga rimonta e aver messo alle spalle due rivali, il cavallo della Selva supera all’arrivo anche il Bruco di un frammento di muso. Così accertano i giudici della corsa, bruciando di delusione i contradaioli del Bruco che già stavano reclamando la consegna del “drappellone” dipinto da Milo Manara. Verdetto rovesciato, dunque, e Palio assegnato alla Selva, con clamoroso colpo di scena. È il secondo Palio vinto dal cavallo Remorex, che si afferma come “specialista” dei trionfi da scosso. Così aveva primeggiato per la contrada della Tartuca anche al Palio straordinario dell’ottobre 2018

Repubblica p.27

Bell’Italia. Passeggia a torso nudo 250 euro di multa.

Difficilmente dimenticherà il Ferragosto trascorso ad Agropoli (Salerno). Un turista di mezza età, residente a Napoli, infatti, è il primo a essere incappato nell’ordinanza pro-decoro varata nei giorni scorsi dal sindaco, Adamo Coppola.

Messaggero p.15

“Mia figlia è nata e sta bene ma non multate più in bus una donna con le doglie”

Sentivo forti dolori e ho avuto paura. Non pensavo al biglietto, volevo solo arrivare in ospedale prima possibile

Penso che quel controllore non abbia agito con coscienza Anche a un pubblico ufficiale è richiesta un po’ di sensibilità

Repubblica p.17

Da tutta Italia per salutare Nadia. «Grazie, davi voce ai più deboli» Toffa,folla aifunerali.I pullman dalla Puglia.I colleghi: «Non sopportava l’ingiustizia»

Il prete di Caivano DonPatriciello celebra lamessa «Con leisiamo tutti in debito»

Corriere p.19

Medici. Sos pronto soccorso. Dal Veneto alla Puglia largo ai neolaureati. Anche la Toscana assume non specializzati Alt dei sindacati: così aumenta il precariato (Repubblica p.15). Giochi pericolosi sui medici. Il commento di Daniela Minerva su Repubblica (p.34).

Bce. La Bce risfodera il bazooka: “Interveniamo contro la crisi”. Il governatore della banca finlandese Olli Rehn: “A settembre il Quantitative easing 2 e un nuovo taglio al costo del denaro” (Repubblica p.28). “Occorre non deludere le borse”. Verso 50 miliardi di euro al mese. La riapertura del Qe può essere accompagnata da un taglio sui depositi. Allo studio anche l’acquisto dei crediti bancari e delle quote di fondi. A settembre è importante che la Bce intervenga con un pacchetto significativo. Standard & Poor’s: per l’economia Usa aumentano i rischi di recessione (Stampa p.16). Prove generali d’intervento Bce, i mercati ora ci credono. Milano recupera l’1,51% dopo l’apertura di Olli Rehn a mosse «significative e d’impatto» dell’Eurotower a settembre. Euro di nuovo sotto 1,11 (Sole p.3). L’economista tedesco Guntram Wolff: “Serve una politica fiscale più incisiva” “Nell’Ue tassi d’interesse ancora più negativi. Un bene per la ripresa”. Lagarde con il suo background gestirà bene il processo decisionale sulla politica monetaria. Le azioni della Bce sono molto meno utili di quanto non fossero in passato con i tassi alti (Stampa p.16).

Germania. Germania, se sarà recessione governo pronto a nuovo debito. Le rivelazioni di Spiegel: gli economisti stimano il bisogno di investimenti in oltre 500 miliardi. Merkel e Scholz sarebbero disposti a rinunciare al pareggio di bilancio (Sole p.12). Il paradosso della Germania in crisi che finanzia il suo boia Trump. La locomotiva d’Europa ha bisogno di una revisione ma non riesce a trovare strategia migliore di comprare titoli americani (Foglio p.3). Grosso guaio alla Deutsche Bank. Il fondo americano Cerberus, quarto azionista dell’istituto tedesco, contro il piano per liberarsi dei crediti tossici. L’istituto tedesco detiene in pancia quasi 50mila miliardi di euro in derivati finanziari (Manifesto p.7).

Cina. Cina in frenata più del previsto e non solo per colpa dei dazi Usa. Consumi deboli. Il crollo delle vendite di auto spia di problemi che vanno oltre la guerra commerciale. Un nuovo rapporto di Rhodium Group (Usa): «Dati ufficiali irrealistici» (Sole p.13).

