Conte al Colle. Conte sale al Quirinale per chiedere un aiuto. Ma Mattarella lo frena. “I 5S insistono, sul vicepremier lo stallo è totale, presidente intervenga”. Il capo dello Stato però vuole tenersi fuori e anzi chiede di fare presto. Lo scenario elettorale non viene ancora escluso al Colle (Stampa p.2). Per Mattarella niente piano B: se il tavolo salta c’è solo il voto (Messaggero p.3). Il Colle ha fretta e Conte mette all’angolo Di Maio (Fatto p.2).

Martedi il governo. Conte vuol chiudere martedì: le ambizioni personali non potranno prevalere. Il premier incaricato prepara la lista dei ministri (Corriere p.3). La tela dell’avvocato. E il premier giurò “Non sarà un governo salvo intese”. Il cambio di passo dell’avvocato che alla delegazione dem confessa l’ira per gli ultimatum di Di Maio. I messaggi da Forza Italia: pronti a dare una mano (Repubblica p.3).

Niente incontro ieri. Il Pd attende il professore: ci dica se guida lui o Di Maio. E Nicola Zingaretti decide di saltare un altro incontro… Quello che si sarebbe dovuto tenere ieri sera con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Non è detto che l’incontro poi non si tenga oggi, quando le cose saranno più chiare, anche se al Pd preferirebbero che si svolgesse dopo la consultazione della piattaforma Rousseau. Al Nazareno, comunque, sono ben decisi a non farsi mettere in mezzo. Maria Teresa Meli sul Corriere (p.7).

Chi comanda Conte o Di Maio? Per il segretario lo schema dei grillini è questo: “I 5S vogliono i voti Pd per un governo guidato dal premier e dal loro capo”. I Dem: “Vediamo se comanda Conte o Di Maio”. Zingaretti tiene il punto sul vicepremier unico. Il Pd vuole fare un governo con i 5S e altri, di svolta e con un programma scritto insieme. Il M5S invece vuole i voti del Pd per un governo che resti saldamente nelle loro mani (Stampa p.2).

Matteo Renzi. «Governo per il Pil o non avrà i nostri voti». Intervista di Matteo Renzi al Sole: «Conte porti al Quirinale una lista di ministri di qualità. L’aumento dell’Iva sarebbe una mazzata sui consumi. Le tasse vanno ridotte: pagarle tutti, pagarne meno. Il Conte bis nasce per evitare l’aumento Iva, abbassare lo spread e riportare l’Italia in Europa. Il consenso a Nord è problema reale, si risponde con cantieri e più autonomia ai comuni. In Parlamento attrarremo i moderati» (Sole p.3).

Occasione unica. Luigi Di Maio non vuole sentire ragioni. Per lui la frontiera è sempre la stessa: o cade il veto sulla sua poltrona da vicepremier o salta tutto. Fino a sera. Quando Beppe Grillo si materializza sul blog e ribalta la linea. «Sono esausto, abbiamo un’occasione unica, non si riproporrà più così, cerchiamo di compattare i pensieri, di sognare a 10 anni», si sfoga il garante in un video in cui parla di futuro, tecnologia, urbanistica. Rivolgendosi a nuora — «ai ragazzi del Pd» — perché suocera (i “suoi” ragazzi) intenda.

E Nicola Zingaretti, con un tweet, raccoglie l’assist: “Caro Grillo, nella vita mai dire mai, cambiamo tutto e rispettiamoci” (Repubblica p.4).

Il forno è ancora aperto. «Ma Zingaretti vuole fare un governo o vuole soltanto la testa di Di Maio?». L’alibi perfetto per poter scaricare lo sposo sull’altare. Da giorni si vocifera di un canale rimasto aperto con i salviniani, di una strategia comune disegnata da Stefano Buffagni e Giancarlo Giorgetti in caso di voto anticipato: Lega e M5S correrebbero da soli, ciascun per sé, per poi tornare insieme a palazzo Chigi. L’una avrebbe formalizzato il divorzio da Berlusconi, gli altri dal Pd. Opzione che Di Maio ha iniziato ad accarezzare dopo aver toccato con mano il solco scavato da Conte per dividere le sorti del Movimento da quelle del suo capo politico, con la sponda di Beppe Grillo e Roberto Fico (Repubblica p.4).

Un mese fa. «Il problema di Zingaretti – osserva Loredana De Petris, di Liberi e uguali – è che arriva tardi. Renzi a me e Errani aveva prospettato un governo con i 5 stelle già un mese fa, davanti a un ascensore al Senato. Il Zinga, invece, se n’è accorto tardi. Non ha il senso della posizione in politica. Gioca come se fosse ancora nel campetto da calcetto della Regione…». Solo che per il segretario del Pd adesso sarebbe complicato, anche se volesse, bloccare il treno del governo o farlo deragliare: si assumerebbe una responsabilità enorme di fronte ai suoi interlocutori internazionali, ai mercati e aprirebbe la strada alla vittoria di Salvini alle elezioni. Augusto Minzolini sul Giornale a pagina 3.

Ministri. Il Pd ora chiede lo stesso numero di ministri dei 5S. Zingaretti, che ha ceduto su Chigi e non avrà il numero 2, reclama poltrone di peso. Sospetti nei dem: Renzi parla con Giuseppi? (Fatto p.2).

Svolta. «Che svolta sarebbe se tenessero premier, vice e programma?» intervista a Andrea Romano (Pd): diktat a Conte, più che a noi (Corriere p.2).

Minor peso. Offerta del premier a Di Maio. Il Capo dell’esecutivo avverte il leader M5S: se fai il vice avrai un ministero di minor peso (Messaggero p.3).

Marcucci. Intervista a Andrea Marcucci: «Non fallirà tutto per il ruolo di Luigi se è un problema la soluzione si trova» (Messaggero p.3).

Di Maio a Bruxelles. La soluzione alla grana Di Maio è mandarlo in esilio a Bruxelles. Il vicepremier è stato individuato dall’asse Grillo Fico come l’ultimo vero ostacolo al papocchio. Per neutralizzarlo spunta l’ipotesi di farlo commissario europeo (Verità p.4).

Immigrazione. Sassoli: sì a un ministero per l’Immigrazione (Corriere p.9).

Autonomia. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala: «L’alleanza duri il tempo per eleggere il Presidente. L’autonomia? Ai Comuni. L’esecutivo riparta dal metodo Milano» (Corriere p.9).

Il verdetto di Rousseau. Il voto è atteso per domani. L’idea che il quesito si concentri sul programma. Un esito contrario potrebbe fare implodere il M5S

(Corriere p.6). Bachi e buchi di Rousseau l’oracolo di Casaleggio che avrà l’ultima parola. Con il voto dei 115.372 iscritti sono in ballo anche i 5 milioni di euro che la piattaforma incassa in questa legislatura grazie all’obolo degli eletti (Repubblica p.4).

Anche Grillo avverte il leader 5 Stelle: basta con posti e punti. Oggi potrebbe svolgersi l’incontro tra Di Maio e Zingaretti saltato venerdì (Corriere p.5). M5S spaccato, Grillo pressa Di Maio: “Mi rivolgo al Pd: l’occasione è unica”. Il premier vuole facce nuove e donne. “E su Tesoro ed Europa decido io”. Mentre al grillino chiede di controllarsi. Il leader del M5S avverte i dem: “Codice etico per la scelta dei ministri, no a indagati per fatti gravi e no a condannati”. Zingaretti replica: “Mai dire mai” 5S divisi, il comico “Basta parlare di posti”. Il pacchetto verrà messo ai voti martedì sulla piattaforma Rousseau (Stampa p.3). Diktat Di Maio al vertice: vice o perdo il Movimento. Piano di Grillo: diventare forza progressista (Messaggero p.5). Intervista alla senatrice Nugnes: Cresce la fronda interna anti leader. Affondo dell’ex M5s contro Di Maio «Persino Beppe vuole che si dimetta» (Qn p.6).

Programma. I capigruppo hanno smussato i rispettivi programmi: compatibilità su temi come fisco e ambiente, distanza su Unione Europea e migranti. Dal taglio dei parlamentari alle banche M5S e Pd, così vicini e così lontani (Stampa p.4). Meno tasse sul lavoro e una legge che superi i decreti di Salvini. Nell’accordo anche taglio dei parlamentari con riforma elettorale, sì alle infrastrutture e sblocco dei cantieri no agli inceneritori e revisione delle concessioni autostradali (Repubblica p.6). Nuovo sblocca-cantieri e intesa sul cuneo fiscale. Primo accordo sul costo del lavoro Concessioni, divisi solo su Autostrade. Passa la linea del Pd: gli sconti di tasse in busta paga a beneficio dei dipendenti e non delle imprese (Messaggero p.7).

Totonomi. Più donne al governo. Spunta Lamorgese per il Viminale. L’ex prefetto di Milano il nome nuovo per l’Interno, in corsa anche l’ex capo della polizia Pansa. Per Di Maio ipotesi Farnesina se non fa il vice. Provenzano e Manzella le novità dem (Repubblica p.7).

Discontinuità. La sfida più difficile per Zingaretti. Discontinuità all’interno del Pd. Il segretario dei democratici deluso dai capicorrente del partito, preoccupati soprattutto del proprio destino. Per voltare pagina il governatore del Lazio potrebbe proporre nuovi nomi nella formazione del governo. La fase politica offre la possibilità di tagliare i ponti con i soliti volti. Obiettivo del rinnovamento: trovare competenze inedite e sensibilità diverse. Il rischio: rimanere da solo lungo una strada tortuosa e in salita. Federico Geremicca sulla Stampa (p.5).

Calenda. Intervista a Calenda che avverte: il Pd ne uscirà a pezzi. L’ex ministro: giravolta mai vista, col mio movimento voglio parlare anche a Forza Italia (Qn p.7).

Laboratorio. I democrat e le regionali di ottobre. «Umbria laboratorio per l’intesa con i 5Stelle» (Messaggero p.6). Andrea Fora. In Umbria i dem sostengono il civico dal programma grillino: l’intesa nazionale può aprire ad alleanze sui territori per arginare la Lega. “Io, candidato 5 Stelle-Pd lancio l’asse per le Regionali” (Fatto p.5).

Bologna. Anche il sindaco Merola fa dietrofront: “Non possiamo perdere l’anima”. E gli elettori M5S chiudono al dialogo: “Mai con il Pd”. Bologna, il laboratorio politico che non c’è. “I grillini sono di destra, nessuna alleanza” (Stampa p.6).

Leu, Grasso: “Fanno tutto da soli”. Nonostante Liberi e Uguali si sia sempre detta a favore della nascita di un nuovo esecutivo, emergono i primi malumori per come 5 Stelle e Pd stanno portando avanti le trattative. “Da giorni le interlocuzioni sul programma del “governo di svolta” sono esclusivamente tra Pd e M5S” (Fatto p.4). Rossella Muroni di Leu: “Pd e M5S devono uscire dalle enunciazioni. Serve condivisione sul programma. Conte adesso deve darci risposte” (Stampa p.6).

Sondaggi. Primo effetto del big bang giallo-verde: avanza il cantiere per un nuovo centro. Sondaggisti tutti d’accordo. Risso, Swg: «Manca ancora un leader aggregatore». Il ruolo di Conte, Renzi Calenda, Carfagna (Messaggero p.6).

Forza Italia. Ora Forza Italia richiama Salvini: “Da solo dove vai?” Il leghista minaccia di rompere, gli azzurri esorcizzano la fuga rivangando il passato e appellandosi alla matematica: “Divisi si perde”. Gasparri ricorda il 1994, Maria Rosaria Rossi: “Si vota dopo 5 anni, non dopo 5 mojito” (Fatto p.7).

Tajani: «Non bastano i like sui social. Ora un centrodestra diverso. Faremo opposizione senza compromessi, ma mai contro l’Italia» (Corriere p.8).

Salvini lancia l’ultimo amo al M5S: “In tempo per un governo coerente”. “Persino mia figlia di sei anni non crede a Pd e grillini” (Repubblica p.8). Salvini a Mattarella: «Ancora in tempo per un governo chiaro e coerente»

(Corriere p.8). Salvini attacca: deluso dal Capo dello Stato: faccia votare gli italiani per legittima difesa (Messaggero p.2).

Lega, spunta la fronda dei “sommergibilisti”. Nel mirino c’è il cerchio magico di Salvini. Il leader: Mattarella metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone e convochi al più presto le elezioni (Stampa p.8).

Calderoli avvisa i giallorossi: «In Aula non faremo passare niente». L’ex ministro è il “mago” dei regolamenti: «A Palazzo Madama la maggioranza è risicata e noi controlliamo molte commissioni. Se anche l’esecutivo dovesse nascere, sarà facile metterlo in difficoltà. Non durerà» (Libero p.7).

Borghi, Bilancio: “Pronto a seppellire gli amici del M5S con le leggi che mi hanno bocciato”. E Fico ammette: “Impossibile sostituirli”. Il Carroccio prepara la guerriglia con i presidenti delle Commissioni (Stampa p.8).

Rai. Traballano le poltrone più legate al sovranismo. Chi ha rapporti personali con Grillo e il M5s li sta facendo valere. Chi resta col cerino in mano rispolvera amicizie col Pd. Ma il calo di ascolti condanna alcuni nomi senza appello. Un terremoto nella Rai post-Lega. L’organigramma si sposta a sinistra (Stampa p.7).

C’è chi dice no

OCCHIO AL PORTAFOGLI Vogliono la patrimoniale Sinistra e grillini si preparano a una maxitassa su proprietà e risparmi Di Maio vince col ricatto: verso la riconferma a vicepremier. Giornale

Rissa senza fine: governo indietro tutta M5S-PD, MISTERO BUFFO Di Maio vuole la luna nel pozzo, Zingaretti s’irrigidisce e compie tre passi indietro, Conte cerca una sintesi: nascerà una maggioranza rimbambita. Caro Mattarella, butti fuori questi signori. Libero

Un Paese a responsabilità limitata. Ordine della Merkel: «Fate il governo». Retroscena di Repubblica: nel momento peggiore della trattativa con i pentastellati, la Cancelliera chiama Gentiloni. Il suo messaggio: «Andate avanti a tutti i costi, occorre fermare i sovranisti››. E l’ex premier twitta: «Bisogna accelerare». Retromarcia M5S: «Intesa sull’immigrazione. Ma i numeri sono a rischio: offerte a Fi? La Verità.

Ma perché il Quirinale pretende ministeri? Secondo la Costituzione, li deve proporre il premier. In pratica, l’anomala prassi prevede che il presidente della Repubblica scelga uomini fidati in caso di governi poco graditi. Con buona pace del ruolo del Parlamento, tanto invocato in questi giorni. Verità p.3

Migranti, ora le navi bloccate sono due. Il Pd: scene disumane, fateli scendere (Repubblica p.10). Il colpo di coda di Salvini: blocca anche la Alan Kurdi. Divieto d’ingresso per lo scafo che ha affiancato la Mare Jonio, ancora al largo di Lampedusa (Fatto p.11). Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa. “Via il decreto sicurezza o continuerà il tira e molla sulla pelle di chi soffre”. A Zingaretti dico: nessuna timidezza. Ritrovare l’umanità perduta deve essere il segno irrinunciabile di questo nuovo governo (Repubblica p.10).

Carceri sovraffollate, risse e polemiche. Raddoppiate le aggressioni ai secondini. Dai 387 episodi del 2014 ai 681 dell’anno scorso. La Uil: “Colpa della custodia aperta”. Antigone: “Falso, nessuna correlazione”. Il sindacato di polizia: “Si aprono le celle e si lasciano vagare i detenuti nell’ozio. Antigone: “Quando mancano gli spazi, va garantita la vita sociale” (Stampa p.12).

Rifiuti. Il Far West dei rifiuti Roghi al Nord, strade invase al Sud ma chi li trasporta fa affari d’oro. Ne produciamo 165 milioni di tonnellate all’anno e non riusciamo a smaltirli: in Campania le ecoballe sepolte dal 2001 sono una montagna più grande del Principato di Monaco. E da Roma in giù mancano gli impianti di compostaggio. Causano anidride carbonica quanto l’intera flotta Alitalia nel mondo. L’ultima emergenza: nel compost troppi frammenti di plastica dei sacchetti bio (Repubblica p.18).

Stramaccioni diventa idolo dei riformisti. Bloccato in Iran con il visto turistico scaduto. L’ex allenatore dell’Inter, ingaggiato a giugno a Teheran, aveva polemizzato pubblicamente con la dirigenza (Stampa p.13).

Editoriali

Molinari sulla Stampa

Prodi sul Messaggero

Travaglio sul Fatto

De Bortoli sul Corriere

Salvatore Rossi sul Corriere p.32

Sergio Romano p.13

Ferdinando giugliano p.34 repubblica

Feltri sul Libero

Belpietro sulla Verita

Minzolini sul Giornale

Sallusti sul Giornale

Letture

Cosa google sa di noi Corriere p.25

Armaroli p 5 sul Sole

Scalfari su Repubblica

ECONOMIA

1 contanti

Da lunedì scatta la stretta sull’uso anomalo del contante. Nel mirino degli sceriffi di Bankitalia chi movimenta più di 10 mila euro al mese (Stampa p.17). Evasometro, allarme fisco se il saldo del conto corrente sarà più alto dei guadagni (Messaggero p.8).

2 Reddito di citatdinanza

Reddito, dovrà lavorare un beneficiario su tre. Via alla fase due: convocazione da domani per 705 mila persone. Chi non si presenta al centro per l’impiego perde una mensilità (Messaggero p.9). Lavoro, navigator alla prova ma al Sud si rischia il flop. Da domani i tutor dovranno tracciare l’identikit delle persone in cerca di occupazione, ma chi svolge l’incarico nelle regioni meridionali ha meno posti a disposizione e più disoccupati a carico. Il 65 per cento dei beneficiari del reddito di cittadinanza vive in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia (Repubblica p.11).

3 Dazi

Trump, da oggi i dazi anti Cina. E Pechino colpisce 5mila merci. Guerra commerciale. Confermate le nuove tariffe del 15% su una prima tranche di 125 miliardi di dollari d’import cinese (su 300 da dicembre). Xi replica su 75 miliardi di prodotti americani (Sole p.6).

4 Oltre i dazi

Tra Usa e Cina guerra dei cavi sotto i mari. Washington contrasta la strategia di Pechino che per avere più peso punta sulle Vie della seta digitali. La sfida è per il primato tecnologico e la sicurezza delle trasmissioni. L’avanzata di Facebook, Google e Amazon. All’inizio del 2019 i “submarine cable” in funzione sono circa 378. Un’infrastruttura imponente che è lunga oltre 1,2 milioni di chilometri (Sole p.7).

5

ESTERI

Hong Kong, in piazza bombe molotov e idranti. Ultimatum di Pechino. Decine di migliaia di giovani dimostranti hanno sfidato il divieto delle autorità: violenti scontri, gli agenti sparano (Messaggero p.10).

Tra le fiamme di Hong Kong. Nel quinto anniversario della legge liberticida che scatenò la rivolta degli ombrelli, gli attivisti hanno sfidato il divieto di manifestare. “Uscire fuori in strada è l’unica cosa da fare”. I dimostranti hanno appiccato il fuoco alle barricate, la polizia ha lanciato cariche. Il fumo dei lacrimogeni rende l’aria irrespirabile. Le stazioni del metrò diventano un rifugio (Repubblica p.13).

Telegram, l’app russa alleata dei manifestanti. Nella lotta contro le autorità cinesi, i dimostranti di Hong Kong hanno anche un alleato invisibile: l’applicazione di messaggistica istantanea Telegram. È qui che, grazie a oltre cento gruppi criptati, gli attivisti coordinano marce e azioni di protesta o si scambiano consigli su come proteggersi dai gas lacrimogeni, informazioni sui poliziotti sotto copertura e i codici d’accesso a edifici dove poter trovare rifugio (Repubblica p.13).

Il Regno Unito si mobilita contro Boris Johnson e la sua decisione di sospendere i lavori a Wesminster per poter far avanzare la Brexit senza intoppi. Manifestazioni in 32 città britanniche, da Londra a Manchester, da Belfast a Glasgow dove con la folla c’era il leader laburista Jeremy Corbyn (Stampa p.9).

I ragazzi che sfidano Johnson. “Difenderemo noi la democrazia”. Manifestazioni in tutta la Gran Bretagna contro la sospensione del Parlamento: a organizzarle sono gruppi di ventenni, decisi a non farsi escludere dall’Europa (Repubblica p.15).

Oggi il voto anche in Brandeburgo. L’estrema destra fa paura ed è stata massiccia la mobilitazione dei partiti. Tra gli abitanti di Dresda nell’anniversario dell’invasione della Polonia: “Volete davvero che tornino i fascisti?” Dalle fabbriche alle piazze. Così la Sassonia lotta contro l’AfD.

La Cdu è in recupero, Spd sempre in crisi, Sinistra e Verdi verso un buon risultato (Stampa p.9). Ultradestra a caccia della svolta. Oggi il test cruciale in Germania: al voto Brandeburgo e Sassonia (Est), con l’Afd data oltre il 20% (Corriere p.10).

Somalia, le unità speciali degli Shabaab dietro il rapimento di Silvia. La giovane cooperante italiana fu presa in Kenya e poi portata oltre confine (Stampa p.11).

Lione, coltellate ai passanti: «Non leggono il Corano». Afghano colpisce a caso cittadini fermi al capolinea del bus. Bloccato dalla folla. Ucciso un 19enne, 9 feriti di cui tre gravi. Forse squilibrato, non escluso il terrorismo (Messaggero p.11).

GIUSTIZIA
“Quel bimbo non avrà due mamme”. Il Viminale ricorre contro il Comune. Un bimbo di due anni nato in Gran Bretagna, con due mamme unite civilmente, non può diventare italiano, perché la madre pugliese non è quella che lo ha partorito: il Viminale alza le barricate per far revocare l’atto con cui nell’ottobre 2017 il Comune di Bari aveva trascritto l’atto di nascita del bambino. La questione era stata chiusa a maggio dal tribunale civile, che aveva escluso l’interesse del ministero ad agire ma da Roma è arrivato il ricorso in appello e l’udienza è stata fissata per il 12 novembre. Davanti ai giudici si scontreranno due opposte impostazioni: da un lato quella del ministero fino a pochi giorni fa retto dal leader leghista Matteo Salvini, dall’altra quella dell’amministrazione guidata dal sindaco dem (e presidente dell’Anci) Antonio Decaro. Una partita legale ma anche ideologica, in cui si è inserita anche la Procura di Bari, che aveva prima chiesto l’annullamento dell’atto di trascrizione della nascita, salvo poi fare retromarcia quando aveva appurato che le due donne sono legate da un’unione civile.

Buongiorno a tutti. Di Maio forza la mano nell’incontro del M5s con Conte. «Nostro programma o meglio il voto», dice mentre consegna un piano in 20 punti al premier incaricato e conferma la consultazione degli iscritti su Rousseau. Tra le priorità dei grillini non c’è la modifica dei decreti-Salvini sulla sicurezza. Un’altra ragione di scontro col Pd, insieme al nodo del vicepremier che sta a cuore a Di Maio. «Basta minacce o salta tutto», risponde duro Zingaretti. Buona lettura.

 

Un massaggio al cuore. Un dottore in vacanza che ha la prontezza di rientrare nei suoi panni e di fare a braccio di ferro con la morte, sopra un treno e per oltre mezz’ora, è molto più di un semplice tecnico della salute. È uno che crede nel senso della sua missione, come in fondo vorremmo che fossero tutti i medici. E non solo loro. More

Bell’Italia. Il regalo di laurea del nonno, “Io, accusata di riciclaggio”. Io, ragazza semplice, onesta, piena di ideali e pronta a battermi contro chi per anni mi ha ripetuto “ vai all’estero che qui non c’è nulla per voi giovani”, mi ritrovo a mettere in dubbio le mie convinzioni. Sono stanca, ed ho appena cominciato. More

Radical chic. Pare che Conte dica buongiorno e buonasera e non si sieda a tavola se le signore sono ancora in piedi. Ma devono essere, queste, illazioni messe in giro dallo staff di Salvini per screditarlo. More

L’ultimatum di Di Maio. All’ora di pranzo la strada per un accordo di governo Pd-M5S sembra in discesa, ma nel giro di mezz’ora si torna sulle montagne russe. È Luigi Di Maio ad alzare il tiro: «O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti». Anzi, aggiunge: «Altrimenti meglio il voto». Così il leader dei 5Stelle gela i quasi alleati del Pd, uscendo dall’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte, l’ultimo delle consultazioni a Montecitorio. Sul Messaggero a pagina 2.

Dietrofront. Il leader dem stava andando all’appuntamento con il capo 5S: ha ascoltato le sue parole ed è tornato indietro. L’offerta ricevuta: due ministeri in più se Di Maio fa il vicepremier. Su Repubblica a pagina 3.

Niente diktat. I dem prima si confrontano increduli, poi replicano con durezza: niente diktat e minacce. Zingaretti: «Basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte». Sul Messaggero a pagina 2.

Mercoledì, o il governo o il voto. Conte balla da solo e chiede più tempo: Mattarella dice no. Il presidente incaricato vorrebbe un’altra settimana, il capo dello Stato lo gela: un governo mercoledì o si va alle elezioni. Sul Fatto a pagina 3.

AAA Compro. Scouting della Lega tra i senatori pentastellati: per chi si smarca rielezione assicurata. Le mosse per complicare la vita al nuovo esecutivo. Dalla campagna acquisti al Vietnam nelle commissioni. Sul Messaggero a pagina 3.

Poltrona. I parlamentari grillini bocciano la retromarcia. “Sei troppo egoista, pensi solo alla poltrona”. Patuanelli: Non ci sono ostacoli insormontabili, ma dobbiamo partire dai punti messi sul tavolo. Sulla Stampa a pagina 2.

Berlusconi. La Lega ha consegnato il Paese a due sinistre grazie a un «errore clamoroso» di Salvini; bisogna rilanciare il centrodestra che «non può essere un’alleanza di sovranisti e populisti». E Zaia evoca la rivoluzione. Sul Corriere a pagina 9.

Risparmi. 15 miliardi di risparmi dal calo tassi per i BTp. Se le aste di questa settimana, in cui sono stati collocati 9,25 miliardi di euro, fossero state effettuate il 9 agosto subito dopo l’annuncio della sfiducia al primo governo Conte, i costi per interessi sarebbero stati di 600 milioni in più. Se i tassi restassero ai livelli attuali anche nel 2020, il «bonus» potrebbe arrivare a ridosso dei 15 miliardi di euro. Ma le nuove tensioni e il rialzo dello spread di ieri hanno già bruciato un miliardo. Sul Sole a pagina 4.

Sondaggio. L’effetto Conte: 7 punti in più al M5S. Lega in calo ma resta sopra il 30. Il balzo 5 Stelle nei giorni della crisi: da 17,4 a 24,2. Il Pd cresce leggermente: 22,3. Nel centrodestra Fratelli d’Italia arriva al 7,8% e sorpassa Forza Italia che scende al 6%. Il sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere a pagina 6.

Il premier in Volkswagen. Il premier incaricato ha utilizzato per il breve percorso che separa Palazzo Chigi dal Quirinale, due fiammanti berline Volkswagen. Una di esse lo attendeva nello stupendo cortile del Quirinale. Si tratta chiaramente di un dettaglio, in quella che sembra la crisi più pazza del mondo. Ma ci permette di fare tre considerazioni di contorno, a nostro avviso significative di un certo modo di pensare. Nicola Porro sul Giornale in prima. More

Caro Conte ti scrivo. Alan Fridman scrive al premier: “L’Italia riparta rivedendo la qualità della spesa statale. Il decreto dignità è contro i piccoli imprenditori. Il reddito di cittadinanza ha fallito. Il suo esecutivo precedente ha trascurato gli investimenti. I ministri si astengano dall’insultare i partner europei”. Alan Fridman sulla Stampa a pagina 4.

Padoan. “Lasciamo scomparire Quota 100. Pd-5S vicini sulla crescita green”. L’ex ministro dell’Economia: “Serve un accordo di lungo periodo.

In Europa si potrebbe rivedere il patto di stabilità per agevolare gli investimenti. L’Italia è uno dei paesi più lenti: si lavori su pubblica amministrazione, giustizia e scuola. Il reddito di cittadinanza vuole conciliare troppe cose diverse, perciò non funziona”. Pier Carlo Padoan sulla Stampa a pagina 5.

Berlusconi. Il Cav azzanna Salvini per riacquistare un peso determinante nel centrodestra. L’attacco: «No a sovranisti e populisti». L’obiettivo è recuperare i voti moderati e le differenze tra Fi e l’asse Lega-Fdi. Sulla Verità a pagina 11.

Cassazione. Silvio vince la battaglia per gli alimenti ma lascia a Veronica i sessanta milioni. L’ex moglie del leader di Forza Italia perde il ricorso in Cassazione. Mattia Feltri sulla Stampa a pagina 7. Veronica: dovevo fare le valigie lui in tribunale la spunta sempre. Dario Cresta Dina su Repubblica a pagina 15.

C’è chi dice no.

Giornale. Di Maio da di matto e ora ricatta tutti. Blitz del leader M5s: «Resterò vicepremier costi quel che costi». E minaccia il voto. Panico fra Conte e Pd, Colle furioso. Ma gli stessi grillini lo mollano. Berlusconi: «Non esiste centrodestra senza di noi». Giornale.

Libero. Il quasi premier assediato da orde di postulanti Conte e la corte dei miracoli Non ha combinato nulla ma passa già per salvatore della patria: ambientalisti, vescovi, gay e amici dei migranti lo tirano per la giacca. Eppure non sa nemmeno scegliere i suoi vice. Di Maio fa i capricci, il Pd perde la pazienza. Aria di rottura. Libero.

La Verità. Così Conte ha venduto la manovra all’Ue. Il grande successo sulla procedura di infrazione? Una resa senza condizioni per il futuro. Quando la Lega ha scoperto che non poteva ottenere la flat tax, ha fatto saltare il banco. E un attimo dopo, guarda caso, Bruxelles ha promesso di allargare i cordoni della borsa… Di Maio difende i decreti sicurezza ed evoca il voto. Il governo rischia di morire nella culla. Verità.

La pagina politica.

Migranti. La vergogna dei bimbi trasbordati nel mare in tempesta dalla Mare Jonio. Shock per le scene mostrate nel video di “Repubblica”. Ancora in 34 sulla nave Ong. L’europarlamentare Bartolo a bordo: “Se vogliamo davvero un nuovo umanesimo facciamoli sbarcare”. Il vescovo Pennisi: “Turbato da quelle immagini si è superato un altro limite”. In nome degli elementari principi di umanità e valori cristiani bisogna ora permettere l’ingresso in un porto italiano. Su Repubblica a pagina 9.

Migranti 2. Flussi, navi umanitarie e centri in Libia: il difficile compromesso Pd-5S. Entrambi i partiti condividono solo una posizione: coinvolgere sul tema l’Unione Europea. Il primo confronto sarà sulla posizione da tenere con la Guardia costiera libica. 53.330 sono i migranti arrivati in Europa dal 1° gennaio al 19 agosto. 4.399 Sono i migranti arrivati in Italia nello stesso periodo: 293 tramite navi delle Ong. Sulla Stampa a pagina 9.

Migranti 3. Rifornimenti per la “Mare Jonio” mentre proseguono gli sbarchi fantasma. Sulla “Mare Jonio”, in attesa a 13 miglia da Lampedusa con a bordo ancora 34 dei 98 migranti salvati mercoledì, ieri sono arrivati cibo e acqua. I libici ieri hanno riportato indietro 400 persone; sulla rotta tra Marocco e isole Canarie un barcone si è rovesciato e ci sono 23 dispersi; a Lesbo in mezz’ora sono arrivati in 600 su 13 gommoni. E c’è anche chi riesce ad arrivare in Italia, nonostante i divieti: ieri è stato un gruppo di 62 pachistani, sbarcati dal solito veliero sulle coste di Gallipoli. E altri 51 sono stati bloccati in Friuli appena varcato il confine sloveno. Sulla Stampa a pagina 9.

Migranti 4. “Sbarco negato con dolo”. Il leghista rischia grosso. Non ancora indagato su Open Arms, ma l’accusa è più pesante che per la Diciotti. Sul Fatto a pagina 7.

Tra il dire e il fare… 1. La cannabis “light” vince in tribunale. I negozi delle polemiche restano aperti. Dopo la sentenza della Cassazione, Salvini aveva promesso: “Li chiuderò tutti”. Ma i giudici ordinano i dissequestri. Manca una norma che stabilisca come dimostrare “l’effetto drogante”. L’unico riferimento resta lo 0,5 per cento di Thc. Il giro di affari stimato in Italia della cannabis light è di 44 milioni e sono 2.800 gli esercizi inaugurati nel nostro Paese che danno lavoro a circa 10mila persone. Sulla Stampa a pagina 15.

 

Tra il dire e il fare… 2. Accattonaggio e rifugio di fortuna non giustificano il foglio di via. Provvedimento nullo se il mendicante è senza fissa dimora. Il giudice penale può disapplicare l’atto se non si prova la pericolosità.

L’allontanamento deve essere basato sulla pericolosità sociale e contenere l’indicazione del luogo da lasciare e di quello da raggiungere. Per il senza fissa dimora il provvedimento è nullo, perché manca la garanzia di un punto di approdo: l’allontanamento non può diventare un bando. Il foglio di via in assenza dei requisiti è in contrasto con il diritto alla libera circolazione e al soggiorno. Sul Sole a pagina 15.

Vaccini. Al ritorno a scuola 10% di alunni fuori regola. Le stime sulla copertura: in nidi e asili molti rischiano l’esclusione dalle classi. Elementari e medie, si entra in aula ma c’è la multa. Da quest’anno niente più certificati. D’ora in poi saranno gli istituti a verificare la profilassi fatta, consultando l’anagrafe vaccinale delle regioni. Addio “obbligo flessibile”, con la Lega via dal governo torna il rigore anti no-vax. La ministra uscente Giulia Grillo ha sempre tenuto una posizione prudente. Il Pd: impossibile tornare indietro. Sul Messaggero a pagina 15.

Sarà un paese per vecchi. Allarme Ocse: “Fra trent’anni più pensionati che lavoratori. Nel 2050 saranno più di 20 milioni gli italiani over 65. Senza flessibilità è a rischio il sistema previdenziale”. Saranno 4 milioni gli ultra 85enni nel 2050 secondo le proiezioni dell’Istat e 2,5 milioni gli italiani in meno rispetto agli attuali 60 milioni di abitanti. Sulla Stampa a pagina 18.

Disoccupazione. L’Istat conferma la crescita zero. La disoccupazione torna a salire. Meno posti per agricoltura e industria. Abbiamo meno ingegneri e scienziati dei grandi Paesi Ue. L’Istat segnala occupati in calo fra i 35 e i 49 anni. Stessa tendenza fra gli over 50 dove pesa l’effetto di Quota 100. Sulla Stampa a pagina 18.

Industria. Perché recuperare l’industria del nord dovrà essere la priorità. Dopo l’ignoranza gialloverde la Lombardia metalmeccanica comincia a soffrire il contraccolpo tedesco. Rispetto agli ultimi sei mesi del 2018 la cassa integrazione ordinaria ha registrato una variazione del 64 per cento mentre quella straordinaria del 71. Preoccupa anche il ricorso alle procedure di licenziamento collettivo che hanno visto un aumento del 189 per cento. La recessione in Germania peggiorerà la situazione. Sul Foglio a pagina 3.

Argentina. L’economia Argentina ancora nel baratro. Torna il fantasma della bancarotta. Sarebbe la nona volta in 200 anni. Fallite le politiche di austerità e contro la corruzione del presidente Macri. La Chiesa cattolica argentina ha chiesto al governo di dichiarare l’emergenza alimentare. Sono 15 milioni i poveri in Argentina, il 35% della popolazione. L’ammontare della prossima rata (in dollari) in arrivo a settembre dal Fondo monetario è di 5,4 miliardi, mentre è di 57 il prestito concesso l’anno scorso dal Fmi in cambio di maggior austerità e che ora dice: “Pericoloso rinegoziare il debito”. L’allarme dell’agenzia di rating Standard & Poor’s: default selettivo. Sulla Stampa a pagina 10.

Maurizio Landini. «Meno tasse in busta paga e una cura vera d’investimenti. Abbiamo bisogno di un governo, il problema è capire che scelte farà. Nessuno ha la bacchetta magica ma servono segnali di cambiamento, di equità e di giustizia sociale, serve un governo chiaramente antifascista e antirazzista. Serve un cambiamento delle politiche, mi riferisco sia a quelle dell’ultimo esecutivo sia dei governi precedenti sul terreno degli investimenti, delle politiche industriali, della creazione del lavoro e della lotta all’evasione fiscale per recuperare le risorse necessarie da investire in infrastrutture materiali e sociali». Il leader della Cgil rilancia anche l’articolo 18. Sul Sole a pagina 2.

Dazi Ue sulle bici asiatiche. Le imprese: salvi 100mila posti. In Gazzetta la proroga fino al 2024 delle tariffe contro l’import cinese. In Italia il settore coinvolge 250 Pmi, 15mila addetti e oltre 1,2 miliardi di fatturato. Prodotto interno bici: in Italia può valere fino a 23 miliardi l’anno. Il valore della bike economy in Europa è stimato in 513 miliardi, la produzione e l’export di biciclette e accessori valgono poco più di un decimo, circa 63 miliardi. Sul Sole a pagina 6.

Cina. Crisi politica e tensioni commerciali: recessione più vicina a Hong Kong. Anche i mercati accusano il colpo, ad agosto nuova flessione per la Borsa (-7,4%). Sondaggio della Camera di Commercio italiana: il 30% cita danni rilevanti. Sul Sole a pagina 13.

Cina-Stati Uniti. La guerra dei dazi passa alle monete. Ha superato “quota 7”, una barriera psicologica. E poi ha continuato a deprezzarsi, fino ad arrivare ieri a 7,16 yuan per un dollaro. Il renminbi cinese, il cui cambio ha una banda di oscillazione limitata attorno a un punto fissato dalla Banca centrale, si avvia a chiudere agosto con un calo del 3,8%, il più pronunciato da un quarto di secolo. Le ragioni sono tutte nella guerra commerciale con gli Stati Uniti. Su Repubblica a pagina 28. More

Piange il telefonino. Rincari fino al 56%. Nel mobile forti aumenti nell’ultimo anno, specie fra luglio e agosto. Salgono del 20% anche le tariffe del fisso. E l’Adsl tende a costare più delle fibra ottica. Su Repubblica a pagina 30.

Brexit. Boris Johnson ieri è passato al contrattacco. Il premier ha dichiarato che i deputati che puntano a impedire un’uscita dall’Unione Europea senza un accordo in realtà stanno rendendo il “no deal” più probabile. «Più i parlamentari provano a bloccare un no deal più è probabile che si arrivi a quella situazione – ha detto Johnson -. Il modo migliore per uscire con un accordo è se i nostri amici e partner oltre Manica non pensano che Brexit possa essere bloccata dal Parlamento perché se lo pensano non ci concederanno mai l’accordo che vogliamo». Il premier insiste che un compromesso con la Ue è ancora possibile. E l’ex premier Major porta Johnson in tribunale. La denuncia dopo l’annuncio di chiusura del Parlamento. Oggi Londra in piazza. Sul Sole a pagina 12. More

Hong Kong. Protesta decapitata. Fermati alcuni leader della rivolta: c’è anche Wong. Si temono scontri per i divieti alla manifestazione di oggi. Su Repubblica a pagina 17.

Altre notizie dal Mondo. Silvia Romano è in Somalia. Intervista al commissario alla concorrenza Margrethe Vestager. Le elezioni in Sassonia domani. Continuano le proteste in Russia. Assad avanza verso la Turchia e avverte l’Europa che i profughi possono essere un problema. Vai alla pagina Mondo.

Letture.

Mappe digitali. Così le mappe digitali trasformano le nostre città. Carlo Ratti sulla Stampa a pagina 23.

Abbracciatevi e fate sesso. Vittorino Andreoli: “Così curo il vostro autismo digitale. Sono nemico della felicità e pessimista attivo. I social network hanno decretato la nostra morte. Da anni nessuno mi invita a una cena. Al secondo piatto temono che abbia fatto una diagnosi. La tecnologia ha cambiato la violenza: come in un video si pensa che la morte si possa scegliere”. Nicola Pinna sulla Stampa a pagina 31.

La malattia torna privata. Quel muro a difesa di Xana. La figlia di Luis Enrique morta a nove anni: il mondo del calcio ha protetto il suo segreto. Un modo diverso di vivere la sofferenza dopo i casi di Mihajlovic e della Toffa. Elena Marisol sul Messaggero a pagina 16.

Leggere. “Leggere è l’unico vero antidoto contro la solitudine”. Angelo Molica sul Fatto a pagina 21.

Achille Occhetto. A tre giorni dal massacro a Pechino, il segretario del Pci commenta: “Questi regimi non li riconosciamo più come socialisti. Noi siamo dalla parte degli studenti”. L’intervista ad Achille Ochetto del 16 giugno del 1989. Antonio Padellaro sul Fatto a pagina 20.

Ambasciatrice in tacco sedici. A Londra con Eriksson la stagione della celebrità, oggi l’incarico per la Puglia. Incontro con Nancy Dell’Olio. Michele Masneri sul Foglio a pagina VIII.

Il suono del mondo. Cantare “fuck” come se fosse “honey”. Il nuovo album di Lana Del Rey, pop star ipnotica che nella musica cerca la natura nascosta delle cose. Simonetta Sciandivasci sul Foglio a pagina X

Incendi. Facile fare gli ambientalisti con le foreste degli altri. L’Europa era coperta di boschi; per svilupparsi li ha abbattuti. Ma ora pretende che il Brasile non lo faccia a sua volta. E che i sudamericani restino nella miseria. Francesco Bertolini su Libero a pagina 8.

Buongiorno a tutti. Conte ha accettato con riserva l’incarico di formare il nuovo governo M5s-Pd. Dopo l’incontro con Mattarella, Conte ha sottolineato la netta impronta europeista che intende dare al «governo nel segno della novità». Intanto si fanno i conti della nuova maggioranza che al Senato avrebbe un margine di 30 voti. Dall’Europa arrivano segnali di flessibilità sulle finanze pubbliche. Disponibilità a «fare tutto il possibile per aiutare» Conte, anche dal commissario Oettinger. E Salvini si infuria. Renzi e Prodi d’accordo: il governo deve durare. Brexit, Corbyn vuol far saltare i piani di Jhonson. Buona lettura a tutti.

Mattarella incarica Conte di formare l’esecutivo Pd-M5S. «Avevo dubbi ma li ho superati. Non sarà un governo “contro” ma un governo all’insegna della novità» dice. Giro di consultazioni con i partiti. Ma le trattative con dem e Cinque Stelle si annunciano non facili. (Corriere p.2). Tra le priorità tanti temi di centrosinistra. Nessuna parola sui migranti. Da “popolo” a “cittadini” la metamorfosi del premier. Quello gialloverde era il “governo del cambiamento”. Questo è “della novità”. (Stampa p.2). «Mai più litigi tra alleati». Il progetto dell’avvocato per resistere alle scosse. Il buon rapporto con von der Leyen e l’obiettivo dei rimpatri immediati. (Corriere p.3). Conte vuole ministri suoi. (Repubblica p.2).

L’incoraggiamento del Colle che vigilerà sulla scelta dei quattro ministeri chiave. Marzio Breda sul Corriere (p.2). Mattarella si aspetta un’intesa alta sui temi. (Repubblica p.2). Giovedì il probabile giuramento. Non sarà un governo del presidente. Timori per i numeri. (Stampa p.2). Per il Colle l’incarico è politico, non è un Monti bis. Lina Palmerini sul Sole (p.4)

Conte e Di Maio rassicurano il Colle: “Rousseau non conta”. (Fatto p.2).

Di Maio avvisa Conte: «Deciderà Rousseau». I segnali del leader a palazzo Chigi: «Il voto online non è barattabile». (Messaggero p.6). Enigma Rousseau. Il voto online prima che il premier incaricato torni al Colle. La popolarità di Conte vola al 60% tra gli attivisti M5S. Ecco perché il quesito sarà su di lui (e senza citare il Pd). (Corriere (p.9).

La vera grana restano i vice. Caos in M5S, il Pd: si acceleri. (Messaggero p.3). Le condizioni di Zingaretti: così Conte può durare. Il segretario si è ripreso la scena. L’obiettivo di un unico vicepremier Pd come garanzia di stabilità. Maria Teresa Meli sul Corriere (p.7). I timori del segretario dem: “Serve un premier, non un arbitro”. (Repubblica p.3). Prodi rassicura i dem sul patto con i grillini: «Un peccatore pentito meglio di mille giusti». (Corriere p.7). “Duri l’intera legislatura”. Il “nonno nobile” è stato tra i primi a benedire il patto giallorosso: “Ma Salvini mica l’ho fatto fuori io, l’ha fatto da solo: si credeva Dio”. (Fatto p.9).

«La durata del governo? Legata a nomi di qualità» dice Matteo Renzi intervistato dal Messaggero. «No Di Maio all’Interno serve un professionista della sicurezza. La Ue lascerà l’austerity per maggiori investimenti, dobbiamo tornare forti. Non stacco la spina. Devo dare garanzie? Dovrebbero invece ringraziarmi. Gentiloni bene per Bruxelles, come Delrio». (Messaggero p.5). Renzi tifa Gabrielli e Gualtieri. “I miei? Anche fuori”. (Repubblica p.7).

I renziani non perdono un minuto. Parte il sabotaggio sulle regionali. Fra le condizioni strappato da Zingaretti ai grillini per imbastire un governo, c’è il patto di non belligeranza in roccaforti come l’Emilia Romagna. Il Giglio magico attacca con la Boschi: «Accordi? Mi pare complicato».

(Verità p.7). Chiara Appendino: “Bene il governo. Ma col Pd nessun patto locale” dice il sindaco di Torino a Repubblica (p.6).

Quell’avvocato arcitaliano che sa mimetizzarsi. Mario Ajello sul Messaggero (p.2). Chi ha trasformato il Conte marziano nel presentabile BisConte. Nomi e storie. La diplomazia europea, gli spazi concessi da chi lo voleva commissariare e tutti i profili per capire il futuro del premier incaricato. Geografia di Palazzo Chigi. Studiando da Mattarella. Il ritratto di Salvatore Merlo sul Foglio in prima.

È un tripudio di baciatori di pochette I giornali che lo consideravano un burattino ora lo ritraggono con la saliva: Paziente, conservativo, credibile. E gemelli e colonia prendono il posto del loden di Monti… (Libero p.2).

Spread ai minimi con il governo senza Lega. Così lo Stato può risparmiare 12 miliardi. Spread a 168 in forte discesa con l’accordo M5S-Pd per il Conte bis. Ai minimi storici il rendimento del Btp decennale. In deciso rialzo anche Piazza Affari. Ci sono le premesse perché le banche centrali tengano basso il costo del denaro. Carlo Cottarelli sulla Stampa (p.6).

Al Senato la maggioranza per ora c’è. Si teme la campagna acquisti della Lega. Oltre a Pd e 5S voteranno a favore del governo altre forze. Ma resta l’incognita delle riforme. Il futuro taglio dei seggi può spingere alcuni grillini a passare con il Carroccio. (Stampa p.8). Numeri in aula e programma, una corsa a ostacoli. Al Senato i giallorossi sono sotto di tre voti. Sinistra e cespugli a caccia di incarichi. Il nodo commissioni. (Giornale p.3). Caos sulle commissioni parlamentari: la Lega mantiene le presidenze per bloccare i lavori. (Messaggero p.8).

I grillini corteggiano Macron per entrare tra i liberali dell’Ue. (Repubblica p.13).

Il governatore della Lombardia Attilio Fontana sul nuovo esecutivo: “Maggioranza formata da partiti centralisti e in contraddizione tra loro. Democratici e grillini nemici delle autonomie. Così bloccano il Nord”. (Stampa p.11).

La svolta verde del governo. Dal riciclo dei rifiuti ai bonus per case e terremoto. Pd e Cinque Stelle preparano i programmi per incentivare l’energia pulita in Italia. Realacci (Pd): rafforzare le misure sull’ambiente, valgono fino a 400 mila posti di lavoro. Le associazioni: una cabina di regia a palazzo Chigi sui temi dell’ecologia. (Stampa p.7). Via i decreti Sicurezza: intesa possibile 5S-Pd. Si partirà dai rilievi del Colle, rivedendo le pesanti sanzioni previste per le Ong. (Fatto p.6). Fisco, giustizia e cantieri, le prime grane giallorosse. (Repubblica p.4).

Dalla correzione di bilancio alla mina dell’aumento Iva. I dossier dell’Economia. Il Pd guarda a Gualtieri. No del M5S al ritorno di Padoan. Federico Fubini sul Corriere (p.6). Bruxelles apre ai giallo-rosa. Ma sul deficit sarà battaglia. Oettinger (Bilancio) benedice il nuovo governo: “Sarà ricompensato”. La manovra parte con l’aiutino. Salvini furioso: “Vogliono farmi fuori”. (Fatto p.5). Manovra, oltre allo sconto Ue servono almeno altri 15 miliardi. Possibile doppia flessibilità: 3,5 miliardi per dissesto e infrastrutture e altri 8-9 dallo scorporo dal Patto di alcuni investimenti. (Sole p.5). Juncker loda la metamorfosi di Conte e la rivendica: “E’ come con Tsipras”. (Stampa p.7).

Grande buffone, Zingaretti: «Lo dirò per sempre: mai con M5S». Piccolo buffone, Di Maio: «I democratici sono il male dell’Italia». (Libero p.2). Ci vuole una faccia tosta per mentire così. Poche settimane fa il «presidente per caso» giurava: «Cerco maggioranze alternative? È fantasia». Poi la piroetta che da destra l’ha ricollocato a sinistra e oplà, tutto è dimenticato. Con tanto di beffa agli elettori scornati: «Ho avuto dei dubbi, ma li ho superati». Belpietro sulla Verità (p.3).

Il 55% degli italiani boccia il governo M5S-Pd. Ma sette su dieci sono contrari alle elezioni. Il sondaggio di Piepoli: la Lega giù nelle intenzioni di voto. Sale la fiducia in Conte, scende quella in Salvini. Cresce la popolarità di alcuni leader Dem e dei Cinque Stelle, in calo Di Maio. (Stampa p.8).

Salvini, l’offensiva delle piazze. Prima Pontida, poi Roma il 19ottobre. «Non vi libererete di me». (Corriere p.11). Salvini rilancia, il no di FI. (Messaggero p.7). E non andrà alle consultazioni del premier. (Libero p.6). Il saluto al Viminale: “Tornerò, è solo un arrivederci”. (Repubblica p.8). Salvini, il Capitano che ha perso il timone. L’uomo forte dei mojito riparte dalle piazze. L’estate pazza del leghista: le grandi manovre, l’eccitazione per i sondaggi e il “bullismo” nei confronti di Di Maio. Ma l’ex alleato lo ha beffato. Il 19 ottobre la manifestazione a Roma e poi un giro d’Italia: il leader del Carroccio tenta di ritrovare il ruolo centrale perduto in pochi giorni. Dall’onnipotenza all’irrilevanza: riparte la macchina della propaganda. (Stampa p.10).

«Per fare il centrodestra dobbiamo tornare al dialogo con Berlusconi» Intervista a Ignazio La Russa. Il «colonnello» di Fdi: «In Italia vedo poche diversità, serve una strategia comune in Ue. Salvini? È il miglior propagandista politico, sa parlare alla gente. Ma ha commesso delle ingenuità». (Giornale p.9).

Mar Jonio, sì allo sbarco dei bambini. La Trenta: riparta la missione Sophia. A terra le donne e i minori. Sulla nave della Ong restano in 34. Open Arms, Salvini rischia un’altra indagine per sequestro (Messaggero p.12). Salvini indagato: vogliono proprio affondarlo Il ministro annuncia un’altra indagine contro di lui per sequestro di persona nel caso della Open Arms. E non finirà qui. (Libero p.7). Come chiudere il capitolo dei porti chiusi Tornare a Bruxelles e negoziare la riforma di Dublino. Appunti per il Conte bis. (Foglio p.3).

La morte del Cardinale Silvestrini. Il diplomatico che dal Vaticano dialogava col blocco dei Paesi comunisti. Erede della scuola di Tardini e Cicognani. La «Ostpolitik» e il rapporto con Wojtyla. (Corriere p.19).

Reati sulle donne, denunce record. Il Codice rosso intasa le procure. La nuova legge impone di sentire chi ha subito violenza entro tre giorni. I magistrati si dividono: “Più efficacia contro gli aguzzini”. “Però se tutto è urgente, nulla è urgente”. (Repubblica p.19).

Palladino (Dire) “Ma la rapidità aiuta le vittime a fidarsi di più”. Intervista alla presidente dei centri antiviolenza. (Repubblica p.19).

Più posti fissi, ma cala il fatturato dell’industria. (Corriere p.29). Lavoro, contratti stabili in crescita. Meno posti precari, boom della cassa integrazione. (Messaggero p.15). L’industria italiana frena. Gli ordini in calo del 4,8%, il peggiore risultato degli ultimi tre anni. (Stampa p.20). Lagarde si presenta alla Draghi: “I tassi possono ancora calare”. (Repubblica p.26). La presidente designata Bce apre agli eurobond e a nuove regole di bilancio. Avanti con il sostegno alle economie. (Corriere p.29). La via maestra per ripartire: strillare meno e dare certezze. (Sole p.3).

Argentina vicina al default, Crolla la Borsa a Buenos Aires. Macri chiede la ristrutturazione di oltre 100 miliardi di debito. Il nodo delle elezioni. (Corriere p.30). La riprogrammazione è stata concordata con l’Fmi, a due mesi dal voto. Saranno colpiti gli investitori istituzionali, non i privati. Una crisi molto meno grave di quella del 2001 quando il 60% del debito era in mano a privati, oggi soltanto il 15%. (Sole p.18).

Brexit. Lo stop del Parlamento finisce in tribunale. Brexit, una valanga di firme contro Johnson. Oltre 1,5 milioni di adesioni. Tre cause contro la decisione del premier. Si dimette la leader Tory in Scozia. (Stampa p.15). Il Parlamento non si arrende. Corbyn e i ribelli: fermeremo Boris. C’è un’unica seduta, martedì, per bloccare il piano di Johnson e i no deal. Le 8 tribù di Westminster. (Corriere p.12). Corbyn contrattacca: subito una legge per rinviare Brexit. Johnson dal 10 settembre chiuderà il Parlamento, il Labour vuole votare prima. Si dimettono due notabili Tory, nei tribunali sfida sulla sospensione. (Sole p.19). Barnier: «In qualsiasi circostanza la Ue proteggerà i suoi cittadini». L’Unione sta aspettando una proposta da Londra per sbloccare il nodo Irlanda. (Sole p.19).

 

Anche l’Africa brucia. Forse più dell’Amazzonia, sicuramente più di quanto è bruciata la Siberia. Le fiamme divorano savane, boscaglie ma anche parti dell’immensa foresta pluviale del Bacino del fiume Congo, un polmone verde di oltre due milioni di chilometri quadrati che si distende attraverso sei Paesi. Le fiamme divampano, quasi in silenzio, lontano dai riflettori dei media internazionali, puntati in gran parte sul Brasile. L’occhio del satellite, però, ci racconta un’altra, preoccupante storia. I dati della Nasa hanno registrato, in un tipico giorno di agosto, circa 10mila incendi nel mondo. Il 70% era in Africa. (Sole p.19).

Hong Kong, vietato il sit-in degli attivisti. Pechino sposta le truppe. (Stampa p.19). La polizia sceglie la linea dura. Vietata la manifestazione di domani per timore di «distruzioni su larga scala». Lunghe file di camion militari al confine nella notte. (Messaggero p.10). Da Sham Shui Po con furore, il quartiere ribelle. Non solo la legge pro Cina: giovani esasperati da affitti cari, case-alveari e stipendi che li lasciano ai margini. (Fatto p.18).

Leader neonazi, sicurezza e stretta su migranti. L’AfD alla conquista di Brandeburgo e Sassonia. Domenica si vota nei Länder orientali. L’ultradestra è al 20% nei sondaggi. Il capo Kalbitz: gli stranieri ci rubano il lavoro. Cinque milioni di persone chiamate al voto nei due Länder orientali della Germania, che rappresentano il sei per cento della popolazione. (Stampa p.15).

Buongiorno a tutti. Sono in ritardo causa una fastidioso mal di schiena. Ma non disperate. Arriva…

 

 

Buongiorno. La partita decisiva tra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle si gioca sul ruolo di Di Maio nel nuovo esecutivo. Alta tensione tra Zingaretti e il leader M5S che insiste: io vicepremier. Sull’intesa deciderà Rousseau. Ancora morti in mare e un’altra nave di una Ong bloccata. Buona lettura a tutti.

PRIMO PIANO

Nasce il Conte bis. Sulla strada del Conte bis un solo ostacolo: Di Maio. Vuole fare il vicepremier. Al leader 5S non basta un ministero. Zingaretti chiama Conte: “Il capo 5Stelle sei tu, risolvi il problema”. Trattativa nella notte. Oggi i due partiti al Colle: domani l’incarico. Repubblica.

Umiliato. «Non accetto di essere umiliato così e non accetto che lo sia il Movimento. Conte è un premier terzo, io sono il capo politico del M5S che deve entrare nell’esecutivo come vicepremier». Il telefono di Nicola Zingaretti squilla. Ore 22.30. Al telefono col segretario pd, il capo politico impone l’aut-aut. «O io vicepremier o salta tutto. Vi ricordo che c’è anche la votazione su Rousseau». Zingaretti quasi pensa a uno scherzo; poi, man mano che passano i minuti, ingrana la quinta. «Senti, Luigi, parlane con Conte. Mi dici che salta tutto? Bene, io domani mattina ho la Direzione del partito, la gran parte dei membri è qua nei dintorni. Significa che me li chiamo subito e gli dico che tu non ci stai più». E il voto su Rousseau «è uno sgarbo istituzionale» al capo dello Stato. Tommaso Labate sul Corriere a pagina 2.