Ex Ilva. Un colpo d’acceleratore per salvare l’ex Ilva. Il decreto Imprese inviato al Colle: possibile la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale già il 19 (Corriere p.28). Assunzioni, ambiente, indotto: le promesse mancate all’ex Ilva. Dopo l’iniziale apertura, il gruppo ha impugnato la revisione delle autorizzazioni. Un anno con i nuovi padroni di ArcelorMittal (Fatto p.15). Ilva, l’immunità andrà avanti a Camere aperte. Sarà un caso, ma nelle stesse ore in cui spunta l’ipotesi di un ricompattamento Lega-M5S, si sblocca (almeno a parole) il caso Ilva. Il Decreto imprese che prevede la reintroduzione di una parziale immunità penale per i manager ArcelorMittal, sarebbe in viaggio da palazzo Chigi al Quirinale per poi approdare in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento, era stato approvato “salvo intese”. Il rinvio della pubblicazione, dicono fonti governative, era solo per non sottrarre un mese di tempo all’esame del Parlamento prossimo alla chiusura estiva. L’improvvisa riapertura delle Camere consentirebbe ora invece la pubblicazione e, dunque, di scongiurare l’addio all’acciaieria minacciato da ArcelorMittal per il 6 settembre, scadenza dell’immunità originaria. I sindacati restano guardinghi e i genitori tarantini con l’incubo dell’inquinamento accusano Di Maio di tradimento. Ma come insegna la crisi politica più pazza del mondo, può ancora succedere di tutto.

Marco Patucchi su Repubblica a pagina 28.

Dazi. I dazi dei quattro cantoni. Usa, Cina, Europa e Russia tutti contro tutti. Una guerra che ora comincia a spaventare pure chi l’ha scatenata. Trump, che ha scatenato la guerra, si sta incartando e comincia a rendersene conto. La nuova ondata di dazi è rinviata a dicembre. Stefanp Cingolani sul Foglio a pagina III.

Banche. Banche, 45 miliardi di utili grazie anche ai tagli al personale. In quattro anni, dal 2017 al 2020, le banche italiane realizzeranno oltre 45 miliardi di utili, grazie anche a un taglio delle spese del personale e a un cost-income (il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) fra i migliori di Europa. I numeri, elaborati dalla Fabi su dati Bce, Bankitalia e sulla base dei bilanci dei gruppi bancari, sono anticipati dall’Agi. Numeri che dimostrano come il settore creditizio si sia rimesso in piedi, tornando alla redditività e asciugando il numero di dipendenti. Tanto che oggi le banche italiane hanno raggiunto efficienza operativa fra le migliori in Europa, con un costo del lavoro che pesa soltanto per il 30% dei ricavi. Nel dettaglio, nel 2017 e nel 2018, sono già stati realizzati 10 miliardi di utili l’anno, con il miglior risultato dal 2009. Nel 2019 secondo stime Abi si arriverà a 10, 9 miliardi e a 14, 3 miliardi nel 2020. Anche i costi operativi, che comprendono spese generali e spese per il personale, sono diminuiti passando dai 60, 6 miliardi del 2016 a 55, 8 del 2017 (Stampa p.17).

Report choc. General Electric, report choc: «Come Enron». Markopolos, la talpa che scoprì la truffa di Madoff, accusa la società: «Esposta per 38 miliardi di dollari». Il numero uno di Generfal Electric, Culp, contro il moralizzatore: solo speculazione. Il titolo prima crolla poi rimbalza (Messaggero p.17). Il report: le perdite sarebbero superiori a 38miliardi. La società: manipolazione. Harry Markopolos, 62 anni, è l’investigatore che, dopo diversi anni di segnalazioni alla Sec, dimostrò di aver visto giusto sul caso Madoff, il maggior «schema Ponzi» privato della storia finanziaria (Corriere p.29).

Pa. Dagli appalti alla Pa mancano 278 decreti. Provvedimenti attuativi mai varati. C’è anche l’anticipo del Tfr agli statali. Il Reddito ancora senza controlli, buchi su sicurezza e immigrazione. (Messaggero p.9).

La lotta alla mafia non si ferma. Ma certo rallenta un po’. La crisi di governo inceppa la macchina burocratica al punto tale da bloccare un mucchio di provvedimenti che aspettavano solo l’input politico per andare in porto. Sono ben 278 i decreti attuativi da adottare per rendere esecutive le leggi e le riforme dell’esecutivo Conte. Ma ora, senza una guida, i funzionari fanno cadere le penne e i ministeri si fermano. Tanto che, appunto, chissà quando arriveranno i criteri che servono all’Agenzia nazionale per stabilire la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Anche la lotta all’immigrazione clandestina, tanto cara al ministro degli Interni, Matteo Salvini, rischia di incassare una pesante battuta d’arresto. Gli uffici del Viminale e degli Affari Esteri, tanto per fare un esempio, devono ancora stendere l’elenco dei Paesi di origine sicuri sulla base di criteri definiti dalla legge per la valutazione delle domande di protezione internazionale. Una carta senza la quale l’Italia non ha una bussola in materia di accoglienza.

Hong Kong. “Ora abbiamo paura”. Il weekend di lotta nell’Hong Kong divisa. La barriera invisibile tra la città ribelle e gli abitanti filo cinesi. I ricchi temono per gli affari: “Troppi danni dalla protesta”. L’83% degli intervistati si dice disposto a chiudere un occhio sulle reazioni violente della piazza. Il 71% dei cittadini non va orgoglioso della madrepatria, solo l’11% si definisce “cinese”. I “Lennon Wall” sono uno dei simboli della rivolta: pensierini e slogan scritti dai giovanissimi (e non solo) in inglese e cinese: “Vogliamo democrazia, dateci i nostri diritti”. Migliaia di post-it sui muri al grido della libertà. Il presidente si dice “preoccupato”. Trump tenta la mediazione: “Xi parli con i manifestanti. Se il presidente incontrasse direttamente e personalmente i manifestanti, ci sarebbe una conclusione lieta” (Stampa p.2). L’appello criptico del miliardario: «Hong Kong è un melone rotto». Li Ka-shing ha acquistato due pagine di giornale per dire a Pechino: basta violenza sui ribelli (Corriere p.12.

Brexit. Ultima spiaggia Brexit. L’opposizione britannica pensa al ribaltone per fermare il no deal, ma Corbyn rischia di rovinare tutto (Foglio prima). Corbyn si candida a premier. Per evitare la Brexit dura. L’idea del leader labour per rinviare l’addio all’Europa raccoglie più dubbi che consensi

(Repubblica p.22). Il paradosso di Corbyn nel fronte anti No Deal (Corriere pag.9).

LONDRA Dai drammi storici shakespeariani alla caduta di Margaret Thatcher, la politica inglese ha una tradizione lunghissima di congiure fratricide e spietati cambi di leadership: quello che mancava era il lessico — governicchi a termine, inciuci, ribaltoni — della politica italiana. È la fine della serietà britannica di una volta, asfaltata nel conto alla rovescia verso la Brexit (31 ottobre), con il salto del buio del No Deal, l’uscita dall’Unione senza accordi. È l’ora, italianissima, di accordi trasversali, ipotesi di governi a interim, incerte trattative a mezzo stampa. La frangia dei ribelli conservatori ieri si è alleata con i liberaldemocratici: fermare il primo ministro Boris Johnson e «kamikaze della Brexit» e affondare il No Deal con quello che in Italia definiremmo un governo di unità nazionale. Con quale premier a interim, votato da parlamentari disposti a turarsi montanellianamente il naso? L’odiato (dai Tories, e molto poco amato dalla minoranza interna al Labour) Jeremy Corbyn, ormai abituato a fare slalom tra le fazioni della Brexit con instancabile ambiguità? Il sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, che nei fatti è rimasto il più strenuo oppositore della Brexit, in serata ha dato l’endorsement a Corbyn dopo che emergeva sempre più concreta l’ipotesi «istituzionale», in corsa i due veterani Harriet Harman (laburista) e Kenneth Clarke (conservatore). Tutto pur di rimpiazzare Boris Johnson incartato sul No Deal come Theresa May prima di lui. Jo Swinson, leader liberaldemocratica, è per un governo a termine di Harman o Clarke, e spera di diventare decisiva: subito i conservatori duri come Iain Duncan Smith gridano al «tradimento». Tutti in realtà temono il voto, che potrebbe magari rafforzare Johnson e spezzare la schiena a ciò che resta del Remain. Peccato che mesi fa, ai Comuni, fosse in discussione un emendamento che avrebbe reso impossibile il No Deal: bastava votare sì. E Corbyn aveva imposto l’astensione ai laburisti.

Matteo Persivale sul Corriere a pagina 9.

Groelandia. Trump vuole comprare la Groenlandia. Il governo: “Grazie, non siamo in vendita”. Il presidente Usa punta ad accaparrarsi le risorse dell’isola danese per superare la Cina nella corsa all’Artico. Il presidente vorrebbe approfittare dei “problemi finanziari” di Copenhagen (Stampa p.11). La Groenlandia non si scioglie davanti ai dollari di Trump. Il presidente Usa rilancia l’idea di comprare l’isola ricca di risorse per scompaginare i piani di Russia e Cina (Fatto p.16). Miniere d’oro, petrolio e basi aeree. Il forziere di ghiaccio che Trump vuole comprare. Enrico Franceschini su Repubblica a pagina 19.