Vicepremier. Il premier: o due vice o nessuno. Ma Zingaretti insiste: tocca a noi. “Non ti puoi considerare super partes”. Il leader Dem si sfoga con il capo del governo per stoppare Di Maio ed esautorarlo. Stampa. La scommessa del premier: più forte senza numeri due. Le telefonate con Zingaretti che chiede un solo vicepresidente per il suo partito. Conte media tra i grillini e i democrat e ora potrebbe decidere di restare “solo”. Messaggero. “Vicepremier o niente” Le condizioni di Di Maio a Conte e Zingaretti. Fatto.

Rousseau. Sull’intesa decide Rousseau. Il Partito democratico: “Il voto sulla piattaforma sgarbo istituzionale”. Stampa.

Il nodo Di Maio. Un enigma di nome Luigi. Tra rivendicazioni e trappole. L’ultima battaglia di Luigi rimasto orfano del leghista. La scelta di muoversi come se non si fosse aperta una fase nuova. Era da dicembre che i vertici del Movimento lo vedevano affaticato dal doppio incarico di ministro e «segretario» del M5S; e ossessionato dal protagonismo leghista. L’ascesa progressiva di Conte è stata figlia di un calcolo: «Luigi» si fa mangiare in testa da Salvini. Va puntellato. Formalmente reggeva lo schema dei «dioscuri» che dettavano l’agenda al premier. In realtà, era cominciata un’emancipazione dai due contraenti del populismo di governo. «Se cade Conte, cadono anche Di Maio e Salvini», si sentiva dire a Palazzo Chigi all’inizio del 2019. Massimo Franco sul Corriere.

Metamorfosi. L’ultimo spettacolo è Salvini vestito da Di Maio e Di Maio vestito da Salvini, e cioè il ministro uscente che entra, finalmente ma fuori tempo massimo, nelle stanze del governo e, abbandonata la tenuta da bagnante, indice conferenze stampa consacrate in giacca e cravatta, e il ministro restante che invece esce, incontro al futuro in maniche di camicia, affronta la crisi di governo in intonazione stagionale dalla spiaggia di Palinuro, e si porta un pezzo di personalissimo Papeete a Roma dove rincasa in bermuda e sneaker mano nella mano con la fidanzata, in quelli che ormai sono i murales di se stesso. Da capo politico, vestito grigio e cravatta blu, doveva rappresentare la svolta moderata del Movimento 5 Stelle. Così l’uomo scelto da Grillo e Casaleggio oggi fa il guappo per raccattare il raccattabile nella trattativa con il Partito democratico. Mattia Feltri sulla Stampa.

Il caso Di Maio. L’uomo pone condizioni e lavora per sé, dopo essersi nascosto nell’ombra di Conte. In realtà siamo davanti a uno psicodramma: colui che reclama la vice-presidenza unita a un ministero di primo piano — in principio il Viminale, poi la Difesa — è debole all’interno dei Cinque Stelle come mai in passato: ne è ancora il capo, ma in modo più apparente che sostanziale. Se non esce dalla crisi con un rinnovato potere personale da mettere sulla bilancia, il suo destino nel movimento è segnato. Stefano Folli su Repubblica.

Conte leader. Oggi Conte, anche per gli elettori, è il vero leader dei Cinquestelle. Se guiderà il governo in questa veste, invece che come mediatore tra volontà altrui, l’esecutivo se ne gioverà. Del resto anche il M5S ne ha bisogno, per uscire dalla sua lunga fase infantile. Insomma, i due partiti devono fare di necessità virtù. Devono dimostrare nei fatti che non si mettono insieme solo per negare le elezioni anticipate a Salvini. Altrimenti falliranno in pochi mesi, una volta scampato il pericolo, e Salvini le elezioni finirà per averle comunque e per vincerle anche più facilmente, capitalizzando il loro insuccesso. Antonio Polito sul Corriere.

Il mondo è con Conte. Prima Macron e Angela Merkel, grati per l’appoggio italiano (senza i leghisti) a Ursula von der Leyen nella famosa votazione di Strasburgo. Adesso persino Trump, il re dei sovranisti: segno che a Washington c’è qualcuno che non vuole regalare l’Italia all’asse franco-tedesco o magari alla Cina e preferisce il male minore rispetto ai rischi di instabilità (peraltro il passo della Casa Bianca suona sconfessione per la Lega: Salvini si era illuso di avere dalla sua gli americani, ma gli oscuri traffici con Mosca lo hanno danneggiato in misura decisiva). Stefano Folli su Repubblica.

Le minacce. Dario Franceschini ha spiegato al segretario: «Nicola se non si fa questo governo e lasci campo libero a Salvini per sconfiggerci alle elezioni e prendersi il Paese, ne risponderai “in toto”». Non è difficile indovinare che il prezzo da pagare, nella logica del «grande elettore» di Zingaretti, sarebbero le dimissioni da segretario del Pd. Renzi ha fatto sapere che una rottura non motivata delle trattative con i grillini lo avrebbe spinto in caso di elezioni a presentare una sua lista: «Se poi prendo il 4, il 6 o il 10%, a me va bene lo stesso, ma il Pd rischia di perdere tutti i collegi». Per cui al netto di cantanti e attori, è tutta la sinistra che, con lusinghe e minacce, si è mossa per spronare Zingaretti. Augusto Minzolini sul Giornale.

 

Totonomi. Per l’Economia Gualtieri o Barca, Gabrielli all’Interno. Sette ministri al Pd: Gentiloni agli Esteri, Enrico Letta commissario Ue. Sole. Come numero due di Chigi sale Franceschini. All’Economia, spunta Lucrezia Reichlin, all’Ue Gentiloni, all’Interno un tecnico. Stampa. I dem vogliono un vice unico: Franceschini. Repubblica. Il leader 5S alla Difesa. Un tecnico all’Economia. Interno, ipotesi Morcone. Il vice segretario del Pd Orlando potrebbe diventare il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Repubblica. Franceschini vs. Orlando. È sfida per il vicepremier. Fatto. Al Viminale Orlando o un tecnico. Spunta Barca per l’Economia. Corriere. I pesi nella squadra: otto a otto Gualtieri o Reichlin in Europa. Messaggero. Vengo anch’io! Adesso LeU, +Europa e Casini aspirano a una poltrona. Fatto. Minniti o il tecnico Gabrielli al Viminale. Di Maio vuole anche un posto per Spadafora Alla Farnesina Gentiloni o Moavero, per le Infrastrutture è in corsa Delrio. Giornale. Il Pd vuole uno della «Ditta» al ministero dell’Economia. Con Misiani (o altri Pd) sarebbe il ritorno di un politico dopo 19 anni di professori, banchieri e grand commis. Giornale.

Il tweet di Trump. Schiaffo a Salvini. Trump tifa Conte: “Spero resti premier”. L’endorsement a sorpresa del presidente, ma con il nome sbagliato. Sempre più chiaro lo scetticismo di Washington nei confronti della Lega. Stampa. Trump incorona “Giuseppi”. Un tweet del presidente per sostenere il bis di Conte: “Ama molto il suo paese e lavora bene con gli Usa. È un uomo di grande talento”. Repubblica. Anche Trump in campo per Conte. Corriere. E alla fine arriva Donald: il Conte 2 piace ai potenti. Fatto.

Salvini 1. Il leader leghista pronto a fare gli scatoloni: siamo stati estromessi. Il ministro convinto che sarà lo stesso Renzi a riportare presto il Paese alle elezioni. L’ironia sull’ex alleato Di Maio: «Si è impuntato sul Viminale? Se mi chiede, gli darò dei consigli». Giorgetti e la base delusa: «L’errore di Matteo è stato vincere troppo». Alla Bèrghem Fest un consigliere che cuoce costine: “Andare all’opposizione non mi piace per niente”. Corriere. Matteo cerca in extremis di riaccendere il forno. Ma i 5 Stelle lo snobbano. Salvini fuori tempo: «Se volete, ci saremo». Affossa Conte: «Ora è l’avvocato delle élite». Giornale.

Salvini 2. C’è chi comincia ad intravedere l’ombra di qualcuno dietro la «folle crisi» voluta da Salvini. «Ne abbiamo discusso – osserva uno dei consiglieri di Zingaretti, Roberto Morassut – dietro quella mossa c’è il consiglio di Bannon: un’operazione studiata per far mettere radici al sovranismo nel nostro Paese». Già, Salvini, la vittima designata di questo governo. Augusto Minzolini sul Giornale a pagina 2.

Salvini 3. Il messaggio all’ex. “Ti darò consigli per il Viminale”. Matteo pensa ancora a Di Maio. Brunella Giovara su Repubblica. More

I giornali contro. Italia commissariata. Trump vota inciucio. Clamoroso tweet del presidente americano: sto con Conte. Governo pronto: verso il via libera al Conte bis. Ma Di Maio non vuol mollare la poltrona da vice. Giornale in prima. Si concedono a pagamento. Grillini da vergini a escort. I Cinquestelle, pur di governare, si snaturano. Ha ragione la Meloni: sono diventati il tonno della scatoletta che volevano aprire. Entrati in politica come puri, in 10 giorni sono passati dal letto della Lega a quello del Pd. E Di Maio, non contento, alza il prezzo fino all’ultimo. Libero in prima. Verso l’esecutivo dei senza vergogna. Il Governo delle poltrone viventi. La trattativa Pd-M5s è al dunque: oggi dovrebbe nascere il Conte bis. Prima vittima: Nicola Zingaretti. Il segretario ha subito l’intesa imposta da Renzi, ha posto veti che sono stati aggirati e si è dovuto arrendere. Lui e finito, gli altri dem incassano. Verità in prima.

 

 

Numeri e sondaggi. I numeri che ballano in Senato. Sarà una maggioranza appesa ai “cespugli” Pentastellati e dem non sono autosufficienti. Serve l’appoggio di Grasso, Casini e fuoriusciti vari. Freddi autonomisti e Bonino. Lsu Libero. La grande spartizione M5s-Pd. Al Senato la lotteria dei seggi. «Numeri risicati? Una volta partiti, aumenteranno». I dem sulle montagne russe. E i sabotatori si scatenano. Sul Giornale. In calo il gradimento di Salvini. Prevale chi chiede un governo. Mattarella in testa all’indice di fiducia. Il 43% per un esecutivo contro il 33% per il voto subito. Se ci dovessero essere nuove elezioni, il 36% pensa che sarebbero vinte dalla Lega. Sul Corriere.

Il Colle. Mattarella chiederà al premier di essere il vero timoniere dell’alleanza tra dem e 5Stelle. Programma e ministri, il ruolo «diverso» dal 2018. L’incarico verrà probabilmente formalizzato entro la giornata di domani. Conte potrebbe chiedere qualche giorno di tempo. Marzio Breda sul Corriere a pagina 7. Mattarella non aspetta. Se oggi non c’è l’intesa subito incarico elettorale. Su Repubblica. Per il presidente il premier dovrà ritornare protagonista, iniziando da squadra e programma. Se Conte riceverà l’incarico, gli verrà concessa una settimana di tempo. Sul Colle delusione per i comportamenti poco lineari di alcuni protagonisti. Sulla Stampa. Il Quirinale e il cambio di passo del premier. Lina Palmerini sul Sole a pagina 5.

 

 

La fine del Truce. Ridare a Salvini il suo modesto vero nome. Sfuma sui social, prepara gli scatoloni e viene processato alla Tina Pica da Trump. Ci vorrà tempo per digerirlo del tutto ma intanto accontentiamoci di registrare il salvinismo come una variante di ex successo del melonismo. Sentite che brezza? Giuliano Ferrara sul Foglio.

Il governo sbagliato. Il governo sbagliato, nato per fare una cosa giusta, per non diventare il governo sbagliato che fa anche la cosa sbagliata ha la necessità naturale di portare avanti un progetto inderogabile, per quanto inconfessabile, che coincide con il massimo della discontinuità possibile: cancellare i quattordici mesi del governo. Luciano Cerasa sul Foglio.

Un nuovo bipolarismo. Alcune cronache raccontano che Zingaretti, di fronte ai toni e alle pretese di Di Maio, avrebbe chiuso così il tempestoso incontro di lunedì notte col vicepremier e Conte: “Mi spiace, ma così non va. Non lascerò umiliare il mio partito”. Non un semplice scatto di nervi quanto – piuttosto – un cambio di passo col quale aprire, di fatto, una fase nuova. Federico Geremicca sulla Stampa.

Il rischio di alienarsi il Nord. Il secondo governo Conte nasce da due esigenze, collegate l’una con l’altra: fermare l’ascesa di Matteo Salvini, e consentire al personale politico del Movimento 5 stelle e del Partito democratico di conservare, o riprendere, il potere. I protagonisti dell’operazione hanno cercato di darle un generico retroterra programmatico, il pentalogo dei democratici, il decalogo dei pentastellati. Giovanni Orsina sulla Stampa.

Salvini chi? Il rischio di resuscitare Salvini sarà sempre in agguato. Ma è, appunto, un rischio. La certezza è che basta il primo vagito del Conte-2 perché Salvini non conti più nulla e non se lo fili più nessuno. E, come diceva Bossi di B. ai tempi d’oro, “se lui piange, state allegri: vuol dire che non ha ancora trovato la chiave della cassaforte”. Marco Travaglio sul Fatto.

 

Arturo Parisi. «Salvini andava sfidato al voto. Così Pd cede a M5s. Patto fragile, è stata la Lega a lasciare Conte». Arturo Celletti su Avvenire a pagina 5. More

Commissario. Pronta la lista dei commissari Ue. Ma ora è battaglia sulle deleghe. Mancano i nomi italiano e francese. Roma in corsa per la Concorrenza. Stampa. Commissione Ue, von der Leyen insiste sulla parità di genere. Per ora le donne sono 10 su 26. Mancano i candidati di Italia e Francia. Sole. All’Italia la Concorrenza, in pole c’è Gentiloni. Repubblica.

 

 

 

 

Il programma light.

Dalla svolta green ai soldi per la scuola prove di programma fra 5Stelle e Pd

Fiaschi “Una priorità riformare il volontariato”

Si prepara la manovra in deficit Giallo-rossi pronti ad arrivare al 3%

Repubblica. Apagina 10

No all’aumento dell’Iva e rinvio sulla giustizia. I 5Stelle hanno ribadito la necessità di fissare un cronoprogramma preciso con il varo entro settembre del taglio da 945 a 600 parlamentari. I Dem non si sono impegnati sui tempi e hanno chiesto ai grillini – che avrebbero accettato in linea di massima – di lavorare ad una nuova legge elettorale, a nuovi regolamenti parlamentari e alla formulazione di una nuova riforma costituzionale come l’introduzione della sfiducia costruttiva, ovvero, di copiare quanto previsto dalla costituzione tedesca che consente la caduta di un governo solo in presenza di una nuova maggioranza. I pentastellati hanno chiesto garanzie su alcuni temi ambientali come lo stop a nuovi inceneritori e a nuove trivellazioni in mare. E hanno sostenuto con forza che nel programma del governo ci sia il dimezzamento dei tempi dei processi nell’ambito della riforma della giustizia. Diodato Pirone sul Messaggero a pagina 4.

Manovra

In forte calo lo spread, atterrato ieri a quota 184 punti base, ben 55 in meno (-23%) dall’inizio della crisi politica,

Lo spread chiude in calo a quota 184: -23% da inizio crisi

Sole p.3

Quota 100, accelera il piano per smontarla tutelando gli esodati

Messaggro p.8

L’agenda manovra: Iva, cuneo, Impresa 4.0 e 80 euro allargati. M5S e Pd puntano a un piano famiglia concentrato sui redditi bassi: sul tavolo riduzioni selettive del costo del lavoro e imposta negativa per gli incapienti. Possibile limitazione di quota 100. Sul cuneo, i 5S ragionano sulla proposta fatta alle parti sociali. Il Pd punta invece a un intervento diretto sulle buste paga. Un tagliando potrebbe arrivare anche per il reddito di cittadinanza. Nel Pd si ragiona sull’affiancamento con altri strumenti. Marco Rogari e Gianni Trovati sul Sole a pagina 4.

La questione nord sulla strada dell’accordo Pd-M5S. Nelle circoscrizioni settentrionali il Pd è al 23,7% e il Movimento di Grillo al 10,8% mentre la Lega sfiora il 41%. Antonio Pilati sul Sole a pagina 4.

T 11

Cinquestelle

Di Maio: consulteremo la base Gli eletti attaccano lui e Dibba

L’exdeputatoalzalaposta,maigruppivoglionol’intesa Grillo:«DiomihadettodilasciarliallaloroBabele»

Corriere p.6

M5S, rivolta contro Di Maio e i suoi “Restino fuori dal nuovo governo” Gli oppositori interni alzano la voce e avviano trattative parallele con esponenti del Pd Prende quota il nome di Morra come figura di garanzia. E i fichiani zittiscono Di Battista

Luigi gallo: Di Battista persegue la strada del voto o del ritorno con la Lega, contro la volontà del gruppo parlamentare e Di Beppe Grillo

Non può dettare condizioni a nessuno Ha perso un’altra occasione per stare in silenzio

Stampa p.4

“Darò il voto di fiducia solo se all’Economia andrà uno come Fassina”

GIANLUIGI PARAGONE Il senatore: “Il focus deve essere sul lavoro Dico no all’Europa della finanza. Sono pronto a tornare al giornalismo”

Il Pd è il partito dei fichetti che abitano in centro Non ha le periferie nel suo radar

Stampa p.4

M5S nel caos, Di Maio resiste Decisiva la conta su Rousseau

Mesasggero p.7

IL COMICO IL TESTO SUL BLOG: BASTA VAFFA, ORA SI SCATENI LA BABELE E Grillo pubblica i consigli di Dio «Beppe, lasciali alla loro mediocrità»

Qn p.5

Pd

Zingaretti: “Dovevo tenere unito il Pd” Renzi e la strategia delle mani libere

Nelle ultime ore tregua nel partito tutti ripetono che è il segretario a dettare la linea Quanto può durare è ancora presto per dirlo La scissione potrebbe essere solo stata rinviata

Repubblica p.6

Nel Pd è duello sui posti I renziani minacciano: potremmo restare fuori

`La replica del Nazareno: in realtà ci hanno già chiesto tre ministeri

`Oggi si riunisce la direzione democrat Rimane il no a Di Maio vicepremier

Messaggero p.6

Umbria, Emilia e Calabria Il Pd lancia l’amo Regionali

Fattgo p-7

La cicuta di Zingaretti L’incastro che ha messo il leader nelle mani dei nemici. La chiave della legislatura ora è: “pro-por-zio-na-le”

Foglio prima

Lega

La Lega si aggrappa a Dibba. La guerriglia del deputato grillino fa sperare i big. Giorgetti: per noi meglio così. Il sottosegretario: i rosso-gialli un investimento per noi. Messaggero p.7

Centrodestar

Berlusconi chiederà le urne al Colle: «I rosso-gialli minoranza nel Paese». Il Cavaliere vuole ricucire con il Carroccio ma avverte: Salvini deve dare segnali chiari. Tensione nei gruppi per i sospetti sulle mosse di una pattuglia di “responsabili” anti-elezioni. Meloni: «FdI pronti alla piazza, vogliono i cittadini muti». Mesasggero p.6

Il gran ritorno dei mediatori.

Il film lo conosciamo, i protagonisti pure, ma chi sta scrivendo la sceneggiatura? La prima crisi dell’era populista sfata il mito della centralità della rete e con esso la rilevanza che tutti abbiamo attribuito ai suoi strateghi. I Luca Morisi, la Piattaforma Rousseau, la Bestia, insomma i celebrati spin doctor dei tempi fortunati di Lega e M5S sembrano arnesi arrugginiti nella temperie del momento. Piuttosto è tornata in auge la vecchia figura dei mediatori, i Dottor Sottile che antevedono, annusano, contrattano e preparano Piani B e Piani C dietro le quinte del dibattito pubblico. Flavia Perina sulla Stampa a pagina 8.

La maledizione del Viminale.

Da Scelba a Salvini, da Siniscalco a Tria. Viminale ed Economia, i ministeri-trappola. Tutti vogliono i due ministeri. Quello dell’Interno porta con sé la maledizione di colpire il titolare del dicastero: l’ultimo è il leader della Lega. L’accorpamento di Tesoro, Bilancio e Finanze ha creato una sorta di ambasciata Ue in Italia che è spesso fonte di contrasti con il premier. Le ombre lunghe sull’Interno: l’alleato Usa e il Vaticano. Più aumenta la pressione di Bruxelles, più il populismo soffia contro il Tesoro. Marcello Sorgi sulla Stampa a pagina 9.

T 15 Giornali

LE CAPRIOLE DEI GIORNALI DI DESTRA. Il possibile esecutivo giallorosso diventa “europeista”, “impopolare” e addirittura il “più a sinistra della storia”. Massimo Fini sul fatto a pagina 13

L a formazione del governo 5 Stelle-Pd, che mi si consenta, pardon mi si permetta, io avevo previsto (“Il Pd ammetta l’errore: vada al governo col M5S”,Il Fatto, 9.8.19) prima ancora che Matteo Salvini desse la spallata decisiva, con un autentico a u t o d a f é, al proprio esecutivo in cui svolazzava libero e felice da mane a sera, ha fatto letteralmente impazzire i giornali che sarebbe offensivo per la destra, che è o almeno è stata una cosa seria, definire di destra. LASCIAMO PERDERE l’ag gettivazione normalmente sobria di questi giornali (“L’orrendo governo giallorosso”, La Verità; “Un esecutivo di stolti”, Feltri, Libero; “Non c’è pace fra i cretinetti”, sempre Feltri) e concentriamoci solo su alcune delle acrobatiche capriole, da veri saltimbanchi, cui sono stati costretti. Scrive Feltri che il nuovo esecutivo “bacerà le pantofole ai fessi dell’Eu ro pa ”. Ma come, i 5Stelle non erano stati accusati di antieuropeismo e di voler addirittura uscire dall’euro, tanto che Paolo Savona, indicato da Luigi Di Maio come ministro dell’Economia, fu costretto a rimettere il mandato? “Nasce il governo più impopolare della storia”, Franco Bechis sul T em p o. Ma come, l’at – tuale presidente designato, succeduto a se stesso, non era nei sondaggi il più popolare dei politici italiani, più dello stesso popolarissimo Salvini? “Il governo più a sinistra della storia della Repubblica”, scrive Sallusti aggiungendo con accezione negativa che “non il popolo ma il Parlamento è sovrano”. Ma come, in queste settimane non hanno insistito tutti, ma proprio tutti, sulla “c e nt r a l i t à ” del Parlamento? Che poi in linea generale questa affermazione sia vera e cioè che nelle democrazie parlamentari il popolo non conti nulla (io l’ho scritto in Sudditi. Manifesto contro la Democrazia) vale però per questo governo come per quello precedente come per tutti i governi che si sono succeduti dalla nascita della Repubblica. È troppo comodo, troppo facile, accorgersene quando si viene sconfitti e prendere il sistema per buono quando si è vincenti. “Perdenti al governo”, Il Giornale. Per la verità i “perdenti al governo” erano quelli di prima, perché ci era andata la Lega che aveva il 17 per cento contro il 18,7 del Pd. Ora al governo ci sono i due partiti usciti vincenti dalle ultime elezioni, i 5Stelle con il 32,7 per cento e il Pd appunto con il 18,7 per cento. Che cosa c’è di strano, che cosa c’è di scandaloso, sempre ragionando in termini democratici, se i due primi partiti si mettono insieme per governare? In Germania si sono fatte grosse koalition tra l’Spd socialista e il partito centrista di Angela Merkel senza che nessuno ululasse all’“inciucio”. Matteo Salvini, come già prima Renzi, si è fatto ubriacare dalla vittoria nelle elezioni europee, ma purtroppo per lui, per i suoi seguaci, per i suoi sgomenti sostenitori mediatici, in Italia, allo stato, valgono le elezioni politiche italiane. L’“ORRENDO GOVERNO”, mi spiace per i “p erd ent i”, durerà sino alla conclusione della legislatura. Sarebbe davvero pazzesco che 5Stelle e Pd ripetessero la disastrosa mossa di Salvini sfasciando il nuovo governo in qualche momento del suo percorso perché ciò significherebbe la loro fine politica, come ha segnato quella, almeno per il momento, di Salvini. Errare è umano, perseverare è diabolico. © RIP

“Un orrore”: Repubblica si allinea a destra. La testata diretta da Verdelli “costretta” a parlare la stessa lingua di “Libero” e “Giornale”. “Un gioco politico spregiudicato” è il titolo tranciante dell’editoriale di “Rep”. Così il Partito democratico rischia di logorarsi nell’abbraccio con una forza illiberale come i 5S. Inaffidabili. In questa alleanza è chiara la mancanza di ogni passione civile.

Marco Franchi sul Fatto p.6.

Un accordo “spregiudicato”, cucito tra gli “inaffidabili” – i 5 Stelle – e un partito – il Pd – che così rischia di “accelerare il suo tramonto politico”. Potrebbe essere Il Giornale o magari qualche altro quotidiano di destra, e invece è proprio Repubblica, storica testata di riferimento per la sinistra che in questi giorni, al grido di “No all’intesa 5 Stelle-Pd”, sembra appiattito su titoli, toni e linguaggi dei media berlusconiani o vicini a Salvini. I giornali usciti ieri in edicola sono emblematici. Repubblica pubblica un editoriale dal titolo tranciante: “Un gioco politico spregiudicato”. Il riferimento, manco a dirlo, è al possibile accordo giallorosso, o meglio a “un’alleanza in cui è chiara la mancanza di passione civile”. Neanche a farlo apposta, concetto espresso pari pari sulle pagine del Giornale: “Intravedere una vera passione tra dem e 5 Stelle è una missione impossibile”. A proposito di alleanze innaturali, verrebbe da dire. Ma proseguiamo con Rep: “L’unica ragione per cui nasce la bizzarra alleanza è bloccare Salvini, smussare l’arma elettorale che il leghista ha goffamente tentato di impugnare ”. Ma non era forse Salvini il pericolo fascista dell’Italia? E Pd e 5 Stelle dovrebbero allora fare il gioco di cotanto novello Mussolini, che ha strappato con gli alleati proprio per andare alle urne? Non è dato sapersi. A ogni modo è certo che Repubblica non abbia perso l’antica smania di dare consigli non richiesti ai democratici, finora peraltro piuttosto sfortunati (qualcuno ricorda l’entusiasmo per l’adesione al governo Monti? O per la riforma costituzionale Renzi-Boschi?). Se dunque oggi il quotidiano pronostica che i dem “si logorino nell’abbraccio con una forza illiberale come il M5S”, al Nazareno dovrebbero per lo meno tirare un sospiro di sollievo: forse l’intesa giallorossa è la strada giusta. Per non dire dei 5 Stelle, già bollati ancor prima di chiudere l’accordo: “È la fine dell’età dell’innocenza” (un’altra volta? Non era finita la volta scorsa?), colpa anche di vertici di maggioranza “magari a tarda sera (di giorno vanno bene, dopo il tramonto è sguaiato, nda) a casa di qualche amico (i 5 Stelle si ritrovino al Nazareno, dannazione, nda)”. Il risultato è quindi “una strana partita nel quale il sistema politico si consuma”. Altro che esercizio della democrazia parlamentare. Votare, votare, votare, sennò il sistema politico si consuma. Già assodata la sintonia col Giornale, ora Repubblica dovrà forse fare un passo in più per raggiungere alcuni picchi apocalittici già ampiamente varcati da Libero e La Verità. All’inizio della crisi di governo il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari era stato ancora sobrio: “Voto subito”. Robetta. C’è tanto da imparare. Per esempio dal Libero in edicola due giorni fa : “Zingaretti pappamolle, Renzi gli dice cosa fare e i 5 Stelle vogliono imporgli il programma”. Ieri ecco poi la descrizione della fine del mondo, tipo Libro della Rivelazione: “La frittata è pronta. Un governo che ci porterà allo sfacelo: immigrazione senza limiti, tasse a iosa, obbedienza cieca all’Europa”. Commento di Renato Farina: “Hanno sequestrato l’Italia. Meta sicura è la nostra sventura”. Notevole, pure in un filone letterario che per onestà va attribuito, fin dagli albori dei giallorossi, a La Verità. Anche ieri Maurizio Belpietro ha confermato la linea: “Prende forma l’orrendo governo giallorosso, un Renzi bis per spartirsi le poltrone”. A Repubblica prendano nota.

T 10 Migranti

Mediterraneo, decine di migranti morti Naufragio al largo della Libia, almeno 40 vittime. Trenta e Toninelli fermano la nave di una Ong tedesca con 101 persone

Centro di accoglienza di Lampedusa ormai al collasso per i troppi arrivi

Stampa p.10

Naufragio, si temono 40 vittime Nuovo stop dell’Italia a una Ong

L’allarme al largo della Libia:sono morti dei bimbi Il divieto di Salvini: «Trenta e Toninelli d’accordo»

Ma i ministri 5 Stelle sismarcano dal leghista «Solo un atto dovuto»

Corriere a pagina 11

L’ultimo atto di Salvini chiudere i porti a 101 migranti Trenta e Toninelli hanno controfirmato il documento del Viminale per la Eleonore. Al timone Reisch, il primo comandante arrestato per soccorsi. Naufragio al largo della Libia: molte le vittime

Repubblica p.9

T 16

T 17 novara

Novara, si abbracciano i genitori dell’assassino e dell’amico ucciso

Hanno deposto i fiori insieme sul luogo del delitto

Messaggero p.11

Uccide e confessa sui social La madre: «Non lo riconosco» Novara, le famiglie posano assieme i fiori.Ilracconto dell’amico che li ha visti per ultimo

Corriere p.16

La lezione d’amore dietro l’abbraccio tra due famiglie

Michel Marzano su Repubblica. Apagona 16

T 18 sicilia

Ruote, acquari, porti: la Sicilia del futuro è un annuncio di carta

Oltre il Ponte Il grande “Palermo Eye” è l’ultima delle faraoniche (e difficilmente realizzabili) opere promesse in questi anni nell’Isola

Giuseppe Lo Bianco sul fatto a pagina 14

T 19

T 20

ECONOMIA

Bric

La produzione industriale della Cina è scesa del 4,8% rispetto allo scorso anno, l’India rallenta, il Brasile è in stagnazione e la Russia resta un “nano economico”. E così peggiora anche l’Europa. La recessione degli altri frena l’economia dei Paesi Bric. Federico Rampini su Repubblica a pagina 22.

food

Tra cucine fantasma e fusioni, l’oligopolio del cibo a domicilio

FOOD DELIVERYLe grandi piattaforme si fondono per controllare il mercato e ridurre i costi: ai vecchi ristoratori non resta che combattere ad armi impari o consegnarsi ai nuovi colossi

Virginia della Sala sul fatto a pagina 15

La ca s a , da ricchezza degli italiani a nuovo tesoro degli i m m ig rat i

Il trendDal 2008 il calo dei prezzi degli immobili ha fatto crollare il patrimonio delle famiglie, ancora legate al mattone. Nel solo 2017 persi 45 miliardi. La ripresa beneficia anche degli stranieri

NICOLA BORZI sul fatto a pagona 16

R I S U LTAT I Eccetto sul Tav, i 5Stelle hanno ceduto sulle grandi opere inutili e archiviato l’analisi costi-benefici. Bene invece la stretta sulle autostrade Infrastrutture e trasporti luci e ombre gialloverdi

Marco Ponti sul fatto a pagina 18

assunzioni

Enti e ministeri, via a 5 mila assunzioni. È stato firmato il decreto che sblocca immissioni e concorsi nella pubblica amministrazione centrale.

Messaggero p.15

1 Ilva

Ilva a rischio dal 6 settembre se il decreto resta “fantasma”. Messaggero p.8

1 Scuola

Maestre senza laurea, posto a rischio per diecimila. Il Veneto ne ha già licenziate 500. Il diploma delle magistrali non basta. Attesa per le sentenze del Consiglio di Stato sugli insegnanti in ruolo con riserva. La Maestra: “Dopo 12 anni in aula torno precaria. Finalmente avevo raggiunto l’impiego fisso, ma adesso è tutto azzerato. Per la scuola non c’è un programma: ogni governo fa la sua riformina e quello dopo la cambia”.

Stampa p.15

2 Gerrmanioa frena

Export giù, la Germania frena e la manifattura italiana soffre Allarme di Confindustria: Berlino vale il 12% delle nostre esportazioni Il Centro Einaudi: altri trimestri negativi e tutta l’Europa sarà in crisi. La guerra commerciale rallenta l’economia tedesca che rischia la recessione.

Stampa p.20

3 Marlboro

Philip Morris e Altria pronti ad accendere il colosso delle sigarette. Il nuovo gruppo avrà un valore di 210 miliardi in Borsa. Obiettivo: investire nella e-cig e nella marjiuana legale. È un ritorno alle origini: le due società erano unite fino al 2008. Ma l’operazione non convince Wall Street e il titolo di Philip Morris frena e fa meno 7,38%. Secondo gli esperti le sigarette tradizionali hanno ancora dieci anni di vita. Sulla Stampa a pagina 21.

Stampa p.21

4 Politica monetaria

Banche centrali, in dieci anni un bazooka da 15mila miliardi. Considerando anche la Cina l’aggregato dei bilanci raggiunge 20mila miliardi di dollari: gli interrogativi del mercato sulle nuove operazioni in arrivo e sull’impatto per i bond. Armi spuntate in una realtà globale di tassi sottozero. Aumentano anche i costi delle misure non standard, ma l’inflazione non sale. Sulle banche centrali pesano le pressioni dei governi e dei mercati per interventi monetari rapidi e incisivi. Sul Sole a pagina 2.

5 Brexit

Brexit, opposizione pronta a bloccare per legge l’uscita senza accordo. Alleanze anti no deal. Accordo tra il laburista Corbyn e gli altri leader. Sterlina subito in risalita. Downing Street parla di sabotaggio, il Brexit Party offre sostegno a Johnson. Nicol Degli Innocenti sul Sole a pagina 17.

ESTERI

1 Usa

Da Washington avvertimento a Roma: sanzioni se ospita i voli dei Pasdaran

Gli Usa ribadiscono le misure per chi collabora con la compagnia aerea di Teheran Mahar Air che opera a Fiumicino e Malpensa

Il Dipartimento di Stato: aerei usati per portare soldati e armi in Medio Oriente

Stampa p.11

2 Iran

Rohani risponde a Trump: via le sanzioni, poi trattiamo

Dopo l’apertura americana al G7, il leader iraniano detta le condizioni

Trump: Ho buone sensazioni che nelle prossime settimane possa arrivare un vertice tra noi e l’Iran

Rohani: Senza questo passo, la porta del dialogo resta chiusa Non vogliamo la bomba atomica

Stampa p.11

3 amazzonia

Il Brasile dice no ai soldi del G7 “Pensiamo noi all’Amazzonia” Mille roghi in due giorni. Ma il governo vuole le scuse dalla Francia: “Niente lezioni dopo Notre-Dame” Inchiesta sul “giorno dei fuochi”: il 10 agosto una squadra in azione per fare spazio alla speculazione

Repubblica p.12

«Macron pensi a proteggere Notre Dame» Bolsonaro rifiuta 20 milioni per l’Amazzonia

Messaggero p.10

Bolsonaro rifiuta gli aiuti del G7 No ai 20 milioni per gli incendi in Amazzonia «a meno che Macron non ritiri i suoi insulti»

Corriere p.12

Non è “il polmone della Terra”, non sta bruciando tutta e non è solo colpa di Bolsonaro

Foglio pagiona I

4 Hong Kpng

Ottanta giornio di rabbia. A Hong Kong la protesta ha superato quella del 2014 Domenica è esploso il primo colpo di pistola Xiresta a guardare. Ma per quanto tempo ancora?

Guido Santevecchi sul Corriere a pagina 14.

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Il miliardario e le ragazzine. Decine di vittime sfilano in tribunale contro Epstein. Corriere p.15

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GIUSTIZIA

1 cerfciello

Caso Cerciello “Hjorth bendato perché dava testate”

Stampa p.18

«Ci prendeva a testate così l’abbiamo bendato»

Delitto Cerciello, parla il maresciallo che ha scattato la foto del 19enne americano

«Nella chat 18 carabinieri, l’immagine per smentire l’ipotesi dei nordafricani»

Messaggero p.11

2 DE vito

De Vito denuncia capo politico ai probiviri

Il presidente dell’Assemblea capitolina

Il presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito (M5S), attualmente agli arresti domiciliari per l’accusa di corruzione nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta sul nuovo stadio, ha depositato nei giorni scorsi un esposto al Collegio dei probiviri e al comitato di Garanzia nei confronti del capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. L’affondo arriva nei giorni in cui il leader pentastellato è impegnato nella trattativa Pd-5stelle. L’atto indica una ventina di presunte violazioni dello statuto e del codice etico del Movimento: De Vito contesta a Di Maio di aver parlato della sua espulsione dalM5s, cosa non consentita se c’è un procedimento in corso e cosa che non sarebbe nei suoi poteri.

Messafgero p.7

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Letture

Dai Moncalvo ai Lehman: che saga la famiglia

Fatto pagina 22

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Buongiorno.

Cade il veto del Pd sul Conte bis. E il premier uscente, tornato a Roma in fretta e furia dal G7 di Biarritz, cuce in prima persona l’accordo tra M5S e i democratici partecipando al vertice con Zingaretti e Di Maio. Si tratta su nomi e programmi. In un post su Facebook, Conte rimarca la necessità di «un’Italia protagonista delle sfide globali» e di un’«agenda politica che non può subire distrazioni o rallentamenti». Per il leader della Lega, Matteo Salvini, «il ribaltone era pronto da tempo». Oggi e domani al Quirinale secondo giro di consultazioni. Buona lettura a tutti.

PRIMO PIANO

Nella notte nasce il Governo.

Cade il veto Pd su Conte ma Di Maio alza la posta: vuole un via libera al buio. Il capo 5S chiede per sé Viminale o Farnesina e pretende prima l’incarico al premier poi il programma. Il no dei vertici Dem, ma si tratta. Oggi e domani le consultazioni al Colle. Manovra e riforme non c’è ancora neanche un’intesa. Goffredo De Marchis su Repubblica a pagina 2.

Zingaretti avvisa il premier: “Non si fa nulla se ci umiliate”. L’ira del segretario dem per una frase di Di Maio: “Non siete adatti a prendere il ministero dell’Interno”. Conte lo vorrebbe nell’esecutivo: “Senza di te non sarebbe solido abbastanza”. Tommaso Ciriaco su Repubblica a pagina 3. More

Mattarella

Mattarella dovrà pesare il cambio di passo. Domani i due partiti al Colle. Oggi il via al secondo giro di consultazioni. Marzio Breda sul Corriere a pagina 2. Il presidente della Repubblica prende atto che M5S e Pd provano sul serio a fare un governo. Il centrodestra in pressing su Mattarella: “Sciolga le Camere e ci mandi subito a votare”. Oggi consultazioni, forse domani l’incarico. La lente del Colle su squadra e programma. Ugo Magri sulla Stampa a pagina 4.More

Totoministri.

Nodo vicepremier sfida tra i big Pd Di Maio all’angolo chiede l’Interno Orlando o Franceschini per la poltrona di numero due Al Viminale ipotesi Gabrielli, Grasso verso la Giustizia

La conferma di Conte si paga cambiando tutte le altre posizioni di ministro

Il leader grillino deve dare spazio alla sua sinistra ma anche difendere i fedelissimi

Stampa p.4

Il Pd per Orlando vice Ma il capo dei 5 Stelle vuole lo stesso ruolo De Micheli allo Sviluppo Misiani in corsa perl’Enomia, Bonafede verso la conferma

Corriere p.3

Il totoministri

Viminale, per i dem Franceschini o Minniti Il M5S prova a blindare Bonafede e Fraccaro

Il Pd punta all’Economia e pensa a Misiani, tra i grillini promozione in vista per i capigruppo Patuanelli e D’Uva. Fuori Toninelli

Repubblica p.6

Duello su Viminale e vice il capo 5Stelle in difficoltà

Il Pd chiede il numero due, la Farnesina e il Tesoro. Da sciogliere il nodo Giustizia

Per Zingaretti l’interlocutore è Conte e lo vuole al vertice sul rebus minister

Franceschini o Orlando vicepremier Cresce Gualtieri commissario europeo

La scelta per esteri, economia e interno sarà concordata con il colle. ipotesi delrio o de micheli allo sviluppo

la sanità potrebbe restare a m5s spadafora alle pari opportunità grasso possibile guardasigilli

Messaggero p.3

IL TOTOPOLTRONE Minniti all’Interno, Misiani all’Economia Probabile la riconferma di Trenta e Grillo, Gentiloni verso la Ue o la Farnesina

Giornale p.4

Di Maio verso la Difesa, il nodo Economia

Il Pd propone Orlando vicepremier unico e Minniti all’Interno. Entra Patuanelli

Sole p.3

Salvini

“Ribaltone pronto da tempo” Ma Salvini ferma la piazza Meloni invoca la mobilitazione, il ministro dice no: “Al Viminale faccio altro”

Stampa p.5

Salvini grida al «ribaltone»: svendono il Paese a Merkel

La ministra Locatelli invoca la piazza. È polemica E lui: governo Renzi-Prodi ma non farò insurrezioni

Corriere p.8

L’ultima mossa del leader che per sopravvivere vuole unire il centrodestra

Alle regionali il M5S si allea con il Pd? Potevano dirlo prima di essere una costola della sinistra di Carmelo Lopapa g Il governo giallo-rosso nasce da un ribaltone: è politica alla vecchia maniera

Repubblica p.8

Salvini isolato accusa Conte «Vuol fare il Macron italiano» Matteo attacca: «Il ribaltone era già pronto da tempo» Ultima inutile offerta a Di Maio: «Con il Pd sei finito»

Giornale p.8

L’aiutino dell’Ue.

L’Europa tifa per i giallo-rossi Obiettivo: liberarsi dei sovranisti Conte, anche se non particolarmente stimato, viene considerato l’uomo giusto per le nozze M5S-Pd I socialisti del Pse in pressing su Zingaretti. Per la Commissione spuntano i nomi Padoan e Gualtieri

Repubblica p.11

Macron e von der Leyen l’idea è ammorbidire il patto di Stabilità

Repubblica p.11

Manovra, il “governo dei buoni” parte con l’aiutino Ue sul deficit

Conti pubbliciLa Bce tiene basso lo spread, la recessione spaventa Berlino e, per dare una mano agli “anti-Lega”, l’austerità sarà sospesa

Fatto p.8

Flessibilità Ue, con il Conte-bis la partita sale a 10-12 miliardi L’obiettivo è coprire circa un terzo della manovra da 30-35 miliardi aumentando il deficit autorizzato Menù M5S-Pd: ammortizzatori sociali più lunghi, taglio del cuneo fiscale e revisione di quota 100

Sole p.2

Ursula vuole facilitare l’Italia: regole meno rigide sul debito La presidente von der Leyen vuole riformare i patti Ue Pensa alla Germania ma favorisce il prossimo governo

Giornale p.10

L’Ue prepara la svolta sui conti pubblici “Adesso bisogna cambiare le regole” Un documento della Commissione apre alla revisione dei vincoli di bilancio. Von der Leyen: solo riflessioni

Stampa p.11

Via fiscal compact e vincolo del 3% allo studio un Patto di stabilità soft

`I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero elaborato un documento da sottoporre alla nuova Commissione `Ma Bruxelles smentisce il piano che allenta la stretta sul bilancio per rilanciare subito la crescita economica

Messaggero p.15

Da Bruxelles arrivano le prime bocciature sui candidati per l’Ue Non passa Szczerski, indicato dal governo polacco per l’Agricoltura La lista dei commissari slitta Francia e Italia chiedono tempo

Stampa p.11

Editoriali

PASSIAVANTI E INCOGNITE DIUNATRATTATIVACOMPLESSA

Con prudenza e diffidenza sista delineando una maggioranza tra M5S e Pd. Ma restano forti interrogativi sulsignificato che le due parti vogliono attribuirle

Massimo Franco sul Corriere

Un gioco politico spregiudicato

Srefano Folli su repubblica in prima

NEL TASCHINO DI UN PREMIER RITROVATO

Malaguti Stampa pagina 25

Con una brusca inversione a “U”, la Terza Repubblica (modello semi-totalitario basato sulla democrazia diretta) ci riporta alla parodia della Prima L’accordo Di Maio-Zingaretti passerà alla storia come la nuova versione del ribaltone che segnò la fine del primo governo Berlusconi nel 1994 Primo fu Depretis, poi Moro e il Divo Giulio L’eterno trasformismo della politica italiana

Sorgi Stampa p.7

UN GOVERNO SBAGLIATO PER UNA CAUSA GIUSTA

Cerasa sul foglio in prima

Gonde e l’arte di contraddirsi per non essere masochisti La coerenza è affare complicato, richiede studio e cultura, e a volte è solo l’ultimo rifugio delle canaglie. Aprite le porte!

Ferrara sul Foglio in prima

PER CAPIRE QUESTA CRISI CAMBIAMO GLI OCCHIALI

Sallusti in prima sul giornale

Non c’è pace fra i cretinetti

Feltri in prima su Libero

Conte o non Conte, sarà un Renzi bis. Pd e pentastellati gettano la maschera e in fretta e furia chiudono l’inciucio per spartirsi le poltrone. A tirare i fili, c’è l’ex premier. Il quale, dopo la prima incredibile piroetta sui grillini «fatta per salvare i soldi degli italiani», adesso ne infila un’altra. E annuncia che, eliminata la Lega, potremo allegramente spendere in deficit. Preparatevi al peggio. Maurizio Belpietro sulal Verità.

PER ELETTORI OK, MILITANTI DUBBIOSI

Dalimponte sul sole p 5

Legge proporzionale e taglio parlamentari, un disincentivo all’efficienza delle Camere

Armaroli sul Sole p.5

RISCHI E OSTACOLI LERIFORMEDAFARE PERRIDURREIPARLAMENTARI

Revisione La strada maestra è il superamento del bicameralismo paritario. Le proposte ci sono

Luciano Violante

Corriere p.26

L’ultimo bluff sovranista

Massimo riva su Redpubblica p.26

M5S, fine dell’innocenza

Anche gli insospettabili hanno imparato l’adagio andreottiano sul potere Gestendo forni e nomine

Sergio Rizzo p.27

POLITICA

Conte

Il fattore C a Palazzo Chigi «La discontinuità sono io» Conte si prepara a restare: il decreto Sicurezza bis va cambiato, lo dissi subito dopo i rilievi del Colle

Giornale p.4

Eataly a 5 stelle “Conte mi piace. Il M5s ha svoltato. E il governo coi grillini è meglio di Salvini”. Parla Oscar Farinetti

Foglio in prima

La chiesa che oggi ha il vento in poppa ha già benedetto Giuseppe Conte

Foglio p.4

In casa Pd.

La disponibilità e la cautela del Pd. «Progetti chiari o non dura». I timori dentro il partito sull’«alleato» e le incognite sulle mosse di Renzi. Zingaretti insiste sull’importanza del programma: al centro gli interessi degli italiani. La direzione potrebbe slittare a domani.

Corriere p.6.

Zingaretti, quanti dubbi sul governo che non voleva Il pressing da sindacati, Chiesa, mondo della cultura, grandi vecchi del Pd. Su Conte ha tenuto il punto finché ha potuto, poi si è accorto di essere rimasto solo nel partito

Il pressing da sindacati, Chiesa, mondo della cultura, grandi vecchi del Pd. Su Conte ha tenuto il punto finché ha potuto, poi si è accorto di essere rimasto solo nel partito. La discussione con Bettini sull’ingresso nell’esecutivo. Gentiloni e Zanda invece volevano mantenere i veti di dieci giorni fa. Così il segretario si è convinto ad accettare un reincarico del premier Le telefonate con Sassoli: “Nicola ha gestito bene la partita”

Repubblica p.7

L’ex segretario Pd accentua la debolezza di Zingaretti e assiste alla nascita del nuovo governo, in attesa di abbatterlo Dal cinismo alla spregiudicatezza Renzi vince la campagna d’agosto

L’ex premier ha costretto il M5S all’alleanza con i vecchi nemici

All’orizzonte la trasformazione dei suoi comitati civici in partito e la scissione

Geremicca

Stampa p.6

La rivincita di Renzi: si riprende il Pd e spezza l’asse Gentiloni-Orlando Zingaretti costretto a capitolare sul premier. E rilancia con la Leopolda

Giornale p.6

Tregua armata nel Pd Il segretario: resto fuori `Oggi la direzione darà il via libera al governo con il Movimento 5Stelle `Gli uomini di Renzi: un suo capolavoro Zingaretti a Conte: non sarò in squadra

Congelata l’ipotesi della scissione il leader impegnato per tutto il giorno nella trattativa con di maio

cabina di regia riunita al nazareno fino a sera contatti continui franceschini-fico

Messaggro p.5

Marcucci: «Noi renziani entreremo nell’esecutivo M5S rallenta il lavoro sul programma»

IL CAPOGRUPPO DEMOCRAT AL SENATO: ABBIAMO MESSO A FUOCO MOLTE IDEE, IL CONFRONTO VA AVVIATO SUBITO

IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI RENDE INEVITABILE LA DEFINIZIONE DI UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Messaggero p.5

C’eravamo tanto odiati

“Imbarazzante”, “studia”, “coso”: Pd-Conte, c’eravamo tanto odiati. Fino a tre settimane fa gli attacchi dei dem al premier. A cui ora dovranno votare la fiducia. Francesca Schianchi sulla Stampa a pagina 6.

Convivere dopo l’odio. L’editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere in prima.

 

In casa Cinquestelle

Di Maio, l’alleato riluttante ha il Movimento in rivolta Di Battista è già in fuga Primo segnale da dissidente: ha disertato il vertice decisivo di ieri . Scontro sui tempi del voto su Rousseau, Casaleggio lo vuole subito, Fico chiede di aspettare il programma (e magari una parola di Grillo). Malumori trasversali sulla strategia del capo

Repubblica p.4

Casaleggio e Dibba sconfitti. Giallo sul voto di Rousseau. L’imprenditore e l’ex deputato avrebbero preferito le urne anticipate. Passa la linea di Grillo e Di Maio. (Corriere p.7).

Grillo striglia Di Maio: «Vai con il Pd e sorridi» Corsa al voto su Rousseau `Al vertice solo il «no» di Dibba. Casaleggio: subito la consultazione web Il fondatore in vivavoce spinge il leader. Poi c’è la telefonata a Zingaretti

Messaggero p.6

Il M5s sommerso dai «vaffa» vuole il via libera dalla base Casaleggio e Di Maio i più scettici sull’unione con i dem «Non si può non consultare gli iscritti». Il rebus tempi

Giornale p.7

Trenta “Spero di restare Difficile lavorare con la Lega mancava la lealtà”

Repubblioca p.4

«Ci costerà? Può darsi Ma abbiamo pagato pure l’asse con la Lega» Carabetta(M5S):lanormacontroleOngresta

Corriere p.7

Ruocco : «Tra noi ci sarà un chiarimento Buttiamo la bozza sull’autonomia»

La deputata pentastellata: crisi sciagurata aperta da salvini ora risposte agli italiani

Messaggero p.6

Di Battista e Casaleggio, i falchi sconfitti dai realisti

La riunione Tre ore di vertice per dare il via libera all’a c c o rd o con i dem. Taverna si convince, contrario il “pasionario”Dibba I dubbi di Davide, che impone per oggi il voto su Rousseau

Fatto p.4

Paragone è già stanco di fare il grillino E non è certo il solo… Il senatore è contrario all’accordo con il Pd. Insieme a una decina di cinquestelle delusi può formare un gruppo parlamentare capace di complicare la vita al nuovo esecutivo

Libero p.6

In casa Lega

Lega, prove di fronda nordista. “Matteo ci ascolti o sarà addio”. Sfida di Fava, fedelissimo di Maroni: “Fine del mito dell’uomo infallibile. Autonomia e imprese tornino i nostri temi, i migranti non bastano. Confronto azzerato. L’ultimo consiglio federale? Non c’era ancora la tv a colori”. Stampa p.5

La resa di Salvini: «Ribaltone». Ma il Nord prepara il processo. Sul Messaggero a pagina 7. Ultimo atto. Fallito il corteggiamento agli ex alleati, si prepara al ritorno all’opposizione. Salvini ha fatto la crisi e ora i cocci sono suoi: “Tutti contro di me, lo fanno per le poltrone”. Sul Fatto a pagina 4. Il titolare del locale ed eurodeputato leghista: «Torneremo all’opposizione. E al Papeete». Sul Corriere a pagina 8.

 

In casa FI e FdI

Berlusconi sconcertato «Esecutivo di sinistra» Il leader azzurro: «Ancora un governo non eletto dal popolo. Ma l’esperimento fallirà»

Giornale p.9

Meloni: 5 Stelle asserragliati nel Palazzo Mobilitiamoci

Corriere p.8

«Il M5s? Tonno nella scatoletta che volevano aprire»

Giornale p.9

La proposta di Miccichè: pattuglia di responsabili per Iva e legge elettorale

Messaggero p.7

Toh chi si rivede: Bertinotti

Bertinotti ci dice perché aver paura di Salvini non è un argomento

Fohglio p.4

Cairo, non scendo in campo.

Cairo: politica? L’idea per ora non mi sfiora. Il giudizio negativo sul governo Lega-M5S: «L’Italia è entrata in stagnazione»

Un piano di robuste agevolazioni per le imprese che puntano sui beni produttivi

Corriere p.11

Non solo Renzi: parte la corsa al centro Il patron del Torino lancia il suo programma politico, mentre l’ex premier ha il progetto di un nuovo partito

PIER FERDINANDO CASINI Il senatore: “Ha lanciato il suo manifesto” “Sguarnita l’area moderata Bene la scelta di Urbano, la competenza vale ancora”

Stampa p.8

L’imprenditore spiega di non avere per ora intenzione di fare politica ma se gli venisse ecco come la fonderebbe Cairo, manifesto del buon senso per fermare la sbornia sovranista

La politica potrebbe ripartire dall’ipotesi di dire quello che non ci si vuole sentir dire

L’imprenditore è molto preso dall’idea della politica, ma vuol calcolare bene i tempi

Stampa è.9

Cairo studia da premier «Credito più facile e via il cuneo fiscale» L’imprenditore pensa alla discesa in campo e lancia il suo programma economico

Giornale p.11

Migranti

Migranti in mare Recuperate 263 persone In 162 a Malta

Stampa p.18

L’odissea della Audaz per ricollocare 15 migranti

Corriere p.18

Dieci giorni in mare, circa 1.400 miglia di navigazione, con oltre 60 uomini di equipaggio. Il tutto per 15 migranti. Si fa presto a dire che l’Europa deve farsi carico dei migranti che arrivano in Italia se poi diventa così farraginoso il loro ricollocamento. Alla fine quanto costerà la missione spagnola? Per avere un’idea basti ricordare che un anno fa per scortare l’Aquarius in Spagna il nostro governo spese circa 250 mila euro.

Lifeline salva 101naufraghi e chiede il porto alla Germania La ong tedesca: «La marina di Tripoli è arrivata a 50 metri da noi, minacciosa»

Il Manifesto a pagina 6.

Stop alle Ong dei cieli L’Italia blocca gli aerei che avvistano migranti

Repubblica p.17

«Aerei Ue contro le Ong». La denuncia: «Le richieste di soccorso vengono schermate per impedirci di intervenire». Jet militari e droni partiti anche da Sigonella indicherebbero i migranti solo alla Libia. (Avvenire p.11).

Infine, hanno ottenuto il silenzio. L’arma più sordida: nessun testimone, nessun colpevole. Neanche i pescatori ci vengono più. L’ultimo colpo hanno provato ad assestarlo agli aerei delle Ong, obbligati a stare a terra. Intanto, almeno sette barconi salpati in tre giorni e neanche un avviso di allerta ai naviganti. È così che si muore nel “Mare Nostro”, dove ci si salva quasi per caso: come è fortunatamente toccato ai 101 presi a bordo ieri dai volontari di Lifeline. Le rotte degli aerei militari non mentono. Mostrano come ripetutamente i mezzi degli eserciti europei abbiano compiuto misteriose operazioni nel Canale di Sicilia. Ancora una volta, nessuna comunicazione ufficiale. Eppure – sarà una coincidenza – poco dopo aver volteggiato su un preciso tratto di mare, in quella stessa area piombano le motovedette della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli… I portavoce, naturalmente, smentiscono qualsiasi cooperazione tra Ue e forze di Tripoli; i respingimenti infatti sono una seria violazione delle norme internazionali. Così il quadrimotore portoghese, il potente Osprey del Regno Unito, il jet forse dell’intelligence italiana – per citare solo gli ultimi visti da bordo della Mare Jonio e grazie alle ricerche del reporter Sergio Scandura –, anche i droni militari che decollano da Sigonella vanno e venI gono e mai una volta che segnalino di avere osservato un barcone in fuga, un naufragio, una cattura da parte dei libici. Il silenzio alimenta domande e paure. Nessuno saprà mai perché a 30 miglia da Zuara si incrociano giubbetti salvagente che galleggiano alla deriva. «Speriamo siano di migranti salvati e non di persone annegate», dicono sulla Mare Jonio, mentre da 4 giorni i volontari si danno il cambio ai binocoli per scrutare ogni increspatura. Visto da qui il Mediterraneo che si infrange contro la Libia pare il mare di nessuno. Silenzio delle autorità marittime, che negli ultimi tre giorni hanno avuto notizia di almeno 6 barconi partiti a est di Tripoli senza che mai venissero segnalati ai naviganti. «Domenica siamo stati contattati da una barca in pericolo. A bordo 50 persone, tra cui 20 donne e molti bambini. Dopo aver ricevuto la posizione – spiegano da Alarm Phone – abbiamo informato le autorità, ma abbiamo poi perso contatto con la barca». Anche in questo caso, nonostante le indicazioni dell’organizzazione che raccoglie le richieste di aiuto, nessuna autorità marittima del Mediterraneo ha voluto lanciare un avviso. Di quei migranti, dopo due giorni, nessuna notizia. La pattuglia umanitaria guidata da Mediterranea sta incrociando il Mediterraneo centrale ormai da 5 giorni, «mentre quella immensa distesa d’acqua è teatro, in particolare nella zona Sar (Ricerca e soccorso, ndr) a est di Tripoli, di ripetute catture di profughi di guerra – si legge in una nota – da parte della cosiddetta guardia costiera libica, coadiuvata negli interventi di intercettazione da quegli stessi assetti aerei militari di Paesi dell’Unione europea che continuano a sorvolarci». Dalla nave gli operatori ribadiscono che «ormai i Comandi militari e i Centri di coordinamento europei non rilanciano le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà, come sarebbe loro dovere fare, ma pare interloquiscano unicamente con le autorità libiche». Una serie di comunicazioni scambiate con altre navi commerciali che transitano nella zona per fornire assistenza alle numerose piattaforme petrolifere hanno confermato che da settimane la strumentazione di bordo registra periodiche anomalie. Da Mediterranea parlano di “jamming militare”, una sorta di guerra elettronica con cui mandare in confusione i sistemi elettronici. Ma neanche di questo si avranno mai solide conferme. Nelle ultime 72 ore quasi 200 migranti sono stati catturati da mezzi libici e riportati nelle prigioni. La nave Eleonore di Lifeline ha soccorso 101 persone a bordo di un gommone che stava affondando a 43 miglia da AlKhoms e, mentre erano ancora in corso le operazioni da parte del rescue team di Eleonore, una motovedetta libica «si è minacciosamente avvicinata al gommone, terrorizzando i naufraghi. Poi si è fortunatamente allontanata», spiega Lifeline. Le persone sono tutte in salvo e la Eleonore sta facendo rotta verso nord alla ricerca di un porto sicuro per lo sbarco. Chi può, tenta la traversata dalla Tunisia. Da Sfax, la Marina ha fatto sapere di avere sventato un tentativo di partenza verso le coste italiane intercettando un peschereccio con 94 migranti dalle isole Kerkennah. Secondo il ministero dell’Interno di Tunisi si tratta di 56 tunisini e 38 persone di varie nazionalità africane, tra cui 14 donne. Quando Mare Jonio arriva nel quadrante delle stragi, tra Tripoli e Homs, è notte fonda. Inutile chiedere istruzioni per trovare i naufraghi. Alla radio non risponde nessuno. Nello Scavo su Avvenire a pagina 11.