Epstein. L’Fbi scova la stanza segreta di St. James. Caccia all’archivio dei filmini di Epstein. I video sarebbero centinaia e potrebbero raffigurare anche gli ospiti con le ragazze. Confermata la tesi del suicidio per l’ex finanziere amico dei potenti Stampa p.10). «Epstein aveva due vite mi pento di averlo difeso. E io non sono complice». L’autopsia conferma il suicidio. L’avvocato: brillante e bugiardo (Corriere p.11).

Israele e Trump. Su richiesta del leader Usa, Tel Aviv vieta l’ingresso a Tlaib e Omar, componenti dell’ala radicale del partito. Il presidente che ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme e che ha riconosciuto la sovranità d’Israele sulle alture del Golan, è passato all’incasso con una richiesta sconcertante: ha suggerito al governo israeliano di negare il visto a due parlamentari Usa filo-palestinesi. In cambio del suo sostegno incondizionato a Benjamin Netanyahu. Federico Rampini su Repubblica (p.12). Israele, l’errore di Trump. Il commento di Thomas L. Friedman su Repubblica a pagina 35 Lo voglio dire con la massima semplicità e chiarezza: se siete ebrei americani e pensate di votare per Donald Trump perché ritenete che sia filoisraeliano, siete pazzi da legare.

Kashmir. Armi e minacce così muore la valle incantata. La scelta di Modi di cancellare l’autonomia della regione musulmana è il segnale di un’India sempre più estremista e intollerante (Repubblica p.13).

Tutor. Tornano i Tutor. Autostrade vince in Cassazione. I giudici danno ragione al concessionario nella disputa con Craft “Nessuna contraffazione, le due società usano sistemi diversi” (Stampa p.12). La Corte: sui sistemi di controllo non ci fu nessuna violazione del brevetto. A sospendere il servizio Tutor sulle autostrade italiane un anno fa era stata la sentenza di un tribunale. Ora un’altra sentenza, questa volta della Corte di Cassazione, lo ha ripristinato. Così nella guerra dei sistemi informatici, che consentono di punire gli automobilisti che superano i limiti di velocità, a spuntarla è stata Autostrade per l’Italia. Al termine di una lunghissima querelle giuridica, iniziata nel 2006. La Corte di Cassazione ha infatti ritenuto del tutto infondati i motivi per i quali la Corte d’Appello di Roma, il 10 aprile 2018, aveva ritenuto che il sistema di controllo della velocità media, cosiddetto Tutor, violasse le norme relative alla proprietà intellettuale della società Craft e dovesse essere rimosso. In sostanza, la suprema corte ha ritenuto che non si possano «brevettare» le formule matematiche e che il sistema utilizzato da Autostrade per l’Italia fosse diverso da quello della società Craft (Corriere p.17).

Diabolik, intesa con i parenti. I funerali al Divino Amore. La Questura di Roma toglie il veto: il capo ultrà della Lazio potrà avere esequie pubbliche. Il rito giovedì, ma non dovranno esserci più di 100 persone. Cremazione a Prima Porta (Messaggero p.13).

Travolto e ucciso mentre va in bici il pm che incastrò la coppia dell’acido. Attraverso le sue indagini è possibile raccontare la storia della criminalità organizzata in Italia, tra la Sicilia di Cosa Nostra e la Lombardia colonizzata dai clan della ‘ndrangheta. Perchè oltre a essere stato uno dei magistrati di punta della Dda a Milano, dove era in organico già a metà degli anni ‘90, Marcello Musso fu magistrato antimafia a Palermo – prima di tornare nel capoluogo lombardo – e scavò anche nei segreti siciliani, come gli omicidi irrisolti e i casi di “lupara bianca” nella guerra di mafia scatenata negli anni ‘80 dai Corleonesi di Totò Riina. Marcello Musso non amava le vacanze, per questo era rimasto al lavoro nella sua stanza al quarto piano del Palazzo di giustizia di Milano fino a pochi giorni fa. Poi era partito per Agliano, nell’Astigiano, dove vive l’anziana madre 96enne, il fratello, la sorella e i suoi nipoti. E ieri pomeriggio, a pochi metri da casa della madre, sulla strada che collega Costigliole d’Asti ad Agliano, è stato travolto da un’auto, mentre era in bicicletta. Pm tenace e appassionato del suo lavoro, verrà ricordato – oltre per il suo impegno antimafia – per l’indagine su Martina Levato e Alexander Boettcher, la “coppia dell’acido”, per i quali ottenne una dura condanna. In quei giorni stupì tutti presentandosi alla clinica Mangiagalli con un paio di scarpette da regalare al figlio della coppia, appena nato. “Con infinita tenerezza per un lungo cammino”, aveva scritto nel biglietto. «Marcello Musso ci lascia con lo stesso stile con cui ha vissuto, con discrezione e distanza da ogni retorica», lo ha ricordato ieri l’Associazione nazionale magistrati (Repubblica p.27).