Agricoltura. I migranti sorreggono il settore ma il decreto flussi li blocca. Il Manifesto a pagina 6.

T 15 caporalato

“Malpelo” e altre storie di ordinario caporalato. Arresti, sequestri e il caso di un minore schiavizzato. Claudio Petrone, il legale della Flai Cgil: “La giustizia funziona, bisogna avere più coraggio. Denunciano quasi soltanto gli stranieri”. I racconti di chi è sfruttato nei campi trova sempre riscontro nell’attività investigativa delle forze dell’ordine. Sul Fatto a pagina 18.

Uccide l’amico e si costituisce su Facebook.

Non gli hanno detto «sei fuori»: gli hanno detto «vai dentro». Non è uscito dalla casa: è entrato in galera. Non l’ha accolto Barbara D’Urso: ma una volante dei carabinieri. Questo è Alberto Pastore, ragazzo normale per definizione, romantico, appassionato di videogiochi, vagamente grillino e antileghista. L’altro era Yoan Leonardi, ragazzo davvero tranquillissimo, fidanzato da due anni, appassionato di calcio francese e dell’Olimpique Lyone, suo migliore amico. Filippo Facci su Libero a pagina 15.

Il 23enne, prima di essere arrestato, ha pubblicato post sui social con scuse, ringraziamenti e accuse. Come fosse un reality. Tutto fa pensare che il 23enne Alberto Pastore pensasse tuttavia di essere dentro un reality-show, visto che dopo aver ammazzato il suo migliore amico e coetaneo Yoan Leonardi non si è costituito alle forze dell’ordine, ma ai social network.

Diventare un assassino vivendo come in un reality. La «cazzata per amore» si chiama omicidio, anche se il ventitreenne Alberto detto Alby non lo chiama così. Pochi minuti dopo avere ucciso il suo coetaneo Yoan pubblica un post su Facebook e fa una diretta Instagram. Racconta il fatto come fosse qualcosa che riguarda solo lui: un’esagerazione romantica. Paolo di Paolo su Repubblica a pagina 18.

«I ragazzi? Fanno paura, sembrano robot. Insicuri e assuefatti dalla Rete, vivono senza regole». Lo psichiatra Vittorino Andreoli intervistato sul Quotidiano Nazionale a pagina 11.

Sono andato a leggere il post, era ancora lì (più tardi sarebbe stato rimosso); e non so dire se faceva più impressione la confessione del crimine in quel contesto o le decine di commenti piovuti sotto. Ispirati, naturalmente, alla prospettiva più istintuale e più truce: legge del taglione per conto terzi. L’insieme risultava delirante. Nelle vecchie annate di cronaca nera si sarebbe parlato, in un caso come questo, di «delitto passionale»: con una sfumatura di melodramma o di mito arcaico dei rapporti di forza, spesso insopportabilmente misogino. Buona, al più, per farne letteratura e cinema. Ma qui non c’è né melodramma né mito. C’è un’esclamazione idiota – «Eh ragazzi!» – che finisce in una storia Instagram. Alberto prima minaccia il suicidio, poi aggiunge: «Adesso non so se Yoan ci sarà ancora, ma il mio obiettivo era quello di far vedere alla gente che per amore non bisogna mai intromettersi nelle faccende altrui». Il moralismo sui social viene facile, e non serve a niente. È forse più impegnativo interrogarsi, in astratto, sulla formulazione (inquietante) di quel pensiero: «Il mio obiettivo era quello di far vedere alla gente». Rileggete tre volte. Quale obiettivo? Quale gente? Prima che a sé stesso e alla vittima del suo gesto criminale, rende conto a un presunto pubblico: «ho talmente tante cose da dirvi» – prima che a sé stesso. Ma a chi sta parlando? Qual è la platea del reality della sua vita? Esiste? Esisteva, intanto, la realtà della vita di Yoan. Che – sostiene Alby dal suo palco-smartphone – «ha sbagliato tutto». Paolo di Paolo su Repubblica a pagina 18.

ECONOMIA

1 Vivendi Mediaset

al vaglio degli azionisti la nascita di mediaforeurope. accordo con amazon, titolo in rialzo a piazza affari Vivendi esce allo scoperto contro Mediaset “In assemblea voteremo contro il riassetto” Il gruppo francese chiede al Tribunale di essere ammesso a esprimersi il 4 settembre per l’assemblea dei soci

Stampa p.20

Vivendi:«NoalriassettodiMediaset» Richiesta alTribunale per poter votare all’assemblea del 4 settembre sulla sede inOlanda.Il nodo governance

Corriere p.30

Fusione Mediaset Vivendi al voto decide il tribunale k Al vertice Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Mediaset Il gruppo francese presenta ricorso d’urgenza per far valere la sua quota

Repubblica p.23

1 Germania quanto ci costi

Quanto costa all’Europa la Germania in recessione.

Le difficoltà di Berlino Il Paese si è scoperto vulnerabile ai dazi degli Usa sull’auto, trovandosi squilibrato sull’export

Federico Fubini sul Corriere (p.28).

È la recessione più annunciata degli ultimi anni, se davvero la Germania vi è caduta dentro. Dal Dieselgate sulle emissioni di Volkswagen quattro anni fa — e da come il gruppo evitò buona parte delle sanzioni in patria — era chiaro che l’influenza dell’industria tedesca sul governo non è solo quella che si vede alla luce del sole. Da tre anni era emerso che la prima economia europea non ha investito abbastanza nel digitale e nelle tecnologie che trasformano la sua industria più vitale, l’auto. Da due poi la Germania, così squilibrata sull’export e sulla domanda finanziata da altri Paesi, si è scoperta vulnerabile ai dazi di Donald Trump. Infine da oltre un anno aveva iniziato a rallentare, da quando è finito il «quantitative easing» della Banca centrale europea che molti tedeschi hanno vissuto come un torto. Ora arriva la conferma. Dopo i mesi di lieve contrazione fra aprile e giugno, l’economia tedesca resta in difficoltà. In agosto per il quinto mese di seguito l’indice Ifo sul clima per le imprese è caduto, più delle attese. Nel manifatturiero l’Ifo è ai minimi dal terribile 2009, mentre anche i servizi iniziano a essere toccati dalla gelata. Da dieci anni una recessione tedesca non era mai stata tanto vicina e in sé non c’è niente di patologico, dopo una lunga fase positiva. La disoccupazione resta ai minimi, gli scambi con l’estero generano quasi 300 miliardi di risparmi l’anno e la finanza pubblica è così solida che il debito ha rendimenti negativi (si paga per prestare denaro alla Germania) fino a scadenze di trent’anni. Il settore privato e il governo di Berlino hanno i mezzi per rispondere alla frenata, se vogliono. Ciò che sorprende Berlino, e sta cambiando le politiche europee, è qualcos’altro: non sembra più solo un normale cambio di stagione, perché un intero modello forse è da rivedere. La dipendenza diretta dall’export di quasi il 40% del prodotto tedesco è troppo alta, mentre le guerre commerciali della Casa Bianca continuano e lambiscono l’Europa. E la Germania siede al centro di un continente che non ha colossi digitali come quelli cinesi o americani. Viene di qui l’idea in preparazione a Bruxelles nella futura Commissione Ue della tedesca Ursula von der Leyen di un «fondo sovrano» da 100 miliardi, finanziato dai governi, per aiutare i campioni tecnologici europei a crescere. Berlino in difficoltà vede oggi l’Europa come uno scudo protettivo. Pochi mesi fa, osteggiava un budget molto più piccolo per sostenere i Paesi fragili dell’euro. Presto invece chiederà a tutti gli altri governi di contribuire a finanziare, tramite il fondo sovrano Ue, i propri gruppi tecnologici. Una buona idea che dimostra come il segno del potere non sia il comando. È nel saper trasferire, se serve, i propri problemi sugli altri.

“E a chi vende in Germania ora il futuro mette paura”

Laura Dalla Vecchia presidente degli industriali meccanici vicentini “Alcuni colleghi hanno già avviato la cassa integrazione”

“ I tedeschi vogliono la perfezione, ma non basta. Abbiamo bisogno di relazioni internazionali, non di una politica populista”

Repubblica p.13

2 ocse

Pil, Italia ultima fra i Grandi Ocse: “Fate politiche espansive” Crescita zero sia nel secondo trimestre che sui dodici mesi, impietoso il confronto sull’anno dove la media Ue si attesta sull’1,3%. Il segretario Angel Gurria: “Spazi per intervenire sul Fisco”

Rallentamento anche per Usa Giappone e Francia Fra aprile e giugno Regno Unito e Germania in segno negativo

Repubblica p.13

Italia fanalino di coda del G7 L’Ocse: ora una scossa fiscale

Nel secondo trimestre il Pil frena in tutti i grandi Paesi, ma la Penisola fa peggio della media europea `Il segretario generale Gurría: «Fiducia in Roma avete spazi di manovra per varare nuovi stimoli»

Messaggero p.8

L’Ocse:Italiaacrescitazero «Servonostimolifiscali» Pil fermo nelsecondo trimestre. Rallenta anche la Ue: +0,2%. Venerdì i dati Istat

Corrriere p.28

E la Grecia torna alla normalità: stop al controllo sui capitali

Corriere p.28

«Grandi opportunità per investire. Ma l’incertezza del diritto frena». Nel lungo periodo restiamo fiduciosi nelle vostre imprese. I Paesi che attraggono più gli investimenti sono gli Usa, per la sua crescita stabile, e l’Asia, Un private equity compra un’azienda per rivenderla entro un arco di tempo. Parla Michael Gerstenzang, avvocato e managing partner dello studio legale americano Cleary Gottlieb.

Corriere p.29

3 Dazi

Dazi, giravolta di Trump “Ora trattiamo con la Cina”

Venerdì l’annuncio di nuove tariffe Ieri al G7 il dietrofront apprezzato dai mercati

Repubblica p.22

Il presidente americano: Pechino ha un disperato bisogno di un accordo Sui dazi gli Usa aprono alla Cina Merkel tratta sulle tasse all’auto

Stampa p.12

Dazi, Trump più conciliante Riparte la trattativa con la Cina Cambio di toni. Il presidente Usa pronostica a sorpresa una intesa sul commercio con Pechino, fissa il riavvio dei negoziati a settembre e torna a parlare in termini lusinghieri di Xi Jinping

Sole p.6

4 digital tax

Parigi e Washington trovano l’intesa sulla digital tax Dagli Usa aperture anche sul confronto con le imprese di auto europee

Sole p.6

4 tasse la proposta di tria

Aliquota “personalizzata” la riforma mai nata di Tria

`Prelievo graduale sul modello tedesco invece degli attuali scaglioni di reddito

No tax area allargata e meno detrazioni un piano che costa tra i 7 e gli 11 miliardi

ipotesi studiata in alternativa alla flat tax e a uno schema più tradizionale a tre aliquote

Messaggero p.9

5 Scuola

Classi mobili, niente cattedra boom della scuola senza aula

Il fenomeno della “didattica innovativa”: gli alunni cambiano ambiente a ogni ora

Videoproiezioni, wifi e lavagne interattive Progetto nato a Roma, ora in migliaia di istituti

Messaggero p.13

5 Alitalia

Alitalia al bivio, vertice sul piano tra sindacati e commissari

`La liquidità in cassa si sta riducendo e non decolla ancora l’intesa con Delta

IN VISTA DI SETTEMBRE FERROVIE E ATLANTIA CHIEDONO AL VETTORE DI SCIOGLIERE I NODI SU ROTTE E GOVERNANCE IN CASSA 413 MILIONI

Mesasggero p.16

Sapelli “Alitalia va salvata ma le Fs non sono l’ideale”

Bisognerebbe risolvere le 130 crisi industriali in corso, a partire da Ilva, un incubo che rischia di bloccare il 70% delle forniture di acciaio

Repubblica p.23

5 navigator

Navigator ostaggio di De Luca “Pd e 5 Stelle ora lo fermino”

CampaniaIl governatore dem blocca l’assunzione di 471 persone con la scusa della precarietà. E c’è chi inizia lo sciopero della fame: “Basta ricatti politici”

Fatto p.9

5 valute digitali

Valute digitali, le sta preparando il 70% delle banche centrali FINTECH La corsa ad anticipare Libra è guidata dalla Cina per difendere gli istituti L’obiettivo di tutti è la riduzione dei costi e l’inclusione finanziaria

Ma la Super Libra è solo un sogno di mezza estate

La proposta è tecnicamente possibile, ma oggi del tutto irrealizzabile sul piano politico

Il successo di una idea spesso dipende dal combinato disposto di tre fattori: quale è l’idea, chi la propone, quando viene proposta. Se allora in pieno agosto il governatore – uscente – della Banca d’Inghilterra lancia l’idea di una moneta che sia al contempo, pubblica, elettronica e sovranazionale il successo mediatico è assicurato. Per almeno tre ragioni: la tematica è rilevante, il proponente prestigioso, i giorni relativamente poveri di fatti che siano al contempo internazionali, seri e rilevanti (i tre aggettivi non sono scelti a caso).

Sole p.13

MONDO

1 europa

L’Ue prepara la svolta sui conti pubblici “Adesso bisogna cambiare le regole” Un documento della Commissione apre alla revisione dei vincoli di bilancio. Von der Leyen: solo riflessioni

Stampa p.11

Via fiscal compact e vincolo del 3% allo studio un Patto di stabilità soft

`I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero elaborato un documento da sottoporre alla nuova Commissione `Ma Bruxelles smentisce il piano che allenta la stretta sul bilancio per rilanciare subito la crescita economica

Messaggero p.15

Da Bruxelles arrivano le prime bocciature sui candidati per l’Ue Non passa Szczerski, indicato dal governo polacco per l’Agricoltura La lista dei commissari slitta Francia e Italia chiedono tempo

Stampa p.11

2 G7

Iran, Cina e Ucraina tutte le svolte del G7 E Macron rivendica il ruolo di mediatore Trump apre a un incontro con Rouhani. Schiarita sulla Digital Tax. A settembre vertice a quattro su Kiev e Mosca

Repubblica p.15

Dal G7 Trump tende la mano all’Iran “Sarei pronto a incontrare Rohani” Il leader Usa conciliante con i nemici: potrei invitare Putin a Miami nel 2020. Decisivo il ruolo di Macron

Stampa p.12.

DAL G7 DI BIARRITZ L’ITALIA ESCE CON UN RUOLO MARGINALE

Editoriale di Paolo Mastrolilli stampa p.25

Macron strappa alcuni sì a Trump «Sull’Iran possiamo ripartire» Successo d’immagine per il presidente.Ventimilioni all’Amazzonia.GliUsa aprono sui dazi

Corriere p.12

Insulti a Brigitte Ora con Bolsonaro la guerra è totale Il brasiliano irride la première dame La replica: «Frasi irrispettose, che tristezza»

Corriere p.13

Offesa sessista per Brigitte. Lite tra i leader sulle First Lady

Bolsonaro fa infuriare il capo dell’Eliseo

Repubblica p.15

Stampa p.12

3 Amazzonia

Il leader brasiliano ironizza sulla première dame. E sugli incendi dice: non voglio i soldi dei G7 Amazzonia e battute sessiste Bolsonaro attacca Macron

Stampa p.13

Ora il mondo si mobilita Primi aiuti per l’Amazzonia Un fondo di venti milioni di euro per l’emergenza. Donazioni da Leonardo Di Caprio e Lvmh Ma Bolsonaro si irrita: “I ricchi ci trattano da colonia, sono sicuro che hanno altre finalità”

Repubblica p.14

4 oppioidi

Oppioidi,lasentenzastorica: Johnson& Johnsonècolpevole Pagherà 572 milioni perla crisisanitaria inOklahoma. In arrivo altre 2000 cause

Corriere p.14

GIUSTIZIA

1 Sicilia

SCUSI BONAFEDE, MA I 91 MILIONI? Il pasticciaccio brutto della Sicilia su cui tutti, politici, pm, antimafie e il ministro spazzacorrotti stanno muti

Di Giuseppe Sottile

Ezio Bigotti, GaetanoArmao e il censimento dei beni immobili della Regione mai fatto. Ma per cui i soldi sono stati misteriosamente spes

Il Guardasigilli grillino che ha introdotto il trojan e inasprito i toni giustizialisti su questo caso non è mai intervenuto

Non dite al Ministro che in Sicilia – nella sua Sicilia – uno dei tanti predatori arrivati qui, nei saloni dorati di Palazzo d’Orleans, per vendere fumo è riuscito a mettere a segno l’affare del secolo: un colpo grosso da 91 milioni di euro. Pagati dalla Regione e – scandalo nello scandalo – finiti poi, attraverso un immancabile giro di società, nei paradisi fiscali del Lussemburgo. E’ successo tutto nel 2007, quando Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, conferì a Ezio Bigotti, un avventuriero venuto da Pinerolo, l’incarico di preparare un censimento dei beni immobili riconducibili alla Regione. Bigotti, va da sé, promette mare e monti. E per meglio aggirare intoppi burocratici e questuanti della politica ingaggia un consulente di tutto rispetto: Gaetano Armao, un mestolo buono per tutte le pentole. Il quale, tre anni dopo, diventa assessore al Bilancio di Raffaele Lombardo, il presidente succeduto a Cuffaro. Armao è un uomo di mondo. Ma appena si accorge che Repubblica comincia a svelare le malefatte nascoste sotto il fantomatico censimento, apparecchia sul palcoscenico della politica un moralismo dirompente, almeno per la Sicilia: sbandiera un elenco di inadempienze; mette in mora il suo fraternissimo amico Bigotti e, manco a dirlo, blocca – proprio lui, l’ex consulente – i pagamenti alla società “Sicilia Patrimonio Immobiliare”, controllata dall’immobiliarista piemontese. Blocca i pagamenti ma non lo trascina in giudizio. E da questa discrasia nasce ovviamente una vertenza grande quanto una casa. Che, manco a dirlo, consente all’avventuriero di Pinerolo di chiedere e ottenere risarcimenti per 91 milioni e, all’un tempo, di risparmiarsi le spese e la fatica di portare al termine il censimento. Una manna dal cielo.

2 de vito

Il Campidoglio ha un problema: ritorna De Vito

Ancora indagato Da settembre potrebbe di nuovo presiedere l’assemblea capitolina. Il M5S di Roma: “Abbiamo le mani legate”

Intercettazioni e conti: cosa ha in mano la Procura L’inchiesta Dall’arresto alla sentenza della Cassazione: tutti i colpi di scena dell’indagine che imbarazzò i pentastellati

“Questa è tipo l’a l l i ne a me nto della cometa di Halley”, così parlava il “s ocio” Me z z acap o

Fatto p.17

LE BUONE LETTURE

Rampini.

Perché vince il modello cinese. “È un sistema diverso da quello russo e funziona grazie alla meritocrazia”: le tesi (controverse) del politologo canadese. Federico Rampini su Repubblica a pagina 29.

Cancellar le stelle.

A Dover sparisce il murale di Banksy contro la Brexit. Tre le ipotesi in campo. E una certezza: viviamo in un’epoca a luci spente. Stefano Massini su Repubblica a pagina 30.

Il Quirinale.

Al Colle c’è l’unica scuola di estetica che ci rimane. Francesco Merlo su Repubblica a pagina 30.

Montanelli.

Una lezione di chiarezza.

Repubblica p.39

Punto e virgola.

Messaggero p.19

I 91 milioni in sicilai da giustizia

Foglio p I

P. L’architetto del secolo.

Marcello Piacentini illuse il Duce di essere lui l’architetto supremo. Così ebbe gloria e potere. E plasmò 28 città italiane. La sua è una biografia della nazione. Un periodo in cui l’architettura rivestiva un ruolo centrale nell’organizzazione del consenso e della costruzione identitaria. Il trio Piacentini, Sironi, Martini partorisce il Palazzo di Giustizia di Milano come sintesi delle arti operata dai primatisti del proprio campo. Il suo talento principale fu quello di saper aggirare i concorsi pubblici, con contatti diretti e persuasivi con il ceto politico e non solo. Il suo trasformismo professionale e stilistico si sono imposti con una potenza tale da incarnare la biografia di tutta la nazione. Manuel Orazi sul Foglio a pagina IV.

«Salvate la mia valle»

Correiere p.21

Cade il veto del Pd sul Conte bis. E il premier uscente, tornato a Roma in fretta e furia dal G7 di Biarritz, cuce in prima persona l’accordo tra M5S e i democratici partecipando ieri in serata, insieme al capo politico Luigi Di Maio, al vertice con il segretario Nicola Zingaretti e con il suo vice Andrea Orlando. Si tratta su nomi e programmi. In un post su Facebook, Conte rimarca la necessità di «un’Italia protagonista delle sfide globali» e di un’«agenda politica che non può subire distrazioni o rallentamenti». Per il leader della Lega, Matteo Salvini, «il ribaltone era pronto da tempo». Oggi e domani al Quirinale secondo giro di consultazioni. Palmerini, Patta e Per

Ritorno sulla scena di Giuseppe Conte che partecipa alla trattativa con Di Maio, Zingaretti e Orlando. La discussione su programmi, nomi e ruoli di un possibile nuovo governo Conte è durata 4 ore ed è apparsa difficile. Tanto che la discussione tra le delegazioni di Pd e M5S è stata aggiornata a oggi. Tra i nodi da sciogliere c’è il ruolo di Di Maio, che punta a restare vicepremier. E intanto Salvini grida al complotto, accusa i grillini di volere solo le poltrone e parla dell’«esecutivo di Bibbiano», riferendosi al Pd e allo scandalo in Emilia dei bambini dati in affido e strappati alle famiglie

POLITICA

T 1 IL GOVERNO CHE NASCE

Nasce nella notte il Conte bis.

Vertice nella notte. Nasce il Conte bis. Sfida su nomi e programmi. I leader quattro ore a Palazzo Chigi. Di Maio: affidare tutto a Conte. Il Pd: prima l’intesa su scelte e ministri. (Corriere p.2). Il Conte bis in dirittura d’arrivo. Ma sulla squadra è ancora scontro M5S-Pd. Braccio di ferro su Economia e Infrastrutture. Oggi il voto dei grillini sulla piattaforma Rousseau. La svolta è arrivata con il faccia a faccia tra il segretario Pd e il leader grillino. (Stampa p.2). Cade il veto Pd su Conte, ma Di Maio alza la posta: vuole un via libera al buio. Il capo 5S chiede per sé Viminale o Farnesina e pretende prima l’incarico al premier poi il programma. Il no dei vertici dem, si tratta. Manovra e riforme non c’è ancora neanche un’intesa. (Repubblica p.2).

Tensioni.

Zingaretti avvisa il premier: “Non si fa nulla se ci umiliate”. L’ira del segretario dem per una frase di Di Maio: “Non siete adatti a prendere il ministero dell’Interno”. Conte lo vorrebbe nell’esecutivo: “Senza di te non sarebbe solido abbastanza” (Repubblica p.3). Zingaretti costretto a piegarsi, i suoi temono le dimissioni poi smentite. Orlando o Franceschini sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma Gentiloni si smarca: “È un’operazione fragile”. I fedelissimi del segretario temono una resa dei conti sulla leadership. (Stampa p.2).

Il governo di Conte.

Conte due, la vendetta. (Fatto p.2). Conte, no alla Lega e lodi in Europa. Il ritorno dell’avvocato. A differenza di quando partì il governo gialloverde questa volta dirà la sua sui nomi dell’esecutivo. (Corriere p.5). Conte o non Conte, sarà un Renzi bis. Sarà la restaurazione del renzismo finanziata con i soldi degli italiani. Maurizio Belpietro sulla Verità (p.3). Il Bisconte è (quasi) pronto. La stabilità rosso-gialla passa dalle debolezze parallele di Zinga e Di Maio. Il Pd cede su Conte, Giggino rinuncia ai fedelissimi. Ai dem il vicepremier unico. (Foglio p.1). Spread stabile sotto quota 200 ora si guarda al nuovo governo. (Messaggero p.9).

Numeri.

Numeri blindati in Parlamento con sinistra, radicali e centristi. I numeri magici sono due: 355 alla Camera e 178 al Senato. Con qualche modesto margine di oscillazione i deputati e i senatori favorevoli alla nuova maggioranza Pd-M5S (e al probabile Conte bis) si collocano su queste soglie. Si tratta di cifre ampiamente più alte del minimo necessario per la maggioranza che, com’è noto, è fissata a quota 316 per Montecitorio e 161 (considerando anche i senatori a vita) per Palazzo Madama. Si arriva a queste cifre considerando che alla Camera il gruppo parlamentare pentastellato conta su 216 onorevoli che vanno sommati ai 111 del Pd. Si arriva così a quota 327. Cui vanno aggiunti almeno altri 28 deputati così suddivisi: 14 di Liberi e Uguali e altri 14 del Gruppo Misto (3 di +Europa; 4 delle minoranze linguistiche; 4 fra Civici e socialisti e 3 di formazioni micro). Forse qualche altro voto potrebbe arrivare dai sei deputati che non sono iscritti a nessun gruppo. (Messaggero p.2).

T 4 Mattarella

Mattarella, dovrà pesare il cambio di passo. Domani i due partiti al Colle. Oggi il via al secondo giro di consultazioni. Marzio Breda sul Corriere (p.2). Il Colle prende atto che M5S e Pd provano sul serio a fare un governo. Centrodestra in pressing su Mattarella: “Sciolga le Camere e ci mandi subito a votare”. La lente su squadra e programma. (Stampa p.4). I timori di Mattarella. Non basta un nome chiede un’intesa solida. (Repubblica p.5). Il Colle: passi positivi, ora chiarezza sul programma. Incarico forse domani. Il Quirinale vede una schiarita e si prepara a dare il mandato al premier dimissionario, dal quale vuole rassicurazioni su agenda e numeri in aula. (Messaggero p.4). L’ultimatum di Mattarella che ha sbloccato l’impasse. «Presto o sciolgo le Camere». Massimiliano Scafi sul Giornale (p.2).

T 5 NOMI

Totoministri.

Nodo vicepremier sfida tra i big Pd. Di Maio all’angolo chiede l’Interno. Orlando o Franceschini per la poltrona di numero due. Al Viminale ipotesi Gabrielli, Grasso verso la Giustizia. La conferma di Conte si paga cambiando tutte le altre posizioni di ministro. Il leader grillino deve dare spazio alla sua sinistra ma anche difendere i fedelissimi. (Stampa p.4). Il Pd per Orlando vice. Ma il capo dei 5 Stelle vuole lo stesso ruolo. De Micheli allo Sviluppo. Misiani in corsa per l’Economia, Bonafede verso la conferma. (Corriere p.3). Viminale, per i dem Franceschini o Minniti. Il M5S prova a blindare Bonafede e Fraccaro. Il Pd punta all’Economia e pensa a Misiani, tra i grillini promozione in vista per i capigruppo Patuanelli e D’Uva. Fuori Toninelli. (Repubblica p.6). Duello su Viminale e vice il capo 5Stelle in difficoltà. Il Pd chiede il numero due, la Farnesina e il Tesoro. Da sciogliere il nodo Giustizia. Per Zingaretti l’interlocutore è Conte e lo vuole al vertice. Sul rebus ministeri, Franceschini o Orlando vicepremier. Cresce Gualtieri commissario europeo. La scelta per esteri, economia e interno sarà concordata con il Colle. Ipotesi Delrio o De Micheli allo sviluppo. La sanità potrebbe restare a M5S. Spadafora alle pari opportunità. Grasso possibile guardasigilli (Messaggero p.3). Minniti all’Interno, Misiani all’Economia. Probabile la riconferma di Trenta e Grillo, Gentiloni verso la Ue o la Farnesina. (Giornale p.4). Di Maio verso la Difesa, il nodo Economia. Il Pd propone Orlando vicepremier unico e Minniti all’Interno. Entra Patuanelli. (Sole p.3).

T 6 Conte

Il fattore C.

Il fattore C a Palazzo Chigi: «La discontinuità sono io». Conte si prepara a restare: il decreto Sicurezza bis va cambiato, lo dissi subito dopo i rilievi del Colle. (Giornale p.4). Eataly a 5 stelle: “Conte mi piace. Il M5s ha svoltato. E il governo coi grillini è meglio di Salvini”. Parla Oscar Farinetti. (Foglio in prima). La chiesa che oggi ha il vento in poppa ha già benedetto Giuseppe Conte. (Foglio p.4).

T 7 PD

Casa Pd.

La disponibilità e la cautela del Pd. «Progetti chiari o non dura». I timori dentro il partito sull’«alleato» e le incognite sulle mosse di Renzi. Zingaretti insiste sull’importanza del programma: al centro gli interessi degli italiani. La direzione potrebbe slittare a domani. (Corriere p.6). Zingaretti, quanti dubbi sul governo che non voleva. Il pressing da sindacati, Chiesa, mondo della cultura, grandi vecchi del Pd. Su Conte ha tenuto il punto finché ha potuto, poi si è accorto di essere rimasto solo nel partito. La discussione con Bettini sull’ingresso nell’esecutivo. Gentiloni e Zanda invece volevano mantenere i veti di dieci giorni fa. Così il segretario si è convinto ad accettare un reincarico del premier. Le telefonate con Sassoli: “Nicola ha gestito bene la partita”. (Repubblica p.7). Tregua armata nel Pd. Il segretario: resto fuori. Oggi la direzione darà il via libera al governo con il Movimento 5Stelle. Gli uomini di Renzi: un suo capolavoro. Zingaretti a Conte: non sarò in squadra. Congelata l’ipotesi della scissione il leader impegnato per tutto il giorno nella trattativa con Di Maio. Cabina di regia riunita al Nazareno fino a sera. Contatti continui Franceschini-Fico. (Messaggero p.5).

Casa Pd 2. Renzi.

Renzi vince la campagna d’agosto. L’ex segretario Pd accentua la debolezza di Zingaretti e assiste alla nascita del nuovo governo, in attesa di abbatterlo. Dal cinismo alla spregiudicatezza. L’ex premier ha costretto il M5S all’alleanza con i vecchi nemici. All’orizzonte la trasformazione dei suoi comitati civici in partito e la scissione. Federico Geremicca sulla Stampa (p.6). La rivincita di Renzi: si riprende il Pd e spezza l’asse Gentiloni-Orlando. Zingaretti costretto a capitolare sul premier. E rilancia con la Leopolda. (Giornale p.6). Marcucci: «Noi renziani entreremo nell’esecutivo. M5S rallenta il lavoro sul programma». Il capogruppo Democrat al Senato: abbiamo messo a fuoco molte idee, il confronto va avviato subito. Il taglio dei parlamentari rende inevitabile la definizione di una nuova legge elettorale. (Messaggero p.5).

T 8 C’eravamo tanto odaiti

Fino a tre settimane fa gli attacchi dei dem al premier. A cui ora dovranno votare la fiducia. “Imbarazzante”, “studia”, “coso”: Pd-Conte, c’eravamo tanto odiati. (Stampa p.6). Convivere dopo l’odio. L’editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere in prima.

T 8 Cinquestelle

Casa Cinquestelle.

Di Maio, l’alleato riluttante ha il Movimento in rivolta. Di Battista è già in fuga. Primo segnale da dissidente: ha disertato il vertice decisivo di ieri. Scontro sui tempi del voto su Rousseau, Casaleggio lo vuole subito, Fico chiede di aspettare il programma (e magari una parola di Grillo). Malumori trasversali sulla strategia del capo. (Repubblica p.4). Casaleggio e Dibba sconfitti. Giallo sul voto di Rousseau. L’imprenditore e l’ex deputato avrebbero preferito le urne anticipate. Passa la linea di Grillo e Di Maio. (Corriere p.7). Grillo striglia Di Maio: «Vai con il Pd e sorridi». Al vertice solo il «no» di Dibba. Casaleggio: subito la consultazione web. Il fondatore in vivavoce spinge il leader. Poi la telefonata a Zingaretti. (Messaggero p.6). Il M5s sommerso dai «vaffa» vuole il via libera dalla base. Casaleggio e Di Maio i più scettici sull’unione con i dem. «Non si può non consultare gli iscritti». Il rebus tempi. (Giornale p.7).

Le voci di dentro.

Trenta: “Spero di restare. Difficile lavorare con la Lega mancava la lealtà”. (Repubblica p.4). Carabetta: «Ci costerà? Può darsi. Ma abbiamo pagato pure l’asse con la Lega». La norma contro le Ong resta. (Corriere p.7). Ruocco : «Tra noi ci sarà un chiarimento Buttiamo la bozza sull’autonomia. Crisi sciagurata aperta da Salvini ora risposte agli italiani». (Messaggero p.6). Di Battista e Casaleggio, i falchi sconfitti dai realisti. Tre ore di vertice per dare il via libera all’accordo con i dem. Taverna si convince, contrario il “pasionario” Dibba. I dubbi di Davide, che impone per oggi il voto su Rousseau. (Fatto p.4). Paragone è già stanco di fare il grillino. E non è certo il solo… Il senatore è contrario all’accordo con il Pd. Insieme a una decina di Cinquestelle delusi può formare un gruppo parlamentare capace di complicare la vita al nuovo esecutivo. (Libero p.6).

T 9 Lega Salvini

Salvini.

“Ribaltone pronto da tempo”. Ma Salvini ferma la piazza. Meloni invoca la mobilitazione, il ministro dice no: “Al Viminale faccio altro”. (Stampa p.5). “Svendono il Paese a Merkel”. E lui: governo Renzi-Prodi ma non farò insurrezioni. (Corriere p.8). L’ultima mossa del leader che per sopravvivere vuole unire il centrodestra. “Alle regionali il M5S si allea con il Pd? Potevano dirlo prima di essere una costola della sinistra. Il governo giallo-rosso nasce da un ribaltone: è politica alla vecchia maniera”. (Repubblica p.8). Salvini isolato accusa Conte: «Vuol fare il Macron italiano. Ultima inutile offerta a Di Maio: «Con il Pd sei finito». (Giornale p.8). «Torneremo all’opposizione. E al Papeete». Parla il titolare del locale ed eurodeputato leghista. (Corriere p.8).

Ma il Nord prepara il processo. (Messaggero p.7). Sfida di Fava, fedelissimo di Maroni: “Fine del mito dell’uomo infallibile. Autonomia e imprese tornino i nostri temi, i migranti non bastano”. Lega, prove di fronda nordista “Matteo ci ascolti o sarà addio. Confronto azzerato. L’ultimo consiglio federale? Non c’era ancora la tv a colori”. (Stampa p.5).

Centrodesdtra.

Berlusconi sconcertato. «Esecutivo di sinistra». Il leader azzurro: «Ancora un governo non eletto dal popolo. Ma l’esperimento fallirà». (Giornale p.9). Meloni: 5 Stelle asserragliati nel Palazzo. Mobilitiamoci. (Corriere p.8).

«Il M5s? Tonno nella scatoletta che volevano aprire». (Giornale p.9). La proposta di Miccichè: pattuglia di responsabili per Iva e legge elettorale. (Messaggero p.7).

T 14 aiutino ue

Aiutino Ue.

L’Europa tifa per i giallo-rossi. Obiettivo: liberarsi dei sovranisti. Conte, anche se non particolarmente stimato, viene considerato l’uomo giusto per le nozze M5S-Pd. I socialisti del Pse in pressing su Zingaretti. Per la Commissione spuntano i nomi Padoan e Gualtieri. (Repubblica p.11). Macron e von der Leyen l’idea è ammorbidire il patto di Stabilità (Repubblica p.11). Manovra, il “governo dei buoni” parte con l’aiutino Ue sul deficit. Conti pubblici, la Bce tiene basso lo spread, la recessione spaventa Berlino e, per dare una mano agli “anti-Lega”, l’austerità sarà sospesa (Fatto p.8). Flessibilità Ue, con il Conte-bis la partita sale a 10-12 miliardi. L’obiettivo è coprire circa un terzo della manovra da 30-35 miliardi aumentando il deficit autorizzato. Menù M5S-Pd: ammortizzatori sociali più lunghi, taglio del cuneo fiscale e revisione di quota 100. (Sole p.2). Ursula vuole facilitare l’Italia: regole meno rigide sul debito. La presidente von der Leyen vuole riformare i patti Ue. Pensa alla Germania ma favorisce il prossimo governo. (Giornale p.10).

T 10 trasformismo sorgi

Trasformismo.

Con una brusca inversione a “U”, la Terza Repubblica (modello semi-totalitario basato sulla democrazia diretta) ci riporta alla parodia della Prima. L’accordo Di Maio-Zingaretti passerà alla storia come la nuova versione del ribaltone che segnò la fine del primo governo Berlusconi nel 1994. Primo fu Depretis, poi Moro e il Divo Giulio. L’eterno trasformismo della politica italiana. Marcello Sorgi sulla Stampa (p.7).

T 13 Editoriali

PASSIAVANTI E INCOGNITE DIUNATRATTATIVACOMPLESSA

Con prudenza e diffidenza sista delineando una maggioranza tra M5S e Pd. Ma restano forti interrogativi sulsignificato che le due parti vogliono attribuirle

Massimo Franco sul Corriere

Un gioco politico spregiudicato

Srefano Folli su repubblica in prima

NEL TASCHINO DI UN PREMIER RITROVATO

Malaguti Stampa pagina 25

UN GOVERNO SBAGLIATO PER UNA CAUSA GIUSTA

Cerasa sul foglio in prima

Gonde e l’arte di contraddirsi per non essere masochisti La coerenza è affare complicato, richiede studio e cultura, e a volte è solo l’ultimo rifugio delle canaglie. Aprite le porte!

Ferrara sul Foglio in prima

PER CAPIRE QUESTA CRISI CAMBIAMO GLI OCCHIALI

Sallusti in prima sul giornale

Non c’è pace fra i cretinetti

Feltri in prima su Libero

Conte o non Conte, sarà un Renzi bis. Pd e pentastellati gettano la maschera e in fretta e furia chiudono l’inciucio per spartirsi le poltrone. A tirare i fili, c’è l’ex premier. Il quale, dopo la prima incredibile piroetta sui grillini «fatta per salvare i soldi degli italiani», adesso ne infila un’altra. E annuncia che, eliminata la Lega, potremo allegramente spendere in deficit. Preparatevi al peggio. Maurizio Belpietro sulal Verità.

PER ELETTORI OK, MILITANTI DUBBIOSI

Dalimponte sul sole p 5

Legge proporzionale e taglio parlamentari, un disincentivo all’efficienza delle Camere

Armaroli sul Sole p.5

RISCHI E OSTACOLI LERIFORMEDAFARE PERRIDURREIPARLAMENTARI

Revisione La strada maestra è il superamento del bicameralismo paritario. Le proposte ci sono

Luciano Violante

Corriere p.26

L’ultimo bluff sovranista

Massimo riva su Redpubblica p.26

M5S, fine dell’innocenza

Anche gli insospettabili hanno imparato l’adagio andreottiano sul potere Gestendo forni e nomine

Sergio Rizzo p.27

T 11 Al centro al centro CAIRO

Cairo non scende in campo.

Cairo, manifesto del buon senso per fermare la sbornia sovranista. L’imprenditore spiega di non avere per ora intenzione di fare politica ma se gli venisse, ecco come la fonderebbe. La politica potrebbe ripartire dall’ipotesi di dire quello che non ci si vuole sentir dire. L’imprenditore è molto preso dall’idea della politica, ma vuol calcolare bene i tempi. (Stampa p.9). Cairo studia da premier. L’imprenditore pensa alla discesa in campo e lancia il suo programma economico. (Giornale p.11). Cairo: politica? L’idea per ora non mi sfiora. Il giudizio negativo sul governo Lega-M5S. «L’Italia è entrata in stagnazione». Un piano di robuste agevolazioni per le imprese che puntano sui beni produttivi. (Corriere p.11). Non solo Renzi: parte la corsa al centro. Il patron del Torino lancia il suo programma politico, mentre l’ex premier ha il progetto di un nuovo partito. Pier Ferdinando Casini: “Ha lanciato il suo manifesto. Sguarnita l’area moderata. Bene la scelta di Urbano, la competenza vale ancora”. (Stampa p.8).

T 12 Migranti

Migranti.

Migranti in mare. Recuperate 263 persone. In 162 a Malta. (Stampa p.18). L’odissea della Audaz per ricollocare 15 migranti. Dieci giorni in mare, circa 1.400 miglia di navigazione, con oltre 60 uomini di equipaggio. Il tutto per 15 migranti. Si fa presto a dire che l’Europa deve farsi carico dei migranti che arrivano in Italia se poi diventa così farraginoso il loro ricollocamento. Alla fine quanto costerà la missione spagnola? Per avere un’idea basti ricordare che un anno fa per scortare l’Aquarius in Spagna il nostro governo spese circa 250 mila euro. (Corriere p.18). Stop alle Ong dei cieli. L’Italia blocca gli aerei che avvistano migranti. (Repubblica p.17).

T 12 Bertinotti

Bertinotti ci dice perché aver paura di Salvini non è un argomento

Fohglio p.4

T 15 caporaflato

“Ma l p e l o” e altre storie di ordinario caporalato

Arresti, sequestri e il caso di un minore schiavizzato

Claudio Petrone Il legale della Flai Cgil: “La giustizia funziona, bisogna avere più coraggio” “Denunciano quasi soltanto gli stranieri”

I racconti di chi è sfruttato nei campi trova sempre riscontro nell’a tt i v i t à i n ve s t i ga t i va delle forze dell’o rd i n e

Fatto p.18

T 16 omicdio facebook

Coltellate per motivi sentimentali davanti a un locale vicino a Novara Uccide l’amico e poi si costituisce a Facebook Il 23enne, prima di essere arrestato, ha pubblicato post sui social con scuse, ringraziamenti e accuse. Come fosse un reality

Non gli hanno detto «sei fuori»: gli hanno detto «vai dentro». Non è uscito dalla casa: è entrato in galera. Non l’ha accolto Barbara D’Urso: ma una volante dei carabinieri. Tutto fa pensare che il 23enne Alberto Pastore pensasse tuttavia di essere dentro un reality-show, visto che dopo aver ammazzato il suo migliore amico e coetaneo Yoan Leonardi non si è costituito alle forze dell’ordine, ma ai social network.

Questo è Alberto Pastore, ragazzo normale per definizione, romantico, appassionato di videogiochi,vagamente grillinoeantileghista. L’altro era Yoan Leonardi, ragazzo davvero tranquillissimo, fidanzato da due anni, appassionato di calcio francese e dell’Olimpique Lyone, suo migliore amico.

Filippo Facci su Libero p.15

Diventare un assassino vivendo come in un reality

L A «cazzata per amore» si chiama omicidio, anche se il ventitreenne Alberto detto Alby non lo chiama così. Pochi minuti dopo avere ucciso il suo coetaneo Yoan pubblica un post su Facebook e fa una diretta Instagram. Racconta il fatto come fosse qualcosa che riguarda solo lui: un’esagerazione romantica. Sono andato a leggere il post, era ancora lì (più tardi sarebbe stato rimosso); e non so dire se faceva più impressione la confessione del crimine in quel contesto o le decine di commenti piovuti sotto. Ispirati, naturalmente, alla prospettiva più istintuale e più truce: legge del taglione per conto terzi. L’insieme risultava delirante. Nelle vecchie annate di cronaca nera si sarebbe parlato, in un caso come questo, di «delitto passionale»: con una sfumatura di melodramma o di mito arcaico dei rapporti di forza, spesso insopportabilmente misogino. Buona, al più, per farne letteratura e cinema. Ma qui non c’è né melodramma né mito. C’è un’esclamazione idiota – «Eh ragazzi!» – che finisce in una storia Instagram. Alberto prima minaccia il suicidio, poi aggiunge: «Adesso non so se Yoan ci sarà ancora, ma il mio obiettivo era quello di far vedere alla gente che per amore non bisogna mai intromettersi nelle faccende altrui». Il moralismo sui social viene facile, e non serve a niente. È forse più impegnativo interrogarsi, in astratto, sulla formulazione (inquietante) di quel pensiero: «Il mio obiettivo era quello di far vedere alla gente». Rileggete tre volte. Quale obiettivo? Quale gente? Prima che a sé stesso e alla vittima del suo gesto criminale, rende conto a un presunto pubblico: «ho talmente tante cose da dirvi» – prima che a sé stesso. Ma a chi sta parlando? Qual è la platea del reality della sua vita? Esiste? Esisteva, intanto, la realtà della vita di Yoan. Che – sostiene Alby dal suo palco-smartphone – «ha sbagliato tutto». .

Paolo di Paolo su Repubblica a pagina 18

«I ragazzi? Fanno paura, sembrano robot» Lo psichiatra Andreoli: insicuri e assuefatti dalla Rete, vivono senza regole

Andreoli

Qn p11

IL TRIBUNALE DI FACEBOOK

Luigi caropo su Qn p.10

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ECONOMIA

1 Vivendi Mediaset

al vaglio degli azionisti la nascita di mediaforeurope. accordo con amazon, titolo in rialzo a piazza affari Vivendi esce allo scoperto contro Mediaset “In assemblea voteremo contro il riassetto” Il gruppo francese chiede al Tribunale di essere ammesso a esprimersi il 4 settembre per l’assemblea dei soci

Stampa p.20

Vivendi:«NoalriassettodiMediaset» Richiesta alTribunale per poter votare all’assemblea del 4 settembre sulla sede inOlanda.Il nodo governance

Corriere p.30

Fusione Mediaset Vivendi al voto decide il tribunale k Al vertice Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Mediaset Il gruppo francese presenta ricorso d’urgenza per far valere la sua quota

Repubblica p.23

1 Germania quanto ci costi

Germania.

Quanto costano all’Europa la Germania in recessione e le difficoltà di Berlino. Il Paese si è scoperto vulnerabile ai dazi degli Usa sull’auto, trovandosi squilibrato sull’export. Federico Fubini sul Corriere (p.28).

È la recessione più annunciata degli ultimi anni, se davvero la Germania vi è caduta dentro. Dal Dieselgate sulle emissioni di Volkswagen quattro anni fa — e da come il gruppo evitò buona parte delle sanzioni in patria — era chiaro che l’influenza dell’industria tedesca sul governo non è solo quella che si vede alla luce del sole. Da tre anni era emerso che la prima economia europea non ha investito abbastanza nel digitale e nelle tecnologie che trasformano la sua industria più vitale, l’auto. Da due poi la Germania, così squilibrata sull’export e sulla domanda finanziata da altri Paesi, si è scoperta vulnerabile ai dazi di Donald Trump. Infine da oltre un anno aveva iniziato a rallentare, da quando è finito il «quantitative easing» della Banca centrale europea che molti tedeschi hanno vissuto come un torto. Ora arriva la conferma. Dopo i mesi di lieve contrazione fra aprile e giugno, l’economia tedesca resta in difficoltà. In agosto per il quinto mese di seguito l’indice Ifo sul clima per le imprese è caduto, più delle attese. Nel manifatturiero l’Ifo è ai minimi dal terribile 2009, mentre anche i servizi iniziano a essere toccati dalla gelata. Da dieci anni una recessione tedesca non era mai stata tanto vicina e in sé non c’è niente di patologico, dopo una lunga fase positiva. La disoccupazione resta ai minimi, gli scambi con l’estero generano quasi 300 miliardi di risparmi l’anno e la finanza pubblica è così solida che il debito ha rendimenti negativi (si paga per prestare denaro alla Germania) fino a scadenze di trent’anni. Il settore privato e il governo di Berlino hanno i mezzi per rispondere alla frenata, se vogliono. Ciò che sorprende Berlino, e sta cambiando le politiche europee, è qualcos’altro: non sembra più solo un normale cambio di stagione, perché un intero modello forse è da rivedere. La dipendenza diretta dall’export di quasi il 40% del prodotto tedesco è troppo alta, mentre le guerre commerciali della Casa Bianca continuano e lambiscono l’Europa. E la Germania siede al centro di un continente che non ha colossi digitali come quelli cinesi o americani. Viene di qui l’idea in preparazione a Bruxelles nella futura Commissione Ue della tedesca Ursula von der Leyen di un «fondo sovrano» da 100 miliardi, finanziato dai governi, per aiutare i campioni tecnologici europei a crescere. Berlino in difficoltà vede oggi l’Europa come uno scudo protettivo. Pochi mesi fa, osteggiava un budget molto più piccolo per sostenere i Paesi fragili dell’euro. Presto invece chiederà a tutti gli altri governi di contribuire a finanziare, tramite il fondo sovrano Ue, i propri gruppi tecnologici. Una buona idea che dimostra come il segno del potere non sia il comando. È nel saper trasferire, se serve, i propri problemi sugli altri.

“E a chi vende in Germania ora il futuro mette paura”. Laura Dalla Vecchia presidente degli industriali meccanici vicentini: “Alcuni colleghi hanno già avviato la cassa integrazione. I tedeschi vogliono la perfezione, ma non basta. Abbiamo bisogno di relazioni internazionali, non di una politica populista”. (Repubblica p.13).

Ocse.

Pil, Italia ultima fra i Grandi Ocse: “Fate politiche espansive”. Crescita zero sia nel secondo trimestre che sui dodici mesi, impietoso il confronto sull’anno dove la media Ue si attesta sull’1,3%. Il segretario Angel Gurria: “Spazi per intervenire sul Fisco”. Rallentamento anche per Usa Giappone e Francia. Fra aprile e giugno Regno Unito e Germania in segno negativo (Repubblica p.13). Italia fanalino di coda del G7. L’Ocse: ora una scossa fiscale. (Messaggero p.8). E la Grecia torna alla normalità: stop al controllo sui capitali. (Corriere p.28).

«Grandi opportunità per investire. Ma l’incertezza del diritto frena». Nel lungo periodo restiamo fiduciosi nelle vostre imprese. I Paesi che attraggono più gli investimenti sono gli Usa, per la sua crescita stabile, e l’Asia, Un private equity compra un’azienda per rivenderla entro un arco di tempo. Parla Michael Gerstenzang, avvocato e managing partner dello studio legale americano Cleary Gottlieb.

Corriere p.29

Dazi.

Dazi, giravolta di Trump “Ora trattiamo con la Cina”. Venerdì l’annuncio di nuove tariffe. Ieri al G7 il dietrofront apprezzato dai mercati. (Repubblica p.22). Sui dazi gli Usa aprono alla Cina, Il presidente americano: Pechino ha un disperato bisogno di un accordo. Merkel tratta sulle tasse all’auto. (Stampa p.12).

Dazi, Trump più conciliante Riparte la trattativa con la Cina Cambio di toni. Il presidente Usa pronostica a sorpresa una intesa sul commercio con Pechino, fissa il riavvio dei negoziati a settembre e torna a parlare in termini lusinghieri di Xi Jinping

Sole p.6

Digital tax.

Parigi e Washington trovano l’intesa sulla digital tax. Dagli Usa aperture anche sul confronto con le imprese di auto europee. (Sole p.6).

Aliquota “personalizzata” la riforma mai nata di Tria

`Prelievo graduale sul modello tedesco invece degli attuali scaglioni di reddito

No tax area allargata e meno detrazioni un piano che costa tra i 7 e gli 11 miliardi

ipotesi studiata in alternativa alla flat tax e a uno schema più tradizionale a tre aliquote

Messaggero p.9

5 Scuola

Classi mobili, niente cattedra boom della scuola senza aula

Il fenomeno della “didattica innovativa”: gli alunni cambiano ambiente a ogni ora

Videoproiezioni, wifi e lavagne interattive Progetto nato a Roma, ora in migliaia di istituti

Messaggero p.13

5 Alitalia

Alitalia al bivio, vertice sul piano tra sindacati e commissari. La liquidità in cassa si sta riducendo e non decolla ancora l’intesa con Delta. In vista di settembre Ferrovie e Atlantia chiedono al vettore di sciogliere i nodi su rotte e governance. In cassa 413 milioni. (Mesasggero p.16). Sapelli: “Alitalia va salvata ma le Fs non sono l’ideale”. Bisognerebbe risolvere le 130 crisi industriali in corso, a partire da Ilva, un incubo che rischia di bloccare il 70% delle forniture di acciaio. (Repubblica p.23).

5 navigator

Navigator ostaggio di De Luca “Pd e 5 Stelle ora lo fermino”

CampaniaIl governatore dem blocca l’assunzione di 471 persone con la scusa della precarietà. E c’è chi inizia lo sciopero della fame: “Basta ricatti politici”

Fatto p.9

5 valute digitali

Valute digitali, le sta preparando il 70% delle banche centrali FINTECH La corsa ad anticipare Libra è guidata dalla Cina per difendere gli istituti L’obiettivo di tutti è la riduzione dei costi e l’inclusione finanziaria

Ma la Super Libra è solo un sogno di mezza estate

La proposta è tecnicamente possibile, ma oggi del tutto irrealizzabile sul piano politico

Il successo di una idea spesso dipende dal combinato disposto di tre fattori: quale è l’idea, chi la propone, quando viene proposta. Se allora in pieno agosto il governatore – uscente – della Banca d’Inghilterra lancia l’idea di una moneta che sia al contempo, pubblica, elettronica e sovranazionale il successo mediatico è assicurato. Per almeno tre ragioni: la tematica è rilevante, il proponente prestigioso, i giorni relativamente poveri di fatti che siano al contempo internazionali, seri e rilevanti (i tre aggettivi non sono scelti a caso).

Sole p.13

5 Scuola

5 Scuola

ESTERI

L’Ue prepara la svolta sui conti pubblici “Adesso bisogna cambiare le regole” Un documento della Commissione apre alla revisione dei vincoli di bilancio. Von der Leyen: solo riflessioni

Stampa p.11

Via fiscal compact e vincolo del 3% allo studio un Patto di stabilità soft

`I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero elaborato un documento da sottoporre alla nuova Commissione `Ma Bruxelles smentisce il piano che allenta la stretta sul bilancio per rilanciare subito la crescita economica

Messaggero p.15

Da Bruxelles arrivano le prime bocciature sui candidati per l’Ue Non passa Szczerski, indicato dal governo polacco per l’Agricoltura La lista dei commissari slitta Francia e Italia chiedono tempo

Stampa p.11

G7

Iran, Cina e Ucraina tutte le svolte del G7. E Macron rivendica il ruolo di mediatore. Trump apre a un incontro con Rouhani. Schiarita sulla Digital Tax. A settembre vertice a quattro su Kiev e Mosca. (Repubblica p.15).

Dal G7 Trump tende la mano all’Iran “Sarei pronto a incontrare Rohani” Il leader Usa conciliante con i nemici: potrei invitare Putin a Miami nel 2020. Decisivo il ruolo di Macron

Stampa p.12.

DAL G7 DI BIARRITZ L’ITALIA ESCE CON UN RUOLO MARGINALE

Editoriale di Paolo Mastrolilli stampa p.25

Macron strappa alcuni sì a Trump «Sull’Iran possiamo ripartire» Successo d’immagine per il presidente.Ventimilioni all’Amazzonia.GliUsa aprono sui dazi

Corriere p.12

Insulti a Brigitte Ora con Bolsonaro la guerra è totale Il brasiliano irride la première dame La replica: «Frasi irrispettose, che tristezza»

Corriere p.13

Offesa sessista per Brigitte. Lite tra i leader sulle First Lady

Bolsonaro fa infuriare il capo dell’Eliseo

Repubblica p.15

Stampa p.12

3 Amazzonia

Il leader brasiliano ironizza sulla première dame. E sugli incendi dice: non voglio i soldi dei G7 Amazzonia e battute sessiste Bolsonaro attacca Macron

Stampa p.13

Ora il mondo si mobilita Primi aiuti per l’Amazzonia Un fondo di venti milioni di euro per l’emergenza. Donazioni da Leonardo Di Caprio e Lvmh Ma Bolsonaro si irrita: “I ricchi ci trattano da colonia, sono sicuro che hanno altre finalità”

Repubblica p.14

4 oppioidi

Oppioidi,lasentenzastorica: Johnson& Johnsonècolpevole Pagherà 572 milioni perla crisisanitaria inOklahoma. In arrivo altre 2000 cause

Corriere p.14

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GIUSTIZIA

1 Sicilia

SCUSI BONAFEDE, MA I 91 MILIONI? Il pasticciaccio brutto della Sicilia su cui tutti, politici, pm, antimafie e il ministro spazzacorrotti stanno muti

Di Giuseppe Sottile

Ezio Bigotti, GaetanoArmao e il censimento dei beni immobili della Regione mai fatto. Ma per cui i soldi sono stati misteriosamente spes

Il Guardasigilli grillino che ha introdotto il trojan e inasprito i toni giustizialisti su questo caso non è mai intervenuto

Non dite al Ministro che in Sicilia – nella sua Sicilia – uno dei tanti predatori arrivati qui, nei saloni dorati di Palazzo d’Orleans, per vendere fumo è riuscito a mettere a segno l’affare del secolo: un colpo grosso da 91 milioni di euro. Pagati dalla Regione e – scandalo nello scandalo – finiti poi, attraverso un immancabile giro di società, nei paradisi fiscali del Lussemburgo. E’ successo tutto nel 2007, quando Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, conferì a Ezio Bigotti, un avventuriero venuto da Pinerolo, l’incarico di preparare un censimento dei beni immobili riconducibili alla Regione. Bigotti, va da sé, promette mare e monti. E per meglio aggirare intoppi burocratici e questuanti della politica ingaggia un consulente di tutto rispetto: Gaetano Armao, un mestolo buono per tutte le pentole. Il quale, tre anni dopo, diventa assessore al Bilancio di Raffaele Lombardo, il presidente succeduto a Cuffaro. Armao è un uomo di mondo. Ma appena si accorge che Repubblica comincia a svelare le malefatte nascoste sotto il fantomatico censimento, apparecchia sul palcoscenico della politica un moralismo dirompente, almeno per la Sicilia: sbandiera un elenco di inadempienze; mette in mora il suo fraternissimo amico Bigotti e, manco a dirlo, blocca – proprio lui, l’ex consulente – i pagamenti alla società “Sicilia Patrimonio Immobiliare”, controllata dall’immobiliarista piemontese. Blocca i pagamenti ma non lo trascina in giudizio. E da questa discrasia nasce ovviamente una vertenza grande quanto una casa. Che, manco a dirlo, consente all’avventuriero di Pinerolo di chiedere e ottenere risarcimenti per 91 milioni e, all’un tempo, di risparmiarsi le spese e la fatica di portare al termine il censimento. Una manna dal cielo.