Il re del Viminale. Salvini chi? E’ il prefetto Piantedosi l’uomo al vertice del ministero dell’Interno. Storia e ambizioni dell’uomo d’ordine più importante d’Italia (Foglio pagina IV).

Buongiorno. Salvini tenta il colpo di scena: tagliamo i parlamentari e poi andiamo al voto. Di Maio chiede allora di non sfiduciare Conte. Intanto in Senato Salvini va sotto contro una nuova maggioranza. Il premier non sarà in aula oggi come chiedeva Salvini, ma il 20. Trump rinvia i dazi e le borse brindano. Oggi è l’anniversario del ponte Morandi. Èmorta Nadia Toffa. Buona lettura a tutti.

Salvini sfida Di Maio. «Taglio dei parlamentari e urne». Ma la mossa leghista non passa. E lui: allora non sfiduci Conte (Corriere p.2). In Senato spunta una nuova maggioranza (grillini, Pd e Leu). Battuto il centrodestra: Conte in aula il 20 agosto, e non oggi (Repubblica p.2). Un’astuzia fuori tempo. Stefano Folli su Repubblica (p.30). Il trucco di Salvini: taglio agli eletti, ma dal 2024… (Fatto p.2). Primo autogol di Salvini: il partito dell’inciucio in Senato arriva a quota 162. Il vicepremier impone il voto nonostante i dubbi di Fi e Fdi. Maggioranza assoluta per M5s, Pd e Leu (Giornale p.3). La via d’uscita dalla crisi: l’imbroglio. L’accozzaglia di chi vuol prendere tempo ha una speranza: che qualche pm azzoppi i leghisti (Libero p.3).

Lo «stupore» del Colle: non si può congelare una legge costituzionale. Per il Quirinale Salvini «cambia le carte in tavola». Corriere p.5 Avviso di Mattarella: impensabile fare la riforma e andare al voto. sciogliere le Camere lederebbe il diritto a chiedere il referendum (Repubblica p.5). Il costituzionalista Azzariti su Repubblica (p.5): “Secondo la Costituzione bisogna fare un referendum”. Sul Giornale (p.4): «L’iter dettato dal leader leghista? Sì, è possibile andare subito alle elezioni. Ma la riforma costituzionale non entrerebbe subito in vigore».

Scenari. La mossa di Fico per tenere aperta la trattativa col Pd. La riforma in calendario alla Camera dopo la sfiducia: se Conte cade, salta. Di Maio: l’obiettivo è di legislatura (Repubblica p.3). Il premier il 20, la riforma due giorni dopo. Il rompicapo dei calendari incrociati. Per il M5S Salvini è all’angolo (Corriere p.5). Il no del Senato mette in forse le certezze del Carroccio. Confermato il calendario voluto dal Movimento e dal Pd. Un Salvini in difesa rinuncia a ritirare i suoi ministri dal governo. Massimo Franco sul Corriere (p.8). Prove (difficili) di ritorno al bipolarismo. Il commento di Roberto D’Alimonte sul Sole. (p.3).

Le urne si allontanano. L’ipotesi di un Conte bis. Il premier alla finestra: «Se resterei? Dare una risposta ora è prematuro, vediamo se mi sfiduciano. In aula vado lo stesso». Per lui i giochi si sono riaperti (Messaggero p.3). Il premier: conta il Paese, non il colore politico. Siamo qui per costruire non per distruggere. Conta chi hai di fronte se vuoi lavorare per la comunità. E frena chi attacca Salvini (Corriere p.9). Da Conte dimezzato a jolly. Così il premier spera nel bis. L’avvocato del popolo prepara l’intervento in Senato. Pronto per altri ruoli: ministro o commissario europeo (Giornale p.6).

Quattro nomi per il dopo Conte. La trattativa sottotraccia è partita. Da 48 ore gli sherpa di Partito democratico e Movimento 5 Stelle hanno cominciato i contatti informali. Nella rosa di nomi per Palazzo Chigi due tecnici e due politici. Sullo sfondo le elezioni per il Quirinale del 2022 (Stampa p.7). Esecutivo Cantone, anzi Fico: la trattativa Pd-pentastellati. Zingaretti negozia, il nodo del programma. Spunta anche il nome di Flick, gradito a M5S (Messaggero p.7). Ne||’esecutivo horror si salva Tria. Dentro Fico, Giachetti e Minniti. Peri veti incrociati, nessun big Pd e M5s. Il Colle chiederebbe garanzie per Moavero (Verità p.5). L’anno bellissimo del monocolore del Bisconte. Analisi logica. I grillozzi si prendano le loro responsabilità, con fiducia del Pd, e il Truce sarà spacciato. Date retta all’ex togliattiano. L’editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio.