2 de vito

Il Campidoglio ha un problema: ritorna De Vito

Ancora indagato Da settembre potrebbe di nuovo presiedere l’assemblea capitolina. Il M5S di Roma: “Abbiamo le mani legate”

Intercettazioni e conti: cosa ha in mano la Procura L’inchiesta Dall’arresto alla sentenza della Cassazione: tutti i colpi di scena dell’indagine che imbarazzò i pentastellati

“Questa è tipo l’a l l i ne a me nto della cometa di Halley”, così parlava il “s ocio” Me z z acap o

Fatto p.17

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6 LETTURE

Perché vince il modello cinese “È un sistema diverso da quello russo e funziona grazie alla meritocrazia”: le tesi (controverse) del politologo canadese

Repubblica p.29

Cancellar le stelle A Dover sparisce il murale di Banksy contro la Brexit. Tre le ipotesi in campo. E una certezza: viviamo in un’epoca a luci spente

Repubblica p.30

Il Quirinale è l’unica scuola di estetica che ci rimane

Repubblica p.30

Montanelli una lezione di chiarezza

Repubblica p.39

Punto e virgola

Messaggero p.19

I 91 milioni in sicilai da giustizia

Foglio p I

P. L’ARCHITETTO DEL SECOLO Marcello Piacentini illuse il Duce di essere lui l’architetto supremo. Così ebbe gloria e potere. E plasmò 28 città italiane. La sua è una biografia della nazione

Un periodo in cui l’architettura rivestiva un ruolo centrale nell’organizzazione del consenso e della costruzione identitaria

Il trio Piacentini, Sironi, Martini partorisce il Palazzo di Giustizia di Milano come sintesi delle arti operata dai primatisti del proprio campo

Il suo talento principale fu quello di saper aggirare i concorsi pubblici, con contatti diretti e persuasivi con il ceto politico e non solo

Il suo trasformismo professionale e stilistico si sono imposti con una potenza tale da incarnare la biografia di tutta la nazione

Foglio p.IV

«Salvate la mia valle»

Correiere p.21

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neretto. Ritorno sulla scena di Giuseppe Conte che partecipa alla trattativa con Di Maio, Zingaretti e Orlando. La discussione su programmi, nomi Continua a leggere

Buongiorno. Cade il veto del Pd sul Conte bis. E il premier uscente, tornato a Roma in fretta e furia dal G7 di Biarritz, cuce in prima persona l’accordo tra M5S e i democratici partecipando ieri in serata, insieme al capo politico Luigi Di Maio, al vertice con il segretario Nicola Zingaretti e con il suo vice Andrea Orlando. Si tratta su nomi e programmi. In un post su Facebook, Conte rimarca la necessità di «un’Italia protagonista delle sfide globali» e di un’«agenda politica che non può subire distrazioni o rallentamenti». Per il leader della Lega, Matteo Salvini, «il ribaltone era pronto da tempo». Oggi e domani al Quirinale secondo giro di consultazioni. Buona lettura a tutti.

 

 

 

Ritorno sulla scena di Giuseppe Conte che partecipa alla trattativa con Di Maio, Zingaretti e Orlando. La discussione su programmi, nomi e ruoli di un possibile nuovo governo Conte è durata 4 ore ed è apparsa difficile. Tanto che la discussione tra le delegazioni di Pd e M5S è stata aggiornata a oggi. Tra i nodi da sciogliere c’è il ruolo di Di Maio, che punta a restare vicepremier. E intanto Salvini grida al complotto, accusa i grillini di volere solo le poltrone e parla dell’«esecutivo di Bibbiano», riferendosi al Pd e allo scandalo in Emilia dei bambini dati in affido e strappati alle famiglie

Politica

Nasce nella notte il Conte bis. Vertice nella notte. Nasce il Conte bis. Sfida su nomi e programmi. I leader quattro ore a Palazzo Chigi. Di Maio: affidare tutto a Conte. Il Pd: prima l’intesa su scelte e ministri. (Corriere p.2). Il Conte bis in dirittura d’arrivo. Ma sulla squadra è ancora scontro M5S-Pd. Braccio di ferro su Economia e Infrastrutture. Oggi il voto dei grillini sulla piattaforma Rousseau. La svolta è arrivata con il faccia a faccia tra il segretario Pd e il leader grillino. (Stampa p.2). Cade il veto Pd su Conte, ma Di Maio alza la posta: vuole un via libera al buio. Il capo 5S chiede per sé Viminale o Farnesina e pretende prima l’incarico al premier poi il programma. Il no dei vertici dem, si tratta. Manovra e riforme non c’è ancora neanche un’intesa. (Repubblica p.2).

Tensioni. Zingaretti avvisa il premier: “Non si fa nulla se ci umiliate”. L’ira del segretario dem per una frase di Di Maio: “Non siete adatti a prendere il ministero dell’Interno”. Conte lo vorrebbe nell’esecutivo: “Senza di te non sarebbe solido abbastanza” (Repubblica p.3). Zingaretti costretto a piegarsi, i suoi temono le dimissioni poi smentite. Orlando o Franceschini sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma Gentiloni si smarca: “È un’operazione fragile”. I fedelissimi del segretario temono una resa dei conti sulla leadership. (Stampa p.2).

Il governo di Conte. Conte due, la vendetta. (Fatto p.2). Conte, no alla Lega e lodi in Europa. Il ritorno dell’avvocato. A differenza di quando partì il governo gialloverde questa volta dirà la sua sui nomi dell’esecutivo. (Corriere p.5). Conte o non Conte, sarà un Renzi bis. Sarà la restaurazione del renzismo finanziata con i soldi degli italiani. Maurizio Belpietro sulla Verità (p.3). Il Bisconte è (quasi) pronto. La stabilità rosso-gialla passa dalle debolezze parallele di Zinga e Di Maio. Il Pd cede su Conte, Giggino rinuncia ai fedelissimi. Ai dem il vicepremier unico. (Foglio p.1). Spread stabile sotto quota 200 ora si guarda al nuovo governo. (Messaggero p.9).

Numeri. Numeri blindati in Parlamento con sinistra, radicali e centristi. I numeri magici sono due: 355 alla Camera e 178 al Senato. Si tratta di cifre ampiamente più alte del minimo necessario per la maggioranza che, com’è noto, è fissata a quota 316 per Montecitorio e 161 (considerando anche i senatori a vita) per Palazzo Madama. (Messaggero p.2).

Mattarella. Mattarella, dovrà pesare il cambio di passo. Domani i due partiti al Colle. Oggi il via al secondo giro di consultazioni. Marzio Breda sul Corriere (p.2). Il Colle prende atto che M5S e Pd provano sul serio a fare un governo. Centrodestra in pressing su Mattarella: “Sciolga le Camere e ci mandi subito a votare”. La lente su squadra e programma. (Stampa p.4). I timori di Mattarella. Non basta un nome chiede un’intesa solida. (Repubblica p.5). Il Colle: passi positivi, ora chiarezza sul programma. Incarico forse domani. Il Quirinale vede una schiarita e si prepara a dare il mandato al premier dimissionario, dal quale vuole rassicurazioni su agenda e numeri in aula. (Messaggero p.4). L’ultimatum di Mattarella che ha sbloccato l’impasse. «Presto o sciolgo le Camere». Massimiliano Scafi sul Giornale (p.2).

Totoministri. Nodo vicepremier sfida tra i big Pd. Di Maio all’angolo chiede l’Interno. Orlando o Franceschini per la poltrona di numero due. Al Viminale ipotesi Gabrielli, Grasso verso la Giustizia. La conferma di Conte si paga cambiando tutte le altre posizioni di ministro. Il leader grillino deve dare spazio alla sua sinistra ma anche difendere i fedelissimi. (Stampa p.4). Il Pd per Orlando vice. Ma il capo dei 5 Stelle vuole lo stesso ruolo. De Micheli allo Sviluppo. Misiani in corsa per l’Economia, Bonafede verso la conferma. (Corriere p.3). Viminale, per i dem Franceschini o Minniti. Il M5S prova a blindare Bonafede e Fraccaro. Il Pd punta all’Economia e pensa a Misiani, tra i grillini promozione in vista per i capigruppo Patuanelli e D’Uva. Fuori Toninelli. (Repubblica p.6). Duello su Viminale e vice il capo 5Stelle in difficoltà. Il Pd chiede il numero due, la Farnesina e il Tesoro. Da sciogliere il nodo Giustizia. Per Zingaretti l’interlocutore è Conte e lo vuole al vertice. Sul rebus ministeri, Franceschini o Orlando vicepremier. Cresce Gualtieri commissario europeo. La scelta per esteri, economia e interno sarà concordata con il Colle. Ipotesi Delrio o De Micheli allo sviluppo. La sanità potrebbe restare a M5S. Spadafora alle pari opportunità. Grasso possibile guardasigilli (Messaggero p.3). Minniti all’Interno, Misiani all’Economia. Probabile la riconferma di Trenta e Grillo, Gentiloni verso la Ue o la Farnesina. (Giornale p.4). Di Maio verso la Difesa, il nodo Economia. Il Pd propone Orlando vicepremier unico e Minniti all’Interno. Entra Patuanelli. (Sole p.3).

Il fattore C. Il fattore C a Palazzo Chigi: «La discontinuità sono io». Conte si prepara a restare: il decreto Sicurezza bis va cambiato, lo dissi subito dopo i rilievi del Colle. (Giornale p.4). Eataly a 5 stelle: “Conte mi piace. Il M5s ha svoltato. E il governo coi grillini è meglio di Salvini”. Parla Oscar Farinetti. (Foglio in prima). La chiesa che oggi ha il vento in poppa ha già benedetto Giuseppe Conte. (Foglio p.4).

Casa Pd. La disponibilità e la cautela del Pd. «Progetti chiari o non dura». I timori dentro il partito sull’«alleato» e le incognite sulle mosse di Renzi. Zingaretti insiste sull’importanza del programma: al centro gli interessi degli italiani. La direzione potrebbe slittare a domani. (Corriere p.6). Zingaretti, quanti dubbi sul governo che non voleva. Il pressing da sindacati, Chiesa, mondo della cultura, grandi vecchi del Pd. Su Conte ha tenuto il punto finché ha potuto, poi si è accorto di essere rimasto solo nel partito. La discussione con Bettini sull’ingresso nell’esecutivo. Gentiloni e Zanda invece volevano mantenere i veti di dieci giorni fa. Così il segretario si è convinto ad accettare un reincarico del premier. Le telefonate con Sassoli: “Nicola ha gestito bene la partita”. (Repubblica p.7). Tregua armata nel Pd. Il segretario: resto fuori. Oggi la direzione darà il via libera al governo con il Movimento 5Stelle. Gli uomini di Renzi: un suo capolavoro. Zingaretti a Conte: non sarò in squadra. Congelata l’ipotesi della scissione il leader impegnato per tutto il giorno nella trattativa con Di Maio. Cabina di regia riunita al Nazareno fino a sera. Contatti continui Franceschini-Fico. (Messaggero p.5).

Casa Pd 2. Renzi.

Renzi vince la campagna d’agosto. L’ex segretario Pd accentua la debolezza di Zingaretti e assiste alla nascita del nuovo governo, in attesa di abbatterlo. Dal cinismo alla spregiudicatezza. L’ex premier ha costretto il M5S all’alleanza con i vecchi nemici. All’orizzonte la trasformazione dei suoi comitati civici in partito e la scissione. Federico Geremicca sulla Stampa (p.6). La rivincita di Renzi: si riprende il Pd e spezza l’asse Gentiloni-Orlando. Zingaretti costretto a capitolare sul premier. E rilancia con la Leopolda. (Giornale p.6). Marcucci: «Noi renziani entreremo nell’esecutivo. M5S rallenta il lavoro sul programma». Il capogruppo Democrat al Senato: abbiamo messo a fuoco molte idee, il confronto va avviato subito. Il taglio dei parlamentari rende inevitabile la definizione di una nuova legge elettorale. (Messaggero p.5).

C’eravamo tanto odiati.

Fino a tre settimane fa gli attacchi dei dem al premier. A cui ora dovranno votare la fiducia. “Imbarazzante”, “studia”, “coso”: Pd-Conte, c’eravamo tanto odiati. (Stampa p.6). Convivere dopo l’odio. L’editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere in prima.

Casa Cinquestelle.

Di Maio, l’alleato riluttante ha il Movimento in rivolta. Di Battista è già in fuga. Primo segnale da dissidente: ha disertato il vertice decisivo di ieri. Scontro sui tempi del voto su Rousseau, Casaleggio lo vuole subito, Fico chiede di aspettare il programma (e magari una parola di Grillo). Malumori trasversali sulla strategia del capo. (Repubblica p.4). Casaleggio e Dibba sconfitti. Giallo sul voto di Rousseau. L’imprenditore e l’ex deputato avrebbero preferito le urne anticipate. Passa la linea di Grillo e Di Maio. (Corriere p.7). Grillo striglia Di Maio: «Vai con il Pd e sorridi». Al vertice solo il «no» di Dibba. Casaleggio: subito la consultazione web. Il fondatore in vivavoce spinge il leader. Poi la telefonata a Zingaretti. (Messaggero p.6). Il M5s sommerso dai «vaffa» vuole il via libera dalla base. Casaleggio e Di Maio i più scettici sull’unione con i dem. «Non si può non consultare gli iscritti». Il rebus tempi. (Giornale p.7).

Le voci di dentro.

Trenta: “Spero di restare. Difficile lavorare con la Lega mancava la lealtà”. (Repubblica p.4). Carabetta: «Ci costerà? Può darsi. Ma abbiamo pagato pure l’asse con la Lega». La norma contro le Ong resta. (Corriere p.7). Ruocco : «Tra noi ci sarà un chiarimento Buttiamo la bozza sull’autonomia. Crisi sciagurata aperta da Salvini ora risposte agli italiani». (Messaggero p.6). Di Battista e Casaleggio, i falchi sconfitti dai realisti. Tre ore di vertice per dare il via libera all’accordo con i dem. Taverna si convince, contrario il “pasionario” Dibba. I dubbi di Davide, che impone per oggi il voto su Rousseau. (Fatto p.4). Paragone è già stanco di fare il grillino. E non è certo il solo… Il senatore è contrario all’accordo con il Pd. Insieme a una decina di Cinquestelle delusi può formare un gruppo parlamentare capace di complicare la vita al nuovo esecutivo. (Libero p.6).

Salvini.

“Ribaltone pronto da tempo”. Ma Salvini ferma la piazza. Meloni invoca la mobilitazione, il ministro dice no: “Al Viminale faccio altro”. (Stampa p.5). “Svendono il Paese a Merkel”. E lui: governo Renzi-Prodi ma non farò insurrezioni. (Corriere p.8). L’ultima mossa del leader che per sopravvivere vuole unire il centrodestra. “Alle regionali il M5S si allea con il Pd? Potevano dirlo prima di essere una costola della sinistra. Il governo giallo-rosso nasce da un ribaltone: è politica alla vecchia maniera”. (Repubblica p.8). Salvini isolato accusa Conte: «Vuol fare il Macron italiano. Ultima inutile offerta a Di Maio: «Con il Pd sei finito». (Giornale p.8). «Torneremo all’opposizione. E al Papeete». Parla il titolare del locale ed eurodeputato leghista. (Corriere p.8).

Ma il Nord prepara il processo. (Messaggero p.7). Sfida di Fava, fedelissimo di Maroni: “Fine del mito dell’uomo infallibile. Autonomia e imprese tornino i nostri temi, i migranti non bastano”. Lega, prove di fronda nordista “Matteo ci ascolti o sarà addio. Confronto azzerato. L’ultimo consiglio federale? Non c’era ancora la tv a colori”. (Stampa p.5).

Centrodesdtra.

Berlusconi sconcertato. «Esecutivo di sinistra». Il leader azzurro: «Ancora un governo non eletto dal popolo. Ma l’esperimento fallirà». (Giornale p.9). Meloni: 5 Stelle asserragliati nel Palazzo. Mobilitiamoci. (Corriere p.8).

«Il M5s? Tonno nella scatoletta che volevano aprire». (Giornale p.9). La proposta di Miccichè: pattuglia di responsabili per Iva e legge elettorale. (Messaggero p.7).

Aiutino Ue.

L’Europa tifa per i giallo-rossi. Obiettivo: liberarsi dei sovranisti. Conte, anche se non particolarmente stimato, viene considerato l’uomo giusto per le nozze M5S-Pd. I socialisti del Pse in pressing su Zingaretti. Per la Commissione spuntano i nomi Padoan e Gualtieri. (Repubblica p.11). Macron e von der Leyen l’idea è ammorbidire il patto di Stabilità (Repubblica p.11). Manovra, il “governo dei buoni” parte con l’aiutino Ue sul deficit. Conti pubblici, la Bce tiene basso lo spread, la recessione spaventa Berlino e, per dare una mano agli “anti-Lega”, l’austerità sarà sospesa (Fatto p.8). Flessibilità Ue, con il Conte-bis la partita sale a 10-12 miliardi. L’obiettivo è coprire circa un terzo della manovra da 30-35 miliardi aumentando il deficit autorizzato. Menù M5S-Pd: ammortizzatori sociali più lunghi, taglio del cuneo fiscale e revisione di quota 100. (Sole p.2). Ursula vuole facilitare l’Italia: regole meno rigide sul debito. La presidente von der Leyen vuole riformare i patti Ue. Pensa alla Germania ma favorisce il prossimo governo. (Giornale p.10).

Trasformismo.

Con una brusca inversione a “U”, la Terza Repubblica (modello semi-totalitario basato sulla democrazia diretta) ci riporta alla parodia della Prima. L’accordo Di Maio-Zingaretti passerà alla storia come la nuova versione del ribaltone che segnò la fine del primo governo Berlusconi nel 1994. Primo fu Depretis, poi Moro e il Divo Giulio. L’eterno trasformismo della politica italiana. Marcello Sorgi sulla Stampa (p.7).

Cairo non scende in campo.

Cairo, manifesto del buon senso per fermare la sbornia sovranista. L’imprenditore spiega di non avere per ora intenzione di fare politica ma se gli venisse, ecco come la fonderebbe. La politica potrebbe ripartire dall’ipotesi di dire quello che non ci si vuole sentir dire. L’imprenditore è molto preso dall’idea della politica, ma vuol calcolare bene i tempi. (Stampa p.9). Cairo studia da premier. L’imprenditore pensa alla discesa in campo e lancia il suo programma economico. (Giornale p.11). Cairo: politica? L’idea per ora non mi sfiora. Il giudizio negativo sul governo Lega-M5S. «L’Italia è entrata in stagnazione». Un piano di robuste agevolazioni per le imprese che puntano sui beni produttivi. (Corriere p.11). Non solo Renzi: parte la corsa al centro. Il patron del Torino lancia il suo programma politico, mentre l’ex premier ha il progetto di un nuovo partito. Pier Ferdinando Casini: “Ha lanciato il suo manifesto. Sguarnita l’area moderata. Bene la scelta di Urbano, la competenza vale ancora”. (Stampa p.8).

Migranti.

Migranti in mare. Recuperate 263 persone. In 162 a Malta. (Stampa p.18). L’odissea della Audaz per ricollocare 15 migranti. Dieci giorni in mare, circa 1.400 miglia di navigazione, con oltre 60 uomini di equipaggio. Il tutto per 15 migranti. Si fa presto a dire che l’Europa deve farsi carico dei migranti che arrivano in Italia se poi diventa così farraginoso il loro ricollocamento. Alla fine quanto costerà la missione spagnola? Per avere un’idea basti ricordare che un anno fa per scortare l’Aquarius in Spagna il nostro governo spese circa 250 mila euro. (Corriere p.18). Stop alle Ong dei cieli. L’Italia blocca gli aerei che avvistano migranti. (Repubblica p.17).

ECONOMIA

1 Vivendi Mediaset

al vaglio degli azionisti la nascita di mediaforeurope. accordo con amazon, titolo in rialzo a piazza affari Vivendi esce allo scoperto contro Mediaset “In assemblea voteremo contro il riassetto” Il gruppo francese chiede al Tribunale di essere ammesso a esprimersi il 4 settembre per l’assemblea dei soci

Stampa p.20

Vivendi:«NoalriassettodiMediaset» Richiesta alTribunale per poter votare all’assemblea del 4 settembre sulla sede inOlanda.Il nodo governance

Corriere p.30

Fusione Mediaset Vivendi al voto decide il tribunale k Al vertice Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Mediaset Il gruppo francese presenta ricorso d’urgenza per far valere la sua quota

Repubblica p.23

1 Germania quanto ci costi

Germania.

Quanto costano all’Europa la Germania in recessione e le difficoltà di Berlino. Il Paese si è scoperto vulnerabile ai dazi degli Usa sull’auto, trovandosi squilibrato sull’export. Federico Fubini sul Corriere (p.28).

È la recessione più annunciata degli ultimi anni, se davvero la Germania vi è caduta dentro. Dal Dieselgate sulle emissioni di Volkswagen quattro anni fa — e da come il gruppo evitò buona parte delle sanzioni in patria — era chiaro che l’influenza dell’industria tedesca sul governo non è solo quella che si vede alla luce del sole. Da tre anni era emerso che la prima economia europea non ha investito abbastanza nel digitale e nelle tecnologie che trasformano la sua industria più vitale, l’auto. Da due poi la Germania, così squilibrata sull’export e sulla domanda finanziata da altri Paesi, si è scoperta vulnerabile ai dazi di Donald Trump. Infine da oltre un anno aveva iniziato a rallentare, da quando è finito il «quantitative easing» della Banca centrale europea che molti tedeschi hanno vissuto come un torto. Ora arriva la conferma. Dopo i mesi di lieve contrazione fra aprile e giugno, l’economia tedesca resta in difficoltà. In agosto per il quinto mese di seguito l’indice Ifo sul clima per le imprese è caduto, più delle attese. Nel manifatturiero l’Ifo è ai minimi dal terribile 2009, mentre anche i servizi iniziano a essere toccati dalla gelata. Da dieci anni una recessione tedesca non era mai stata tanto vicina e in sé non c’è niente di patologico, dopo una lunga fase positiva. La disoccupazione resta ai minimi, gli scambi con l’estero generano quasi 300 miliardi di risparmi l’anno e la finanza pubblica è così solida che il debito ha rendimenti negativi (si paga per prestare denaro alla Germania) fino a scadenze di trent’anni. Il settore privato e il governo di Berlino hanno i mezzi per rispondere alla frenata, se vogliono. Ciò che sorprende Berlino, e sta cambiando le politiche europee, è qualcos’altro: non sembra più solo un normale cambio di stagione, perché un intero modello forse è da rivedere. La dipendenza diretta dall’export di quasi il 40% del prodotto tedesco è troppo alta, mentre le guerre commerciali della Casa Bianca continuano e lambiscono l’Europa. E la Germania siede al centro di un continente che non ha colossi digitali come quelli cinesi o americani. Viene di qui l’idea in preparazione a Bruxelles nella futura Commissione Ue della tedesca Ursula von der Leyen di un «fondo sovrano» da 100 miliardi, finanziato dai governi, per aiutare i campioni tecnologici europei a crescere. Berlino in difficoltà vede oggi l’Europa come uno scudo protettivo. Pochi mesi fa, osteggiava un budget molto più piccolo per sostenere i Paesi fragili dell’euro. Presto invece chiederà a tutti gli altri governi di contribuire a finanziare, tramite il fondo sovrano Ue, i propri gruppi tecnologici. Una buona idea che dimostra come il segno del potere non sia il comando. È nel saper trasferire, se serve, i propri problemi sugli altri.

“E a chi vende in Germania ora il futuro mette paura”. Laura Dalla Vecchia presidente degli industriali meccanici vicentini: “Alcuni colleghi hanno già avviato la cassa integrazione. I tedeschi vogliono la perfezione, ma non basta. Abbiamo bisogno di relazioni internazionali, non di una politica populista”. (Repubblica p.13).

Ocse.

Pil, Italia ultima fra i Grandi Ocse: “Fate politiche espansive”. Crescita zero sia nel secondo trimestre che sui dodici mesi, impietoso il confronto sull’anno dove la media Ue si attesta sull’1,3%. Il segretario Angel Gurria: “Spazi per intervenire sul Fisco”. Rallentamento anche per Usa Giappone e Francia. Fra aprile e giugno Regno Unito e Germania in segno negativo (Repubblica p.13). Italia fanalino di coda del G7. L’Ocse: ora una scossa fiscale. (Messaggero p.8). E la Grecia torna alla normalità: stop al controllo sui capitali. (Corriere p.28).

«Grandi opportunità per investire. Ma l’incertezza del diritto frena». Nel lungo periodo restiamo fiduciosi nelle vostre imprese. I Paesi che attraggono più gli investimenti sono gli Usa, per la sua crescita stabile, e l’Asia, Un private equity compra un’azienda per rivenderla entro un arco di tempo. Parla Michael Gerstenzang, avvocato e managing partner dello studio legale americano Cleary Gottlieb.

Corriere p.29

Dazi.

Dazi, giravolta di Trump “Ora trattiamo con la Cina”. Venerdì l’annuncio di nuove tariffe. Ieri al G7 il dietrofront apprezzato dai mercati. (Repubblica p.22). Sui dazi gli Usa aprono alla Cina, Il presidente americano: Pechino ha un disperato bisogno di un accordo. Merkel tratta sulle tasse all’auto. (Stampa p.12).

Dazi, Trump più conciliante Riparte la trattativa con la Cina Cambio di toni. Il presidente Usa pronostica a sorpresa una intesa sul commercio con Pechino, fissa il riavvio dei negoziati a settembre e torna a parlare in termini lusinghieri di Xi Jinping

Sole p.6

Digital tax.

Parigi e Washington trovano l’intesa sulla digital tax. Dagli Usa aperture anche sul confronto con le imprese di auto europee. (Sole p.6).

Aliquota “personalizzata” la riforma mai nata di Tria

`Prelievo graduale sul modello tedesco invece degli attuali scaglioni di reddito

No tax area allargata e meno detrazioni un piano che costa tra i 7 e gli 11 miliardi

ipotesi studiata in alternativa alla flat tax e a uno schema più tradizionale a tre aliquote

Messaggero p.9

5 Scuola

Classi mobili, niente cattedra boom della scuola senza aula

Il fenomeno della “didattica innovativa”: gli alunni cambiano ambiente a ogni ora

Videoproiezioni, wifi e lavagne interattive Progetto nato a Roma, ora in migliaia di istituti

Messaggero p.13

5 Alitalia

Alitalia al bivio, vertice sul piano tra sindacati e commissari. La liquidità in cassa si sta riducendo e non decolla ancora l’intesa con Delta. In vista di settembre Ferrovie e Atlantia chiedono al vettore di sciogliere i nodi su rotte e governance. In cassa 413 milioni. (Mesasggero p.16). Sapelli: “Alitalia va salvata ma le Fs non sono l’ideale”. Bisognerebbe risolvere le 130 crisi industriali in corso, a partire da Ilva, un incubo che rischia di bloccare il 70% delle forniture di acciaio. (Repubblica p.23).

5 navigator

Navigator ostaggio di De Luca “Pd e 5 Stelle ora lo fermino”

CampaniaIl governatore dem blocca l’assunzione di 471 persone con la scusa della precarietà. E c’è chi inizia lo sciopero della fame: “Basta ricatti politici”

Fatto p.9

5 valute digitali

Valute digitali, le sta preparando il 70% delle banche centrali FINTECH La corsa ad anticipare Libra è guidata dalla Cina per difendere gli istituti L’obiettivo di tutti è la riduzione dei costi e l’inclusione finanziaria

Ma la Super Libra è solo un sogno di mezza estate

La proposta è tecnicamente possibile, ma oggi del tutto irrealizzabile sul piano politico

Il successo di una idea spesso dipende dal combinato disposto di tre fattori: quale è l’idea, chi la propone, quando viene proposta. Se allora in pieno agosto il governatore – uscente – della Banca d’Inghilterra lancia l’idea di una moneta che sia al contempo, pubblica, elettronica e sovranazionale il successo mediatico è assicurato. Per almeno tre ragioni: la tematica è rilevante, il proponente prestigioso, i giorni relativamente poveri di fatti che siano al contempo internazionali, seri e rilevanti (i tre aggettivi non sono scelti a caso).

Sole p.13

5 Scuola

5 Scuola

ESTERI

L’Ue prepara la svolta sui conti pubblici “Adesso bisogna cambiare le regole” Un documento della Commissione apre alla revisione dei vincoli di bilancio. Von der Leyen: solo riflessioni

Stampa p.11

Via fiscal compact e vincolo del 3% allo studio un Patto di stabilità soft

`I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero elaborato un documento da sottoporre alla nuova Commissione `Ma Bruxelles smentisce il piano che allenta la stretta sul bilancio per rilanciare subito la crescita economica

Messaggero p.15

Da Bruxelles arrivano le prime bocciature sui candidati per l’Ue Non passa Szczerski, indicato dal governo polacco per l’Agricoltura La lista dei commissari slitta Francia e Italia chiedono tempo

Stampa p.11

G7

Iran, Cina e Ucraina tutte le svolte del G7. E Macron rivendica il ruolo di mediatore. Trump apre a un incontro con Rouhani. Schiarita sulla Digital Tax. A settembre vertice a quattro su Kiev e Mosca. (Repubblica p.15).

Dal G7 Trump tende la mano all’Iran “Sarei pronto a incontrare Rohani” Il leader Usa conciliante con i nemici: potrei invitare Putin a Miami nel 2020. Decisivo il ruolo di Macron

Stampa p.12.

DAL G7 DI BIARRITZ L’ITALIA ESCE CON UN RUOLO MARGINALE

Editoriale di Paolo Mastrolilli stampa p.25

Macron strappa alcuni sì a Trump «Sull’Iran possiamo ripartire» Successo d’immagine per il presidente.Ventimilioni all’Amazzonia.GliUsa aprono sui dazi

Corriere p.12

Insulti a Brigitte Ora con Bolsonaro la guerra è totale Il brasiliano irride la première dame La replica: «Frasi irrispettose, che tristezza»

Corriere p.13

Offesa sessista per Brigitte. Lite tra i leader sulle First Lady

Bolsonaro fa infuriare il capo dell’Eliseo

Repubblica p.15

Stampa p.12

3 Amazzonia

Il leader brasiliano ironizza sulla première dame. E sugli incendi dice: non voglio i soldi dei G7 Amazzonia e battute sessiste Bolsonaro attacca Macron

Stampa p.13

Ora il mondo si mobilita Primi aiuti per l’Amazzonia Un fondo di venti milioni di euro per l’emergenza. Donazioni da Leonardo Di Caprio e Lvmh Ma Bolsonaro si irrita: “I ricchi ci trattano da colonia, sono sicuro che hanno altre finalità”

Repubblica p.14

4 oppioidi

Oppioidi,lasentenzastorica: Johnson& Johnsonècolpevole Pagherà 572 milioni perla crisisanitaria inOklahoma. In arrivo altre 2000 cause

Corriere p.14

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GIUSTIZIA

1 Sicilia

SCUSI BONAFEDE, MA I 91 MILIONI? Il pasticciaccio brutto della Sicilia su cui tutti, politici, pm, antimafie e il ministro spazzacorrotti stanno muti

Di Giuseppe Sottile

Ezio Bigotti, GaetanoArmao e il censimento dei beni immobili della Regione mai fatto. Ma per cui i soldi sono stati misteriosamente spes

Il Guardasigilli grillino che ha introdotto il trojan e inasprito i toni giustizialisti su questo caso non è mai intervenuto

Non dite al Ministro che in Sicilia – nella sua Sicilia – uno dei tanti predatori arrivati qui, nei saloni dorati di Palazzo d’Orleans, per vendere fumo è riuscito a mettere a segno l’affare del secolo: un colpo grosso da 91 milioni di euro. Pagati dalla Regione e – scandalo nello scandalo – finiti poi, attraverso un immancabile giro di società, nei paradisi fiscali del Lussemburgo. E’ successo tutto nel 2007, quando Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, conferì a Ezio Bigotti, un avventuriero venuto da Pinerolo, l’incarico di preparare un censimento dei beni immobili riconducibili alla Regione. Bigotti, va da sé, promette mare e monti. E per meglio aggirare intoppi burocratici e questuanti della politica ingaggia un consulente di tutto rispetto: Gaetano Armao, un mestolo buono per tutte le pentole. Il quale, tre anni dopo, diventa assessore al Bilancio di Raffaele Lombardo, il presidente succeduto a Cuffaro. Armao è un uomo di mondo. Ma appena si accorge che Repubblica comincia a svelare le malefatte nascoste sotto il fantomatico censimento, apparecchia sul palcoscenico della politica un moralismo dirompente, almeno per la Sicilia: sbandiera un elenco di inadempienze; mette in mora il suo fraternissimo amico Bigotti e, manco a dirlo, blocca – proprio lui, l’ex consulente – i pagamenti alla società “Sicilia Patrimonio Immobiliare”, controllata dall’immobiliarista piemontese. Blocca i pagamenti ma non lo trascina in giudizio. E da questa discrasia nasce ovviamente una vertenza grande quanto una casa. Che, manco a dirlo, consente all’avventuriero di Pinerolo di chiedere e ottenere risarcimenti per 91 milioni e, all’un tempo, di risparmiarsi le spese e la fatica di portare al termine il censimento. Una manna dal cielo.

2 de vito

Il Campidoglio ha un problema: ritorna De Vito

Ancora indagato Da settembre potrebbe di nuovo presiedere l’assemblea capitolina. Il M5S di Roma: “Abbiamo le mani legate”

Intercettazioni e conti: cosa ha in mano la Procura L’inchiesta Dall’arresto alla sentenza della Cassazione: tutti i colpi di scena dell’indagine che imbarazzò i pentastellati

“Questa è tipo l’a l l i ne a me nto della cometa di Halley”, così parlava il “s ocio” Me z z acap o

Fatto p.17

3

Letture

Perché vince il modello cinese. “È un sistema diverso da quello russo e funziona grazie alla meritocrazia”: Le tesi (controverse) del politologo canadese. Repubblica a pagina 29.

Stefano Massini. Cancellar le stelle. A Dover sparisce il murale di Banksy contro la Brexit. Tre le ipotesi in campo. E una certezza: viviamo in un’epoca a luci spente. Stefano Massini su Repubblica a pagina 30.

Il Quirinale è l’unica scuola di estetica che ci rimane

Francesco Merlo su Repubblica a pagina 30.

Montanelli una lezione di chiarezza. Stefano Balassonoe su Repubblic a apagina 39.

Punto e virgola. Sul Messaggero a pagina 19

I 91 milioni in sicilai da giustizia

Foglio p I

P. L’ARCHITETTO DEL SECOLO Marcello Piacentini illuse il Duce di essere lui l’architetto supremo. Così ebbe gloria e potere. E plasmò 28 città italiane. La sua è una biografia della nazione

Un periodo in cui l’architettura rivestiva un ruolo centrale nell’organizzazione del consenso e della costruzione identitaria

Il trio Piacentini, Sironi, Martini partorisce il Palazzo di Giustizia di Milano come sintesi delle arti operata dai primatisti del proprio campo

Il suo talento principale fu quello di saper aggirare i concorsi pubblici, con contatti diretti e persuasivi con il ceto politico e non solo

Il suo trasformismo professionale e stilistico si sono imposti con una potenza tale da incarnare la biografia di tutta la nazione

Foglio p.IV

«Salvate la mia valle»

Correiere p.21

 

Buongiorno. Apertura obbligata sulla crisi. Potete fare la vostra personale suddivisione nella galleria delle prime pagine qui sotto fra giornali asettici-fotografici-descrittivi, empatici-pessimisti, simpatizzanti, antipatizzanti o decidete voi cos’altro. La sostanza è che le trattative vanno avanti. Zingaretti ha aperto a un’intesa chiedendo «un confronto sui contenuti e discontinuità sui nomie». Ma i Cinque Stelle non mollano: «Per noi Conte premier e i 10 punti». Il quale Conte dal G7 dice che serve un governo stabile. Salvini secondo i bene informati continua a mandare Whatsap a Di Maio offrendogli Palazzo Chigi. Senza risposta. Intanto il G7 va avanti e l’Amazzonia continua a bruciare. Buona lettura a tutti.

Le Prime Pagine

Gli umarelli. Ricordo che questa iniziativa, questo sito, è un cantiere di lavoro. Quelli che sanno di Internet e Rete, la definiscono fase Beta. Quindi mettetevi il casco, le scarpe antinfortunistiche, gli abiti adatti e soprattutto il giusto umore. Critico ovviamente, ma costruttivo. Voi siete tutti giovani ma potreste fare gli “umarelli”, quegli anziani che guardano i cantieri con le mani dietro la schiena e commentano, commentano, commentano… criticano, criticano, criticano… Quello di cui ho bisogno. Buona lettura a tutti.

 

PRIMO PIANO

Si tratta. Una domenica di trattative, annunci e frenate. Zingaretti ha aperto all’ipotesi di intesa con il M5S per la formazione di un nuovo governo: «Serve un confronto subito sui contenuti. Sui nomi intesa possibile ma occorre discontinuità». La replica dei Cinque Stelle: «Per noi Conte premier e i 10 punti. Il Paese non può aspettare il Pd». Le trattative tra i due partiti continuano. Per i dem l’intesa e ancora possibile. (Corriere p.2). Fico si chiama fuori. M5S: c’è solo Conte. Ma si tratta. (Messaggero p.2). La sfida di Di Maio per rimanere leader e mettere fuori gioco Di Battista. Il capo vorrebbe far cadere i veti Pd su sé stesso o un ruolo pesante nel Conte bis. (Corriere p.4).

Ottimisti. La mossa di Zingaretti nel fortino: sì a Conte, ma Di Maio fuori dal governo. Il segretario Pd rompe l’assedio e detta le condizioni: serve discontinuità. I renziani esclusi dai dicasteri. Il leader Dem ha ancora sospetti sul secondo forno tenuto aperto dai 5S. (Stampa p.2). Ministri chiave e Commissario europeo la contropartita ai democratici. (Messaggero p.3). I renziani chiedono posti. Zingaretti li frena: adesso tratto soltanto io (Messaggero p.4). Nannicini: «L’esecutivo si farà? Sì, al 70 per cento. Ma finiremo a testate sull’economia». Il senatore dem: su lavoro e sociale c’è convergenza, manca sui dossier industriali e sui vaccini. (Messaggero p.4).

Pessimisti. Stallo sul Conte bis. Lo sfogo di Zingaretti: “Così non si va lontano”. La trattativa per il governo Pd-M5S resta bloccata. Di Maio (al mare) insiste sul premier, il leader dem non ci sta: “Ricevo solo no”. Domani le nuove consultazioni al Colle. (Repubblica p.2).

Antipatizzanti. Zingaretti digerisce Conte. Il programma è solo una farsa. Sotto il pressing dei renziani e di Franceschini, il leader Pd accetta il premier uscente e si inventa «i contenuti». Da Macron a Landini e Prodi: i tifosi del grande inciucio. Ma anche Merkel, Boldrini e Vendola. Nell’accozzaglia anti-Salvini l’estrema sinistra e chi ha paura delle urne. (Giornale p.3). Zingaretti pappamolle. Il capo Pd prova a resistere. Ma è fiacco. Il governatore del Lazio tenta di alzare un muro alle richieste dei 5stelle, che preparano perfino una lista dei Democratici sgraditi per un ruolo nel governo. Ed è assediato dai renziani, veri padroni del partito. Alessandro Giuli su Libero (p.3).

Contrari. Prodi vuole un governo di fantocci per obbedire meglio alI’Europa. Il Professore torna a farsi sentire per difendere a spada tratta il metodo Ursula e la sudditanza all’Ue. Tria assicura che i conti sono ok, ma Renzi e i suoi sodali agitano lo spettro dell’Iva al fine di evitare le urne. Maurizio Belpietro sulla Verità (p.3). Giorgia Meloni: «Non credo che Matteo voglia tornare davvero con M5S». La leader di Fdi: «Spero che tratti solo per sminare l’osceno asse col Pd. Già raccolte 50mila per il voto. Donne dem zitte sulle offese dell’ex Br». (Libero p.6).

Salvini ancora spera. Salvini: «Così Luigi si gioca la leadership». Voci e veleni su un possibile incontro a due. (Messaggero p.6). Salvini gioca le ultime carte. Sms a Di Maio: vediamoci oggi. Il leader della Lega potrebbe tornare ad offrire al capo 5S la premiership e una revisione del contratto di governo. Il leghista ostenta fiducia: “Ogni giorno che passa senza l’accordo tra M5S e Pd è a nostro vantaggio”. (Repubblica p.8).

Ricolfi e Cacciari. L’analisi di Ricolfi: «Con i giallo-rossi più tasse e migranti. Se l’asse si salda, avremo un esecutivo di estrema sinistra. Zingaretti perderà il controllo del partito: la palla passerà a Renzi e Di Battista farà le scarpe a Di Maio». (Qn p.4). Massimo Cacciari furioso: «Un patto indecente Mattarella deve bloccare il matrimonio». Il filosofo, ex sindaco di Venezia trova «surreale che, dopo aver sparato a palle incatenate per anni, essersi insultati, adesso Pde 5 Stelle cerchino accordi, senza aver fatto un minimo di autocritica». (Libero p.2).

Le promesse mancate: famiglie e disabili dimenticati, rider a piedi, aziende in bilico. La segretaria della Cisl Furlan: “Serve discontinuità. Il nuovo governo dovrà sbloccare le infrastrutture. Ci sono 150 miliardi all’anno di evasione fiscale, da lì vanno recuperate risorse per tagliare le tasse a chi le paga: pensionati e lavoratori”. (Repubblica p.9).

Zingaretti: «Comincio a pensare che questo governo Di Maio non lo voglia più fare. Ma se ci fosse l’accoglimento delle proposte emerse dalla Direzione del Pd, l’approvazione della nostra road map sulle riforme più l’elenco dei ministeri che vi hanno detto, a queste condizioni il mio veto su Conte presidente del Consiglio non ci sarebbe più». Tommaso Labate sul Corriere.

Pierluigi Castagnetti, colonna storica del Ppi, cattolico-popolare emiliano, dà il segnale su Twitter con una metafora storica: «Nel ’76 Berlinguer, che avrebbe preferito Moro, accettò Andreotti. Perché riteneva che fossero i programmi, e non le persone, il terreno e lo strumento della discontinuità». Tommaso Labate sul Corriere p.3.

Nomi. Prove di totoministri giallo-rosso. Per l’Economia c’è il dem Misiani. Se l’accordo si chiudesse su Conte, fuori sia Zingaretti che Di Maio. In pista Orlando (Giustizia) Gentiloni (Esteri) e De Micheli. Dall’altra parte: forti Patuanelli e Spadafora, difficile Di Battista. (Repubblica p.4).

Conte. L’offerta del premier per restare in sella: “Via il dl sicurezza”. I grillini fanno quadrato attorno al capo politico: “Luigi non si tocca”. In caso di mancato accordo i grillini preparano un jolly. (Stampa p.3). «Se sono utile rimango al mio posto» Il premier adesso aspetta segnali. (Messaggero p.2).

Il cambiamento di Conte. Da premier sconosciuto scelto dai 5S che ha firmato leggi e decreti gialloverdi ad antagonista di Salvini. In solo un anno ha saputo tirarsi fuori dal circuito Casaleggio-Casalino. “Avvocato del popolo” e giurista con un curriculum criticato: era cominciata così la sua vita a Palazzo Chigi a giugno 2018. Oggi è un’altra storia. (Repubblica p.5).

Il partito (silenzioso) di Conte. Imprese, mondo cattolico, leader Ue. Il partito silenzioso che spinge Conte. Da Boccia a Landini: il premier uscente gode del sostegno delle categorie. E piace anche a Trump. Per il Papa “è un uomo intelligente, un professore, sa di cosa parla”. Per Tusk, presidente Consiglio europeo, è uno dei migliori esempi di lealtà. (Stampa p.5).

Sondaggisti. “I suoi voti non si sommano a quelli del Movimento. E se si presentasse da solo il suo potenziale potrebbe evaporare”. Il rebus del consenso al premier. “Alle urne può valere un 11%”. (Stampa p.5).

Casa Cinquestelle 1. L’asse tra Beppe e Fico per indebolire Di Maio. Sospetti 5Stelle sul capo. (Messaggero p.6). Frattura tra il comico e Casaleggio che non ama la svolta a sinistra. L’intesa di Grillo con il figlio del guru mai forte come quella con Gianroberto. Il nordismo lega il mondo di Davide al Carroccio, che continua a cercarlo. (Messaggero p.7). L’altolà dei fedelissimi di Casaleggio. Pressing su Di Maio per le elezioni. Il nodo Di Battista nel governo. E il capo del Movimento al mare fa infuriare i parlamentari. (Stampa p.4).

Casa Cinquestelle 2. I Cinquestelle a un passo dal caos. Di Maio ha uno scopo: fermare Fico e Dibba. Il vicepremier interessato a mantenere il patto di ferro con Davide Casaleggio. E il figlio del fondatore del Movimento sa che con un’altra leadership Rousseau perderebbe centralità. Il presidente della Camera non si è del tutto sfilato dalla partita, ma in questa fase vuole mostrare il suo legame con il presidente del Consiglio uscente. (Repubblica p.6).

Casa Cinquestelle 3. L’ira dei militanti grillini sui social: “Una vergogna, col Pd siamo morti”. (Stampa p.6). «Luigi aveva detto: mai col Pd». La base preme per il voto online. La consultazione su Rousseau divide il M5S. La chiede chi è contrario all’intesa. I dubbi dei vertici. (Corriere p.6).

Casa Pd. «Faremo di tutto per la soluzione». Il segretario ricompatta il partito. Quelle anonime «fonti Pd» che irritano il leader. La trattativa tra veleni e veline. E Franceschini cita i Mondiali ’82: parlava solo Zoff, portò fortuna. (Corriere p.5). L’opa dei renziani per riprendersi il partito grazie al Conte bis. Non solo i fedelissimi dell’ex premier: l’assedio al segretario dei dem per far nascere l’esecutivo giallo-rosso anche confermando il premier uscente. Spinge pure Prodi. Pressioni arrivano da Bruxelles e da parti della Chiesa. Sulla necessità di non cedere ai diktat di Di Maio si sono schierati con Zingaretti il presidente del partito Gentiloni e il tesoriere Zanda. (Repubblica p.7). Gentiloni-Renzi divisi anche dai 5S. Dall’antica amicizia al grande gelo. I due alla guida di barricate opposte: uno contro il voto, l’altro cita i sondaggi con il Pd in crescita. (Stampa p.2).

Il Colle. Il Quirinale vede uno spiraglio ma teme i tatticismi. Marzio Breda sul Corriere (p.8). Il Colle resta in attesa e la sensazione diffusa che alcune pregiudiziali stiano cadendo. Il presidente vuole chiarezza e numeri certi. O si chiude mercoledì o urne a novembre. (Messaggero p.3).

Moavero al Corriere. “L’Italia resti aperta al mondo. Non scordiamo i nostri interessi”. Il ministro degli Esteri Moavero intervistato dal Corriere: “Puntiamo sull’Africa e sulle grandi rotte globali. L’Italia non è un sistema chiuso, né autosufficiente o marginale. Restiamo protagonisti sul piano internazionale. Siamo una realtà globale importante. L’industria realizza il quinto maggior surplus commerciale al mondo e la nostra economia funziona in interdipendenza con gli altri Paesi”. Ma sta cambiando il contesto in cui eravamo inseriti e inseriti bene. Le tecnologie accelerano la fluidità. Pensiamo al G7, nato negli anni ‘70 con le prime sette economie del mondo di allora. Oggi due di queste, Italia e Canada, non sono più fra le prime sette e altre due fuori dal G7, Cina e India, lo sono. Fra vent’anni nessuno Stato europeo avrà un’economia fra le prime sette del mondo. Invece l’Unione europea e la stessa area euro, nel loro insieme, saranno saldamente sul podio delle tre grandi». (Corriere p.9).

Migranti. Naufragio sovranista sugli sbarchi. Sulla Libia violate troppe leggi. Norme interne e internazionali dietro il flop della linea “porti chiusi”. Le circolari del Viminale e il vuoto sugli approdi sicuri. “Migranti riportati in mare dopo essere stati torturati e dietro pagamento di un riscatto”, denuncia un rapporto per l’Aja. Salvare chi rischia prevale sulle politiche contro l’immigrazione irregolare. Le operazioni tentate: Mare Nostrum, Frontex, Frontex plus, Triton, Themis. La Spagna scorta le piccole barche ma blocca i flussi con fondi europei. La strategia del paese con più migranti sbarcati. Tutti gli accordi più o meno taciti con il Marocco. Madrid utilizza il vicino arabo come il poliziotto cattivo che fa il lavoro sporco. (Stampa p.15).

Migranti 2. Via Salvini, riparte l’invasione: cento milioni per l’accoglienza. Da Lodi a Palermo, da Padova a Enna: nuovi bandi per ospitare migliaia di stranieri. Alla faccia del dl sicurezza. (Giornale p.6).

Polizia. I super detective della polizia contro le truffe agli anziani. Un vademecum anti-raggiri pensato dagli specialisti del Servizio analisi criminale. Ogni giorno in Italia 54 persone over 65 denunciano le azioni dei truffatori. E se, stando al dossier del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, in generale i reati che hanno come vittime gli over 65 sono in diminuzione costante (327.246 nel 2018, -2,7% rispetto al 2017 e -5,1% sul 2016), preoccupa il fatto che fra questi proprio le truffe siano in controtendenza. (Corriere p.19).

Altro che casta. Scrive sul Corriere il direttore Luciano Fontana risposndendo a un lettore: I problemi seri e difficili (di crescita, produttività, istruzione, ricerca, infrastrutture) non sono risolvibili con una ricetta semplice: tagliamo i privilegi della Casta e tutto andrà a posto. Nella realtà le cose sono più complesse: i privilegi vanno certamente eliminati per esigenze di etica pubblica e di bilancio. Penso, ad esempio, che la riduzione dei parlamentari possa essere una misura positiva perché ci renderebbe più simili ai grandi Paesi occidentali dove i numeri degli eletti sono più bassi quasi dappertutto. Ma come si fa a pensare che questa riforma possa entrare in vigore senza un cambiamento del sistema di voto? Quello ora in vigore unito al taglio di deputati e senatori consegnerebbe al partito che prende un terzo dei voti la maggioranza in Parlamento. La rappresentanza degli italiani ne risulterebbe stravolta, così come gli equilibri costituzionali (si pensi all’elezione del capo dello Stato). C’è un secondo punto importante che riguarda la demagogia imperante in questi giorni. Come è possibile che il primo punto di un programma di governo (e la condizione senza la quale non esiste un accordo) possa essere la riduzione dei parlamentari? Sono sicuro, se si chiedesse agli italiani quale siano le loro priorità, risponderebbero lavoro, riduzione delle tasse, burocrazia e giustizia efficienti, buona istruzione e buona sanità, infrastrutture. Non penso proprio che metterebbero al primo posto il taglio degli eletti. Se avessimo una buona classe politica, capace di dare risposte serie ai problemi elencati, allora deputati e senatori potrebbero restare anche mille. Luciano Fontana sul Corriere.

ECONOMIA

Dazi. Dazi Usa-Cina e recessione fanno correre l’oro ai massimi. Gli esperti: “Giusto investire sul metallo prezioso e il franco svizzero. In Borsa puntare sui titoli difensivi, l’alta tecnologia e la sanità”. (Stampa p.18).

Qe. L’economista Usa Steve Hanke: “No a un nuovo Qe. Meglio se la Bce taglia i tassi sui depositi. La recessione non mi sembra un rischio imminente per gli Stati Uniti”. (Stampa p.18).

Ricorso continuo. Stato Contro Regioni. Regioni contro Stato. Le liti impegnano una sentenza su due della Consulta. I conflitti sulla legislazione concorrente hanno prodotto in 17 anni oltre 1.800 ricorsi. L’autonomia differenziata, resta uno dei punti chiave del confronto politico. La riforma del Titolo V della Costituzione, entrata in vigore l’8 novembre 2001, ha rivisto i confini delle competenze legislative tra Stato e autonomie. Ciò ha generato un fitto contenzioso davanti alla Corte costituzionale, investita da ricorsi presentati sia dallo Stato sia dalle Regioni. I motivi del contenzioso sono soprattutto due: si contesta all’altra parte di aver legiferato su materie ritenute di propria competenza e si chiede alla Corte di intervenire dichiarando l’illegittimità costituzionale della norma impugnata oppure si lamenta l’attribuzione da parte della controparte di poteri ritenuti propri (ricorso per conflitto di attribuzione). (Sole p.3)

Il parere del costituzionalista. Più poteri, più contenzioso: le riforme rischiano un boomerang. L’eccesso di conflitti rispecchia l’instabilità del Paese e l’assenza di una seconda Camera con funzioni di compensazione. Francesco Clementi sul Sole a pagina 3.

MONDO.

G7. Colpo a sorpresa di Macron e al G7 arriva l’Iran. Il presidente francese tenta di far ripartire il negoziato sul nucleare convocando il ministro degli Esteri Zarif. Tensione con Trump, poi dagli Usa arriva un “no comment”. Parigi lavora per un alleggerimento delle sanzioni. (Repubblica p.10). La questione nucleare domina il vertice dei Sette Grandi. Nessun contatto con la delegazione Usa. (Corriere p.10). Il presidente avvertito dei piani francesi sabato a pranzo. Americani infuriati ma Trump: noi avanti per la nostra strada. Il segretario al Tesoro Mnuchin: siamo sempre disponibili a discutere con tutti. (Stampa p.9).

Russia. Donald la rivuole ma il G7 si divide: e la Russia resta fuori. Tensione a cena. Tusk: meglio includere l’Ucraina. L’Eliseo stempera e chiude a Mosca. (Corriere p.11)

Medioriente. Dalla Siria al Libano, così Israele ha già iniziato la guerra contro Teheran. In poche settimane gli attacchi contro obiettivi iraniani nella regione si sono moltiplicati. Negli ultimi due giorni azioni a Damasco e Beirut. Netanyahu minaccia: “Nessuna immunità” (Repubblica p.11). I blitz di Gerusalemme per fermare gli attacchi guidati da Teheran. Si temono rappresaglie contro il contingente Usa in Iraq. Sarebbe pronto un piano per colpire i ribelli Houthi in Yemen. (Stampa p.10).

Il dissidente. Il Corriere intervista l’avversario dello Zar, il dissidente Mikhail Khodorkovsky, 56 anni, uno degli uomini più ricchi della Russia. “La mia vita sempre in pericolo. Putin è stanco. Non capisce più il mondo moderno”. (Corriere p.11).

Brexit. Il premier britannico pronto al “no-deal” senza concessioni. La linea dura di Johnson apre uno spiraglio per rinegoziare la Brexit. (Stampa p.9). La minaccia di Johnson all’Ue. “Non paghiamo i 37 miliardi”. Il premier britannico conferma il sì alla Brexit dura. E la gente inizia a fare scorte di cibo. (Repubblica p.22). Brexit, Donald corre in aiuto di Boris: «Faremo grandi accordi commerciali». Per Washington la Ue è «una palla al piede per la Gran Bretagna». Resta il nodo irlandese. (Messaggero p.10).

Hong Kong. La polizia spara per disperdere la folla. I manifestanti mascherati armati di molotov, spranghe e mattoni. La polizia con lacrimogeni, manganelli e, per la prima volta dall’inizio delle proteste, supportata anche da cannoni ad acqua. È stata una domenica di scontri violentissimi quella vissuta ieri da Hong Kong, il secondo giorno consecutivo di tafferugli. (Repubblica p.13).

Hong Kong 2. I blindati nello stadio per soffocare Hong Kong. A Shenzhen la Cina ammassa mezzi e truppe paramilitari. Sono addestrati a sedare la protesta. Le piazze della rivolta sono a soli 20 km. Ma la minaccia è anche l’accerchiamento economico. (Repubblica p.2).

LETTURE.

Amazzonia. Chico Mendes e quel fuoco lungo 30 anni. Nello Stato brasiliano dell’Acre, dove il leader sindacale fu ucciso da un sicario dei “fazendeiros”, ora 8 elettori su 10 votano per Bolsonaro. Nella foresta personaggi che ricordano le storie di García Márquez. Gad Lerner su Repubblica a pagina 14.

Medicine. Le 237 medicine introvabili “Rubate, esportate o esaurite” Nella lista ci sono dai vaccini agli antitumorali. Tra le cause la dipendenza dall’industria straniera Che non produce più i principi attivi poco redditizi. E la strategia dei grossisti che giocano al rialzo. I distributori preferiscono vendere all’estero, dove i prezzi sono più alti: ma ora c’è la norma che può impedirglielo. Michele Bocci su Repubblica a pagina 19.

Il bambino dei libri. La nuova vita di Rayane. “Mi manca la mia scuola”. Il Comune ha detto che ci aiuterà per un po’ a pagare una casa, altri ci hanno promesso soldi ma finora non abbiamo visto nulla. Caterina Pasolini su Repubblica a pagina 20.