Il Fatto intervista Di Maio: “Non mi fido di Salvini: la sua è la mossa della disperazione”. Sulle elezioni anticipate o su eventuali nuovi governi potrà decidere soltanto Mattarella. Io voglio tagliare le poltrone, lui punta a mantenere quei 345 posti anche nella prossima legislatura. Ero preoccupato, perché ogni giorno spingeva per rompere. Ma quel che conta sono i danni della sua decisione. Un nuovo governo si potrà insediare solo dal 1° dicembre. E nel frattempo non si potrà rinnovare il reddito di cittadinanza e non si potrà fare la manovra. Salvini è un irresponsabile (Fatto p.4).

 

Il Corriere intervista Salvini: «Il reddito di cittadinanza va verificato subito. Così non si assume più». Salvini: l’inciucio è pronto, voglio proprio vederli tutti insieme. Io ho preso tali e quali le parole di Di Maio: diceva che dopo il taglio delle Camere si votava. Quindi prima voti quello, poi si apre la crisi. Con Berlusconi ci siamo sentiti per telefono. Le vecchie etichette sono del tutto superate. Nessuno vuole inglobare nessuno. Io voglio fare una legge di bilancio importante e coraggiosa con una persona di cui si fida il mondo come Giancarlo Giorgetti. Ho avuto i brividi a immaginare una manovra Renzi, Boschi, Fico e Toninelli. E mi sono detto: facciamoli uscire allo scoperto (Corriere p.6). Il leader leghista convinto che dem e grillini non reggeranno. Salvini adesso si prepara a scatenare le piazze: un accrocco vergognoso (Stampa p.4).

I 5Stelle: dalla Lega solo un bluff. Le aperture al governo con i dem. L’esecutivo politico di Bettini piace agli ortodossi. Di Maio aspetta ma non lo esclude (Corriere p.9). M5S spiazzato. Il capogruppo furioso con la Lega: perché questa svolta sul taglio dei parlamentari? Di Maio resiste. Ma il patto col Pd non piace a tutti (Stampa p.5). Il sondaggista Noto: «Il partito di Renzi è sotto il 5 per cento». Italiani stanchi, vogliono le urne. «L’intesa Pd-M5s non dà fiducia» (Qn p.5).

Il no di FI a una lista comune. Salta l’incontro con Salvini: «Non rinunciamo all’identità». Ma a Palazzo Madama il centrodestra resta unito. Renato Schifani: «Questa alleanza è l’unica compatta Ma con le fusioni si perdono voti» (Corriere p.10). Il fallito blitz salvinano rallenta l’incontro col Cavaliere. Ma i due si sentono. S’inceppa la trattativa con Berlusconi (Stampa p.4). Per i sondaggisti centrodestra vicino al 50%. Risso (Swg): ma di solito quando più forze si aggregano, qualche punto si perde. Noto: «Da questa crisi Salvini potrebbe uscire rafforzato ma anche indebolito» (Sole p.2). Meloni: «Democrazia incompiuta», Fdi vuole il voto La Meloni e La Russa contro l’inciucio renziani-grillini: «Gli italiani vogliono altro» (Giornale p.5).

Renzi tesse la tela per l’alleanza M5S-Pd. Prove d’intesa in corso. Tra i punti sotto esame il taglio al cuneo fiscale e l’economia circolare (Sole p.2). Il Pd si ricompatta sul «lodo» Bettini. Zingaretti si prepara al voto ma è disponibile a esplorare la strada di un governo duraturo. Renzi: idee ragionevoli. Il capogruppo dem Delrio: «Noi pronti a un patto di largo respiro. Un suicidio per il M5S tornare dalla Lega» (Corriere p.11). Renzi-Zingaretti, la tregua è fragile. Il Pd non ha ancora una linea comune. L’ex premier accantona la scissione e rilancia l’accordo con il M5S, però resta sorpreso dalla mossa di Salvini. Il segretario tiene calda la pista del voto e convoca per il 21 la direzione del partito. Ma il rivale non ci sarà. Il pressing dei padri nobili per un nuovo governo. Boccia: “Oggi vincono Nicola e Salvini, perdono Matteo e Di Maio” (Repubblica p.7). Zingaretti scettico sul governo con M5S “Di Maio stia fuori” (Stampa p.6). Primo set all’ex premier. Il commento di Marcello Sorgi sulla Stampa (p.27). Renzi sposa Renzi sposa i grillini per risorgere. L’ex leader dem indossa il costume da statista e propone un matrimonio d’interesse ai pentastellati. Tutto pur di tornare a galla e imbrigliare Zingaretti. Il commento di Alessandro Giuli su Libero (p.4). Il Pd piange sui conti perché vuole tenersi il Colle il commento di Maurizio Belpietro sulla Verità (p.3).

Sinistra Italiana. “Esiste una nuova maggioranza in Aula Ma non bastano i numeri, servono contenuti. I dubbi del segretario di Sinistra italiana e deputato di Liberi e uguali Nicola Fratoianni. Temi come il reddito di cittadinanza e la precarietà del lavoro sono punti di convergenza (Stampa p.6).

Migranti. Cinquecento migranti ostaggio del mare. Nessun porto sicuro per le navi delle Ong. L’Onu: “Gli Stati intervengano”. I valdesi: “Noi pronti ad accoglierli”. Salvini: “Sbarco da evitare” (Stampa p.9). Il tribunale dei minori: “Illegale trattenerli lì” (Repubblica p.20).

Intercettazioni. Per rivedere le intercettazioni tempo sino a fine anno. Allo studio il rafforzamento delle misure di sicurezza sull’utilizzo dei trojan. Quale Governo vi metterà mano adesso non si sa. È certo però che di tempo non ce ne sarà poi molto. Perchè, il decreto sicurezza bis, appena convertito in legge dal Senato, in vigore da pochi giorni, proroga, ed è la seconda volta dopo la prima che aveva rinviato ad aprile, sino a fine anno il congelamento della riforma Orlando delle intercettazioni. Detto che la riforma Bonafede della giustizia rischia di restare una delle grandi incompiute della legislatura, ma ricordato anche che nella riforma non trovava spazio un intervento sul punto, resta sul tappeto il tema della conciliazione tra necessità di tutela della privacy e obbligo di non compromettere l’efficacia di uno strumento investigativo sempre più determinante (Sole p.23).

Ferragosto tra le sbarre. In tempi di “buttare la chiave” l’iniziativa del Partito Radicale vale di più. Il ministro Guardagalere Alfonso Bonafede, quello secondo cui l’unico modo per scontare una pena è il carcere, probabilmente toglierà il disturbo, comunque vada la faccenda del governo. Il dottor Davigo, quello secondo cui esistono solo colpevoli che non sono ancora stati acciuffati, si può sperare che avrà meno influenza sulle linee di condotta di Via Arenula. Ma il rischio che al ministero della Giustizia, prima o poi, finisca un amico fidato di Matteo Salvini, quello dei “lavori forzati” e delle chiavi da buttare via (a quest’ora avrà riempito una discarica), resta forte. Eppure, di carcere, di riforma delle carceri, della loro efficacia ai fini della sicurezza della collettività, o anche solo delle condizioni di vita e salute dei sessantamila reclusi negli istituti penitenziari su cinquantamila posti disponibili (dati del ministero al 31 luglio) non si parla più. O meno di prima. Nonostante i 28 detenuti (fonte Antigone) suicidatisi dalla fine dell’anno. Così è anche più che doveroso sottolineare l’importanza della consueta testimonianza civile e politica radicale di agosto sulle carceri. “Ferragosto in carcere” è il nome dell’iniziativa promossa dal Partito Radicale in tutta Italia, in collaborazione con l’Osservatorio sulle carceri dell’Unione Camere penali, che con una mobilitazione speciale di oltre trecento persone quest’anno entrerà in circa settanta istituti penitenziari in tutte le regioni. Lo scopo? “In – contrare i detenuti e il personale che svolge la propria attività lavorativa per conoscere meglio le condizioni di ogni struttura carceraria”, spiegano. O, per dirla con Rita Bernardini, perché è in questi palazzi che si può capire “il grado di civiltà di un paese”. Non sarà solo il giorno di ferragosto, le visite – molti i parlamentari, molti i garanti dei detenuti – dureranno quattro giorni, dal 15 al 19 agosto. Un modo per non dimenticare, nemmeno nei giorni in cui è bello dimenticarsi di tutto, che la giustizia è un bene centrale di una democrazia (Foglio p.3).

Trump rinvia i dazi sull’hi-tech di Pechino. Un gesto distensivo verso i consumatori e le aziende Usa come Apple che assemblano in Cina (Repubblica p.27). L’Italia fra i paesi che guadagnano nella guerra commerciale fra i due colossi. I mercati rialzano la testa. Slitta a dicembre una parte dei rincari Usa: salvi i regali di Natale. Il dollaro recupera sull’euro, forte rialzo delle quotazioni del petrolio (Stampa p.23). Rinviate tasse su beni per 98 miliardi (Sole p.6).

Argentina. L’Italia nella tempesta Argentina a rischio export e investimenti. Un miliardo di dollari “puntati” sul Paese da gruppi come Fca, Tenaris e Impregilo e molte vendite di macchinari tricolori (Repubblica p.26).

Operai cancellati. La crisi politica cancella gli operai. Oltre 240 mila rischiano il posto. Da Ilva a Whirlpool, da Bekaert a Embraco, il caos del governo lascia irrisolte centinaia di emergenze industriali. Appello unitario di Cgil, Cisl e Uil. Re David (Fiom): “Lavoratori dimenticati come i migranti in mare”. Il decreto per le imprese non arriva alla Gazzetta Ufficiale, a rischio gli ammortizzatori. La task force del Mise spiazzata dagli eventi (Repubblica p.11).

La crisi preoccupa i sindacati… «Preoccupati dalla crisi. Subito risposte su fisco, investimenti e lavoro». Per la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan «va assolutamente scongiurato l’aumento dell’Iva» (Sole p.4).

…e le aziende. Le aziende sono molto preoccupate: la situazione del mercato interno è quella che è. Non perdiamo altro tempo Andiamo subito a votare. Parla Roberto Snaidero, l’imprenditore friulano, ex presidente Federlegno: “Non vedo alternative Più si va avanti, più continua l’agonia. Filo-Salvini? Non mi interessa: dico quel che penso” (Stampa p.8).

Banche. Banche venete, il conto per lo Stato sale di 7 miliardi. Sga svaluta i crediti di Veneto e Vicenza di quasi il 50%. Eurostat nel 2018 aveva già imposto il ricalcolo del debito (Stampa p.22).

Criptovalute. Svolta in Nuova Zelanda “Anche le criptovalute per pagare gli stipendi”. Il governo Ardern permette alle aziende di versare le nuove monete ai dipendenti (Repubblica p.28).

Nuova Cernobyl? Paura per l’incidente atomico. Allarme Usa, Mosca minimizza. Esplosione in una base militare russa. Funzionari americani: solo Chernobyl peggio. Lo scoppio avrebbe coinvolto un missile nucleare, ma la Russia ha diffuso poche informazioni (Corriere p.12). Test nucleare. Il Cremlino ammette: “Una tragedia” (Stampa p.20)

Hong Kong, riaperto l’aeroporto dopo gli scontri. Dopo l’occupazione da parte dei manifestanti, e la cancellazione di tutti i voli dall’isola per il secondo giorno di fila, c’erano stati nuovi scontri tra i dimostranti e la polizia. Donald Trump ha twittato: «La Cina ha spostato le truppe verso il confine. Tutti stiano calmi» (Corriere p.12). James To, il veterano del Parlamento spiega le 5 richieste al governo: “Le forze dell’ordine utilizzano proiettili contro i cortei pacifici”. L’appello dei manifestanti: “Violenze e arresti illegali. L’Occidente ora ci ascolti” (Stampa p.16). Il bivio di Xi tra repressione e il rischio di nuove sanzioni. Dopo giorni di censura, il governo di Pechino alza i toni sui social: “I manifestanti sono criminali”. La strategia è spaventare i giovani, l’uso della forza potrebbe compattare il fronte internazionale (Stampa p.17).

Epstein. Nella prigione dorata di Epstein ai Caraibi: “Le ragazze provavano a fuggire a nuoto”. Un tempio con pareti insonorizzate e uffici tappezzati di foto osé nella villa-trappola dell’ex finanziere suicida. Il testimone: arrivavano donne molto giovani (Stampa p.18). La testimonianza di James B. Stewart del New York Times. Quando Epstein mi disse che conosceva i segreti dei suoi amici potenti. Considerava normale il sesso con le adolescenti. E organizzava cene con Steve Bannon e Woody Allen Cercava un biografo (Repubblica p.12). Brunel, “l’ami”di Epstein. “Gli procacciava 12enni”. “Mediapart” svela i legami tra il finanziere suicida e il manager delle modelle (Fatto p.19).

Domingo accusato di molestie. “Falso. Ma erano altri tempi”. Nove donne citano episodi di fine anni Ottanta. Il tenore respinge le imputazioni. Negli Usa mettono le mani avanti: l’Opera di Los Angeles indaga con un avvocato, la Philadelphia Orchestra cancella l’invito (Repubblica p.37).